Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

domenica 18 dicembre 2016

Bric Paglie, punto panoramico di prim'ordine sulla pianura biellese e piemontese

Escursione ad anello che permette di raggiungere il Bric Paglie, cima poco pronunciata sulla dorsale che divide la Valle Janca dal bacino della Viona, all'inizio della lunga cresta che porta alla Colma del Mombarone. Punto particolarmente panoramico sulla pianura, sulle montagne della Valle Elvo e sul Mucrone. Un mondo antico di solitudine e fatica, con tanti minuscoli alpeggi fin quasi sotto le cime più alte.

Provenendo da Milano si segue l'autostrada A4 (Milano/Torino) fino al casello di Carisio, per poi continuare in direzione di Biella (SS 230). Arrivati a Biella, alla prima rotonda svoltare a sinistra e scendere nel tunnel. Usciti dal sottopasso alla rotonda girare a destra e proseguire seguendo le indicazioni per Graglia. Oltrepassato il Santuario di Graglia, si prosegue sino al bivio in località la Bossola. Continuando sulla destra, in breve si raggiunge il colle San Carlo, dove si può parcheggiare l'auto nel piazzale sterrato, nei pressi di una fontana (1025 m).
Dalla parte opposta della strada rispetto al parcheggio, si imbocca il sentiero B7 che risale un ripido prato. Dopo aver intersecato per un paio di volte una strada sterrata, più a monte la si segue per un breve tratto, fino a raggiungere una costruzione in cemento dell'acquedotto. Abbandonata la strada sterrata (B4), si prosegue seguendo il sentiero (B7) ben evidente, che risale alla sinistra la dorsale boscosa. Dopo un lungo tratto in salita si incontra una deviazione a destra, che scende a incrociare la sottostante strada sterrata, da cui poi si farà ritorno. Usciti dal bosco si risale un ripido pendio erboso arrivando all'alpe Amburnero di Sopra (1538 m). Dalla palina segnavia, nascosta dietro all'ultima baita, si prosegue a monte dell'alpeggio seguendo le indicazioni per il Bric Paglie - Rif./Colma di Mombarone. Risalita la dorsale si arriva a uno spiazzo affacciato sul versante di Viona, il sentiero prosegue con un traverso sotto alcune rocce, raggiungendo il filo di cresta. Dalla palina segnavia, si tralascia a sinistra il sentiero B12 per Cascina Nicoletto/Tracciolino e si inizia a risalire l'ultimo tratto ripido fino ad arrivare al grande ometto in pietra del Bric Paglie (1859 m). Lo sguardo spazia sulla Pianura Padana, sulla lunga cresta d’Appennino e l’intero arco occidentale delle Alpi. 
Dalla cima si abbandona il sentiero che prosegue verso la Colma di Mombarone e si inizia a scendere verso destra in direzione della sottostante alpe Baracchette che si raggiunge dopo un breve traverso (1812 m). Dalle baite si scende seguendo il sentiero sottostante, contrassegnato dai segnavia bianco/rossi, il sentiero è stato ripristinato dalla pro loco di Graglia nel 2004. Si piega verso sinistra in direzione di un grande gendarme, giunti a un bivio si tralascia a sinistra il sentiero B5 per Seniole di Sopra e scendo sotto al grande omino di pietra si arriva in pochi minuti all'alpe Paglie di Sopra (1606 m). Si costeggiano le baite verso sinistra, per poi continuare a scendere, dapprima tra i magri pascoli e poi tra le betulle fino ad arrivare all'alpe Pianetti, dove sorge l'omonimo rifugio dell'ANA , inaugurato nel 2013 (1328 m). Si inizia a seguire la strada sterrata a destra, con lunghi tratti in falsopiano, alternati da brevi discese. Oltrepassata una sorgente, si prosegue ancora per alcuni minuti fino a raggiungere una stradina sterrata a destra, la si segue incrociando poco più a monte il sentiero che si è percorso all'andata (volendo si può proseguire anche seguendo la strada sterrata). Da qui si rientra al Colle San Carlo con il medesimo percorso.
Malati di Montagna: Simonetta, Lorenzo, Danilo, Pg, Silvio e l'homo selvadego

I panorami non mancano di certo...!!!







Amburnero di Sopra 1538 m


ultimo strappo...



la cima vista dalla dorsale che sale verso la Colma del Mombarone


Colma di Mombarone


Corrado Martiner Testa, Silvio, Pg, Simonetta
Danilo, Lorenzo e Bau


Rifugio Alpe Pianetti






dettagli e traccia gpx

sabato 10 dicembre 2016

Ai Pizzi di Parlasco, sulle tracce di Lasco, il bandito della Valsassina

Itinerario che richiede assenza di vertigini e passo sicuro. L'anello si svolge su sentieri ripidi, creste e roccette, il panorama spazia dalle Grigne, al lago di Como e alle cime della Valsassina. Durante la salita, poco sotto la Porta di Parlasco, sono osservabili le vecchie miniere di manganese. La partenza avviene da Parlasco, dove si possono ammirare sui muri delle case gli affreschi che rappresentano la storia di Lasco. Bandito della Valsassina, personaggio principale dell'omonimo romanzo storico di Antonio Balbiani, ambientato nel XVII secolo.


Da Lecco seguire la SS36dir verso Ballabio/Valsassina. Usciti dalla galleria, alla prima rotonda si segue la SS62 verso Taceno, fino a raggiungere Cortenova Valsassina, da qui si prosege verso sinistra seguendo le indicazioni per Parlasco/Esino Lario/Varenna. Arrivati a Parlasco (679 m), si lascia l'auto nell'ampio parcheggio vicino alla chiesa di Sant’Antonio Abate e proseguendo per un breve tratto verso il paese si raggiunge il cartello sentieristico (Sentiero n° 1 per Cavée/Pizzi di Parlasco). Si prosegue verso sinistra raggiungendo un'abitazione, oltre la quale attraversati i prati verso sinistra si arriva al limitare del bosco. Incrociata una pista tagliafuoco, la si percorre per un lungo tratto verso sinistra fino ad incontrare una strada che si stacca sulla destra con una sbarra. Si inizia a percorrerla per un breve tratto raggiungendo il sentiero a destra indicato dalla palina segnavia (Località Miniere/Bocchetta di Cavée). Si inizia a gudagnare quota ripidamente nel bosco, con stretti tornanti e qualche breve traverso, superando il fondo dell’ampia Valle dei Crotti. Dopo alcuni brevi passaggi su roccette, si risale una dorsale erbosa raggiungendo gli ingressi delle vecchie miniere di manganese. Dopo l'ultima galleria si riprende a salire verso destra, passando sopra alle miniere. Usciti dal bosco si prosegue lungo la dorsale, con suggestive vedute sulle rocciose pareti dei Pizzi di Parlasco, fino a raggiungere la Bocchetta di Cavée o Porta di Parlasco (1330 m). Tralasciato il sentiero per Cainallo, si riprende a salire verso destra seguendo il Sentiero delle Creste/Cima di Daas/Agueglio. Dopo un ulteriore tratto ripido, il sentiero prosegue a mezza costa sopra a ripidi pendii erbosi, alternando tratti in cresta con vedute impressionanti sulla sottostante parete rocciosa. Oltrepassata la Cima di Cavée (1501 m) si perde leggermente quota, per poi continuare sotto alla cima di Daas fino a raggiungere un bivio, abbandonato momentaneamente il sentiero principale, si svolta a destra arrivando in breve alla croce in ferro della Cima di Daas (1509 m), grandioso il panorama sulle Grigne e sulla Valsassina. Ridiscesi si riprende il sentiero e si continua a pochi metri sotto il filo di cresta, fino a raggiungere il Sasso di Mattolino (1508 m) che si sale aggirandolo sulla destra (dalla cima ci siamo accorti che è possibile salire in cima anche con un breve tratto attrezzato con catene). Si segue ora la cresta con vedute spettacolari che abbracciano tutto il lago di Como, fino a raggiungere una palina segnavia. Abbandonata la deviazione a destra che porta verso la via ferrata (EEA), si inizia a scendere seguendo l'indicazione per Agueglio. Dopo due brevi tratti attrezzati con fune d'acciaio, utile soprattutto in caso di ghiaccio, si scende raggiungendo il Passo di Agueglio (1142 m), con una graziosa chiesetta (possibilità di rifornirsi d'acqua alla fontana che si trova vicino alle case di Agueglio). Dalla chiesetta si attraversa la strada e in prossimità di un grosso faggio si inizia a seguire la mulattiera contrassegnata dai segnavia bianco/rossi. Arrivati a un bivio, si tralascia il sentiero a sinistra per Pegnino/Bellano e si prosegue seguendo l'indicazione per Parlasco. Si continua a scendere con un lungo tratto a mezza costa fino a incrociare la strada asfaltata. La si segue in discesa fino a una curva, per poi seguire un'ampio sentiero sulla destra. Dopo pochi minuti, poco prima di raggiungere un torrente in secca, si abbandona il sentiero principale e seguendo i segnavia bianco/rossi, si svolta a sinistra fino a incrociare nuovamente la strada asfaltata. La si segue ancora per un breve tratto, per poi salire verso destra seguendo una strada sterrata. Arrivati a un bivio con una palina segnavia, si scende verso sinistra, raggiungendo subito dopo le prime case di Parlasco. Nel ritornare verso la chiesa, si percorrono le strette vie del borgo, dove si possono ammirare sulle case i bellissimi dipinti che ne decorano le facciate.
Malati di montagna: Franco, Danilo e l'homo selvadego



Parlasco "Il borgo dipinto"
Chiesa di S. Antonio Abate /sec. XIII)




...vedo la luce...


ombre e luci...



Pizzi di Parlasco


ma quanto è bella l'ITALIA



homo selvadego, Franco e Danilo sulla Cima di Daas 1511 m




giovedì 8 dicembre 2016

Con tanti amici al rifugio Crosta

Nel pomeriggio del giorno seguente, ultimata la preparazione del sacco esco per le vie della città per dar aria alla mia eccitazione. Quasi automaticamente salgo al monte dei Cappuccini. Sento il richiamo del vento lontano che rende più trasparente il tramonto, colorando di verde l’orizzonte. Sopra il Gran Paradiso due nuvolette riflettono ancora l’ultimo sole. Sotto di me la città sta accendendo le prime luci. L’idea dell’azione vicina suscita in me strane sensazioni e contrastanti pensieri. Provo una grande commiserazione per i piccoli uomini, che penano rinchiusi nel recinto sociale che sono riusciti a costruirsi contro il libero cielo e che non sanno e non sentono ciò che io sono e sento in questo momento. Ieri ero come loro, tra qualche giorno ritornerò come loro. Ma oggi, oggi sono un prigioniero che ha ritrovato la sua libertà. Domani sarò un gran signore che comanderà alla vita e alla morte, alle stelle e agli elementi.
Giusto Gervasutti


Potrei dire tante parole dopo aver passato una giornata in paradiso da Marina e Enrico, ma un semplice grazie credo che sia sufficiente, per descrivere la giornata trascorsa su nel vostro piccolo angolo di pace e serenità...grazie di esistere...
Malati di Montagna: Luisa, Simonetta, Silvia, Franco, Silvio, Pg, Danilo e l'homo selvadego

perché camminare a testa bassa senza guardarsi attorno?






l'arrivo al rifugio Crosta fa bene al cuore e alla mente



fuori e dentro al rifugio tutto è una scoperta...!!!







il difficile è dover tornare a casa....

domenica 4 dicembre 2016

Cima Baresi e il mistero della Porta delle Cornacchie

La Porta delle Cornacchie è un crinale roccioso a circa 1200 m, formato da 11 massi di porfido rossiccio, alti da 2,5 a 3 metri, allineati sull'orlo di un precipizio, dentro al quale sembrerebbe essere precipitati due di questi massi, creando un'apertura nella "cinta", da cui avrebbe origine il nome di "Porta delle Cornacchie". I massi sono disposti quasi regolarmente e ciò che li caratterizza è il taglio netto che li divide. Ma la cosa veramente strana è il fatto che l’intero complesso poggia su una base di arenaria , materiale che non c'entra assolutamente niente con il porfido. 
Tutto ciò ha portato a suggerire una serie di ipotesi sulla loro origine che potrebbe non essere naturale ma derivata dalla mano dell'uomo. Lo storico trevigliese Ildebrando Santagiuliana, in un articolo pubblicato sul quotidiano L'Eco di Bergamo nel 1963, li aveva già ipotizzati come possibile struttura megalitica, modellata a scopo difensivo e/o religioso da una civiltà molto antica che popolava queste zone.


Dall'autostrada A4 si esce a Dalmine e si prosegue seguendo le indicazioni per la Valle Brembana. Arrivati al bivio di Lenna, si tralascia a sinistra la provinciale 1 che sale verso il Passo San Marco e si prosegue a destra in direzione di Foppolo. Dopo pochi chilometri si svolta a destra sulla provinciale 3 verso Roncobello. Oltrepassata la frazione Borgogna, in breve si arriva alla successiva frazione Bàresi (728 m), dove si parcheggia la macchina accanto alla chiesa parrocchiale di San Giacomo Apostolo. 
Si sale la scala in pietra sul lato destro della chiesa, intersecando subito dopo l'antica mulattiera del 1882 che collegava l'abitato di Lenna con Roncobello (palina segnavia in basso a sinistra - sent. 269). Si sale verso la parte alta del paese, per poi deviare verso destra passando accanto all'antica lapide viaria. Prima della lapide si consiglia una breve deviazione sulla sinistra fino a raggiungere una piazzetta con l'antica casa comunale, dove un tempo si svolgeva la "sveglia", raduno serale nel quale si ravvivano i rapporti sociali durante i lavori stagionali. Attraversata la strada asfaltata si prosegue lungo la mulattiera seguendo le indicazioni sulla palina segnavia. Oltrepassata una santella in breve si arriva a un bivio, abbandonata la mulattiera dalla quale poi faremo ritorno, si piega a sinistra seguendo l'evidente sentiero. Si passa in mezzo ad alcune caratteristiche case, per poi salire sino a raggiungere la baita del Chignol, Il sentiero piega nettamente a sinistra, per poi iniziare a salire ripidamente all'interno di un bosco, fino a raggiungere la Casa Bacino dell’Enel. Dalla palina segnavia si continua a salire nel bosco, per poi proseguire a valle di alcuni roccoli fino a un bivio. Tralasciato momentaneamente il sentiero per la "Porta delle Cornacchie", si svolta a sinistra in direzione di un piccolo ripetitore, oltre il quale si arriva sulla Cima Baresi (1190 m), notevole il panorama sulle cime circostanti. Ritornati al bivio si prosegue con un lungo traverso in falsopiano fino a raggiungere la successiva palina segnavia. Tralasciato a destra il sentiero per Roncobello, con il quale poi si proseguirà, si inizia a salire in maniera costante raggiungendo la "Porta delle Cornacchie". Un allineamento anomalo di undici massi di porfido rossiccio, con un grande varco a metà di questa muraglia innaturale, da cui avrebbe origine il nome. Ritornati al bivio si segue il sentiero a sinistra che inizia a scendere fino a raggiungere il seicentesco Roccolo Piacezzi, poi Paladini Orgneri. Si prosegue in falsopiano sul sentiero principale ignorando alcune deviazioni,  fino a raggiungere la cappella della Madonnina del Vendulo, posta al passo omonimo (1121 m). Dalla palina segnavia si abbandona il sentiero che prosegue verso Capovalle e si inizia a seguire la bella mulattiera raggiungendo in pochi minuti Piccarelli. Si prosegue seguendo il sentiero che passa a valle delle abitazioni e oltrepassata una santella, si tralascia la deviazione a sinistra per Roncobello e continuando diritti si arriva in breve alla cappella di San Rocco (XVI). Continuando a scendere si ritorna al bivio da cui si è passati all'andata, da qui si ripercorre il medesimo itinerario fatto durante la salita.
Malati di Montagna: Simonetta, Lorenzo, Danilo, Pg, Silvio e l'homo selvadego

Porta delle Cornacchie




Cima Baresi 1190 m




Passo del Vendulo 1121 m



Cappella di San Rocco (sec XVI)


frazione Baresi di Roncobello




dettagli e traccia gpx