Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

sabato 30 aprile 2016

Monte Molinasco dalla Val Boione

Questo viaggio a ritroso nel tempo prende il via dal piccolo borgo montano di Alino con la sua bellissima chiesetta del 1450. Per poi proseguire verso il torrente della Val Boione, che si attraversa su un antico ponte in pietra. La salita sull'altro versante è piacevole e quasi senza accorgersene si arriva, prima alle Grotte del Sogno e poi alla frazione Vetta, dove un tempo arrivava la funicolare da S. Pellegrino. Il proseguo è una lunga traversata fino a Sussia con la sua caratteristica chiesetta e la vicina casa dove visse e morì Antonio Baroni. Il viaggio continua in mezzo a coloratissimi prati e fitti boschi, fino ad arrivare alle suggestive contrade di Vettarola e Cà Boffelli. Non rimane che raggiungere la Baita Alpini e in breve la curiosa Croce del Ronco sul Monte Molinasco.

Dall’autostrada A4 Milano/Venezia, usciti al casello di Dalmine, si proseguire seguendo le indicazioni per San Pellegrino Terme/Valle Brembana. Alla rotonda di Villa d’Almè, con la grande statua dedicata ad Arlecchino, si svolta a sinistra sulla strada statale della Valle Brembana. Arrivati a S. Pellegrino Terme si prosegue fino al borgo montano di Alino, l'auto la si può lasciare nella piazzetta del paese in prossimità della fontana (687 m). Seguendo le indicazioni sulla palina segnavia per Cà Boffelli/Vettarola/M. Molinasco/M. Sornadello, si segue la strada asfaltata fino alla successiva palina segnavia. Abbandonata la strada asfaltata, da cui poi si farà ritorno, si imbocca il sentiero a sinistra per Boione/Vetta/Aplecchio. Dopo un breve tratto in piano, si inizia a scendere fino a raggiungere il caratteristico ponte in pietra dove scorre placidamente il torrente Boione, tra suggestive cascatelle e scivoli d'acqua (638 m). Attraversato il ponte si segue per un breve tratto la sterrata a sinistra, per poi proseguire sul sentiero a destra verso le Grotte del Sogno/Loc. Vetta. Dopo un primo tratto in salita, il sentiero continua in costa fino a raggiungere l'ingresso delle Grotte del Sogno. Si continua ora sul percorso pedonale, fino a incrociare la strada asfalta in località Vetta (680 m). Seguendo in salita per un breve tratto la strada asfalta si raggiunge l'arrivo della vecchia funicolare che saliva da San Pellegrino Terme. Dietro alla funicolare si riprende a salire ripidamente lungo una ripida scalinata in cemento, verso Madrera/Sussia/Monte Zucco/Rifugio Cerro. Incrociata la strada asfalta, la si segue per un breve tratto verso destra fino alla palina segnavia (Sent. Natur. Sussia - M. Zucco). Si inizia a seguire il sentiero nel bosco, arrivando dopo qualche minuto in prossimità di un colletto, con una breve deviazione a destra si può raggiungere un buon punto panoramico, dal quale si può godere dell’esteso panorama sulla sottostante Valle del Boione. Ritornati sul sentiero si prosegue per un breve tratto a mezza costa, arrivando alla Cappella Madrera, da qui volgendo verso destra si inizia a percorre in salita, la lunga e tortuosa strada sterrata. Dopo aver oltrepassato la sbarra per Cà del Tócio, si prosegue ancora per alcuni minuti, fino ad arrivare in prossimità di curva verso destra. Abbandonata la strada sterrata, si inizia a seguire il sentiero contrassegnato dai bolli gialli, arrivando in breve a una palina segnavia. Tralasciato il sentiero 506 che scende verso Frasnito/S. Pellegrino, si inizia a risalire il sentiero acciottolato, arrivando in breve alla Chiesa S. Michele di Sussia (1013 m). Seguendo le indicazioni per Pizzo Cerro/Rifugio M. Zucco/M. Zucco si continua a salire sul lato sinistro della chiesa, arrivando subito dopo alla casa in cui visse e morì Antonio Baroni, guida alpina della sezione CAI di Bergamo. Tralasciato il sentiero a sinistra per il M. Zucco, si segue la strada sterrata per alcuni minuti in leggera discesa. Giunti in prossimità di una curva verso destra, si abbandona la strada sterrata, per continuare sul sentiero a sinistra che passando in mezzo ai prati raggiunge un fitto bosco, all'inizio alcuni cartelli segnavia indicano le possibili mete che si possono raggiungere (Vettarola/Cà Boffelli/M. Molinasco/M. Sornadello). Il sentiero prosegue in falsopiano senza particolari difficoltà, una volta usciti dal bosco, si incrocia un'ampia mulattiera che si inizia a seguire verso sinistra. Tralasciate alcune deviazioni che conducono verso delle baite, in breve si arriva al borgo di Vettarola (979 m) e poco dopo a Cà Boffelli (974 m). Dalla palina segnavia si inizia a seguire la strada asfaltata a sinistra, verso il M. Molinaco -Ronco- / M. Sornadello. Arrivati all'altezza di un crocifisso, si abbandona la strada e si inizia a seguire il sentiero a destra verso la "Baita Alpini". Raggiunto il rifugio del Gruppo Alpini di San Giovanni Bianco, si prosegue a sinistra seguendo l'indicazioni su un albero per la Croce del Ronco. Dopo pochi minuti si arriva alla singolare tripla croce del Monte Molinasco o Ronco (1179 m), con accanto la vicina cappella dedicata alle vittime della montagna. Dalla cima si gode uno spettacolare panorama su San Giovanni Bianco e San Pellegrino Terme e sulle montagne della media e alta Valle Brembana. Per il ritorno si ripercorre per un breve tratto il sentiero fatto all'andata, per poi seguire una traccia evidente a destra che scende fino a incrociare la strada utilizzata all'andata. Si svolta a sinistra scendendo nuovamente a Cà Boffelli, oltrepassata la fontana, si imbocca a sinistra la mulattiera che inizia a scendere incrociando in vari punti la strada asfaltata. Giunti alla palina segnavia incontrata al mattino, si ripercorre il medesimo itinerario fino al parcheggio di Alino. Prima di partire si consiglia una visita alla vicina chiesetta eretta nel 1450 e dedicata a S. Bernardino.
Malati di Montagna: Pg, Danilo e l'homo selvadego

Alino


Dedicata a San Bernardino, venne eretta nel 1450. Si presenta con un bel portale medioevale dall'arco a sesto acuto. Sembra sia stata edificata sopra i resti di un'altra chiesa, già dedicata a San Lino, da cui il nome della contrada "Ad Linum", cioè Alino. La chiesetta attuale fu rifabbricata nel 1804. Nella sagrestia, che fino a non molti anni fa funzionava come scuola, sono conservati preziosi affreschi quattrocenteschi. Uno, datato 1472, ritrae i SS. Giovanni Battista, Biagio, Maddalena, Caterina e Defendente, un altro, invece rappresenta l'Albero del Bene e del Male con i progenitori Adamo ed Eva.



Val Boione





Monte Molinasco o Ronco 1179 m


pillole di felicità...


la strana copia...


la vecchia funicolare




lunedì 25 aprile 2016

Sentiero Nello al Monte Briasco

Escursione lunga con molti saliscendi, che si svolge in gran parte all'interno di splendidi boschi. Dal M. Briasco il panorama è eccezionale sia sul lago d'Orta che che sul gruppo del Rosa. La variante al M. Avigno permette di apprezzare maggiormente la pace e la tranquillità che solo il bosco può regalare.

Usciti al casello di Arona sulla A26, seguire le indicazioni per Borgomanero/Gozzano/Lago d'Orta/Pella. Giunti a Pella, si prosegue seguendo le indicazioni per la Madonna del Sasso/Boleto/Arto/Centonara. Arrivati a Boleto si lascia l'auto nei parcheggi sottostanti la chiesa (696 m). Si sale verso il centro del paese, oltrepassata una fontanella si svolta a destra verso una palina segnavia, sulla quale è indicata la direzione da seguire (Passo Cambocciolo-Piana dei Monti-Monte Briasco "Sent. Nello"). Dopo pochi metri arrivati davanti a un cancello di una casa privata, si scende seguendo il primo sentiero a sinistra, ignorando la stradina accanto che conduce verso una proprietà privata. Ai seguenti bivi si prosegue seguendo il sentiero T36 e dopo aver costeggiato un agriturismo, si continua su un'ampia strada sterrata all'interno di un bellissimo bosco. Ignorata l'indicazione per l'alpe Soliva si continua a salire in maniera costante verso la Piana dei Monti e il P.so Cambocciolo. Oltrepassata la palina segnavia con indicato il M. Avigno, che si salirà al ritorno, in breve si arriva al Colle Cambocciolo (947 m). Si attraversa il largo ripiano verso nord, per poi svoltare a destra seguendo le indicazioni per la Sella del Gallo/M. Briasco/Alpe Soliva/Alpe dei Merli (758). Con una stretta sterrata in leggera discesa si raggiunge brevemente  l'Alpe Combocciolo (929 m), oltre la quale si abbandona il sentiero per l'alpe Boreina, per proseguire a sinistra sul 758  verso l'Alpe Soliva/Sella del Gallo/Monte Briasco. Dopo aver superato alcuni dossi e guadato un paio di torrentelli, si arriva all'alpe Soliva (900 m). La si aggira verso sinistra attraversando il prato, per poi riprendere in leggera salita il sentiero nel bosco. Raggiunto successivamente un dosso più aperto, lo si risale tra rade betulle e ginepri, con bella vista sul lago d'Orta e sui monti del Verbano. Si attraversa una valletta e oltrepassati i ruderi dell'alpe Crosiggia, con un tratto a mezzacosta si arriva alla Sella del Gallo (1052 m). Tralasciato il sentiero che scende al vicino rifugio Primatesta, si inizia a seguire il segnavia 747, risalendo ripidamente lungo la creda sud del Monte Briasco. Raggiunto l'ampio crinale, si costeggia un lungo tavolo in legno con panche, arrivando in breve in cima (1185 m).
Nelle giornate limpide la vista spazia dal lago d'Orta, alle montagne ossolane e lombarde, mentre sul versante della Valsesia sono ben visibili il Monte Rosa e il gruppo dei Mischabel.
Per il ritorno si ritorna verso il tavolo in legno con panche e tralasciato un primo sentiero a destra per Civiasco (634), si prosegue ancora per qualche metro, per poi imboccare il successivo sentiero a destra contrassegnato dal segnavia 734. Si scende ripidamente percorrendo quasi interamente il costolone sud del monte, fino ad arrivare alla Sella Crosiggia (979 m). Qui sorge il Rifugio "Primatesta" costruito dal gruppo "Amici della Montagna" e un cippo in granito che ricorda i Caduti della lotta per la Liberazione. Sulla sella si incrociano gli itinerari 747, 751 e il 730 che iniziamo a seguire verso la Piana dei Monti.
Proseguendo in discesa sulla sterrata a sinistra, in breve si arriva a un bivio, si svolta a destra e dopo un breve tratto in piano si inizia a scendere. Un pannello ci informa che stiamo percorrendo "I Sentieri della Libertà in Valsesia" tra Castagneia di Breia - Monte Briasco. Arrivati al successivo bivio, un cartello su un albero ci invita ad abbandonare la sterrata che stiamo percorrendo e di continuare su quella a sinistra. Dopo pochi minuti si abbandona anche questa sterrata, per scendere sulle sponde incassate del torrente, che si segue per un breve tratto fino alla confluenza nel Rio Stronella. Guadato il torrente si risale la sponda opposta, per poi proseguire in piano aggirando un paio di dossi fino all'Alpe Iotti, oramai completamente in rovina. Si inizia a scendere raggiungendo il Rio del Gallo, facendo molta attenzione ai segnavia si passa sull'altra riva e piegando a destra si incrocia una sterrata nei pressi di alcun ruderi. Poco dopo nei pressi di un tornante si incrocia un'ulteriore strada sterrata diretta al colle di Cambocciolo che si segue verso destra. Giunti a un bivio si seguono le indicazioni per il Santuario della Madonna del Sasso, riprendendo l'itinerario T36 (ex 757), mentre a destra si prosegue verso San Bernardo / Breia. In falsopiano dopo aver oltrepassato la Cappella del Turlo si ritorna al Passo di Cambociollo. Per il ritorno si ripercorre il medesimo itinerario fatto all'andata, ma se si ha ancora un po' di fiato si può salire sul Monte Avigno o Navigno (1136 m), seguendo l'indicazione sulla palina segnavia. Il sentiero non presenta nessuna difficoltà, tranne alcuni tratti rovinati dal'erosione dell'acqua, purtroppo dalla cima il panorama è negato dalla fitta boscaglia.
Malati di Montagna: Danilo e l'homo selvadego

Sentiero Nello
L’idea di un sentiero dedicato a Nello nasce per ricordare una delle figure più importanti della Resistenza tra Valsesia e Cusio; un comandante ricordato per le sue capacità militari e organizzative, ma soprattutto per le sue doti di umanità e di integrità morale, che i suoi vecchi partigiani non hanno mancato mai di sottolineare pensando con rimpianto e commozione a quello che sarebbe potuto essere, se la mattina del 27 agosto 1944, quando Nello fu colpito a morte, le cose fossero andate diversamente. Nei loro racconti traspare ancora intatto il carisma di un uomo venuto dalla Lunigiana appositamente per combattere con le formazioni di Moscatelli e che indubbiamente ha saputo imprimere un segno profondo nella storia della nostra Resistenza. Ripercorrere i luoghi della brigata di Nello in un itinerario che collega i versanti del Cusio e della Valsesia assume quindi un significato particolare, che va oltre la pura rievocazione storica: significa penetrare nella dimensione etica della guerra di Liberazione, carpire agli ormai deboli segnali del territorio una lezione più intima e profonda, capace di vincere l’oblio, come ha fatto Nello.


Monte Briasco 1185 m
È un luogo denso di memorie partigiane: sulle sue pendici si incontrarono i primi resistenti borgosesiani guidati da Cino Moscatelli; fra le baite e le frazioni intorno a Breia prese corpo la prima struttura organizzativa del partigianato valsesiano, in collegamento con le formazioni che stavano nascendo a Varallo e nei paesi che si affacciano sul lago d'Orta. 
Nel mese di gennaio 1944 la situazione militare impose uno spostamento prima a monte e poi, in primavera, a valle, verso la pianura, ma il Briasco continuò a rappresentare uno snodo fondamentale: luogo di transito, di incontro, di collegamento fra le formazioni valsesiane e quelle operanti nel Cusio; punto di partenza per le azioni verso Borgosesia, Varallo, Omegna e Borgomanero. 




Danilo sul Monte Avigno o Navigno 1136 m


Rifugio Primatesta 979 m
Sorge alla Sella di Crosiggia incrocio di sentieri tra il Cusio e la Valsesia


I Sentieri della Libertà in Valsesia


la fatica è ricompensata da ampie vedute e...


...tratti  suggestivi nel bosco



domenica 24 aprile 2016

Sotto lo sguardo del Gridone

Si parte da Spoccia, un piccolo borgo della Val Cannobina. Attraversando le sue strette vie, non si può notare l'abbondanza dell'acqua che scorre a destra, a sinistra, sotto alle case, in ogni piccolo anfratto. Usciti dal paese si è come rapiti dalla natura selvaggia che in questa valle la fa da padrona. Ogni angolo è una piacevole sorpresa, dal rumoreggiare dei ruscelli, allo sguardo severo di alcuni grandi e vecchi castagni. Difficile incontrare qualcuno percorrendo queste ardite mulattiere, eppure un tempo erano percorse da animali e da uomini che vivevano quassù. Giunti ad Orasso vien quasi voglia di perdersi tra le sue strette viuzze, prima d'arrivare alla  più antica parrocchia della valle. Ora non rimane che percorre l'antica mulattiera chiamata "la Borromea" e a malincuore ritornare a Spoccia...

Si segue l’autostrada A26 in direzione di Gravellona Toce, fino all'uscita di Baveno/Stresa. Si prosegue verso Verbania, per poi continuare sulla statale 34 fino a Cannobio. Raggiunto l'abitato si svolta a sinistra sulla strada provinciale 75 della Val Cannobina. Arrivati a Spoccia (798 m), si può lasciare l'auto nel parcheggio prima di entrare in paese, oppure ai lati della strada prima di salire, evitando così la risalita al ritorno.
Seguendo le indicazioni sulla palina segnavia per Cheibi/Bognago/Orasso, si sale a sinistra percorrendo Via Vittorio Emanuele. Prima della seguente palina segnavia, si consiglia una breve deviazione a sinistra verso la chiesa parrocchiale costruita nel 1545, dalla quale si può godere di un'ampio panorama. Continuando a seguire le indicazioni per Cheibi si risalgono i 75 gradini che compongono la scalinata realizzata con la tecnica di lastricatura a scaglie, giungendo al piccolo Oratorio della Madonna di Re (o Madonna del Rosario) che risale al 1753 (pregevole il cancello interno di ferro battuto), posto vicino al piccolo cimitero. Si continua a seguire la mulattiera che prosegue a mezza costa verso sinistra, con belle vedute verso la Valle del Rio Orasso ed il versante opposto della Val Cannobina, verso la Valle del Rio di Crealla, lo Zeda, Gurro e la cresta Lidesh - Torrione. Durante il tragitto si incontrano alcuni pannelli dell'itinerario tematico “Geoturismo in Valle Cannobina”, un progetto promosso dalla Comunità Montana Valle Cannobina, in cui si è contemplato lo sviluppo della tematica geologica e geomorfologica. Dopo aver oltrepassato alcune cappelle si entra ulteriormente nella valle, verso l'imponente e suggestivo versante ovest delle Rocce del Gridone. Dopo le prime baite di Cheibi (1000 m), si prosegue arrivando in un tratto molto suggestivo, dove la mulattiera viene attraversata dal torrente che forma alcune cascatelle. Raggiunta la palina segnavia, si consiglia di proseguire fino a raggiungere il ripiano con la maggior parte delle baite, da dove si ha una bella vista verso il sovrastante Gridone. Ritornati al bivio si inizia a scendere ripidamente verso Niva-Ghilone/Bognago, oltrepassati alcuni enormi e vecchi castagni si arriva in breve a Niva (797 m). Guadato il rio della Valle di Orasso, si inizia a risalire il versante opposto arrivando sul dosso di Ghilone (843 m). Da qui vale la pena seguire le indicazioni a destra per Suesca, il sentiero risale un ripido pendio franoso tra le betulle, bisogna solo stare attenti perché la traccia a volte si perde. Al termine della salita si arriva alla caratteristica Cappella di Suesca (970 m), fatta costruire nel 1600 dal Cardinale Federico Borromeo durante il periodo in cui Milano era invasa dalla peste. Ritornati a Ghilone si raggiunge un dosso con un'enorme stalla, per poi iniziare a scendere verso destra, guadando nuovamente un ramo del Rio della Valle di Orasso. Con un lungo traverso si arriva a una palina segnavia, tralasciato a destra il sentiero per Bugnago, si inizia a scendere verso la Gola del rio Gana. Passati sotto a una caratteristica cappella, costruita per offrire riparo durante la sosta lungo il cammino, in breve si arriva al ponte sul rio Gana, oltre il quale si riprende a salire ripidamente per un breve tratto, per poi proseguire in piano arrivando a Orasso, nei pressi del caratteristico lavatoio con diverse vasche (755 m). Prima di raggiungere la chiesa parrocchiale di S. Materno, si consiglia di curiosare tra gli stretti vicoli del paese, dove si possono ammirare antichi affreschi. Raggiunta l'estremità est del paese, dove sorge la chiesa, si segue la stradina a destra che scende verso il cimitero, poco prima del quale si imbocca il sentiero a destra. Si inizia a scendere fino a raggiungere nuovamente la Valle del Rio Orasso, attraversato il ponte si riprende a salire a sinistra fino a raggiungere la Cappella da Camp. Si scende verso la strada asfalta, che si inizia a risalire per alcuni minuti, per poi seguire a sinistra la mulattiera che conduce all'abitato di Spoccia.
Malati di Montagna: Silvio, Lorenzo, Pg, Danilo e l'homo selvadego

Spoccia 800 m
Si estende su uno sperone roccioso panoramico da cui si può godere una splendida vista sulla valle. Il paese, ricco di acque sorgive, mette in bella mostra le caratteristiche case costruite direttamente sulla roccia, numerose originali ed eleganti fontane, accoglienti ed armoniose piazzette.



La scala costruita con la tecnica di lastricatura a scaglie tra due cordoli, con i suoi 75 gradini e 40 metri di lunghezza, è la più grande del territorio.


un tratto molto suggestivo...



versante ovest delle Rocce del Gridone


Fino ad ora chi abbracciava gli alberi era visto un po’ come “strano” o seguace di qualche movimento new age… oppure ancora persone molto legate alla natura, anche troppo… Ebbene ora ci sono le prove che ciò è salutare. In un libro recente, “Blinded By Science” di Matthew Silverstone prova che l’abbraccio, come anche solo la vicinanza all’albero migliora molte tematiche di salute come il deficit da attenzione e l’iperattività, migliora la concentrazione e i tempi di reazione, la depressione e i mal di testa, come addirittura malattie mentali. Ovviamente i benefici non sono solo fisici, ma anche cognitivi ed emozionali. Sembra che l’accesso alla natura, al verde migliori significativamente il benessere delle persone, bambini soprattutto.


La leggenda racconta che alcuni appestati fuggirono da Milano trovando rifugio nelle vicinanze, e furono aiutati dagli abitanti di Orasso che portavano loro del cibo (che porgevano con una lunga pertica, per evitare il contagio...), morirono tutti e furono sepolti nella zona dove ora si trova la Cappella di Suesca.


Orasso 703 m
È il nucleo più antico della Valle Cannobina. Lobbie in legno, tetti in piode, case con muri in pietra, pitture murali e vecchie strutture ad uso "comunitario", ad esempio il lavatoio, caratterizzano Orasso (dal latino Oratio, terra di preghiera)






Dal settembre 2013 il Sesia-Val Grande Geopark è diventato realtà, riconosciuto come geoparco europeo e mondiale, sotto l’egida dell’UNESCO. Si estende nell’estremità nord orientale del Piemonte tra la Val Sesia e il Parco Nazionale della Val Grande comprendendo i territori limitrofi della Val Sessera, delle prealpi Biellesi, della Val Strona e della Bassa Ossola, dell’alto Verbano e della Valle Cannobina. Lo scopo di questa istituzione è quello di attuare politiche di tutela e di valorizzazione della geodiversità e del patrimonio geologico.






sabato 16 aprile 2016

Al Monte Ballerino sul sentiero "Murlansi'"

Il sentiero CAI n. 613 detto "Mürlansì" è un tracciato utilizzato in passato da agricoltori e cacciatori, andato in parte perduto nel tempo. È stato recentemente recuperato grazie alla collaborazione tra Club Alpino Italiano "Trescore Valcavallina", P.C. ANA Casazza/Monasterolo del Castello/Ranzanico, P.C. Spinone al Lago, A.V.P.C. Orobie Soccorso, Squadra AIB Val Cavallina e Motoclub Casazza.

Da Milano proseguire sull'autostrada A4 verso Venezia. Dall'uscita del casello di Bergamo, tenere la destra imboccando il raccordo in salita della superstrada. Si prosegue seguendo la statale 42 verso Lovere, attraversando San Paolo, Trescore Balneario, Entratico, Luzzana, Berzo e Vigano San Martino. Arrivati a Casazza, si sale verso la frazione di Colognola, dove si lascia l'auto nel parcheggio adiacente alla chiesetta seicentesca dedicata alla Madonna del Carmine (428 m).
Si inizia a risalire Via Prati Cambia fino a raggiungere un bivio con una palina segnavia, tralasciata la strada a destra dalla quale poi si farà ritorno, si prosegue seguendo Via Bosco Ventrino (M. Ballerino per il murlansì 613 - Val Torrezzo/Monasterolo 613A).
Dopo un breve tratto, si imbocca il sentiero a destra che sale con vari tornanti in un bosco di carpino nero e frassino orniello. Tralasciato un primo bivio a sinistra (613A Monasterolo) e il successivo per la Valle Spirola, Valle Torrezzo, Monasterolo (613A), in breve si arriva alla palina segnavia con l'indicazione a destra per Cummia che seguiremo al ritorno. Si guadagna quota con ripidi tornanti arrivando all'inizio del sentiero "Mürlansì", un percorso utilizzato in passato da agricoltori e cacciatori, andato in parte perduto nel tempo e recentemente recuperato. Tutto il tragitto è stato messo in sicurezza con delle catene, splendido il panorama verso il lago d'Endine e le montagne circostanti. Al termine di questo suggestivo tratto si arriva a una palina segnavia, si tralascia il sentiero a sinistra (612A) dal quale poi faremo ritorno e in breve si arriva in prossimità di una stazione di ripetitori. Si prosegue a destra per un breve tratto in falsopiano, per poi svoltare a sinistra salendo verso il roccolo Foppalupo. Raggiunto il roccolo si inizia a percorre la cresta sulla destra, fino a raggiungere la croce del Monte Ballerino (1275 m). Si scende sul lato opposto verso una casa, dalla quale si inizia a seguire la strada sterrata a sinistra in leggera salita. Oltrepassato il pannello del "Gruppo Aeromodellistico San Fermo Glider", in pochi minuti si scende fino al piazzale Virgo Fidelis. Dalla palina segnavia si può far ritorno a Colognola seguendo il sentiero 613, oppure come abbiamo fatto noi proseguire sulla strada sterrata dalla parte opposta del piazzale, all'inizio della quale c'è un'evidente indicazione del rifugio Val Piana. Arrivati in prossimità di un tornante si abbandona la strada che diventa asfaltata e oltrepassata una sbarra si scende fino a raggiungere la sottostante abitazione. Si segue un'ampia traccia sulla destra che inizia a scendere con alcuni tornanti, per poi proseguire con un tratto a mezza costa all'interno del bosco. Usciti si scende verso una casa ristrutturata, dalla quale svoltando a sinistra si ritrovano i segnavia bianco/rossi. Tralasciato il sentiero che sale a destra si guada il torrente e si inizia a risalire la carrareccia. Dopo alcuni tornanti, si abbandona la sterrata e continuando a seguire i segnavia bianco/rossi si prosegue sul sentiero a destra. Con un lungo tratto in falsopiano si ritorna all'ultimo bivio segnalato, prima d'arrivare ai ripetitori. Da qui si scende sul medesimo sentiero fatto al mattino, fino a raggiungere nuovamente il bivio per Cummia. Si svolta a sinistra seguendo il sentiero 613A, fino a incrociare la strada cementata che scende dal Piazzale Virgo Fidelis. Da questo punto si inizia a scendere verso Colognola/Casazza, arrivando nuovamente sulla strada che si è percorsa al mattino.
Malati di Montagna: Pg, Danilo e l'homo selvadego

apparentemente lassù sembra quasi impossibile che ci sia un sentiero...


Sentiero del Mürlansì







Monte Ballerino 1275 m


panorama


Si tratta di una Cappella dedicata alla Virgo Fidelis, patrona dell’Arma dal 1949. È stata realizzata sui Colli di San Fermo, nel Bergamasco, su progetto dell’architetto Renato Tozzi, per iniziativa della Sezione di Casazza dell’Associazione Nazionale Carabinieri. La costruzione, di una forma che non ha bisogno di spiegazioni, è alta circa 5 metri e ha un diametro di 4. È stata inaugurata il 14 ottobre 1989.



venerdì 15 aprile 2016

Camminare nei boschi fa bene al cervello e al corpo

Camminare nei boschi fa bene al cervello
Una nuova ricerca ha dimostrato che il contatto con la natura inibisce la formazione di pensieri negativi, che possono sfociare in gravi patologie come la depressione.



Camminare nei boschi fa bene, è una verità talmente elementare che sembrerebbe superfluo ricordarlo. Quando siamo tra gli alberi il battito cardiaco rallenta, la pressione si abbassa e l’umore migliora così rapidamente che medicine, terapie e analisi sembrano miseri palliativi al confronto.
Non sempre però verità che ci sembrano limpide vengono riconosciute dalla scienza ufficiale, impegnata a scindere il mondo in unità distinte da analizzare separatamente, perdendo di vista l’insieme. Questa volta però, una nuova ricerca ha confermato che passeggiare a contatto con la natura ha un effetto rigenerante sul cervello e aumenta i livelli di attenzione.
Lo studio, pubblicato sulla rivista ‘Proceedings of the National Academy of Sciences’, è stato condotto da Gregory Bratman, dottorando in biologia all’Università di Stanford.
Il ricercatore ha radunato 38 persone che vivono in zone urbane, le ha divise in due gruppi e le ha invitate a camminare per 90 minuti. Metà gruppo ha passeggiato in un parco vicino al campus di Stanford, mentre gli altri hanno camminato lungo una strada trafficata nel centro di Palo Alto, California.


Prima e dopo la passeggiata ai partecipanti è stato sottoposto un questionario, volto a misurare la loro tendenza alla formulazione di pensieri negativi autoreferenziali che aumentano il rischio di depressione. I volontari sono inoltre stati sottoposti a scansioni cerebrali focalizzate su una regione del cervello chiamata corteccia prefrontale subgenuale, area collegata all’autostima che risulta particolarmente attiva mentre si fanno pensieri negativi su sé stessi.
I risultati hanno evidenziato che le persone che hanno camminato nel parco hanno mostrato una diminuzione dei pensieri negativi. Le risposte al questionario sono state differenti dopo la passeggiata e l’attività cerebrale ha confermato il cambiamento di umore.


“Stare a contatto con la natura, anche per breve tempo, aiuta a ridurre i modelli di pensiero associati, in alcuni casi, a patologie come la depressione”, ha dichiarato l’autore principale dello studio.
La ricerca dovrà essere approfondita ed estesa ad un campione maggiore di soggetti,ma rappresenta comunque la prova scientifica dei benefici sul nostro organismo derivanti dall’esposizione alla natura.
“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto” 
scriveva Henry David Thoreau nel libro: “Walden ovvero vita nei boschi”