Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

domenica 29 giugno 2008

L'area protetta più alta d'Europa

Il Parco Naturale Alta Valsesia è l'area protetta più alta d'Europa, basti pensare che raggiunge i 4559 m della Punta Gnifetti, l'area si trova nel versante sud del Monte Rosa, dove nasce il fiume Sesia. Il programma dell'escursione di oggi è un magnifico giro ad anello, lasciamo la macchina nel grande parcheggio in località Wold 1271 m, a circa 1 km da Alagna. Partiamo alle ore 9.00, fa già caldo..., dal divieto di transito, percorriamo la strada asfalta, la vista sul Rosa è stupenda, si vede chiaramente il rifugio Capanna Regina Margherita 4554 m, in circa 35 minuti raggiungiamo la Cascata dell'Acqua Bianca (Zam wisse boch 1495 m), per chi vuole esiste un servizio navetta nel periodo estivo. All'inizio della mulattiera ci soffermiamo a leggere i vari pannelli, il nostro itinerario segue il segnavia n. 7, dopo circa 10 minuti raggiungiamo il bivio, dove svoltiamo a destra risalendo la mulattiera costruita dagli alpini che porta al Colle del Turlo, segnavia 7a. La salita si svolge in un bel bosco di larici, dove la fioritura di rododendri rende il percorso veramente piacevole. Tralasciamo il primo bivio, ci accorgiamo che le nuvole cominciano ad avanzare comprendo lentamente le montagne circostanti, al secondo bivio lasciamo a sinistra il sentiero 7e, proseguendo sempre sulla mulattiera. Arrivati in vista dell'alpe Mittlentail 1943 m, prima del torrente Testanera, svoltiamo decisamente a sinistra seguendo il segnavia 7d, il sentiero sale molto rapidamente, arriviamo a una cappelletta dove ci fermiamo per rinfrescarci. Paola oggi è veramente in forma, io e Danilo ci chiediamo come faccia in una giornata cosi calda ad avere tanta energia da spendere...BOH!?! Arriviamo all'alpeggio Testanera (Schworzhaupt 2260 m), dopo ci concediamo una sosta ristoratrice, nel frattempo le nuvole hanno ricoperto quasi totalmente il Rosa, un vero peccato!!! Riprendiamo il sentiero in leggera salita, in vista del rifugio Barba-Ferrero cominciamo a scendere, attraversiamo vari torrenti che formano il Flua Grobe, per poi ricongiungerci con il sentiero 7e, attraversiamo il torrente poco a monte del rifugio prima su una passerella in legno, dove Paola sembra non avere nessun timore..., poi attraversato un ponte arriviamo al rifugio CAI Barba-Ferrero 2250 m, all'alpe Vigne Superiore.
Il rifugio è gestito da due ragazzi Lorenza e Marco, la specialità sono le squisite torte fatte da Lorenza, entro nel rifugio piccolo ma veramente accogliente e ordino tre porzioni di polenta concia, Lorenzo invece preferisce mangiare i panini che si è portato da casa (peggio per lui), ci accomodiamo fuori seduti a uno dei tavoli, dopo circa 10 minuti ecco finalmente la tanto sospirata polenta, probabilmente avevo davvero fame perché in un attimo pulisco il piatto, nel frattempo proprio davanti ai miei occhi si diradano le nuvole e appare il maestoso Ghiacciaio del Sesia, che spettacolo! Bevuto il caffè e salutati i gestori ci incamminiamo sul sentiero 7, arriviamo nei pressi di una stupenda cascata dove decidiamo di andare a vederla da vicino, Danilo vuole una foto accanto, il tempo di poterla scattare che già era bagnato... Il sentiero in alcuni tratti è invaso dall'acqua di alcuni ruscelli, attraversiamo un paio di ponti spostandoci sul lato sinistro orografico della valle. Si ha come l'impressione di percorrere un enorme giardino, i rododendri in fiore sono dappertutto, fiori dai mille colori e le farfalle sembrano danzare attorno...
Attraverso un bel sentiero nel bosco arriviamo all'alpe Blatte (Zar Blattu) e subito dopo all'alpe Fum Blitz (1600 m circa), dove ci rechiamo a visitare la casa del Parco, vicino su una superficie di circa mezzo ettaro, è stato creato anche un orto botanico. Scendiamo lungo la mulattiera perfettamente restaurata, in breve attraversiamo il Sesia sopra a un caratteristico ponte con tanto di tetto, in questo punto il fiume ha scavato un orrido davvero impressionante! Passiamo per il rifugio F. Pastore 1575 m, a mio giudizio in una posizione molto panoramica su tutta il gruppo del Rosa, oltre dopo le case iniziamo a scendere sul sentiero n. 6, arrivando alla Cappelletta dedicata a S. Antonio, con Danilo presi dall'entusiasmo e da una vena di follia ci concediamo anche una breve corsa sulla strada carrozzabile, con Paola che tenta invano di seguirci...
Malati di Montagna

Davanti al rifugio Barba-Ferrero



Il ghiacciaio del Sesia



La mulattiera verso il Colle del Turlo

lunedì 23 giugno 2008

Quattro passi in Paradiso

Esistono luoghi dove l'uomo può solo fare da comparsa e dove la natura nella sua grandezza è l'attore protagonista. Sembra l'introduzione di un lungometraggio, ma la giornata che abbiamo vissuto domenica 22 giugno è stata davvero unica. Partiamo da Pont (1960 m) in Valsavaranche che sono circa le 9.45, il morale è altissimo, il Gran Paradiso ci da il benvenuto regalandoci un panorama davvero unico, ma siamo solo all'inizio... La mulattiera ha inizio proprio dietro al ristorante, la salita all'inizio si presenta tranquilla in un bel bosco di larici, dopo aver costeggiato una fragorosa cascata, il sentiero con ripidi tornanti risale la parete rocciosa, mantengo un passo lento in modo tale che il gruppo non si frammenti. Aldo sembra un folletto mi passa davanti correndo, in modo tale da fare le foto migliori mentre risaliamo... Arriviamo alla Croce d'Arolley (2324 m), la vista spazia dalla cima del Gran Paradiso 4061 m, il Ciarforon 3640 m e la Becca di Monciair 3544 m, rimaniamo estasiati da tanta bellezza, dopo l'arrivo di Danilo che chiudeva il gruppo scattiamo la foto di gruppo, il risultato è stupefacente sembriamo sospesi tra cielo e terra... Il sentiero prosegue sulla sinistra entrando nel Piano del Nivolet, lungo oltre sei chilometri a una quota di 2500, l'altopiano è uno dei più interessanti di tutto l'arco alpino, ci incamminiamo costeggiando la Dora di Nivolet che ci regala scorci davvero unici, le marmotte al nostro passaggio ci osservano e sembrano quasi che vogliano salutarci, gli innumerevoli ruscelli e torrenti formano torbiere e acquitrini, costringendoci a compire salti da un sasso all'altro, mentre le rane vere campionesse del salto in lungo si atteggiano prendendoci in giro... Dopo aver lasciato sulla nostra sinistra l'alpe Gran Collet 2409 m, davanti a noi la Punta Basei 3338 m salita più volte, ma oggi coperta dalle nuvole, continuiamo su una stradina poderale ormai abbandonata, che in leggera salita raggiunge la strada asfaltata. La strada doveva unire il versante piemontese con quello valdostano ma grazie all'intervento dell'Ente Parco questo scempio non è mai stato realizzato.
In breve raggiungiamo i laghi del Nivolet ancora parzialmente ghiacciati, vicino sorge il rifugio Savoia, ricavato da una delle tante case di caccia reale, purtroppo la strada che sale da Ceresole Reale e che porta fino al parcheggio davanti al rifugio è già stata aperta, da ottobre a maggio rimane chiusa, mentre nei mesi di luglio e agosto da qualche anno è stato attuato un servizio di navetta che sale dal lago Serrù. Sono le 13.00 e la fame comincia a farsi sentire, propongo una breve ma interessante alternativa per fermarci a mangiare, il gruppo con entusiasmo accoglie l'idea, risaliamo il versante dietro al rifugio raggiungendo in breve l'alpeggio Riva 2590 m ancora in uso. Dopo il rifornimento d'acqua, risaliamo il pendio erboso in direzione nord, dopo circa mezz'ora dal rifugio arriviamo sulle sponde del vasto lago Rosset 2703 m, il lago è completamente ghiacciato, curiosamente affiora un isolotto detto "cappello di prete", sulla destra spicca il Taou Blanc 3438, una delle cime con cui condivido dei bellissimi ricordi. Tra una risata e l'altra mangiamo, ma il tempo stringe e la strada del ritorno è lunga, una bella foto con lo sfondo il Gran Paradiso e via che si ritorna al rifugio, dove abbiamo lasciato alcune persone che stanche avevano deciso di fermarsi. Saluto gli amici Patrizia, Giuseppe e il figlio Fabio, che da Ceresole Reale sono venuti per salutarci, gambe in spalle e via che si riprende la via del ritorno. Con Danilo chiudo il gruppo controllando di non aver lasciato nessuno indietro, seguiamo un sentiero tra vaste fioriture bianche della parnassia e anemoni, la Grivola con i suoi 3969 m domina tutto l'altipiano. Arriviamo a Pont che sono le 17.30, abbiamo percorso 21 km, con un dislivello di 740 m, sono passati circa più di dieci anni dalla prima volta che ho percorso il piano del Nivolet, ma ogni volta è come se fosse la prima, un luogo davvero unico.
Malati di Montagna

Gruppo del Gran Paradiso



Croce d'Arroley



Fioriture di parnassia



Piano del Nivolet

domenica 15 giugno 2008

Via Ferrata Gruppo Alpini - Corno Medale 1029 m

Piccola premessa, le ferrate sulle pareti di montagne dove vicino ci sono vie aperte da alpinisti del calibro di Bonatti e Cassin non dovrebbero esistere, mentre vie ferrate che ricordano percorsi storici o comunque che aiutano a capire le difficoltà che l'uomo poteva incontrare, specialmente durante la guerra del 1915-1918, come la La Strada degli Alpini fatta l'anno scorso con il CAI a mio modesto parere è giusto che si possano percorrere anche attrezzandole... ma allora perché fare la ferrata del Corno Medale? Una domanda che mi sono chiesto quando stavo scendendo con il sentiero verso Lecco. Ho fatto questa ferrata come conclusione di un corso istituito dalla mia sezione, dove hanno chiesto al gruppo dell'escursionismo di dare una mano, durante l'uscita. Il programma prevedeva la Via Ferrata Jose Angster e il primo tratto della Via Ferrata delle Guide in Val di Gressoney, stamattina visto le previsioni si è deciso di andare più vicino, precisamente a Lecco. Non descrivo la ferrata perché è meglio che ognuno valuti le sue abilità e esperienze in questo tipo di attività, posso solo dire che la prima metà della ferrata è molto difficile, mentre la seconda richiede molta attenzione e dove le forze fisiche cominciano a mancare, valutare soprattutto che la ferrata non ha vie di fuga in caso di abbandono, per cui bisogna salire fino in cima.
Malati di Montagna





lunedì 2 giugno 2008

Gran Vaudala "La Valle dei Vichinghi"

...aquila reale, marmotte, camosci, ci danno il benvenuto...siamo nel cuore del Parco Nazionale Gran Paradiso. Domenica 1 giugno, quinta gita escursionista del CAI di Legnano, partenza ore 6.00 destinazione Val di Rhemes, siamo solo in 20, forse il ponte del 2 giugno, magari anche il maltempo dei giorni scorsi, ha fatto cambiare idea a molte persone... Percorriamo la val di Rhemes in un'atmosfera quasi irreale, è forse una delle più affascinanti e incontaminate valli delle Alpi Graie. Attraversiamo il comune di Rhemes Notre Dame con la sua bella chiesa del 1650, usciti dal paese, poco prima del termine della strada si trova sulla sinistra un ampio parcheggio 1850 m circa. Si prosegue sulla stradina asfaltata fino a raggiungere una tabella segnavia, si lascia a sinistra il sentiero n. 11 per il colle Lenyr (dal colle si sale al Taou Blanc 3438 m cima più volte risalita dal versante del Nivolè), poco dopo arriviamo a un alpeggio, lasciamo la strada che sale a destra e proseguiamo sull'ampia mulattiera. Incontriamo una vecchia casa, un tempo caserma della Guardia di Finanza, le marmotte nei prati si rincorrono e con il loro fischio ci avvertono di stare lontani e di non disturbarle, stiamo camminando sopra alla Dora di Rhemes che scorre profondamente incassata in un fragoroso rumore. Arriviamo a un ponte che per motivi sconosciuti non esiste più, al suo posto troviamo due tronchi che cerchiamo di fissarli il meglio che possiamo, superato il torrente troviamo un bivio seguiamo il segnavia 12 a sinistra. trascurando la traccia per rif. Benevolo. Attraversiamo il bel pianoro arrivando in breve al ponte che ci conduce sulla sponda destra orografica, il sentiero prosegue in leggera salita tralasciamo un vecchio ponte sulla sinistra, ma ecco che all'improvviso il gruppo si ferma, chiedo cosa è successo, Aldo mi dice che non si riesce in nessun modo a attraversa il torrente, forse il maltempo dei giorni scorsi ha fatto alzare notevolmente il livello dell'acqua, e comunque non si vede nessuna traccia di presunti ponti. Breve consultazione tra gli accompagnatori, decidiamo di ritornare al vecchio ponte poco più in basso e di cercare qualche traccia per proseguire, Aldo e Lorenzo salgono a sinistra, mentre io decido con altri cinque di andare verso destra costeggiando il torrente e cercando di raggiungere il sentiero. La mia strategia si è rivelata purtroppo la più esatta, infatti senza tante difficoltà raggiungiamo il sentiero, ma il resto del gruppo ormai sta già risalendo il versante della montagna... Con le radio gli comunichiamo che stiamo salendo e che li aspettiamo sul sentiero, vediamo sbucare dai cespugli Aldo seguito da tutto il gruppo, molti sono affaticati da questo fuori programma, alcuni mi chiedono come è possibile che io sia arrivato prima di loro, visto che ero l'ultimo della fila...rispondo che è solo stata fortuna con un pizzico di esperienza. Il sentiero ora ben marcato sale tra ripide svolte nel bosco di larici, arrivati a quota 2250 m circa, entriamo nel selvaggio vallone della Gran Vaudala (il nome di questo vallone non so perché mi ricorda i Vichinghi). Passate alcune balze esposte dove bisogna prestare attenzione, alcuni comosci ci osservano dall'alto come sentinelle, in breve arriviamo agli splendidi caseggiati abbandonati dell'Alpe Gran Vaudala 2340 m, dove facciamo la doverosa pausa. Con Aldo e con gli altri accompagnatori valutiamo se è il caso di andare avanti o di fermarci, il sentiero che dobbiamo fare dalla parte opposta per raggiungere il rif. Benevolo è ricoperto in alcuni punti da residui di slavine cadute nell'inverno ed è anche molto esposto. Si decide di provare, seguiamo il sentiero 13A per il colle Rosset 3023 m (risalito più volte dalla parte opposta), poco dopo si lascia la traccia principale per scendere verso il torrente dove su un sasso è indicato la direzione per il rifugio. Anche in questo caso è problematico l'attraversamento, Danilo vede alcune assi abbandonate, usate probabilmente per fare da ponte, con un po di ingenio riusciamo a far passare tutti dall'altra parte, ma la nostra impresa si rivela inutile, alcune nuvole minacciose si avvicinano, andare avanti non ci sembra sicuro quindi ritorniamo all'alpeggio dove pranziamo. Nel frattempo Lorenzo che era andato a vedere il sentiero ritorna e ci comunica che andare avanti era assolutamente impossibile, la slavina che dovevamo attraversare era in un tratto molto esposto, con tratti ancora ghiacciati. Dopo aver mangiato e fatto quattro chiacchere riprendiamo il sentiero fatto in precedenza, arrivati in fondo allam valle decidiamo di andare a vedere le fragorose cascate della Dora di Rhemes, attraversiamo l'unico ponte dove è segnato chiaramente il sentiero 12, saliamo attraverso i prati fino a incrociare il sentiero per il rif. Benevolo, poco dopo ecco la cascata un'opera d'arte della natura, si scattano foto a raffica, si rimane a bocca aperta, alcuni si siedono davanti estasi, immancabilmente facciamo la foto di gruppo. Mentre torniamo all'auto sopra le nostre teste vola con fierezza ed eleganza sua maestà l'aquila, sembra quasi che ci voglia salutare, anche se non siamo riusciti a completare l'escursione, credo che le persone si siano divertite...
Malati di Montagna

il GRUPPO DI QUELLI CHE NON MOLLANO MAI...



...l'estate tarda ad arrivare...



Vallon de Grand Vaudalaz