Si parte da Rassa, uno dei paesi più belli e caratteristici della Valsesia, alla confluenza dei torrenti Gronda e Sorba. Risalendo la Val Sorba tra alpeggi fuori dal tempo, in una vegetazione lussureggiante, si arriva nella colonia delle peonie selvatiche, l’unica in tutta la Valsesia. Una meraviglia della natura, che però si può osservare solo per un periodo dell'anno. La Val Sorba è conosciuta anche come la Valle dei Tremendi, perché nel 1300 fu il rifugio dell’eretico Fra’ Dolcino e tra Ottocento e Novecento di Pietro Bangher, un piccolo brigante ingigantito dalla tradizione popolare. I sentieri sono ben segnalati e privi di difficoltà, per raggiungere le peonie bisogna risalire alcune pietraie, seguendo alcuni rari ometti di pietra.
Dall'autostrada A26 (Genova/Alessandria) si esce al casello di Romagnano Sesia/Ghemme, per poi proseguire seguendo la statale SS299 in direzione di Alagna. Dopo Piode e prima di arrivare a Campertogno, si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per Rassa, che si raggiunge in pochi minuti (917 m). Giunti alle porte del borgo si svolta a sinistra attraversando il torrente Sorba, per poi lasciare l'auto nel comodo parcheggio. Seguendo la strada si arriva in breve a un bivio, si svolta a sinistra, imboccando poco dopo una stradina cementata (traffico consentito ai soli mezzi autorizzati). Terminata la strada in una piazzola sterrata, si segue la bella mulattiera, arrivando in pochi minuti nella radura dell'alpe Campello (1095 m), dove è situata l'accogliente baita di "Heidi". La mulattiera prosegue senza troppi strappi, inoltrandosi sempre di più nella Val Sorba, dove si estende la “Grande Selva”, ricca di legname che per secoli ha garantito lavoro a boscaioli, carbonai e artigiani della calce, per questo motivo è stato istituito l'Ecomuseo del Legno e della Calce, un percorso didattico caratterizzato da quattro filoni tematici: il bosco, l'acqua, la roccia, il fuoco. Oltrepassate le baite e la grande croce dell'alpe Sorba "Sürba" (1151 m), in breve si arriva al ponte della Prabella (1180 m). Tralasciato a sinistra il sentiero 251b per la Cima di Bo, si prosegue passando a poca distanza dalla Cascina Antaiua (1220 m) e a un antico forno per la calce. Dopo la suggestiva cascata della "Gula Talheintha" (1270 m), si attraversata una strada sterrata e si continua a salire seguendo le indicazioni sulla palina segnavia, arrivando ai ruderi dell’alpe il Dosso (1395 m). Da qui dipartiva sulla destra il sentiero 251c per il Vallone dell'Artorto, eliminato per il pericolo di caduta sassi dalla frana soprastante e sostituito poco più avanti prima d'arrivare all'alpe Massucco (indicazioni su una palina segnavia). Guadato il torrente Artorto e oltrepassata un freschissima sorgente sulla sinistra, in leggera salita si arriva alla baita dell'alpe Massucco (1528 m), nascosta dietro al dosso che caratterizza la località. Sulla destra si possono osservare gli affioramenti di una vecchia cava di marmo, una bella scultura sul sentiero la ricorda. Per raggiungere la colonia delle Peonie selvatiche bisogna arrivare ai piedi di alcune frane, per poi iniziare a risalirle in direzione di una larice solitario sulla destra, facendo attenzione nel seguire alcuni ometti si arriva nella zona in cui crescono le peonie (fioritura nelle prime due settimane di giugno).
Altre escursioni in zona:
...in cresta sul Monte Bo di Valsesia
L'arrivo dell'inverno al bivacco Alpe Salei
da Rassa all'alpe Salei 1734 m - Val Gronda
giro in giro a Rassa, con pausa mangereccia da Heidi
La Valle dei "Tremendi"
Malati di Montagna: PiGi e il selvadego
Rassa
Peonia selvatica (Paeonia officinalis L.)
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