Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

sabato 30 marzo 2013

ciao Enzo...

venerdì 29 marzo 2013

BUONA PASQUA


Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell’animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l’amore,
e fallo conoscere al mondo.

M.Gandhi

venerdì 22 marzo 2013

Giornata mondiale dell'acqua


Acqua, bene comune. “Un grande dono di Dio che deve essere messo a disposizione della gente” ha detto padre Alessandro Zanotelli, più noto come Alex Zanotelli, religioso, sacerdote e missionario italiano, facente parte della comunità missionaria dei Comboniani che continua a battersi contro la privatizzazione dell’acqua. Il 22 marzo, come ogni anno ormai dal 1992, si celebra la giornata mondiale dell'acqua, come un momento per sensibilizzare e promuovere il risparmio di una risorsa vitale per tutti gli esseri viventi. La 21° edizione, dedicata alla cooperazione idrica, ha come slogan «Clean Water for a healthy world», ovvero, «Acqua pulita per un mondo più sano».
I dati sulla situazione idrica nel mondo sono ad oggi ancora scoraggianti: in 3 milioni muoiono ogni anno per mancanza d'acqua; e oltre l'80% sono bambini, quasi tutti del Sud del mondo. Un mondo in cui sono ancora 884 milioni le persone che non possono contare su un accesso ad una risorsa sicura, al riparo da contaminazioni.

mercoledì 20 marzo 2013

Sentieri Alpini: un patrimonio da difendere



I sentieri alpini sono un patrimonio che al pari delle risorse naturali va curato, difeso e per questo conosciuto meglio.
Segnati nel tempo dalla mano dell’uomo, usati per trasportare merci, artiglierie da guerra, bestiame, i sentieri alpini sono un reticolo vivente che si snoda lungo l’intera catena montuosa, una risorsa incalcolabile non soltanto dal punto di vista ambientale ma anche economico per il turismo ‘di qualità’ che sono in grado di attirare.
Misurando la fitta rete di sentieri segnati dal CAI (Club Alpino Italiano) nelle sole regioni italiane alpine si raggiunge la ragguardevole lunghezza di circa 37.000 chilometri complessivi di tracciato (3.000 km in menodella circonferenza della terra!) . Solo in Trentino Alto Adige, a fronte di 2.413 chilometri di strade ci sono 5.764 chilometri di sentieri.
Le loro pietre parlano di storia, di fatiche e riecheggiano delle melodie dei canti alpini.
Antiche vie in quota spesso a due passi dalle metropoli i sentieri alpini sono capaci di farci raggiungere, in completa armonia con il paesaggio, alpeggi, ghiacciai, malghe, rifugi, agriturismi, laghi e torrenti freschissimi.
Seguendo le preziose tracce “bianche e rosse” lungo i percorsi, apprezziamo il silenzio, risorsa quasi introvabile altrove, la pulizia dell’aria e una volta raggiunta la vetta, osserviamo con occhi diversi anche il paesaggio sottostante.
Di fronte a noi si spalancano scenari mozzafiato: i 5 sentieri che sono stati scelti in questa pubblicazione, tutti abbastanza facili da percorrere, raccontano alcuni aspetti checaratterizzano l’impegno del WWF per questa regione. Dalle vallate del Lagorai alla Piana di Chiavenna seguendo i corsi d’acqua, dalle cime panoramiche del Monte Generoso vicino Lugano al Gran Paradiso. 
Il racconto restituisce luci e ombre che vale la pena leggere, per CONOSCERE e qualche volta anche RICORDARE e così imparare a difendere meglio la bellezza e i beni naturali qui custoditi.

sabato 16 marzo 2013

Un giro in giro nel Parco della Val Sanagra

L’urbanizzazione contenuta, l’ambiente selvaggio, la presenza di specie vegetali rare o endemiche, unite a un microclima particolare, fanno di questa zona uno dei territori più interessanti in ambito lariano.

Da Como seguiamo la SS340 "Regina", usciti dalla galleria di Menaggio, prendiamo la direzione per Plesio, giunti a Loveno svoltiamo a sinistra in direzione del centro sportivo e in pochi minuti giungiamo al cimitero in località Piamuro 374 m, dove parcheggiamo. Ultimati i preparativi, consultiamo, su un pannello didattico, la cartina del Parco Val Sanagra e iniziamo a percorre la carrareccia a lato di esso inoltrandoci in una pineta. Alla prima palina segnavia facciamo una breve deviazione a sinistra verso la Torre Galbiati. Fuori dal bosco ci ritroviamo in una piccola radura, proseguiamo verso un casolare con accanto una palina segnavia, per poi continuare verso desta dove imbocchiamo il sentiero segnalato da un paletto con una S simbolo del parco. In pochi minuti, risalita la collinetta, arriviamo sul promontorio dove sorge la Torre Galbiati 432 m. Questa torre ottocentesca, denominata Galbiati dal nome della famiglia che la fece realizzare, è stata costruita sul culmine di una collina in modo da permettere il godimento dall'alto sia del panorama del centro lago, sia della Villa Bagatti Valsecchi. Ritornati sulla carrareccia proseguiamo in piano, tralasciamo la deviazione a sinistra per Tobi che useremo al ritorno e, con una breve salita, giungiamo alla Cappella dell'Artus. Scendiamo ora lungo un acciottolato fino al ponte di Nogara 393 m sul fiume Sanagra. Questo ponte deve il suo appellativo ai proprietari del mulino adiacente e rimasto attivo fino al 1939, quando un frana danneggiò irrimediabilmente la roggia. Nei suoi pressi, tra il 1850 e il 1910, risultava attiva la Filanda Erba, opificio in cui si operava la riduzione in filo della seta e del cotone Le matasse di filo, trasportate su grossi carri attraverso le Pianure di Loveno, raggiungevano le tessiture del porlezzese.
Non attraversiamo il ponte, ma risaliamo il fiume sul sentiero alla sua sinistra orografica seguendo le indicazioni sulla palina segnavia per il Sass Curbèe. Oltrepassiamo la Fornace Galli arrivando in breve alla Vecchia Chioderia 412 m, ora agriturismo. Questo antico mulino, rimasto attivo fino al 1820, subì, nel corso degli anni, numerose trasformazioni ospitando dapprima una fabbrica di chiodi (attività dalla quale deriva l'attuale denominazione) e, dal 1943 al 1966, una manifattura di lucchetti gestita dalla Ditta Mascheroni di Milano. Proseguiamo a destra sulla carrareccia e raggiungiamo il piccolo nucleo del Mulino Carliseppi 458 m, dove un ponte ci conduce sul lato destro orografico. Continuiamo, ora su sentiero, rimanendo a lato del torrente e oltrepassato un ponticello metallico in breve arriviamo all Sass Curbèe 500 m. Alcuni piccoli scalini ricavati nella roccia con passamani ci permettono di superare l’enorme monolito, in seguito il sentiero si inoltra nella valle senza particolari difficoltà e solo nella prima parte bisogna porre un po' d'attenzione nell'attraversare alcuni tratti esposti. Il percorso si svolge in un bel bosco passando accanto ad alcune baite in gran parte ormai abbandonate al loro destino, seguendo i segnavia bianco/rossi giungiamo nella bella radura in località Monti di Madri 570 m, con bella vista sul Monte Grona. Continuiamo passando accanto a una baita isolata che sembra uscita da un libro di fiabe dei fratelli Grimm e dopo pochi minuti giungiamo al ponte in legno sul Sanagra. Lo attraversiamo proseguendo ora sul lato destro orografico della valle, in direzione opposta da dove siamo venuti. Arrivati a un bivio seguiamo la carrareccia a destra che gradatamente sale e, oltrepassata una radura, incrociamo una stretta strada asfaltata che seguiamo verso sinistra arrivando in breve alla chiesetta di S. Rocco 761 m. Seguiamo la strada asfaltata in discesa per qualche minuto e dopo una casa sulla sinistra, inizia un sentiero non segnalato, probabilmente la vecchia mulattiera che collegava il paese di Naggio a S. Rocco. Arrivati a Naggio scendiamo in Via ai Monti, il nostro consiglio prima di proseguire è di girare tra gli stretti vicoli acciottolati, molto bella la piazzetta centrale con una fontana al centro (piazza Maggiore). Dalla chiesa del paese proseguiamo diritti tralasciamo la strada per Menaggio e in breve arriviamo al cimitero con adiacente una chiesetta. Seguiamo la bella mulattiera indicata da un cartello giallo come "Strada vecchia per Codogna". L'abbandoniamo per un breve tratto seguendo la strada asfaltata, per poi riprenderla accanto a una cappella, il panorama sul lago e sul gruppo delle Grigne è davvero notevole. Arrivati a Codogna 430 m, proseguiamo seguendo la via acciottolata che costeggia la bella chiesa dedicata a S. Siro e in pochi minuti giungiamo a Villa Camozzi. Costruita presumibilmente intorno alla metà del XVIII sec. dalla nobile famiglia De Guaitis, la quale poi, dovendosi trasferire in Germania, la vendette a Luigi Camozzi, rimase di proprietà della famiglia fino al 1977. Nel 1986 l'intero complesso venne acquistato dall'Amministrazione Comunale che lo destinò a Municipio, Biblioteca, Centro Convegni e sede delle Museo Etnografico e Naturalistico Val Sanagra. Dall'entrata bassa della villa proseguiamo seguendo le indicazioni sulla palina segnavia per il Rogolone, la stradina passa accanto alla recinzione della villa per poi proseguire tra le case, usciti dal paese continuiamo alternando alcuni saliscendi, fino a raggiungere la radura dove si erge maestoso il Rugulun. Quercia secolare ed albero monumentale posto sotto tutela dal 1922, nato probabilmente nel 1710, alto 25 m, con una circonferenza di 8 m circa. La mirabile crescita del Rogolone è dovuta anche, oltre alla fortuna di essere sopravvissuto nel tempo all'ambiente favorevole. L'albero gode infatti di una buona radiazione solare, dell'esposizione meridionale e della costante disponibilità idrica di una vicina sorgente, ingredienti primari per uno sviluppo sano e vigoroso. L’albero è il simbolo del Museo Etnografico e Naturalistico del Comune di Grandola ed Uniti. Accanto al Rogolone, si trova il Rogolino, altra quercia monumentale più giovane di circa 100 anni. Dopo la pausa sotto le fronde di questo grande e vecchio amico, ritorniamo in paese sul medesimo itinerario fino alla palina segnavia, da dove proseguiamo seguendo l'indicazione per Mulino della Valle (M. Nogara). Attraversiamo il paese seguendo Via 4 Novembre, per poi continuare su una larga mulattiera acciottolata che in pochi minuti scende al Mulino della Valle o Mulino Nogara 393 m. Attraversato il ponte ripercorriamo il percorso fatto al mattino fino alla palina segnavia sulla destra, da dove seguiamo le indicazioni per Tobi. Proseguendo in piano verso destra raggiungiamo un’altra palina segnavia dalla quale seguiamo il sentiero a sinistra che si inoltra nel bosco-parco. Poco prima di arrivare al ponte decidiamo di seguire il sentiero a destra, non segnalato, che in pochi minuti conduce ad una terrazza affacciata su una pozza alimentata da una bella cascata chiamato il "Bagno della Contessa".
L'accesso a questo suggestivo punto panoramico posto nella gola sottostante a Villa Bagatti Valsecchi avviene attraverso una galleria che il barone Galbiati fece scavare, nel corso del XIX sec., al fine di rendere ancor più ricco e interessante il bosco - parco romantico da lui progettato.
Torniamo al Ponte Tobi 330 m, un suggestivo ponte in pietra, arricchito da una piccola cappelletta dedicata alla Madonna, dalla palina segnavia tralasciamo le varie indicazioni e scendiamo seguendo un sentiero che poco dopo prosegue in piano sulla sinistra orografica del torrente.
Si raggiunge un ponte metallico in località Forni di Cardano e poco dopo, sempre sulla sinistra orografica, inizia il tratto dell’Orrido del Sanagra. Il percorso, a tratti scavato nella roccia, a tratti sostenuto da pilastri, si snoda su passerelle di metallo ad una ventina di metri sopra il torrente. Non ci sono pericoli grazie a ringhiere e reti metalliche di protezione che lo rendono sicuro: il percorso è stato realizzato per permettere la manutenzione delle tubazioni dell’acquedotto di Menaggio. A volte occorre piegarsi o togliersi lo zaino per superare passaggi scavati nella roccia, ma questo aggiunge un po’ d fascino alla bellezza di un percorso sospeso in un canyon con il fiume che scorre tumultuoso sotto i nostri piedi. Alla fine sbuchiamo davanti ad una ripida scala, scendiamo su un ponte di servizio dell’acquedotto che ci porta sull'altra sponda. Proseguiamo nel bosco costeggiando il torrente fino alla località Burgatto e riattraversiamo un ponte sul Sanaqgra davanti alle seterie Mantero.
Proseguiamo in salita  seguendo uno stretto vicolo acciottolato e, una volta arrivati sulla strada asfaltata svoltiamo a sinistra seguendo una via dal fondo acciottolato. Intersechiamo nuovamente la strada asfaltata proseguendo in salita in via Catulla Mylius Vigoni. Oltrepassata la chiesa dei SS. Lorenzo e Agnese e in seguito il campo sportivo, in breve arriviamo a Piamuro dove abbiamo lasciato l'auto.
CARTINA DEL PARCO (si richiede Acrobat Reader)
Malati di Montagna: Pg, Danilo e Fabio

Ponte Nogara


Madri e il Monte Grona


il Rugulon 300 anni e non sentirli...!!!
Un rovere monumentale tra i più maestosi d'Europa,
unico albero in provincia di Como riconosciuto
come Munumento Naturale e simbolo 
del Museo Etnografico e Naturalistico Val Sanagra


la Cascata o "Bagno della Contessa"


Orrido del Sanagra


passaggio angusto...





mercoledì 13 marzo 2013

Montagna amica e sicura

i "Malati di Montagna" su Montagne360

Nel numero di marzo di Montagne360, rivista ufficiale del Club Alpino Italiano, è stato pubblicato un bellissimo articolo riguardante questo blog, naturalmente ci fa molto piacere e ci rende particolarmente orgogliosi, essendo soci del CAI.
GRAZIE




domenica 10 marzo 2013

Lungo la costiera occidentale del Lago Maggiore

Percorriamo la Milano-Laghi in direzione del Lago Maggiore e proseguiamo sulla A26 Voltri-Gravellona Toce. Usciamo a Baveno, passiamo per Verbania e costeggiando il lago ci dirigiamo verso il confine elvetico sino a Cannero Riviera. Svoltiamo a destra in Via Dante e ancora a destra in Via Cap. Nico Lazzaro, dopo aver attraversato il rio Cannaro sul Ponte della Vittoria, quindi svoltiamo a sinistra e parcheggiamo l'auto. Ritornati in Via Dante scendiamo verso il lago e dalla piccola rotonda proseguiamo a sinistra seguendo la via acciottolata fino al suo termine. Ci inoltriamo tra gli stretti vicoli, svoltiamo a destra passando sotto a un porticato e oltrepassato un suggestivo porticciolo, pieghiamo nuovamente a destra in leggera salita fin sulla statale. Proseguiamo diritti per alcuni metri e attraversata la statale imbocchiamo la mulattiera per Cheggio/Carmine Superiore. Dopo un tratto in salita il percorso si fa pianeggiante con degli scorci sul lago e sui castelli di Cannero. Raggiunte le case di Cheggio 281 m continuiamo tra muretti a secco iniziando a guadagnare quota su un'ampia mulattiera lastricata. Raggiunto il punto più elevato con una piccola deviazione sulla destra arriviamo a un buon punto panoramico. Proseguiamo per un tratto in falsopiano per poi iniziare a scendere nel bosco di castagno fino ad un bivio. Continuiamo a sinistra seguendo le indicazioni sulla palina segnavia e in pochi minuti arriviamo a Carmine Superiore 305 m. Ci dirigiamo all'interno del borgo e, tralasciando momentaneamente le indicazioni per Viggiona, proseguiamo verso la chiesetta. Il villaggio di origine medioevale, ottimamente conservato e raggiungibile soltanto a piedi. Il paese è costituito da un piccolo numero di case in pietra costruite intorno alla graziosa chiesetta di San Gottardo. La chiesetta, realizzata tra il 1332 e il 1431, posta in bella posizione panoramica, è adornata da vari affreschi che illustrano la vita di San Gottardo. Gli affreschi, durante l'epidemia di peste del 1630, furono ricoperti di calce in quanto la Chiesa divenne rifugio di numerosi appestati; il restauro avvenne nel 1932 e successivamente nel 2001. Carmine Superiore sorge su uno sperone roccioso che si affaccia sulla sponda occidentale del Lago Maggiore offrendo una splendida vista sul lago e sui monti lombardi. La disposizione e la solida struttura degli edifici è quella tipica del ricetto medioevale, un eccellente sistema difensivo ricavato su un balcone naturale. Carmine Superiore fu infatti fondata intorno all'anno mille per difendere la via d'accesso di Cannobbio e ospitare, in caso di pericolo, gli abitanti delle aree sottostanti. Dopo la visita al borgo ritorniamo alla palina segnavia da dove seguiamo le indicazioni per Viggiona. Il sentiero sale nel bosco e nel primo tratto è molto ripido. Notiamo alcuni muretti dei terrazzamenti, segno che un tempo questo versante era utilizzato, mentre ora la vegetazione invadente rende praticamente impossibile muoversi fuori dal sentiero. In questo primo tratto pian piano la pendenza si fa più dolce e giungiamo alle porte di Viggiona 686 m. Prima di proseguire verso la grande chiesa, decidiamo di fare una piccola deviazione verso destra seguendo la Via Crucis, realizzata negli anni sessanta da studenti dell’Accademia d’Arte di Stoccarda, che porta al Cimitero di Viggiona dove si trova l’antica Chiesa Monumentale in stile romanico, dichiarata monumento nazionale. Arrivati alla bella Chiesa di San Maurizio del XVII sec. facciamo una sosta, accomodandoci sui tavoli in legno accanto a un parco giochi. Il borgo di Viggiona è molto antico e la sua storia si confonde con quella delle parrocchie più antiche della Pieve di Cannobio. Il paese sorge su un vasto altipiano morenico dell’ultima Glaciazione e il panorama spazia oltre il termine del lago, verso la Svizzera. Da Piazza Pasquè ci dirigiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Trarego. Saliamo tra le vie del paese e dopo poco intersechiamo la strada asfaltata, quindi, seguendo le indicazioni per Cheglio/Trarego (sentiero n. 9), la percorriamo sino al bivio sulla sinistra per Cheglio/Trarego. Dopo una breve salita arriviamo a Cheglio 773 m, un minuscolo villaggio dall’atmosfera di antico borgo rurale con i suoi vicoli stretti tra le abitazioni di pietra, riscoperto negli ultimi anni da chi ama la serenità dei luoghi. La conca morenica esposta a mezzogiorno in cui sorge l’abitato di Cheglio permette di godere di un’abbondante insolazione anche nel periodo invernale, caratteristica che, unita all’amenità del luogo ne fa un’attrattiva per il turismo residenziale. In breve giungiamo al borgo di Trarego 771 m caratterizzato da strette strade e scalinate lastricate in pietra che creano angoli suggestivi, antiche abitazioni e ville ristrutturate affacciate sulla verde e piana campagna sottostante. Trarego, anticamente “Trargho”, deriva dal latino “tradigum” che significa passaggio: molto probabilmente sta ad indicare la zona di transito da cui si dipartiva il sentiero per Oggiogno e la via per salire la montagna. Dalla piazza della chiesa parrocchiale consacrata a San Martino costruita nel 1635, scendiamo in via Dante per poi incrociare via Principale che seguiamo verso sinistra in leggera discesa, dalla palina segnavia proseguiamo verso destra in piano per qualche minuto, arrivati in località Crosai imbocchiamo il sentiero n. 10 Trarego/Oggiogno, che fiancheggia nel primo tratto il rio della Chiesa.
ATTENZIONE: poco prima di giungere sul ponte che sovrasta il profondo canyon dove scorre il torrente Cannero, una frana ha fatto cadere alcuni alberi proprio sul ponte che attraversa il rio Piumesc. La frana è segnalata con divieto di transito all'inizio del sentiero e poco prima del ponte. Decidiamo di dare un'occhiata e, dopo attenta valutazione, attraversiamo, naturalmente prestando particolare attenzione. In alternativa da Trarego si può seguire il sentiero che scende a Piancassone, per poi proseguire per Cannero.
Oltrepassato il bellissimo ponte sulla valle del Rio Cannero riprendiamo a salire. Dopo pochi minuti il sentiero è interrotto da una rete paramassi, a protezione dei lavori sulla centralina idroelettrica sottostante. Proseguiamo quindi a destra su un sentiero contrassegnato da alcuni bolli blu, che risale il ripido versante della montagna, nella prima parte a protezione da eventuali cadute è stata collocata una fune legata ad alcuni paletti in ferro conficcati nel terreno. Dopo una serie di tornanti, seguendo un'evidente freccia blu su un sasso pieghiamo leggermente a destra, la salita ora si fa meno dura e in breve arriviamo su un'ampia traccia, continuiamo ora in discesa all'interno di un bel bosco di grossi castagni, tralasciato il sentiero a destra per l'alpe Faiet e il Colle in pochi minuti giungiamo alle prime case di Oggiogno 515 m. Incontriamo un simpatico signore con cui ci fermiamo a chiacchierare per qualche minuto. Prima di scendere a Cannero merita sicuramente una visita il Torchio dei Terrieri, testimonianza dell’antica attività rurale, costruito nel 1742. Il torchio è costituito da un’enorme trave di castagno del peso di parecchie tonnellate e lunga 9,20 metri. È sicuramente stato dapprima realizzato e messo in opera il torchio e quindi è stato costruito attorno il vano che lo ospita, realizzato in pietra del luogo. Seguendo i segnavia passiamo tra le strette viuzze del borgo sino all'inizio della bella mulattiera selciata che percorre il versante montuoso con dolce pendenza offrendo una continua panoramica sul lago che occhieggia tra i rami dei castagni. Dopo la Cappella di San Maurizio recentemente restaurata, arriviamo a Ronché e in breve sulla statale, attraversata la strada proseguiamo verso destra, per poi scendere lungo uno stretto vicolo dal fondo selciato, giungendo in una caratteristica piazzetta con una bella fontana dove ci dissetiamo. Dalla vicina piazza del comune proseguiamo verso la chiesa di San Giorgio che costeggiamo sulla sinistra e in pochi minuti arriviamo al parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto.
Malati di Montagna: Pg, Danilo e Fabio

se la giornata inizia cosi...!!!


Cannero Riviera


scorci sul lago


Carmine Superiore


affreschi sulla chiesa di San Gottardo


panorama verso la Svizzera...


...e verso la sponda lombarda


viuzze a Cheglio


castagni secolari sulla via per Oggiogno


Torchio dei Terrieri


Il filmato del "Trekking del Lupo"

domenica 3 marzo 2013

Beautiful day in Valvarrone

A distanza di cinque mesi ritorniamo al rifugio Casera Vecchia di Varrone, ma questa volta con la neve...
Una giornata fantastica, il cielo oggi era di un azzurro intenso, il Pizzo Varrone e il Pizzo Trona sembravano ancora più alti e imponenti, le ciaspole sono rimaste praticamente quasi sempre a riposo attaccate allo zaino, la strada anche se innevata era comunque ben battuta, utili eventualmente un paio di ramponcini, il reportage dell'escursione è la medesima fatta in ottobre.
Malati di Montagna: Pg, Franco e Fabio

alpe Casarsa 1180 m


Strada del Ferro innevata


che dire...!!!


Pg e Franco poco prima di arrivare al rifugio


rifugio Casera Vecchia di Varrone


Pizzo Trona e Pizzo Varrone


by Franco
Fabio in action


Pg in action