Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

sabato 29 maggio 2021

All'alpe la Colla nel Parco Nazionale della Val Grande

La montagna non è fatta solo di cime da conquistare, ma è soprattutto la storia di uomini e donne che con enorme fatica per sopravvivere, si sono dovuti adattare alla vita dura e aspra che la montagna esige. Un esempio tangibile è salire all'alpe la Colla, partendo da Premosello e risalendo nel primo tratto l'antica mulattiera per Colloro, prima della costruzione della strada. Per poi continuare su sentiero che risale un bosco di vecchi castagni, toccando alpeggi che trasudano di storia. Si resta meravigliati come si poteva conquistare un fazzoletto di terra in zone difficilmente raggiungibili e impervie. Il percorso non presenta difficoltà, i sentieri sono tutti ben indicati, da considerare il dislivello, eventualmente si può pensare di partire da Colloro. Per il ritorno una breve deviazione passando dal caratteristico Ponte Luet, ponte pedonale in pietra con un’arcata perfettamente a tutto sesto, che supera le cascate del Rio del Ponte.

Dall'autostrada A26 (Gravellona Toce), si prosegue sulla SS33 del Sempione fino all'uscita di Premosello Chiovenda. Attraversato il ponte sul fiume Toce, seguendo le indicazioni si arriva a Premosello. L'auto la si può lasciare nell’ampio parcheggio gratuito sulla destra, prima della chiesa parrocchiale dedicata a Maria Vergine Assunta (220 m). Dal piazzale della chiesa si segue Via G. Chiovenda sul lato destro del torrente fino al secondo ponte, oltre il quale si arriva al monumento dell'alpigiano, con accanto un pannello didattico del "Sentiero Natura - Vivere in salita". Seguendo le indicazioni sulla palina segnavia La Colla (3h35 sentiero A38), oltrepassata una banca, si svolta a sinistra, arrivando di fronte alla chiesetta di Sant'Anna. Prima che la strada faccia una curva verso destra, si imbocca sulla sinistra via G. Varetta e seguendo i segnavia si raggiunge l’inizio della mulattiera. Giunti nei pressi della Cappella al "Rasciaval", seguendo le indicazioni si sale a sinistra verso Colloro/Capraga.  La mulattiera anche se molto vecchia, lo si può notare dai sassi levigati, è ancora in ottimo stato. Durante la salita si attraversa un paio di volte la strada asfaltata, ma questo non influisce sul fascino di questo percorso dove sono stati collocati alcuni pannelli didattici, che raccontano la dura vita che si svolgeva su questi monti. Usciti dal bosco in breve si arriva a Colloro (468 m), tipico villaggio adagiato su un ripiano montano, che riceve il sole tutto l'anno, un detto popolare recita: "una giornata invernale di sole, a Colloro è mezza primavera". Attraversata la strada, si risale la mulattiera sulla sinistra, raggiungendo il Circolo Operaio, per poi proseguire a sinistra tra le strette viuzze del paese fino alla chiesa di San Gottardo. Seguendo le indicazioni per l’Alpe Capraga/Alpe Lut, si inizia a risalire la stradina asfalta. Oltrepassata la Cappella Lüt du Runch (580 m), in pochi minuti si raggiunge il bacino di carico della “Società Cooperativa elettrica Pro Colloro”. Subito dopo aver attraversato il ponte, si abbandona la strada e si inizia a seguire il sentiero a sinistra per Ai Curt, Alpe La Colla (2h20), Bocchetta Saler (A38). Nella prima parte si sale costantemente in un fitto bosco e oltrepassata una cappella o perlomeno quello che ne rimane, si arriva Ai Curt (963 m). Il sentiero prosegue costeggiando alcune baite, alcune delle quali oramai ridotte a dei ruderi. Superato un tratto roccioso, si rientra nel bosco arrivando in pochi minuti alla palina segnavia dell'Alpe Corpic (1156 m). Consiglio una deviazione verso l'alpeggio, magari sulla via del ritorno, con l'unica baita ancora in buono stato, grazie alla passione del suo proprietario (incontrato poi per caso a Colloro) e ammirando lo splendido panorama verso la piana Ossolana. Da qui inizia la parte più ripida e quindi più faticosa di tutto il percorso. Il sentiero risale il pendio, fino a raggiungere la sella erbosa dell'Alpe La Colla (1396 m), con la grande costruzione che si può scorgere anche da Premosello. Per far rifornimento d'acqua, raggiunte le baite si scende leggermente verso destra raggiungendo la fresca fonte. Per il ritorno si ripercorre il medesimo itinerario, fino a raggiungere il tornante della strada asfaltata, dal quale seguendo l'indicazione sulla palina segnavia, si segue il sentiero a sinistra per il Ponte Luet. Dopo un tratto a mezza costa, si arriva al caratteristico ponte in pietra "Luet". Oltrepassate le baite si scende verso destra e superata la condotta forzata, si raggiunge il torrente, che in questo punto crea alcune bellissime cascatelle. Si guada con un po' d'attenzione, per poi continuare a scendere verso sinistra, fino a un oratorio sconsacrato. Dalla vicina cappella, si riprende a scendere seguendo la mulattiera, che in breve conduce alle prime case di Premosello.
Altre escursioni con partenza da Premosello:
http://malatidimontagna.blogspot.com/2014/04/vivere-in-salita.html
http://malatidimontagna.blogspot.com/2014/02/parco-nazionale-della-val-grandeultima.html
il selvadego 

Premosello Chiovenda

Monumento all'Alpigiano, eretto in segno di gratitudine per il contributo dato alla Resistenza dalle genti di montagna

Sentiero Natura "Vivere in salita"
 

 

Colloro




 

 

Ai Curt 963 m


 



 

La Colla, l'ultimo alpigiano che caricò l'alpe fu Ernesto Piolini, l'alpeggio fu abbandonato definitivamente nel 1952
 
Colma di Premosello
 
 
 

 
Alpe Curpic 1156 m
 
 
 
 Ponte di Luet

domenica 23 maggio 2021

Da Cervatto al Pizzo Tracciora

Già salito da Rossa, ma la salita al Pizzo Tracciora dal versante di Cervatto a mio parere è la più suggestiva, per l'ambiente che si attraversa e i panorami che offre. I sentieri sono ben segnalati, anche se purtroppo a causa del maltempo nell'ottobre del 2020 che ha interessato tutta la Valsesia, devo segnalare che sul sentiero 503 che scende da Villa Banfi, a circa 1160 m nei pressi dell'alpe Piane bisogna fare attenzione nel guadare un paio di torrenti e il raccordo 502 con Oro Negro è stato parzialmente distrutto da una grossa frana, per il ritorno a Cervatto è consigliabile proseguire per i Prati Rossi. Dalla cima il colpo d'occhio sul Rosa è straordinario.

Da Varallo si segue la strada provinciale per la Val Mastallone, fino al bivio Fobello-Rimella. Si prosegue a sinistra per Fobello e oltrepassato il centro del paese, si seguono a sinistra le indicazioni per Cervatto. Poco prima di salire verso il paese si svolta a sinistra e in breve si raggiunge un ampio e comodo parcheggio. Parcheggiata l'auto, seguendo la via principale si sale verso la chiesa parrocchiale di San Rocco (XVII sec.). Dalla piazza si segue a sinistra la stretta strada asfaltata che attraversa le varie frazioni (501-503-506-507). Arrivati in breve a Cadvilli (1009 m) si può ammirare il primo dei tanti oratori che si incontreranno sul percorso, dedicato alla Madonna della Neve, sorto precedentemente alla stessa chiesa parrocchiale, questo oratorio è già ricordato nel 1591. Dopo un tratto in piano, si perde leggermente quota giungendo a Cadiano, poco prima dell'oratorio dedicato a Sant’Antonio, si abbandona la stradina e si segue sulla sinistra il sentiero 501 per Oronegro/Camplasco/Pizzo Tracciora. Il sentiero scende dolcemente sotto l'abitato di Giavina, fino a raggiunge il ponte in pietra con il quale si attraversa il torrente Cervo. Raggiunta la bianca cappella sulla sponda opposta, si sale a sinistra percorrendo un breve tratto attrezzato con una fune metallica, utile in caso di ghiaccio. Usciti dal bosco si attraversano i pascoli di Oro Negro raggiungendo in breve la graziosa chiesetta, dalla quale si ha una bella visuale su Cervatto. Si prosegue tra le case in gran parte ristrutturate, per poi seguire l'evidente segnavia a destra per Camplasco. Usciti dall'abitato si tralascia l'indicazione a destra per Casone e si rientra nel bosco proseguendo su una sterrata inerbita. Dopo un paio di tornanti si esce in una radura con altre due baite, il sentiero piega verso sinistra iniziando a guadagnare quota ripidamente. Oltrepassato un rudere si rientra nuovamente nel bosco, per poi uscire nei pressi dell'alpe Camplasco, seguendo la dorsale verso destra in breve si arriva sull'ampia spianata della Sella di Camplasco (1364 m), a cavallo tra la Val Meula e la Valle del Cervo. Tralasciato il sentiero per Grassura (576), si svolta a destra iniziando a risalire la boscosa dorsale nord-orientale che scende dal Pizzo Tracciora (501), alternando tratti in moderata pendenza, a strappi più faticosi. Oltrepassato i resti di una costruzione la pendenza diminuisce e usciti dal bosco in pochi minuti si raggiunge una bella costruzione chiamata Villa Danise, ma più conosciuta ovunque come Villa Banfi (1606 m). Oltrepassato l'edificio, seguendo le indicazioni sulla palina segnavia si sale moderatamente, rimanendo in questo primo tratto sul versante sinistro. Raggiunto il crinale, il sentiero taglia verso sinistra a mezzacosta arrivando in breve alle baite oramai diroccate dell'alpe Masaroli (1708 m). oltre le quali si perviene a un bivio. Tralasciato il sentiero più marcato che inizia a scendere, si continua sul 501 iniziando nuovamente a salire. Superata una fresca sorgente, si inizia a guadagnare quota costantemente con lunghe svolte, a tratti il sentiero sempre scomparire nell'erba secca, ma basta un po' d'attenzione nello scorgere i segnavia sempre presenti. Incrociato il sentiero proveniente da Rossa (400), non resta che seguirlo verso destra e in pochi minuti si raggiunge la croce del Pizzo Tracciora di Cervatto (1917 m). Ritornati a Villa Banfi, si inizia a scendere seguendo il sentiero 503. Questo itinerario pur non presentando difficoltà, è poco frequentato e attraversa prati e boschi dove la vegetazione è talvolta  invadente, rendendo difficoltoso il cammino. Con lunghi tornanti a pendenza regolare si inizia a perdere quota, in pochi minuti si raggiunge un rudere, oltre il quale si inizia a costeggiare per un lungo tratto il rio dei Corti. Continuando a mezzacosta dopo aver superato dei canali in cui scorrono alcuni torrentelli si arriva all'alpe Piane (nel periodo in cui è stata effettuata l'escursione il guado dei torrenti che scendono lungo i canali sono da fare con attenzione). Proseguendo nella medesima direzione si supera un altro rudere, per poi scendere più ripidamente fino a incrociare il sentiero 502 che collega Oro Negro a Tapponaccio. Tralasciato il raccordo con Oro Negro (nel periodo in cui è stata effettuata l'escursione un tratto del sentiero è stato cancellato da una grossa frana), si sale leggermente verso sinistra seguendo l'indicazione su un albero per Prati Rossi/Tapponaccio (502). Oltrepassata l'alpe Terragno, si guada il rio dei Corti e dopo poche decine di metri si raggiunge la località Prati Rossi, incrocio di vari sentieri (1001 m). Tralasciato a sinistra l'indicazione per Oro Balme-Rifugio/Tapponaccio/Madonna del Balmone (502), si attraversa il ponte e si inizia a seguire la mulattiera che costeggia a mezza costa la montagna. Oltrepassata una bellla cascatella in breve si ritorna alle prime case di Cadiano. Da qui si ripercorre il medesimo percorso dell'andata.
il selvadego

Cervatto



prime indicazioni


Oro Negro




si va per il 501....


un caratteristico ponte in pietra


tratto messo in sicurezza in caso di ghiaccio



Oro Negro


uno sguardo alle all'indietro




uno sguardo verso destra...


...e uno verso sinistra


si risale la bella dorsale....


i panorami non mancano


ecco il Pizzo Tracciora...


Villa Banfi





sentiero spettacolare


ed eccolo spuntare


alpe Masaroli 1722 m



sentiero percorso


su...sempre più su....


quasi arrivato....


va beh...che dire



Pizzo Tracciora di Cervatto 1917 m








 si scende a ritroso....



sentiero messo in sicurezza


ciao Rosa alla prossima...


Anemone nemorosa




giochi d'acqua


Oro Negro al pomeriggio


la villa-castello di Cervatto


bella giornata