Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

venerdì 15 aprile 2016

Camminare nei boschi fa bene al cervello e al corpo

Camminare nei boschi fa bene al cervello
Una nuova ricerca ha dimostrato che il contatto con la natura inibisce la formazione di pensieri negativi, che possono sfociare in gravi patologie come la depressione.



Camminare nei boschi fa bene, è una verità talmente elementare che sembrerebbe superfluo ricordarlo. Quando siamo tra gli alberi il battito cardiaco rallenta, la pressione si abbassa e l’umore migliora così rapidamente che medicine, terapie e analisi sembrano miseri palliativi al confronto.
Non sempre però verità che ci sembrano limpide vengono riconosciute dalla scienza ufficiale, impegnata a scindere il mondo in unità distinte da analizzare separatamente, perdendo di vista l’insieme. Questa volta però, una nuova ricerca ha confermato che passeggiare a contatto con la natura ha un effetto rigenerante sul cervello e aumenta i livelli di attenzione.
Lo studio, pubblicato sulla rivista ‘Proceedings of the National Academy of Sciences’, è stato condotto da Gregory Bratman, dottorando in biologia all’Università di Stanford.
Il ricercatore ha radunato 38 persone che vivono in zone urbane, le ha divise in due gruppi e le ha invitate a camminare per 90 minuti. Metà gruppo ha passeggiato in un parco vicino al campus di Stanford, mentre gli altri hanno camminato lungo una strada trafficata nel centro di Palo Alto, California.


Prima e dopo la passeggiata ai partecipanti è stato sottoposto un questionario, volto a misurare la loro tendenza alla formulazione di pensieri negativi autoreferenziali che aumentano il rischio di depressione. I volontari sono inoltre stati sottoposti a scansioni cerebrali focalizzate su una regione del cervello chiamata corteccia prefrontale subgenuale, area collegata all’autostima che risulta particolarmente attiva mentre si fanno pensieri negativi su sé stessi.
I risultati hanno evidenziato che le persone che hanno camminato nel parco hanno mostrato una diminuzione dei pensieri negativi. Le risposte al questionario sono state differenti dopo la passeggiata e l’attività cerebrale ha confermato il cambiamento di umore.


“Stare a contatto con la natura, anche per breve tempo, aiuta a ridurre i modelli di pensiero associati, in alcuni casi, a patologie come la depressione”, ha dichiarato l’autore principale dello studio.
La ricerca dovrà essere approfondita ed estesa ad un campione maggiore di soggetti,ma rappresenta comunque la prova scientifica dei benefici sul nostro organismo derivanti dall’esposizione alla natura.
“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto” 
scriveva Henry David Thoreau nel libro: “Walden ovvero vita nei boschi”

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