La storia delle comunità di montagna, la cui sopravvivenza era indissolubilmente legata ad un territorio e a una natura difficili, è scritta tutta in salita, e non solo in senso figurato. La verticalità stessa era il principale elemento di sopravvivenza: tutta l'economia era basata sugli spostamenti altitudinali stagionali, in base ai ritmi della natura.
Parco Nazionale Val Grande
A distanza di quasi un anno (Dove il tempo pare davvero essersi fermato...) torniamo nuovamente sui monti di Colloro, ripercorriamo in parte i sentieri già fatti, con l'aggiunta questa volta anche del sentiero geologico di Vogogna. Ne è scaturito un anello suggestivo e spettacolare, da percorre senza orologio...il tempo è scandito dalla natura che ci circonda...
Dall'autostrada A26 - Gravellona Toce, continuiamo sulla SS33 del Sempione fino all'uscita di Premosello Chiovenda. Attraversato il ponte sul fiume Toce, seguendo le indicazioni oltrepassiamo Cuzzago e dopo circa 3,5 km arriviamo a Premosello. L'auto la parcheggiamo a destra in piazza Bolzani, poco oltre la chiesa parrocchiale di Maria Vergine Assunta 222 m circa.
Seguiamo via G. Chiovenda sul lato destro del torrente e arrivati al secondo ponte lo attraversiamo arrivando al monumento dell'alpigiano, inizio del "Sentiero Natura - Vivere in salita" e perno centrale dell'anello che andremo ad affrontare. Passiamo a lato di una banca per poi svoltare a sinistra arrivando alla chiesetta di Sant'Anna. Oltrepassata la chiesetta, poco prima che la strada faccia una curva verso destra, imbocchiamo a sinistra via G. Varetta, dopo un paio di curve la via si restringe fino a diventare una mulattiera.
Arrivati nei pressi della Cappella al "Rasciaval", dalla palina segnavia seguiamo le indicazioni a sinistra per Colloro/Capraga, la mulattiera anche se molto vecchia, lo si nota dai sassi levigati sotto ai nostri scarponi, è ancora in ottimo stato. Durante la salita attraversiamo un paio di volte la strada asfaltata, ma questo non influisce sul fascino di questo percorso dove sono stati collocati alcuni pannelli didattici, che raccontano la dura vita che si svolgeva su questi monti.
Usciti dal bosco in breve arriviamo a Colloro 468 m, un tipico villaggio adagiato su un ripiano montano, che riceve il sole tutto l'anno, un detto popolare recita: "una giornata invernale di sole, a Colloro è mezza primavera".
Attraversata la strada, seguendo i segnavia bianco/rossi entriamo tra le strette viuzze del paese. Ad un bivio svoltiamo a destra in Via Fontana Bosco, passati davanti all'antico torchio del XVIII, in breve arriviamo sulla strada asfalta che seguiamo in leggera salita verso la chiesa. Prima di raggiungere il piazzale antistante la chiesa, seguiamo a sinistra le indicazioni su un cartello segnavia per San Bernardo/Capraga (A36).
Il sentiero sale con una lunga diagonale il versante della montagna, per poi diventare ben presto una larga mulattiera, che guadagna quota fra i resti di antiche roncature, castagni da frutto e noccioli. Raggiungiamo un poggio con bella vista su Colloro e sull'incassato vallone "d Rughett", giunti a un bivio con una vecchia palina segnavia in legno, continuiamo a destra iniziando a salire rapidamente a destra di uno sperone roccioso (la Busàa). Il sentiero prosegue passando accanto ad una sassaia (la giavina dal Sarüal) e in breve raggiungiamo l'antica cappella d'la Burèta risalente al XV sec., dove all'interno è raffigurato S. Antonio Abate con una lunga barba bianca circondato da animali dell'economia contadina. Dopo una breve pausa riprendiamo il cammino arrivando alla vicina chiesetta di S. Bernardo del XV sec., a poco distanza dal gruppo di rustici di Biogno "Biuagn" 818 m. Seguendo le indicazioni sulla palina segnavia Sasso Termine/Capraga, svoltiamo a destra passando a lato della chiesetta, oltrepassate alcune baite arriviamo sulla carrozzabile che attraversiamo, per poi continuare a salire nel bosco. Con alcuni tornanti saliamo fino a raggiungere un centenario, contorto castagno da frutto, che preannuncia l'arrivo a Sasso Termine "Sastermi" 954 m.
Passiamo tra le case addossate l'una all'altra, raggiungendo la gippabile che seguiamo per qualche minuto fino alle prime case di Capraga "Bartüal" 951 m, dove fa bella mostra la baita recentemente ristrutturata del'Associazione Alpe Capraga. Un proverbio dice che Capraga è un paes gres, via la fiòca, al vanza fò i sess (paese grasso, via la neve, saltano fuori i sassi). Dalla palina segnavia scendiamo lungo la rotabile arrivando alle ultime case, dalla fontana continuiamo verso destra seguendo le indicazioni per Pianoni sopra/Genestredo/Vogogna (A34). Questo tratto di sentiero è da percorrere con attenzione, nei tratti più esposti e in un ripido canalino sono state messe delle catene, che facilitano il transito. Lasciate alle nostre spalle le ultime case, incontriamo quasi subito le prime catene, superato il suggestivo Vallone della Chiesa arriviamo ai Pianoni dove decidiamo di fermarci per la pausa pranzo. Dalla palina segnavia tralasciamo il sentiero a destra che sale verso l'alpe Marona e il Pizz lacina (Pizzo La Cima) e scendiamo ai ruderi delle baite sottostanti, da notare una bella vasca in sasso per la raccolta dell'acqua. Il sentiero è sempre ben segnalato e attraversa luoghi dove la natura si sta poco a poco riappropriando degli spazi a suo tempo sottratti dall’uomo. In breve arriviamo ai Pianoni di sotto e successivamente all'alpe Sona, fino a raggiungere la località Cà. Da qui il sentiero a tratti scalinato scende rapidamente, fino a raggiungere la strada asfalta che seguiamo verso sinistra per un decina di metri arrivando all'oratorio di San Martino e all’antico borgo di Genestredo. Dalla fontana nel centro del borgo, proseguiamo a sinistra verso la Rocca presumibilmente di origine longobarda. Oltrepassata un'area di sosta con panche e fontanella, giungiamo a un bivio, prima di proseguire a sinistra, decidiamo di andare a vedere la rocca, purtroppo ridotta a un romantico rudere, da dove però si può dominare l'Ossola Inferiore.
Ritornati al bivio seguiamo gli evidenti segnavia bianco/rossi, questo tratto di sentiero denominato "Viaggio nelle profondità della terra" è un itinerario geologico attrezzato con pannelli esplicativi. Oltre a presentare alcuni saliscendi, nei punti più esposti sono state collocate delle catene.
Nella parte più occidentale attraversiamo le filloniti rocce deformate per frizione lungo la linea del Canavese, una fascia lungo la quale l'edificio alpino si è sovrapposto al più antico dominio sudalpino; poco più avanti possiamo osservare il contatto diretto tra rocce di questi due domini (Scisti di Fobello e Rimella e granuliti della crosta profonda della Zona Ivrea Verbano). Giunti su un belvedere, osservando un pannello, possiamo vedere la morfologia pre e post-glaciale della valle del Toce. Dopo aver incontrato le pseudotachiliti, testimoni di antichi terremoti, si raggiunge, all'estremità orientale, il contatto tra granuliti e peridotiti, rappresentativo della discontinuità di Mohorovicic (o "Moho"), ossia il contatto crosta - mantello.
Il sentiero termina in un prato, dove stranamente non troviamo più nessun segnavia. Lo attraversiamo arrivando sulla strada asfaltata che seguiamo verso sinistra, in breve oltrepassate alcune aziende, imbocchiamo l'ultima stradina sterrata a sinistra e subito dopo nei pressi di una cappella votiva, svoltiamo a destra seguendo una strada agricola. Arrivati sulla strada asfaltata svoltiamo a sinistra raggiungendo un'ulteriore cappella, oltrepassato un ponticello proseguiamo seguendo Via G. Cuzzi, fino a raggiungere nuovamente il monumento all'alpigiano.
Dall'autostrada A26 - Gravellona Toce, continuiamo sulla SS33 del Sempione fino all'uscita di Premosello Chiovenda. Attraversato il ponte sul fiume Toce, seguendo le indicazioni oltrepassiamo Cuzzago e dopo circa 3,5 km arriviamo a Premosello. L'auto la parcheggiamo a destra in piazza Bolzani, poco oltre la chiesa parrocchiale di Maria Vergine Assunta 222 m circa.
Seguiamo via G. Chiovenda sul lato destro del torrente e arrivati al secondo ponte lo attraversiamo arrivando al monumento dell'alpigiano, inizio del "Sentiero Natura - Vivere in salita" e perno centrale dell'anello che andremo ad affrontare. Passiamo a lato di una banca per poi svoltare a sinistra arrivando alla chiesetta di Sant'Anna. Oltrepassata la chiesetta, poco prima che la strada faccia una curva verso destra, imbocchiamo a sinistra via G. Varetta, dopo un paio di curve la via si restringe fino a diventare una mulattiera.
Arrivati nei pressi della Cappella al "Rasciaval", dalla palina segnavia seguiamo le indicazioni a sinistra per Colloro/Capraga, la mulattiera anche se molto vecchia, lo si nota dai sassi levigati sotto ai nostri scarponi, è ancora in ottimo stato. Durante la salita attraversiamo un paio di volte la strada asfaltata, ma questo non influisce sul fascino di questo percorso dove sono stati collocati alcuni pannelli didattici, che raccontano la dura vita che si svolgeva su questi monti.
Usciti dal bosco in breve arriviamo a Colloro 468 m, un tipico villaggio adagiato su un ripiano montano, che riceve il sole tutto l'anno, un detto popolare recita: "una giornata invernale di sole, a Colloro è mezza primavera".
Attraversata la strada, seguendo i segnavia bianco/rossi entriamo tra le strette viuzze del paese. Ad un bivio svoltiamo a destra in Via Fontana Bosco, passati davanti all'antico torchio del XVIII, in breve arriviamo sulla strada asfalta che seguiamo in leggera salita verso la chiesa. Prima di raggiungere il piazzale antistante la chiesa, seguiamo a sinistra le indicazioni su un cartello segnavia per San Bernardo/Capraga (A36).
Il sentiero sale con una lunga diagonale il versante della montagna, per poi diventare ben presto una larga mulattiera, che guadagna quota fra i resti di antiche roncature, castagni da frutto e noccioli. Raggiungiamo un poggio con bella vista su Colloro e sull'incassato vallone "d Rughett", giunti a un bivio con una vecchia palina segnavia in legno, continuiamo a destra iniziando a salire rapidamente a destra di uno sperone roccioso (la Busàa). Il sentiero prosegue passando accanto ad una sassaia (la giavina dal Sarüal) e in breve raggiungiamo l'antica cappella d'la Burèta risalente al XV sec., dove all'interno è raffigurato S. Antonio Abate con una lunga barba bianca circondato da animali dell'economia contadina. Dopo una breve pausa riprendiamo il cammino arrivando alla vicina chiesetta di S. Bernardo del XV sec., a poco distanza dal gruppo di rustici di Biogno "Biuagn" 818 m. Seguendo le indicazioni sulla palina segnavia Sasso Termine/Capraga, svoltiamo a destra passando a lato della chiesetta, oltrepassate alcune baite arriviamo sulla carrozzabile che attraversiamo, per poi continuare a salire nel bosco. Con alcuni tornanti saliamo fino a raggiungere un centenario, contorto castagno da frutto, che preannuncia l'arrivo a Sasso Termine "Sastermi" 954 m.
Passiamo tra le case addossate l'una all'altra, raggiungendo la gippabile che seguiamo per qualche minuto fino alle prime case di Capraga "Bartüal" 951 m, dove fa bella mostra la baita recentemente ristrutturata del'Associazione Alpe Capraga. Un proverbio dice che Capraga è un paes gres, via la fiòca, al vanza fò i sess (paese grasso, via la neve, saltano fuori i sassi). Dalla palina segnavia scendiamo lungo la rotabile arrivando alle ultime case, dalla fontana continuiamo verso destra seguendo le indicazioni per Pianoni sopra/Genestredo/Vogogna (A34). Questo tratto di sentiero è da percorrere con attenzione, nei tratti più esposti e in un ripido canalino sono state messe delle catene, che facilitano il transito. Lasciate alle nostre spalle le ultime case, incontriamo quasi subito le prime catene, superato il suggestivo Vallone della Chiesa arriviamo ai Pianoni dove decidiamo di fermarci per la pausa pranzo. Dalla palina segnavia tralasciamo il sentiero a destra che sale verso l'alpe Marona e il Pizz lacina (Pizzo La Cima) e scendiamo ai ruderi delle baite sottostanti, da notare una bella vasca in sasso per la raccolta dell'acqua. Il sentiero è sempre ben segnalato e attraversa luoghi dove la natura si sta poco a poco riappropriando degli spazi a suo tempo sottratti dall’uomo. In breve arriviamo ai Pianoni di sotto e successivamente all'alpe Sona, fino a raggiungere la località Cà. Da qui il sentiero a tratti scalinato scende rapidamente, fino a raggiungere la strada asfalta che seguiamo verso sinistra per un decina di metri arrivando all'oratorio di San Martino e all’antico borgo di Genestredo. Dalla fontana nel centro del borgo, proseguiamo a sinistra verso la Rocca presumibilmente di origine longobarda. Oltrepassata un'area di sosta con panche e fontanella, giungiamo a un bivio, prima di proseguire a sinistra, decidiamo di andare a vedere la rocca, purtroppo ridotta a un romantico rudere, da dove però si può dominare l'Ossola Inferiore.
Ritornati al bivio seguiamo gli evidenti segnavia bianco/rossi, questo tratto di sentiero denominato "Viaggio nelle profondità della terra" è un itinerario geologico attrezzato con pannelli esplicativi. Oltre a presentare alcuni saliscendi, nei punti più esposti sono state collocate delle catene.
Nella parte più occidentale attraversiamo le filloniti rocce deformate per frizione lungo la linea del Canavese, una fascia lungo la quale l'edificio alpino si è sovrapposto al più antico dominio sudalpino; poco più avanti possiamo osservare il contatto diretto tra rocce di questi due domini (Scisti di Fobello e Rimella e granuliti della crosta profonda della Zona Ivrea Verbano). Giunti su un belvedere, osservando un pannello, possiamo vedere la morfologia pre e post-glaciale della valle del Toce. Dopo aver incontrato le pseudotachiliti, testimoni di antichi terremoti, si raggiunge, all'estremità orientale, il contatto tra granuliti e peridotiti, rappresentativo della discontinuità di Mohorovicic (o "Moho"), ossia il contatto crosta - mantello.
Il sentiero termina in un prato, dove stranamente non troviamo più nessun segnavia. Lo attraversiamo arrivando sulla strada asfaltata che seguiamo verso sinistra, in breve oltrepassate alcune aziende, imbocchiamo l'ultima stradina sterrata a sinistra e subito dopo nei pressi di una cappella votiva, svoltiamo a destra seguendo una strada agricola. Arrivati sulla strada asfaltata svoltiamo a sinistra raggiungendo un'ulteriore cappella, oltrepassato un ponticello proseguiamo seguendo Via G. Cuzzi, fino a raggiungere nuovamente il monumento all'alpigiano.
Malati di Montagna ma anche Malati di Val Grande: Luisa, Franco, Silvio, Danilo e Fabio
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Sasso Termine
In Val Grande...!!!
Sant'Antonio Abate alla cappelletta d'la Burèta
Ciao Fabio, ho visto la salita sul sasso termine... Non siete in sicurezza, vuol dire che non è pericoloso!! Mi piacerebbe farla, così da cominciare a capire le prime difficoltà con quel tipo di approccio!!!! Se ci tornate..... Ci@ooo raffy
RispondiEliminabeh che dire Fabio, il video è molto bello e la musica perfetta. Un momento per riflettere!
RispondiEliminaciao
ciao Flavio, dalla Val Grande torno a casa sempre con qualcosa su cui riflettere e affronto la vita quotidiana in modo diverso...spero nel modo giusto...!!! mandi
EliminaNon ci sono mai stato in sti posti...chissà in futuro... Bello!
RispondiEliminaDomenico
ciao Domenico, un giro in val grande non deve mancarti, vedrai è un'esperienza davvero unica...mandi
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