Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

lunedì 27 agosto 2018

Monte Destrera, Via Locatelli

Val Soana, amore mio, ogni volta che ti avvicino non manchi mai di ricordarmi chi in Natura comanda; così nonostante le previsioni meteo più che ottimistiche e più di un'ora chiusi in macchina ad aspettare che spiovesse ci incamminiamo verso la Bocchetta di Valsoera sotto l'acqua.

Partenza presso la diga di Teleccio, Vallone di Piantonetto.
Il rifugio Pontese e il lago di Teleccio visti dalla Bocchetta di Valsoera
Come mai nessuno mai parla o scrive di questi luoghi? Rarissimi sono i resoconti oltre questa Bocchetta misteriosa ... non siamo forse lungo il Gran Tour delle Alpi?

Lago di Valsoera, dalla Bocchetta di Valsoera.
Quando apriamo la porta del rifugio incustodito Pocchiola Meneghello veniamo subito investiti da un odore acre di muffa accumulatosi durante l'inverno; nel diario le registrazioni più recenti risalgono a due primavere addietro. L'isolamento è assoluto. Sarà così anche sulla parete del Destrera che scaleremo l'indomani?

Resti della funicolare di servizio della diga del Lago di Valsoera.
 Quaggiù la montagna chiede solo di essere dimenticata. La costruzione della diga di Valsoera fu qualcosa di così invasivo che ancor'oggi il paesaggio soffre dei segni di una bonifica che di certo non nasconde il passaggio di un'economia volta a sfruttare il bacino idroelettrico per alimentare l'Italia energivora negli anni del boom economico. Ovunque lamiere, resti di cemento scomposti, fondamenti di costruzioni ormai distrutte, ... nulla è sopravvissuto di quegli anni d'oro ed oggi rimangono solo le lacrime del passaggio sotto forma di rifiuti invisibili difficili da immaginare dalle foto aeree. Nella funicolare ormai inservibile (il cavo portante è stato tranciato durante la bonifica) l'ultima comunicazione è del 1992 e raccomanda agli operatori di indossare il casco).

Monte Destrera (2.596 m)
E' come se questa valle offesa da tanto progresso/regresso chiedesse anche a noi viandanti di dimenticarla; da qui la decisione di far foto essenziali e rispettose; di non lasciar traccia di passaggio sulla roccia che scaleremo, di non scrivere relazioni che non siano altro che emozioni raccolte e non elenchi di gradi o appigli che si susseguono su una parete i cui misteri sono da svelare.

Andrea, in splendida forma, affronta un difficile tiro lungo la via Locatelli al Destrera.
La montagna ci lascerà salire anche se non sarà facile e per poco non saremo travolti da un acquazzone. Prima di congedarci, riordinato il rifugio; ci invia dei camosci ambasciatori per porgerci i suoi omaggi.

Camosci sulla diga di Valsoera.
Questi ultimi volteggiano aggraziati e silenziosi sul muro quasi verticale della diga, quasi a ricordarci chi è il padrone di casa, quasi a ricordarci che noi arrampicatori possiamo solo essere goffi e fuori luogo su queste pareti così lontane dal nostro mondo orizzontale, quasi a ricordarci che anche una diga così imponente ed immortale alla fine non è altro che un ammasso di sassi strumentalizzati.

Camosci sulla diga di Valsoera.


Testo, Foto & Video di Mauro Luinetti

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