Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

lunedì 26 novembre 2007

...incontro con il guardiaparco...

Prima uscita sulla neve, dove andare? Decidiamo di andare il val di Rhemes, una delle valli del Parco Nazionale Gran Paradiso. Lasciamo l'auto nella piazza della chiesa di Rhemes Nottre Dame, appena scesi dall'auto ci accorgiamo che il fondo è completamente ghiacciato. Ci dirigamo verso il ponte che attravesa il torrente, dove dei cartelli segnaletici ci indicano la direzione da tenere, indossiamo subito le ciaspole e cominciamo a silire verso l'Alpe di Chaussettes. Il percorso è abbastanza evidente e molto bello, Paola ci fa notare che ricorda molto i paesi della lapponia, ma senza le renne! Arriviamo nei pressi della pista da sci ma la traccia scompare, ne risalgo un pezzo ma non trovo ne segni ne cartelli, decido di ritornare indietro, per cercare un percorso alternativo. Dopo circa 15 minuti incontro una traccia di sentiero che prosegue in direzione nord-est (in seguito scopro che è un vecchio canale per l'irrigazione che non viene più utilizzato, ma che hanno deciso di inserirlo sistemarlo e inserirlo come sentiero). Dopo circa 30 minuti vedo le prime tracce di ciaspole che salgono il versante della montagna, seguendo l'evidente segno giallo sulle rocce. Consulto la cartina e mi accorgo che è il sentiero che sale al casotto de Sort e che avevo deciso di fare al rientro del mancato giro ad anello!?! Seguo le tracce nella neve che salgono ripidamente il versante della montagna, mantengo un passo veloce raggiungendo la persona che mi ha aperto la pista, è una simpatica signora. Mi porto subito avanti, ora tocca a me battere la pista, dopo circa 15 minuti raggiungo il casotto dove ci aspetta il marito della signora, un simpatico guardiaparco e il suo cane Orsetta che subito ci accoglie affettuosamente. Mi accorgo che dietro di me si è creato il vuoto, ma ecco che arriva PG, gli chiedo dove sono tutti gli altri e mi dice che stanno arrivando, tolgo lo zaino e scendo per vedere se va tutto bene, incontro Fabio che ormai è arrivato, più sotto vedo mia moglie Deborah che sta salendo, Danilo e Paola sono fermi, Paola aveva bisogno urgentemente di carburante, ecco che arrivano anche Patrizia e Giuseppe, Patrizia mi dice che è stanca, le dico che ormai manca veramente poco!!! Siamo tutti al casotto de Sort contenti del panorama e della stupenda salite nel bosco, il guardiaparco apre il casotto e ci porta fuori delle sedie, mangiamo e ci riposiamo sotto i raggi caldi del sole. Orsetta è davvero un simpatico cane, porta degli occhiali da sole, domandiamo il motivo e il guardiaparco ci spiega che ha un problema con gli occhi e che il veterinario gli ha consigliato questa soluzione, altrimenti potrebbe perdere la vista.
È ora di scendere, anche perchè il sole orami sta scomparendo, dopo la foto di gruppo, cominciamo a scendere, Orsetta sembra veramente entusiasta, corre su e giù, aspettando sempre il suo padrone senza mai perderlo di vista. Mentre scendiamo il sole fa dei strani giochi di luce attraverso il bosco, lasciandomi ancora una volta stupito. Dopo circa un'ora arriviamo all'inizio del sentiero dove eravamo partiti alla mattina ad accoglierci c'è il guardiaparco che evidentemente ha tagliato in mezzo al bosco, lo salutiamo e lo ringraziamo della compagnia e del lavoro che svolge (io da parte mia lo invidio tantissimo!!).
Che dire per essere la prima ciaspolata del 2007 è stata davvero fantastica, in un ambiente dove la natura è ancora selvaggia, in compagnia di amici di cui andare orgoglioso....speriamo che la cosa sia condivisa...alla prossima!!!!
Malati di Montagna

lunedì 19 novembre 2007

...in cresta sul Monte Bo di Valsesia

Monte Bo di Valsesia (2071 m)
Con Danilo. Paola e Lorenzo decidiamo di salire da Rassa (917 m) sul Monte Bo di Valsesia (2071 m), parcheggiamo la macchina poco prima del ponte di pietra. Stamattina il freddo è davvero pungente il termometro in macchina segna -5°, lo notiamo guardandoci attorno dove l'acqua ha lasciato il posto ha sculture di ghiaccio dalle forme più bizzarre! Il sentiero parte alla sinistra della strada, un cartello ci indica che il sentiero principale che dobbiamo seguire e il n. 52, notiamo anche che è lo stesso percorso dell'itinerario Dolciniano.
La mulattiera sale a stretti tornanti e ben presto arriviamo ai pianeggianti prati degli Alpi Sulle Piane, arrivati al torrente Ruachè, lasciamo il sentiero principale e seguiamo la deviazione a destra n. 52a che sale nel bosco di abeti e larici. Passiamo l'alpe Goreto (1224 m) e arriviamo finalmente dopo circa 2.00 ore all'alpe Selvaccia dove facciamo una sosta, riscaldandoci con un bicchiere di tè caldo, seduti al sole contemplando il Monte Rosa. Risaliamo sulla sinistra segendo il sentiero contrassegnato bianco-rosso e segnato sulle carte n. 43a, la traccia non è sempre evidente ma l'alpe il Pizzo è sopra di noi, arriviamo dopo circa 30 minuti, rimanendo affascinati dal panorama che ci si presenta. Ci soffermiamo al pannello sopra all'alpe con indiate tutte le cime della zoma, compresa la catena del Monte Rosa. La vetta del Monte Bo ora ci sembra sempre più vicina, seguiamo l'evidente traccia del sentiero n. 43, passiamo accanto al lago del Pizzo completamente ghiacciato dove si specchia il Rosa. La salita si fa presto sentire, l'ultimo pezzo in cresta è ricoperto da neve che è ormai diventata ghiaccio, ma con passo sicuro superiamo anche quest'ultima difficoltà e finalmente arriviamo in cima dove ci accoglie una bellissima statua della Madonna con il bambin Gesù in braccio, da Rassa abbiamo impiegato 3.15 ore. Non siamo soli c'è anche un simpatico signore e altre tre persone stradiate poco al sole poco sotto alla cima. Decidiamo di cambiarci la maglietta bagnata, ma l'aria gelida ci fa subito sentire e ben presto siamo tutti con giacca e cappellino. Dopo aver mangiato decidiamo di scendere dalla parte opposto da dove siamo saliti, verso la bocchetta del Bo o Colma Colora (2023 m), scendiamo verso destra su un sentiero poco marcato che ben presto si perde nei prati e cespugli sottostanti, peccato anche perchè era segnato sulla carta come sentiero n.52c, decidiamo di seguire le varie tracce delle mandrie di mucche, spostandoci leggermente sulla sinistra in direzione delle baite sottostanti dell'alpe Sorbella, dopo aver attraversato un bel pianoro attraversato da vari riagagnoli completamente ghiacciati, arriviamo a incrociare la segnaletica n. 52b con la scritta "Itinerario Dolciniano". Arrivati all'alpe Sorbella notiamo subito le baite ben ristrutturate, seguiamo il sentiero n. 51b che scende nel bosco sottostante, dopo una lunga discesa arriviamo al ponte della Prabella, lo attraversiamo e ci fermiamo a leggere alcuni pannelli informativi davvero molto interessanti. Dopo una breve pausa ci incaminiamo in discesa sulla mulattiera contrassegnata n. 51 della Val Sorba, arriviamo all'alpe Sorba (1151 m), non possiamo non notare sotto di noi le varie cascate di ghiaccio che si formato sul torrente Sorba, arriviamo al ristorante Heidi tipico sia per il nome che per l'archittetura. La mulattiera ben presto finisce e una strada in cemento ci riporta a Rassa. Siamo tutti contenti e soddisfatti della bella escursione ad anello che abbiamo, ora ci aspetta una bella tazza di cioccolata calda nel piccolo bar vicino alla chiesa di Rassa.
Malati di Montagna

domenica 4 novembre 2007

Giro ad anello sul Monte Lema


La salita al monte Lema è una classica nelle Prealpi Varesine, sul confine con la Svizzera da dove addirittura si può salire con la funivia fino al rifugio Monte Lema.
Ma noi decidiamo per un bel giro ad anello tra i boschi di faggi secolari e betulle, in questa stagione dove i colori autunnali e il profumo del sottobosco fanno da cornice.
Partiamo dalla località Pradecolo nei pressi del rifugio Campiglio (1.184 m), raggiungibile per una strada asfaltata ma dai ripidi e stretti tornanti. Seguiamo la strada forestale in direzione della chiesetta Madonna della Guardia in località Alpone (1.245 m) che raggiungiamo in circa un'ora, con esiguo saliscendi, incontrando camosci e rinfrescandoci nei piccoli ma incantevoli ruscelli. A cento metri dalla chiesetta si trovano il Rifugio Madonna della Guardia e l'agriturismo le Gemelle, Si segue le indicazioni poste sopra la chiesetta verso il monte Lema, incontriamo l'alpe Arasio (CH) e poi sempre per evidente sentiero raggiungiamo il rifugio Monte Lema (CH - 1.550 m), in circa 2.30 ore. Dal rifugio ci sono vari sentieri che portano in breve alla cima del Monte Lema. Il panorama è superlativo, si riesce a vedere tutte le più importanti cime, grazie anche ai pannelli indicatori posti sul vicine belvedere della stazione meteo. Dalla cima per il rientro decidiamo di scendere verso sud in direzione di Moncucco, a quota 1.364 m una palina indica il sentiero per Prà Fontana. Entrati nel bosco dopo alcuni minuti si incontrano i ruderi dell'alpe di Dumezza (1.380 m), il sentiero sempre ben marcato scende fino a incontrare alcuni cartelli posti su un albero con indicato Pradecolo. Gran bella escursione, non lontana da Milano dove laghi e cime ne fanno un quadro perfetto!!!
Malati di Montagna

venerdì 2 novembre 2007

Giornata d'autunno in Val Vogna

con Deborah, Danilo e Paola decidiamo di andare in Valsesia.
La Valsesia è una delle valli dove la cultura Walser è fortemente radicata.
Decidiamo di andare in Val Vogna una valle dove il tempo sembra essersi fermato.
Prima di arrivare a Alagna svoltiamo a sinistra in direzione di Riva Voldobbia, lasciamo la macchina poco prima di Ca di Janzo, la giornata è fredda ma il sole pian piano sta arrivando. Percorriamo la sterrata di fondo valle, deturpata da lavori di cui non riusciamo a capirne l'utilizzo (boh!). Arrivati all'alpe Peccia alcuni operai stanno sistemando delle paline informative sull'antica via dei Walser (almeno qualcosa si sta muovendo!!!). Attraversato il ponte Napoleonico svoltiamo a sinistra (sulla destra prende avvio il sentiero per il colle Valdobbia dove sorge il rifugio Sottile), attraversato il ponte continuiamo a seguire il sentiero contrassegnato con il numero 5. Il percorso è veramente eccezionale, i colori dell'autunno e la prima neve caduta nei giorni precedenti rendono le nostre foto dei veri capolavori (esagero!). Dopo alcuni alpeggi il sentiero comincia a scomparire ricoperto dalla neve, arriviamo all'alpe Camino dove decidiamo di sostare (3.00 ore). Davanti a noi le cime ormai sono tutte bianche, l'aria è frizzantina ma il sole riesce ugualmente a riscaldarci. Dopo circa un'ora riprendiamo la via del ritorno, ci accorgiamo che la valle è praticamente all'ombra, scendiamo lungo il sentiero stando attenti a non scivolare sulla neve praticamente ghiacciata. Arrivati all'alpe Peccia decido di fare il sentiero in quota passando per i vari villaggi Walser, di cui Deborah e Paola non li avevano, mentre io e Danilo in una precedente escursione li avevamo già visitati (rifugio Carestia). Fantastico, afferma Paola, nemmeno in Val di Gressoney ci sono dei villaggi Walser cosi ben conservati, ci soffermiamo varie volte a osservare e curiosare. Attacata a una casa leggiamo una piccola storia... Molto tempo fà, comparvero qui dei contadini, chi lo sà da dove. Trovarono la nostra terra tetra e per questo la chiamarono Valle Nera oppure Val Toppa. Si abbatterono aberi, si ammucchiarono pietre. Si costruirono baite e belle cappelle. Ora invece tutto diverso: una fatalità afflige i nostri villaggi e li fa morire. La vegetazione selvaggia avanza, la prima ad arrivare la ginestra. Il bosco oscuro si fa strada, un giorno o l'altro, quando noi non vivremo più, la Val Vogna diventera nuovamente la valle Nera. Un brivido mi percorre la schiena e penso a quello che ho letto...
Arriviamo alla macchina contenti e soddisfatti di come abbiamo trascorso la giornata. Danilo ci consiglia a Piode un bar-ristorante, dove beviamo una fantastica tazza di cioccolata e ascoltiamo il padrone del ristorante che ci consiglia il piatto forte della stagione cosce di oca con verze (che fame!!!). Ci fermiamo al negozio poco più avanti di formaggi, dove provvediamo a far rifornimento, di tome, ricotta, primosale... (il negozio e ben fornito non solo di formaggi, io personalmente sto per svenire dalla fame...)