Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

martedì 28 dicembre 2010

Kansas - Dust in the Wind




Polvere nel Vento

Chiudo gli occhi
solo per un attimo
e l'attimo è andato
Tutti i miei sogni
Passano attraverso i miei occhi
polvere nel vento
tutto ciò che sono è polvere nel vento

la stessa vecchia canzone
solo una goccia d'acqua
in un mare infinito
facciamo tutti
briciole per terra
anche se ci rifiutiamo di vedere
polvere nel vento
tutto ciò che siamo è polvere nel vento

ora, smettila
niente dura per sempre
tranne la terra e il cielo
tutto scivola via
e tutti i tuoi soldi
non compreranno un altro minuto

polvere nel vento
tutti siamo polvere nel vento
polvere nel vento
tutti siamo polvere nel vento
polvere nel vento
tutto è polvere nel vento

domenica 26 dicembre 2010

Tour del Marguareis (prima parte)

Tour del Marguareis - (seconda parte)

venerdì 24 dicembre 2010

Alta Via del Granito - Cima d'Asta

sabato 18 dicembre 2010

giovedì 16 dicembre 2010

Un ponte sulle acque agitate

Quando sei giù
E ti senti piccola
Quando hai le lacrime nei tuoi occhi
Io le asciugherò tutte
Sono dalla tua parte
Quando i tempi diventano duri
E amici semplicemente non ne trovi

Come un ponte sulle acque agitate
Io stenderò sotto di me
Come un ponte sulle acque agitate
Io stenderò sotto di me

Quando sei giù di corda
Quando sei sulla strada
Quando la sera arriva così dura
Io ti darò conforto
Io sarò dalla tua parte
Quando arriva la oscurità
E l’ansia è tutta intorno

Come un ponte sulle acque agitate
Io stenderò sotto di me
Come un ponte sulle acque agitate
Io stenderò sotto di me

Dispiega le vele ragazza d’argento
Dispiega le vele
E’ il tuo tempo di risplendere
Tutti i tuoi sogni sono sul loro cammino
Guarda come risplendono
Se hai bisogno di un amico
Io sto navigando proprio al tuo fianco

Come un ponte sulle acque agitate
Io libererò la tua mente
Come un ponte sulle acque agitate
Io libererò la tua mente

Bridge over Troubled Water è il quinto e ultimo album di Simon and Garfunkel, inizialmente pubblicato il 26 gennaio 1970. Il disco riscosse un successo mondiale, vendendo solo negli Stati Uniti otto milioni di copie e in tutto il mondo si stima oltre venti milioni. L'album raggranellò cinque Grammy Award, tra cui quello per il miglior album dell'anno.
Nel 2003 l'album fu annoverato nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone al 51esimo. Nello stesso anno il network televisivo VH1 lo proclamò 33esimo album del secolo.

domenica 12 dicembre 2010

Quattro amici al Passo di Monscera 2105 m

Da Domodossola raggiungiamo Bognanco Terme, risalendo la valle arriviamo a Graniga e continuando sempre su strada asfaltata, normalmente pulita si arriva a San Bernardo 1628 m dove lasciamo l'auto o nel piccolo parcheggio di fronte alla chiesetta o sul bordo della strada. Scesi dall'auto ci accorgiamo che la temperatura è gradevole, sembra di essere all'inizio della primavera, dopo la chiesetta una palina segnavia indica i vari percorsi da intraprendere con i relativi tempi, noi proseguiamo sulla strada poderale a destra che ricalca la vecchia mulattiera costruita nel 1928 dal Regio Esercito per scopi difensivi, scendiamo leggermente in un bel bosco misto di abeti e larici e attraversato su un ponte il rio Rasiga 1600 m iniziamo a salire, fuori dal bosco arriviamo al rifugio il Dosso 1740 m. Abbandoniamo momentaneamente la strada innevata per risalire dietro al rifugio raggiungendo l'alpe Arza 1754 m, continuiamo nel bosco fino a intersecare nuovamente la poderale, inizia a farsi sentire il vento ma per ora rimanendo nel bosco lo sentiamo solo borbottare tra gli alberi, terminata la traccia battuta iniziamo a salire liberamente verso sinistra. Ora il vento si fa sentire con tutta la sua forza, noi lo sfidiamo e lui in alcuni momenti sembra quasi voglia arrendersi, ma poi riprendere di nuovo con maggior forza alzando turbini di neve che si infrangono contro di noi, il paesaggio è fantastico oltre al cielo di un azzurro intenso, camminiamo su un manto nevoso che ricorda la tundra siberiana vista in tanti documentari. Passiamo accanto ad una grossa stalla e proseguiamo verso una grossa croce posta sulla sinistra che raggiungiamo concedendoci una breve pausa, costeggiato sulla destra il sottostante laghetto di Monscera completamente ghiacciato in breve arriviamo al passo di Monscera 2103 m, da dove si ha una vista stupenda sui colossi del Vallese, Weissmies 4023 m, Lagginhorn 4010 m e Fletschorn 3996 m. Si ritiene che il passo fosse usato sin dall'antichità per raggiungere il Sempione prima che il barone Stockalper nel XVII sec. costruisse l'ardita mulattiera per varcare l'infido passaggio delle Gole di Gondo.
Il vento è fortissimo per cui dopo alcune foto decidiamo di andare verso il rifugio Gattascosa. Costeggiata la sponda opposta del laghetto da dove siamo arrivati, scendiamo per docili pendii, normalmente la traccia è ben evidente, arrivati ad una palina segnavia proseguiamo in falsopiano verso la cima Verosso 2443 m sotto alla quale è collocato la stupenda costruzione in pietra del rifugio Gattascosa 1993 m. Il programma prevedeva il rientro percorrendo il sentiero che da San Bernardo sale al rifugio, ma optiamo per il rientro dal medesimo versante, il motivo è semplice, l'itinerario è completamente all'ombra è visto che oggi splende un magnifico sole vogliamo godercelo ancora per qualche ora, comunque per chi lo desidera può tranquillamente scendere e in poco meno di un'ora arrivare al parcheggio. Per non rifare il medesimo percorso ma soprattutto per divertirci, decidiamo di attraversare su neve fresca fino alle baite dell'alpe Micalcesti 1993 m e da qui ritornare per la strada fatta al mattino. L'Alta Val Bognanco offre in qualsiasi stagione emozioni sempre nuove, un vero PARADISO da scoprire in silenzio!!!
Malati di Montagna: Aldo, Franco, Danilo e Fabio

un cartello ci da il benvenuto


ma la strada per il paradiso è lunga...


irta...


...ma forse siamo già in paradiso!!!


al rifugio Gattascosa il sole si sta già ritirando...


Fabio - Franco - Aldo - Danilo


al passo... strani personaggi...by Aldo


qualcuno oggi è particolarmente euforico...


sabato 4 dicembre 2010

Una fredda giornata ad Aleccio

Mentre percorriamo l'autostrada A26 in direzione Genova, rimaniamo estasiati dal sorgere del sole sul Monte Rosa, continuiamo verso Gravellona Toce da dove poi proseguiamo sulla superstrada del Sempione, usciamo seguendo le indicazioni per Crodo/Formazza, passato Baceno arriviamo a Premia, poco prima di uscire dal paese seguiamo a destra le indicazioni per Crego, scendiamo all'orrido di Balmafredda e con alcuni tornanti raggiungiamo il parcheggio a circa 780 m, con accanto la caratteristica chiesa di Crego armonicamente inserita nell'ambiente, con il suo portico in pietra locale.
Seguendo le indicazioni poste sulla palina segnavia ci avviamo lungo la stradina asfalta, dopo circa 200 metri troviamo sulla sinistra l'ampio sentiero, ottimamente segnato con segni di vernice rossa sugli alberi, la prima parte sale gradatamente in un bel bosco di faggi, dopo aver passato sulla sinistra un torrente la pendenza inizia a farsi sempre più sostenuta, fino ad arrivare in una radura dove finalmente troviamo il tanto atteso sole. Ci inoltriamo ora in un fiabesco bosco di conifere, raggiunta l'alpe Baulino proseguiamo verso una baita poco più in alto sulla sinistra, in breve arriviamo a incrociare la poderale a circa 1300 che seguiamo in leggera salita verso sinistra. All'altezza di una curva sulla destra dopo pochi metri una palina segnavia ci indica il sentiero per la Piana di Aleccio che noi useremo al ritorno, proseguiamo alternando alcuni saliscendi, dopo essere passati sotto alle baite dell'alpe Cropali arrivando in breve su un poggio con una grande croce in legno dove ci fermiamo qualche istante ammirando il magnifico panorama sulle Valli Antigorio e Formazza. Scendiamo leggermente circondati da un fittissimo bosco, superate alcune baite sulla sinistra ecco apparire l'alpe Aloro 1441 m, qui termina anche la ponderale, scendiamo, anzi sprofondiamo nella neve fresca fino al crocifisso dell'alpe dove manco a dirlo il panorama è magnifico. Ritornati sui nostri passi raggiungiamo l'enorme croce e in breve saliamo al'alpe Cropali 1500 m dove sostiamo sotto al tepore del sole, per il ritorno decidiamo di proseguire in salita sulla sinistra passando per le innumerevoli baite sparse sulla Piana di Aleccio. Arrivati su un pianoro con percorso libero scendiamo verso sinistra puntando ad una grossa costruzione moderna adibita a stalla, riprendiamo a seguire i segnavia rossi spostandoci ulteriormente a sinistra, naturalmente non essendoci tracce facciamo molta attenzione a cercare i segni rossi sugli alberi, spostandoci leggermente verso destra giungiamo così sulla poderale nei pressi della palina che abbiamo passato durante l’andata, da qui in poi ripercorriamo il medesimo percorso dell'andata, questa alternativa anche se è priva di pericoli è comunque da fare solo se esiste già una traccia o se si ha una buona esperienza in ambiente innevato. Ritornati all'auto soddisfatti della giornata ci concediamo una visita alla pittoresca chiesa di Maria Immacolata di Crego, costruita da don Lorenzo Dresco nella seconda metà del XIX sec.,  un angolo poco conosciuto della valle Antigorio, escursione adatta per chi cerca il silenzio e le meraviglie che offre la montagna d'inverno...!!!
Malati di Montagna: Fabio e Danilo

Alpe Aloro 1441 m


che dire...!!!


attraversando la Piana di Aleccio


la bella e caratteristica chiesa di Crego


"Ice & Ghiaccio" direttamente dal museo d'arte moderna


sabato 27 novembre 2010

Valle d'Otro un ricordo indelebile...

Seguendo la statale della Valsesia arrivo ad Alagna 1191 m, oggi la temperatura è decisamente rigida, lascio l'auto sullo spiazzo sterrato accanto al vicino parcheggio a pagamento, sono nel bel mezzo della folla di sciatori che si apprestano a raggiungere gli impianti di risalita, chi con gli sci e chi con le tavole e io con le mie racchette da neve o ciaspole, mi avvio verso il centro del paese, passo tra le antiche case arrivando sulla via principale dove volgendo a sinistra in breve arrivo al cartello con le indicazioni per la valle d'Orto. Proseguo a destra verso il teatro Unione Alagnese, risalita la scala a sinistra all'ingresso del teatro, proseguo lungo il sentiero in pietra seguendo le indicazioni del segnavia n° 3, in pochi minuti arrivo alla frazione Riale Superiore (Oubre Grobe) con una bella fontana in pietra, utile al ritorno per ripulire le ciaspole, dopo un breve tratto di sentiero attraverso la strada asfaltata portandomi sul lato opposto dove ha inizio la Olterstiga , ovvero la "Salita d'Otro" una ripida scalinata in pietra. Raggiunto un bivio tralascio l'ampia mulattiera per proseguire a destra inoltrandomi sempre di più nel fitto e silenzioso bosco, tornante dopo tornante ecco che gli alberi si diradano e improvvisamente mi appare la piana di Otro (In Olter) 1664 m, "...alpe de Ocro simul etiam cum ponte de Varade..." così viene citato questo magnifico alpeggio in un documento datato 10 giugno 1025, mi dirigo verso la chiesetta di Follu con la sua stupenda facciata decorata, vengo subito rapito dai ricordi che mi riportano indietro nel tempo, il mese era Luglio l'anno era il 2000, anche allora ero solo, la mia meta erano i Laghi Tailly remoti specchi d'acqua. La giornata anche allora non era splendida, quando arrivai al villaggio chiesi informazioni a un uomo che era appena uscito dalla sua baita, il suo sguardo era fiero, duro, si vedeva chiaramente che era un abitante delle terre alte, un Walser, cortesemente mi indicò il percorso, lo salutai e prosegui in quella che poi si rivelò una delle più emozionanti escursioni in solitaria che abbia mai fatto… Proseguo seguendo alcune tracce di passaggio che mi portano prima a Dorf e poi a poca distanza a Scarpia 1726 m, per chi vuole la giornata potrebbe concludersi qua, ma volendo si può ancora proseguire. Dall'ultima baita si segue sulla destra l'eviedente mulattiera che conduce prima a Pianmisura Piccola 1782 m e poi alla chiesetta di Pianmisura Grande 1854 m, bisogna solo fare prestare attenzione nell'attraversare il canalone dove scorre il torrente tra i due villaggi, che potrebbe essere soggetto a slavine. Arrivato alla chiesetta mi fermo a riposare e a sorseggiare un bel bicchiere di tè caldo riscaldandomi sotto ai tiepidi raggi del sole velato dalle nuvole, per il ritorno seguo il medesimo percorso dell'andata, fermandomi però ogni tanto nei villaggi dove ogni volta trovo angoli ancora a me sconosciuti, le case Walser della Val d'Orto sono tra le meglio conservate delle alpi, non può senz'altro mancare a chi ama la montagna una visita in queste luoghi unici e al tempo stesso affascinanti.
Malati di Montagna: Fabio

domenica 14 novembre 2010

Homines dicti Walser - Un popolo nel cuore delle Alpi

Lasciata l'autostrada A5 al casello di Pont-Saint-Martin svoltiamo a destra e seguendo le indicazioni per la Valle di Gressoney arriviamo nel centro del pittoresco paese di Issime, dove spicca la bellissima chiesa parrocchiale di San Giacomo Maggiore, un monumento di notevole interesse storico e artistico, poco dopo svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per San Grato, la strada prosegue fino al divieto di transito dove lasciamo l'auto in un piccolo spiazzo 1400 m circa, se non vi fosse posto la si può lasciare anche dopo poche decine di metri dal cartello di divieto o in alternativa in alcuni slarghi sulla strada asfaltata poco più a valle. Iniziamo a percorrere la strada sterrata leggermente in salita, alla prima secca curva seguiamo a destra il sentiero risalendo alcuni gradini costruiti con tronchi di legno e contrassegnato con bolli gialli, dopo pochi minuti ecco comparire lo stadel Hantschekku 1482 m, come le ultime volte che siamo andati per terre alte anche oggi il cielo è ricoperto dalle nuvole, ma abbiamo la sensazione che prima o poi il sole possa uscire, nel frattempo iniziamo a risalire il ripido crinale raggiungendo Ekku-Ecku 1569 m. Il sentiero sempre ben marcato sale tra i prati, passa accanto alla strada sterrata e dopo lo stadel isolato di Höisgher-Hoidscher in breve arriviamo alla bella cappella di San Grato 1688 m, alcuni documenti attestano che già nel 1600 gli abitanti della zona i venerdì del mese di maggio abbandonavano i lavori agricoli per assistere alla funzione religiosa. Passiamo a monte delle case di Chröitz–Chreuz–Chröiz raggiungendo un masso con indicati i vari sentieri, ci inoltriamo nel vallone seguendo il segnavia 1-1C e GSW (Grande Sentiero Walser), proseguendo in falsopiano sull'antica mulattiera verso il col Dondeuil, utilizzata fin dal medioevo dai mercanti, arriviamo in breve a Ruasi 1710 m dove ci fermiamo per qualche istante a osservare ai piedi della prima casa un ampio arco in pietra sotto al quale oltre al forno scorre anche una fresca sorgente. Continuando attraversiamo un bucolico pianoro, dove sulla destra è situata l'antica casa di Gradinerp, le cui origini risalgono a circa metà del 1500, risalito un pendio entriamo in un fitto bosco di conifere, attraversiamo un torrente passando su un paio di grossi lastroni di pietra lunghi circa un paio di metri, usciti dal bosco troviamo lo stadel abbandonato di Stubi considerato da alcuni studiosi uno dei più belli del vallone di San Grato, poco dopo più a monte ne vediamo un'altro lo stadel di Vliokj Vlüeckji, più piccolo del precedente ma restaurato con tanta passione. Segue un lungo tratto in quota passando prima per l'alpe Kekeratschjatz 1835 m e poi quella di Mettiu 1894 m, poco dopo iniziamo a trovare la neve ma grazie alla traccia battuta precedentemente riusciamo tranquillamente a proseguire, attraversiamo una vallecola arrivando a un bivio, abbandoniamo il sentiero 1F sulla sinistra che conduce alla radura sottostante di Reich e attraversato il torrente su un bel ponte in legno riprendiamo a salire con decisione fino ad arrivare sul pianoro dove sono adagiate le baite dell'alpe Munes 2021 m, con al centro la cappella della Madonna delle Nevi, fu costruita nel 1660 da due muratori che miracolosamente scamparono ad una valanga. Decidiamo di fermarci e dopo aver pranzato facciamo qualche passo tra le baite, nel frattempo le nuvole si sono diradate regalandoci momenti davvero emozionanti, scattiamo foto a raffica immortalando ogni istante, riprendiamo la via del ritorno ripercorrendo il sentiero fino alle baite in pietra dell'alpe Kekeratschjatz. Sulla sinistra una traccia ben evidente inizia a salire arrivando in breve sul poggio erboso dell'alpe Vleukie 1872 m dove incrociamo il sentiero n. 1 proveniente dall'alpe Munes, dopo una breve pausa scendiamo sulla sinistra e attraversato un ponticello in legno entriamo nel bosco, senza troppe difficoltà e seguendo le innumerevoli frecce gialle passiamo tra gli alpeggi oramai immersi nella nebbia, arrivati alle baite di Ruasi riprendiamo il percorso fatto al mattino, poco prima di arrivare alla cappella di San Grato decidiamo di andare verso nord a vedere le baite di Bühl 1676 m, sopra di esse si erge imponente la grande casa colonica costruita interamente in pietra di Zeun 1737 m) detta Palaz. Per il ritorno decidiamo di scendere lungo la strada sterrata, tagliando dove è possibile, arrivati alle baite di Blatti 1491 m continuiamo sulla sinistra fino a raggiungere l'auto.
Oggi oltre all'immancabile Danilo a condividere questa giornata tra i monti c'è anche Kiran che dopo il trek fatto assieme nel mese di agosto è tornato a farci compagnia, escursione in un vallone che fortunatamente è arrivato ai giorni nostri quasi intatto, un salto indietro nel tempo, tra le antiche case walser, un popolo che ha vissuto sfruttando quello che può offrire la montagna, ma nel pieno rispetto dell'ambiente che li circondavano. Dislivello e tempi lasciamoli a quelli che considerano la montagna una sorta di palestra, questa è un'escursione da effettuarsi con passo lento, senza fretta nel pieno rispetto della natura..
www.centroculturalewalser.com
Malati di Montagna: Kiran, Danilo e Fabio

San Grato 1688 m


e il sole si fece breccia fra le nuvole...


acqua fonte di vita


tra le antiche case Walser


stadel di Stubi


by Kiran


by Kiran


by Kiran


by Kiran


sabato 13 novembre 2010

Planet Earth - Sigur Ros "Glosoli"

domenica 7 novembre 2010

Mauro Corona e il suo stile di vita

IL GRANDE SENTIERO HABITAT, CULTURE, AVVENTURE 2010

Dopo il successo dello scorso anno, Laboratorio 80 presenta IL GRANDE SENTIERO – HABITAT, CULTURE, AVVENTURE 2010. La nuova edizione nasce con un respiro più ampio. Altri enti e associazioni hanno aderito alla proposta, con l'idea di creare un percorso diffuso sul territorio.
Hanno partecipato alla realizzazione della rassegna con Laboratorio 80: il Club Alpino Italiano di Bergamo, la Cineteca del CAI, Vertical Orme, l’Associazione Gente di Montagna, il Club Alpino Italiano sezione di Nembro, il Gruppo Alpinistico Nembrese, il Comune di Nembro - Assessorato allo Sport, l’Associazione Pedalopolis, la Biblioteca Centro Cultura di Nembro, la Pro Loco di Colere, il CAI di Lecco, i Ragni di Lecco, Progetto Cinescatti, Lab 80 film. Con la collaborazione de L’Eco di Bergamo, della Rivista Orobie, della Radiotelevisione svizzera, della Cineteca Griffith di Genova e di MMIX, società attiva nel settore dell'audiovisivo.
Le proiezioni e gli incontri  si terranno a Bergamo (Auditorium di Piazza Libertà e Palamonti) il 18, 19 e 20 novembre 2010; a Nembro, Auditorium Modernissimo, Piazza Libertà, il 17 novembre, il 24 novembre e il 16 dicembre; in Biblioteca Centro Cultura, Piazza Italia, l’1 dicembre; a Colere, Palacolere, la sera del 7 dicembre.
www.ilgrandesentiero.it 
Alberto Valtellina per Laboratorio 80

Autunno particolare sulla Testa Comagna

Lasciata l'autostrada A5 all'uscita Châtillon svoltiamo a destra seguendo le indicazioni per Saint-Vincent e in seguito per il Col de Joux, la strada prosegue su per la collina con diversi tornanti, dopo un ripetitore la si abbandona e svoltando a destra in breve arriviamo a Sommarèse 1536 m.
Dal parcheggio al centro del paese seguiamo per un breve tratto la strada asfaltata verso il colle Tzecore, passiamo accanto ad una fontana e usciti dal paese sulla sinistra troviamo una palina segnavia con indicato il sentiero n. 5 per la Testa di Comagna. Ci inoltriamo subito in un bel bosco di abeti e senza troppa fatica arriviamo ad attraversare i prati all'altezza del Col Tzecore, le montagne attorno sono avvolte dalle nuvole mentre un sole pallido, pallido cerca di uscire, ma oggi per lui sarà un duro lavoro. Mantenendoci sulla sinistra, in prossimità di un muretto a secco troviamo una seconda palina segnavia, riprendiamo a salire nel bosco che ci accompagnerà fin quasi alla cima, naturalmente siamo solo io e Danilo e i nostri amici che abitano nel bosco, mi piace tantissimo camminare in questi luoghi dove la luce fa fatica a filtrare e il profumo della resina è così forte da toglierti quasi il respiro. Gli alberi si diradano e iniziamo a trovare qualche chiazza di neve caduta nei giorni precedenti, mentre saliamo purtroppo la nebbia inizia ad avanzare, ma la fortuna e dalla nostra parte oggi e quando arriviamo alla croce della Testa Comagna 2105 m riusciamo ugualmente a scattare qualche foto suggestiva sulle cime della Val d'Ayas e pensare che è rinomata come belvedere sulla Valle Centrale con il M. Bianco sullo sfondo, vuol dire che magari torneremo con la neve visto che è una classica salita anche nel periodo invernale, 
Dopo una breve pausa sorseggiando un tè caldo continuiamo a seguire il sentiero che sale leggermente fino ad un piccolo cippo recante le lettere N-CF, iniziamo ora a scendere e in breve ci ritroviamo di nuovo nel bosco, giunti ad un bivio proseguiamo a sinistra, i nostri scarponi sembra che abbiamo messo un silenziatore, un soffice tappetto di aghi ricopre il terreno, una vera goduria!!! Incrociata una pista forestale proseguiamo a destra e in discesa arriviamo ad un grosso cancello in legno, essendo però privo di recinzioni gli si può tranquillamente passare accanto, un cartello all'esterno ci informa che abbiamo appena attraversato il "Bosco di Comagne".  Arrivati sulla strada poderale proseguiamo a sinistra e con percorso piacevole arriviamo sopra alle case di Sommarese, scendiamo verso la chiesetta e attraverso gli stretti vicoli arriviamo al parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto.
Sono giornate come queste dove non potendo ammirare panorami stupendi, la nostra attenzione è rivolta a quelle piccole cose che altrimenti avremmo ignorato.
Malati di Montagna: Danilo e Fabio


Testa Comagna 2105 m


tra le nuvole...


perfettamente bello!!!


Sommarese




giovedì 28 ottobre 2010

Gocce di resina

La resina è il prodotto di un dolore, una lacrima che cola dall'albero ferito. Quelle gocce giallo miele, non scappano, non scivolano via come l'acqua, non abbandonano l'albero. Rimangono incollate al tronco, per tenergli compagnia, per aiutarlo a resistere, a crescere ancora. I ricordi sono gocce di resina che sgorgano dalle ferite della vita. Anche quelli belli diventano punture. Perchè, col tempo, si fanno tristi, sono irrimediabilmente già stati, passati, perduti per sempre. Gocce di resina sono piccoli episodi, aneddoti minimi, spintoni che hanno contribuito a tenermi sul sentiero.Proprio perchè indelebili sono rimasti attaccati al tronco. Come fili di resina emanano profumi, sapori, nostalgie.Tutto quello che ci è accaduto, o che abbiamo udito raccontare ha lasciato un segno dentro di noi, un insegnamento, o , quantomeno, ci ha fatto riflettere. La vita, nel bene e nel male, è maestra per tutti.
Mauro Corona


domenica 24 ottobre 2010

al rif. Crête Sèche tra fiocchi di neve e squarci di sereno...

Dall'uscita Aosta Est, proseguiamo sulla strada per il Gran San Bernardo, dopo la galleria svoltiamo a destra per la Valpelline, all'altezza di Dzovenno svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per il rifugio e in breve arriviamo a Ruz 1695 m dove lasciamo l'auto.
Dal parcheggio raggiungiamo la palina segnavia posta all'inizio delle case, proseguiamo sulla strada poderale per un breve tratto per poi abbandonarla all'altezza di un'edicola votiva sulla destra, il sentiero è sempre ben segnato con alcune frecce gialle e interseca varie volte la sterrata, attraversata una pietraia si continua lungo una pista agricola, passato su un ponte il torrente Crête Sèche in vista dell'alpe Primo si svolta decisamente a sinistra. Iniziano a cadere alcuni fiocchi di neve, ma sembra che siano solo trasportati dal vento, passiamo tra i prati per poi ritornare a salire nel bosco arrivando nuovamente sulla strada sterrata, dove ci si presenta un bivio, come da programma proseguiamo per la via diretta (scorciatoia!?!), tralasciando la normale che utilizzeremo per il ritorno. Il sentiero risale ripido il dorso di una morena ricoperta nel primo tratto dalle conifere, per poi diradarsi tra gli arbusti di ginepro, iniziamo a intravedere la costiera dell'Aroletta, alle nostre spalle un pallido sole cerca a sua volta di farsi breccia tra le nuvole, dopo aver costeggiato alcuni paravalanghe sulla sinistra e superato un masso denominato "Berrio di Governo" arriviamo sul dosso panoramico dove sorge il rifugio Crête Sèche 2389 m, di proprietà del CAI Aosta è stato inaugurato nel 1984, dispone di 70 posti letto,  telefono 0165 730030-764062, www.rifugiocreteseche.com.
Dopo un breve consulto decidiamo di provare a proseguire verso il bivacco Spataro, dal bivio proseguiamo seguendo il sentiero che si alza alla sinistra del rifugio, all'altezza della cascata a circa 2500 m decido di fermarmi, la neve ormai ricopre quasi completamente le rocce e le lastre di ghiaccio sul sentiero sono sempre più frequenti. Avverto Danilo che invece decide di andare avanti accodandosi ai due che lo precedono. In seguito, racconterà che il ghiaccio e la neve rendevano difficile procedere e attraversare il torrente ghiacciato, sentendo l'acqua che scorreva sotto e gli scricchiolii, dava qualche "piccolo" brivido. 
Ritornato al rifugio entro nel rifugio invernale, subito sulla destra c'è uno scafale adibito a dispensa dove c'è davvero di tutto, dal cibo alle vettovaglie, sulla sinistra un tavolo con le panche, sempre a destra si entra nell'ampio locale adibito a dormitorio, con tre letti a castello e uno singolo e due tavoli in legno, tutto è pulito e in ordine. Mentre aspetto Danilo mi verso un bicchiere di te caldo, prendo un piccolo sgabello esco sul terrazzino e rimango seduto in silenzio con la testa completamente vuota da ogni pensiero, senza che me ne accorga sopra di me le nuvole si diradano ed ecco apparire l'azzurro del cielo, anche se fa freddo rimango fermo, immobile, non posso chiedere altro...
Mentre firmo il libro del rifugio arriva Danilo, ci accomodiamo all'interno e assieme mangiamo qualcosa, poi decidiamo di farci una tazza di caffè caldo, rimesso a posto il tutto, chiudiamo la porta e a malincuore e ci rimettiamo in cammino, scendiamo a ritroso per un breve tratto fino al bivio, dove svoltiamo a sinistra seguendo le frecce gialle e il segnavia 2. Perdiamo quota gradatamente arrivando alla sorgente denominata "Berrio de la Bosse", trascurata la scorciatoia sulla destra continuiamo seguendo l'ampia traccia, con alcuni tornanti arriviamo ad una baita isolata in corrispondenza della strada poderale che seguiamo. Dopo aver percorso un lungo tratto, a un certo punto sulla sinistra si stacca il sentiero contrassegnato da un freccia gialla, riprendiamo la strada sterrata poco più a valle, rimanendo in quota sul profondo canyon dove scorre il torrente Moulin arriviamo al tornante dove avevamo al mattino seguito la ripida scorciatoia, da qui ora riprendiamo il percorso già fatto fino a Ruz.
Fortunati col tempo, forse, MALATI DI MONTAGNA, sicuramente, questa è la stagione che preferisco dove tutto sembra che stia per addormentarsi prima dell'inverno...
Malati di Montagna: Danilo e Fabio

questo mondo meraviglioso chiamato MONTAGNA... 


rifugio Crête Sèche


cielo azzurro e sole...!!!


verso il bivacco Franco Spataro


sabato 16 ottobre 2010

fratello sole e sorella luna

domenica 10 ottobre 2010

Tra gli antichi borghi di Savogno e Dasile

Era il 2002 quando per la prima volta salivo a Savogno e Dasile e come allora anche oggi ho avuto quella strana sensazione di fare un tuffo nel passato. Dopo Chiavenna proseguendo per il passo dello Spluga raggiungiamo Borgonuovo, dopo qualche minuto svoltiamo a sinistra in corrispondenza del cartello con le indicazioni per la Cascata dell'Acqua Fraggia, tralasciato il primo parcheggio si continua raggiungendo la chiesa di S. Abbondio, oltre la carreggiata si restringe, passa tra alcune case e dopo qualche tornante termina in un ampio parcheggio 470 m circa.
Ultimati i preparativi ci dirigiamo verso la palina segnavia con indicate le possibili destinazioni, l'ampia mulattiera a gradini inizia a salire gradatamente in un bel bosco di castagni, superate alcune vecchie baite arriviamo ad un bivio. Seguendo le indicazioni giriamo a destra, poco dopo sulla sinistra incontriamo il crotto Cànoa, oggi è in programma una festa e alcune donne e uomini sono in fermento con i preparativi. Ripidamente iniziamo a salire seguendo i segnavia di vernice bianco/rossi, arrivati in un tratto, in piano troviamo un bivio vicino a una piccola cappella con una madonna, abbandoniamo il sentiero che prosegue diritto per Savogno e svoltando a sinistra seguiamo il ripido sentiero per Dasile. Questo sentiero è scarsamente usato, la gran parte delle persone preferisce salire da Savogno seguendo l'ampia mulattiera, ma noi siamo Malati di Montagna e le cose facili non ci piacciono, man mano che saliamo ci accorgiamo di quanto è ripido il percorso, alcuni tratti sono scavati nella roccia e altri protetti da un cavo, peccato che la giornata non sia limpida altrimenti potremmo godere degli ampi panorami sulla valle e sulle cime che ci circondano, ma non tutte le ciambelle escono con il buco!!! Attraversato un ruscello passiamo accanto a una baita e risalendo tra antichi terrazzamenti ormai abbandonati arriviamo ai prati sottostanti di Dasile 1032 m, raggiunta la chiesa di San Giovanni Battista, eretta nel 1689, ci infiliamo tra le viuzze raggiungendo la grande fontana, non c'è nessuno e il silenzio è rotto solo da alcuni asinelli che al nostro passaggio ci vengono incontro. Da sotto la chiesa iniziamo a scendere percorrendo la bella mulattiera, mentre ci avviciniamo a Savogno si sente sempre più forte il rombo della Cascata dell'Acqua Fraggia, attraversato il ponte sul torrente omonimo dalla parte opposta sulla sinistra si può osservare l'antica segheria ad acqua in buono stato conservativo. In pochi minuti passando accanto al cimitero arriviamo al rifugio Savogno 932 m, l'edificio era in origine la scuola elementare, inaugurata nel 1961 e pochi anni dopo chiusa a causa del lento spopolamento del paese, solo negli anni 90 fu ristrutturata e trasformata nell'accogliente rifugio che è oggi.
Considerando la giornata umida e fredda decidiamo di entrare a mangiare qualcosa di caldo, consiglio a chi viene da queste parti di venire a fare un salto al rifugio, oltre all'accoglienza calorosa il vostro palato verrà allietato dall'ottima cucina, superbi i gnocchetti di Chiavenna. Dopo aver pagato il conto facciamo quattro passi tra le case di Savogno, il borgo ebbe notevole sviluppo a partire dal XV sec., la chiesa dedicata a San Bernardino da Siena sorse nel 1465, mentre il campanile unico in Valchiavenna a conservare le sue le sue linee originarie venne costruito vent'anni dopo, qui fece il parroco l'apostolo dei poveri don Luigi Guanella tra il 1867-1875.
Da sotto la chiesa iniziamo a scendere lungo la ben conservata mulattiera selciata, dopo alcuni tornanti in corrispondenza di una palina segnavia giriamo a destra seguendo il sentiero B31 verso Cranna/S. Abbondio di Piuro, dopo un breve tratto in leggera discesa scendiamo velocemente fino ad arrivare ad un ponticello che attraversiamo, prima però veniamo deliziati dalla visione di una piccola cascata che finisce in una grossa pozza d'acqua. Al seguente bivio svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per il "Sentiero Panoramico dell’Acqua Fraggia", è un percorso ripido ma ottimamente attrezzato con funi metalliche e nei punti più ostici con alcune scale a gradini metallici, a circa meta percorso una deviazione sulla destra ci conduce su una sorta di piccolo balcone dal quale si può osservare la cascata nel suo splendore.
Arrivati alla fine del sentiero ci ritroviamo alla frazione di Sarlone da dove seguiamo la strada asfaltata per un breve tratto per poi deviare a destra e passando tra le case arriviamo ai piedi della cascata dove veniamo rinfrescati dalle gocce trasportate dal vento, proseguendo ora sulla sterrata che costeggia il torrente arriviamo al primo parcheggio 410 m. Da qui seguiamo la strada asfaltata percorsa al mattino con l'auto, poco dopo la chiesa di San Abbondio si stacca una larga mulattiera scalinata che intersecando un paio di volte la strada ci riporta al parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto 475 m.
Due borghi arroccati alla montagna, difficilmente individuabili dalla valle, un salto indietro nel tempo, dove bisognava vivere con le proprie forze e con quello che la montagna poteva dare, ad arricchire la giornata sicuramente è il Monumento Naturale delle Cascate dell’Acquafraggia un'opera d'arte straordinaria della natura!!!
Malati di Montagna: Franco, Luisa, Danilo, Deborah e Fabio

cascata dell'Acqua Fraggia - Deborah, Danilo, Luisa e Franco


Savogno tra le nebbie autunnali


la montagna offre questo e tanto altro...


come si fa a non volergli bene!!!


in rosso il percorso effettuato 

domenica 3 ottobre 2010

nel cuore della Grigne....al rifugio Elisa 1513 m

Da Lecco costeggiamo il lago sulla provinciale 72, usciti a Mandello del Lario, proseguiamo fino ad arrivare alla rotonda vicino allo stabilimento della mitica Moto Guzzi, giriamo a destra e seguendo le indicazioni arriviamo a Rongio 395 m. Lasciata l'auto nel parcheggio accanto al campo sportivo raggiungiamo la piazzetta del paese, proseguiamo per via Rossana dove troviamo subito un palo segnavia, senza possibilità di sbagliare seguiamo a sinistra l'ampia carrareccia selciata contrassegnata con il n. 14 e 18, dapprima in piano e poi in leggera salita arriviamo alla fontana della Cascina Sassino 421 m. Continuiamo nel bosco alternando visioni sulla vicina Val d'Era, entriamo ora nella stretta valle del Fium d'Ora passando su un ponte, con media pendenza arriviamo ad un acquedotto e successivamente attraversate alcune vallette arriviamo nella stretta gola scavata dal torrente Méira dove termina la carrareccia. Arrivati sulla sponda opposta aiutati da un ponte di ferro iniziamo a salire sul sentiero gradinato, dopo pochi minuti una deviazione sulla destra conduce all'acquedotto imbrigliante della sorgente dell'Acqua Bianca con accanto una splendida cascata, consiglio assolutamente questa breve deviazione. Riprendiamo la salita e con una serie di ripide serpentine raggiungiamo la Ferrera o Grotta del Rame 590 m, questo è il punto centrale dell'anello che andremo a fare, dopo esserci dissetati alla fontana tralasciamo a sinistra il segnavia 18 e continuiamo sulla destra attraversando alcuni canali, dopo un breve tratto protetto da una ringhiera passiamo accanto ad alcune sorgenti, risaliti alcuni stretti tornanti riprendiamo fiato in un tratto in piano che ci conduce nel Canalone dei Medi Lunghi 880 m. Sul versante opposto riprendiamo la salita sempre su gradinato entrando nuovamente nel bosco, un'altra sequenza di tornati ci riporta nuovamente fuori dagli alberi, siamo a circa 1040 m, purtroppo il panorama sul Sasso Cavallo, sul Sasso Carbonari e sulla Cresta Federazione è parzialmente coperto dalle nuvole, ma l'ambiente attorno è ugualmente di grande fascino, siamo entrati nell'anfiteatro dolomitico delle GRIGNE...Superato un bivio riprendiamo a salire ripidamente su uno sperone erboso oltre il quale con diminuita pendenza raggiungiamo il fondo  d'una valle, risalita la zona dei Valisei arriviamo a una zona rocciosa che superiamo su di una cengia, superata una successiva valletta erbosa arriviamo in fondo alla Val Cassina 1250 m. Dopo un tratto tra l'erba  ed aggirati alcuni costoni arriviamo ad un bivio 1290 m, tralasciando per ora la deviazione per La Gardata poco dopo arriviamo al baitello restaurato dell'Aser, il sentiero prosegue per un breve tratto in piano e superato uno sperone giunge sul fondo della sassosa Val delle Bedole 1350 m, l'attraversiamo con alcuni saliscendi arrivando ad un dosso. Perdiamo quota leggermente e attraversata una valletta, iniziamo a risalire il versante opposto tra blocchi rocciosi, passato un canale arriviamo nella Val del Ghiaccio 1410 m, in effetti tanto caldo non fa di sicuro!!! Con una ripida salita tra gli alberi passiamo a monte di un baitello, aggirato l'ennesimo sperone risaliamo un stretta valletta con alcuni tornantini, ed ecco apparirci all'improvviso il rifugio, arrivati al fondo della Valle del Cornone in pochi minuti raggiungiamo il terrazzo del rifugio Elisa 1513 m.
Il piccolo rifugio deve il suo nome a quello della figlia di Evangelista Ferrario, socio del CAI Mandello che donò alla sezione il terreno su cui costruirlo.
I lavori iniziarono nel 1926 e furono ultimati a tempo di record, l'anno successivo il rifugio fu inaugurato alla presenza delle massime autorità del Club Alpino Italiano. La strategica posizione dell'edificio fece sì che durante la guerra partigiana diventasse un'importante base d'appoggio, durante un rastrellamento nel novembre del 1944 fu dato alle fiamme e distrutto, ma già nel 1947 fu ricostruito per riprendere la sua pacifica attività (telefono 0341 735649 - posti letto 23). Dopo esserci riposati e aver pranzato ripartiamo, giunti di nuovo al bivio vicino al baitello dell'Aser a 1290 m circa, abbandoniamo il percorso fatto al mattino e seguiamo le indicazioni a destra per La Gardata segnavia n. 20, percorriamo un tratto in piano fino ad un successivo bivio, tralasciamo la deviazione a destra per il Canalone di Val Cassina, il sentiero ora diviene strettissimo, passiamo accanto a una baita per poi iniziare a salire fino alla Sella della Pertica 1318 m. Seguendo i segni di vernice gialli iniziamo a scendere, questo è l'unico tratto dove bisogna prestare un po' di attenzione, il ripido sentiero scende praticamente in modo diretto dallo sperone erboso dello Zucco di Pissavacca, giunti fuori dal bosco in breve arriviamo ai prati dove sorge La Gardata 1042 m. Eletta sede del comando della brigata Cacciatori delle Grigne (poi 89a Poletti), durante un rastrellamento nel 1944 venne data alle fiamme, i partigiani che erano al suo interno però avverti da alcuni compagni provenienti da Santa Maria riuscirono a fuggire. Accanto alla fontana seguiamo il sentiero n. 18 indicato da un palo segnavia, con alcuni tornati perdiamo subito quota, attraversato il colatoio della Valle di Pissavacca il percorso ora scende con più moderazione, al seguente bivio continuiamo seguendo le indicazioni per Rongio, rimaniamo meravigliati dell'ottimo stato conservativo della mulattiera selciata che con una serie di tornanti sostenuti da possenti muri a secco scende fino ad arrivare di nuovo alla Ferrera. Da qui riprendiamo il medesimo percorso fatto al mattino, arrivati alla piazzetta di Rongio facciamo una visita alla piccola chiesetta di Sant'Antonio, poi soddisfatti della giornata trascorsa raggiungiamo il parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto.
Bellissimo itinerario ad anello nel cuore dell'anfiteatro dolomitico lombardo, il dislivello anche se è di 1200 m si svolge in gran parte su buoni sentieri e bellissime mulattiere sempre ben segnalati.
Malati di montagna: Danilo e Fabio

angoli nascosti che aspettano solo di essere scoperti...


stiamo per varcare l'anfiteatro dolomitico lombardo...


guglie...pinnacoli...spuntano tra le nuvole...


...eccoci al rifugio Elisa 1513 m





domenica 26 settembre 2010

toc, toc...l'autunno bussa alle porte del bivacco Chentre-Bionaz 2530 m

In Valle d'Aosta esistono luoghi poco conosciuti dal turismo di massa, ma che offrono a chi li frequenta momenti di assoluta contemplazione e dove si può ancora assaporare l'asprezza della montagna nella sua forma più vera, uno di questi è la Valpelline.
Dall'autostrada A5 esco alla barriera di Aosta Est, per poi seguire la strada regionale della Valpelline, dall'uscita del secondo tunnel seguo le indicazioni a destra per Bionaz, poco prima dell'abitato svolto a sinistra arrivando dopo qualche chilometro in località Ferrère 1691 m circa, lascio la macchina in uno slargo vicino ad una palina segnavia. Mi accorgo da subito che la temperatura è decisamente calata rispetto all'ultima volta, attorno le cime sono tutte ricoperte da un manto nevoso che risplende al sorgere del sole, mi avvio seguendo il sentiero n. 14 che mi accompagnerà fino al bivacco, scendo lungo la strada sterrata e passate le poche case di Puillayes arrivo al torrente Buthier che attraverso su un ponte 1622 m, sulla sinistra su un dosso sorge una graziosa cappella. Oltrepassata una casa monumentale, il cui trave di colmo è datato 1844, il sentiero inizia a salire moderatamente nel fitto bosco di abeti e larici, al primo bivio tralascio la deviazione a sinistra (bolli rossi) e continuo seguendo le frecce gialle, con alcuni lunghi tornanti guadagno quota, oltrepassato un cancello in legno continuo su un'ampia cengia verso l'ingresso della Comba des Montagnayes-Montagnaya.
Nei pressi di un torrente proseguo a sinistra seguendo le indicazioni della palina segnavia, dopo un ripido costone continuo in quota sul fianco di un canalone fino a raggiungerne il fondo, attraverso radi larici e pietraie passo vicino ad uno stagno e in breve arrivo ad una piccola depressione 2115 m, perdendo leggermente quota scendo verso il torrente Arbières, dalla palina segnavia mi tengo sul margine per qualche metro arrivando ad un guado segnalato da numerosi ometti, dalla parte opposta su un sasso è ben visibile il n. 14.
Il sentiero riprende incrociando quasi subito un paio di torrentelli, poco dopo uscito dal bosco mi ritrovo in un ambiente davvero suggestivo, riprendo a salire sulla sinistra seguendo il costone tra due torrenti, dopo aver attraversato uno di essi tra i pascoli ed alcune mucche dedite a brucare l'erba arrivo ai ruderi di Praz de Dieu 2277 m, ovvero "Prato di Dio, effettivamente la conca in cui mi trovo è splendida, oltre alle grandi vedute panoramiche con le cime imbiancate, si respira un'aria di pace e serenità, solo il suono dei campanacci delle mucche mi ricorda che la meta è ancora lontana...
Continuo arrivando a un piccolo colle dal quale il sentiero si immette nel vallone del Mont Dzalou, il sole sparisce oscurato da una grande parete di roccia, sembra d'aver varcato una linea di confine, tira un'aria gelida e man mano che salgo il terreno diventa sempre più rognoso, l'ultimo tratto oltre a essere ripido e anche ricoperto dalla neve, finalmente arrivo ad uno stretto intaglio ed ecco riapparire il sole, in alto sulla sinistra ai piedi della Becca di Luseney appare il bivacco C. Chentre - E. Bionaz a 2530 m, che raggiungo in pochi minuti. Inaugurato il 28 luglio di quest'anno il bivacco è nato grazie al sogno di un artista olandese Arjen Bakermans, sulla facciata e all'interno si possono ammirare alcune delle sue opere, dispone di 16 posti letto ed è a mio parere una piccola opera d'arte!!!
Dopo un fugace pranzo mi appresto a riprendere il percorso dell'andata, le previsioni davano un leggero peggioramento durante il pomeriggio, ma per mia fortuna il tempo reggerà benissimo sino all'auto, anzi mi sono concesso una pausa a Praz de Dieu sorseggiando un bicchiere di tè caldo e facendomi accarezzare da una leggera brezza...
In conclusione una gran bella giornata, il dislivello è di circa 1000 m calcolando i vari saliscendi, i tempi segnati sulle paline segnavia a mio modesto parere sono leggermente esagerati, per cui non fatevi spaventare, prendetevela con la dovuta calma e vedrete anche voi come la montagna vi può regalare momenti indimenticabili!!!
Malati di Montagna: Fabio


bivacco Chentre-Bionaz 2530 m


Praz de Dieu ovvero "Prato di Dio"


opera d'arte della natura...


...opere d'arte all'interno del bivacco


...contemplazione..riflessione..