Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri:
dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine.
In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.
Gabriel García Márquez

domenica 22 settembre 2013

Canyon della Val Gargassa

...che ti move, o omo, ad abbandonare le proprie tue città, a lasciare li
parenti e amici, ed andare in lochi campestri per monti e valli, se non la
naturale bellezza del mondo?...
Leonardo Da Vinci

Percorriamo l'autostrada A26 Voltri-Gravellona in direzione di Genova, usciti a Ovada alla rotonda proseguiamo verso sinistra seguendo le indicazioni per Masone/Genova. Arrivati a Rossiglione svoltiamo a destra e iniziamo a salire verso Tiglieto, dopo circa 3 km svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per lo stadio comunale, in breve scendendo lungo la stradina arriviamo nell'ampio parcheggio accanto al campo sportivo in località Gargassino a circa 320 m.
Dal pannello didattico del Parco del Beigua prendiamo il sentiero che costeggia le tribune contrassegnato con due XX, che si inoltra nel rado bosco. Mantenendoci sulla sinistra orografica del caratteristico torrente proseguiamo con alcuni saliscendi, giungendo ad una bella pineta. Continuando in falsopiano usciamo dal bosco arrivando a una prima strettoia della valle, oltrepassato un breve tratto protetto da una staccionata in legno, effettuiamo un traverso su una placchetta rocciosa con alcune catene, l'ambiente selvaggio che ora si presenta davanti ai nostri occhi ci ricorda molto il film di jurassic park. Proseguiamo fra incombenti pareti di roccia conglomeratica, giungendo ad un ripiano roccioso dove sulla sinistra si può osservare una parete stratificata di conglomerato ai cui piedi il torrente scorre in una specie di piccolo canyon.
La loro formazione risale a circa 35 milioni di anni fa quando, all'inizio dell'Oligocene, un antico mare, situato nell'attuale versante padano, ricoprì progressivamente le terre emerse formando un nuovo ed ampio golfo.
Il percorso rimanendo sempre a lato del torrente  giunge  ad un punto in cui effettua una curva verso destra, è da qui che inizia a nostro parere il tratto più spettacolare, le pareti di conglomerato nerastro si avvicinano sempre più, formando una specie di forra, dove il torrente scorre quasi placido creando una serie di pozze e laghetti dal color smeraldino, molto suggestivi.
Giunti nel tratto più stretto il sentiero prosegue alto rispetto al torrente, protetto da una staccionata in legno, oltre la quale proseguiamo su una cengia fino ad arrivare al primo guado, posto sotto un torrione di roccia dall'aspetto particolare che dà origine al toponimo “Muso del Gatto” (muru du gattu).
Passiamo ora sulla sponda destra idrografica del rio Gargassa, guadagniamo alcune decine di metri di quota, per poi proseguire in piano nel bosco, ridiscendiamo nuovamente a guadare il rio Gargassa e risaliti pochi metri si apre davanti a noi un ampio prato con alcuni edifici rurali, siamo giunti all'antico borgo di case Veirera 401 m. Il toponimo “Veirera” è piuttosto frequente sui versanti padani del Parco ed indica l’antica presenza di vetrerie. Tralasciamo momentaneamente il sentiero a destra da cui faremo ritorno e raggiungiamo in breve la borgata, costituita da alcune diroccate abitazioni e da un nuovo rifugio di proprietà del Parco. Decidiamo di seguire il sentiero indicato da una palina segnavia per la sorgente sulfurea, proseguiamo nel bosco verso sud, dopo pochi minuti tralasciamo la deviazione a sinistra per Rossiglione e senza particolari difficoltà giungiamo in una zona aperta dove, tra rocce affioranti e bassi arbusti, scendendo verso il corso d’acqua individuiamo la sorgente sulfurea, con tipiche concrezioni attorno e un debole odore di zolfo. Ritorniamo per il medesimo sentiero fino al bivio poco dopo le case di Veirera, seguiamo il sentiero a sinistra ora contrassegnato con tre pallini gialli, costeggiato il ripiano erboso scendiamo per attraversare un torrentello per poi riprendere a salire con decisione. Oltrepassato un colletto proseguiamo in falsopiano con splendide vedute sulla lunga cresta rocciosa, dal Muso del Gatto fino al curioso fenomeno denominato “il balcone della signora” (u barcun dla scignüa) una frattura verticale originatasi in un bastione di roccia bruno-rossastra.
Attraversato l'alveo di un torrentello asciutto, proseguiamo in salita, prima diagonalmente e poi piegando a sinistra, risalendo il versante detritico alla base dei picchi conglomeratici sommitali della Rocca Giana. Seguendo i segnavia iniziamo a guadagnare quota ripidamente fino alle rocce soprastanti, per poi proseguire con un breve traverso verso destra. Aggirato uno spigolo continuiamo lungo un traverso, per una esposta ma breve cengia, un cavo in acciaio ne facilita il superamento, in breve arriviamo a un colletto, da dove tralasciamo momentaneamente il sentiero per proseguire in cresta fino alla Rocca Dra Crava 512 m, dove ci fermiamo qualche minuto, ammirando lo splendido e insolito panorama. Ritornati sul sentiero scendiamo sull'opposto versante con alcuni tornanti e dopo una lunga diagonale iniziamo a perdere quota ripidamente arrivando in prossimità di un torrente che attraversiamo. Sul lato opposto riprendiamo a salire verso sinistra per alcuni metri e seguendo i segnavia attraversiamo nuovamente un piccolo rio. Il sentiero prosegue in salita e gradualmente diventa una pista sterrata con a lato una rete metallica, dopo un tratto pianeggiante giungiamo ad un bivio, proseguiamo diritti arrivando davanti a un cancello che apriamo passando dall'altra parte (richiudere il cancello). Dopo pochi minuti giungiamo ad un altro bivio nei pressi dell’Agriturismo Monterosso, continuiamo diritti arrivando in breve all'ingresso di Cascina Camilla. Proseguiamo per un breve tratto in salita verso sinistra per poi riprendere a scendere con alcuni ripidi tornanti arrivando sul lato opposto del parcheggio dove avevamo lasciato l'auto al mattino.
Prima di tornare a casa decidiamo di fare una visita al borgo medioevale di Tagliolo Monferrato (Tajeu o Tajeo in piemontese), comune in provincia di Alessandria situato nell'Alto Monferrato, posto su un'altura nei pressi della confluenza dello Stura nell'Orba.
Ritornati alla rotonda dell'autostrada continuiamo verso Ovada e il Parco Storico Alto Monferrato, attraversiamo il paese per poi continuare seguendo le indicazioni Tagliolo/Castelli Alto Monferrato.
Scopriamo al nostro arrivo che è in atto la manifestazione “Le storie del vino”, due giorni completamente dedicati al vino rosso, che trasforma il piccolo paese in uno scenario medievale. Lasciata l'auto nello spazio adibito, con la navetta saliamo verso il castello, feudo imperiale dal 967, circondato dal suo borgo medievale che domina un'ampia zona di vigneti dell'Alto Monferrato, da sempre riconosciuti fra i migliori per la produzione del Dolcetto d'Ovada.
I Marchesi Pinelli Gentile, proprietari del Castello di Tagliolo dal 1498, continuano con passione la tradizione plurisecolare di coltivazione della vite e la produzione di vini pregiati, la classica ciliegina sulla torta...!!!
Malati di Montagna: Deborah, Danilo e Fabio

direttamente da jurassic park...?!?






alcuni passaggi da fa balà l'och...!!!



cartina del percorso


Beigua European & Global Geoparkloghi geopark
Dal marzo 2005 il comprensorio del Parco naturale regionale del Beigua, la più vasta area naturale protetta della Liguria, è riconosciuto come Geoparco Europeo e Mondiale sotto l’egida dell’UNESCO. Si tratta di uno spettacolare balcone naturale formato da montagne che si affacciano sul mare, ventisei chilometri di crinali montuosi, a due passi dalla Riviera Ligure, che costituisce una delle zone più ricche di geodiversità e biodiversità della regione.



Tagliolo Monferrato
"Le storie del vino"



sabato 14 settembre 2013

Anello in Val Varrone passando per i Laghi di Deleguaccio

Si parte da Premana 951 m raggiungibile da Lecco o da Bellano percorrendo la carrozzabile della Valsassina fino a Taceno. Da qui prendiamo la deviazione per Margno e Casargo, oltre i quali entriamo in Valvarrone, attraversato il ponte risaliamo fino a Premana, la macchina la lasciamo nel parcheggio accanto al Centro Ricerca e Sviluppo della CAMP.
Attraversata la strada troviamo le indicazioni sui vari percorsi che si possono effettuare con i relativi tempi, dopo una breve rampa in cemento, abbandoniamo le ultime case del paese e imbocchiamo la bella mulattiera che ci porta in breve a Gorla (Gorle) 994 m. Perdiamo leggermente quota per poi riprendere a salire lambendo il caratteristico nucleo di Zucco (Zucc). Seguendo i vari bolli o frecce tagliamo i maggenghi di Gianello, entrando così nella stretta valle del Varroncello, la cui sponda destra è costituita dal versante Sud del Monte Legnone. La salita prosegue con tratti ripidi intervallati da altri a mezza costa, dopo un breve pausa su un poggio panoramico ci abbassiamo arrivando sotto a un'enorme roccione con una cappelletta. Riprendiamo a salire costeggiando lo steccato in legno a protezione del precipizio sulla sinistra, arrivati al limite della vegetazione d'alto fusto incontriamo una grossa cappella con accanto una fontanella, il sentiero prosegue con un lungo traverso in salita fino ad arrivare all'alpe Deleguaccio 1668 m. Dalla palina segnavia tralasciamo il sentiero a destra dal quale faremo ritorno e proseguiamo diritti seguendo il sentiero che si alza dietro alle baite, aggiriamo le rocce sovrastanti sulla sinistra per poi passare al di sopra. Proseguiamo sulla successiva dorsale e per pascolo roccioso affrontiamo un ripido pendio, continuando in diagonale attraversiamo il torrente emissario del lago un paio di volte e con un ultimo sforzo arriviamo nella conca che ospita il bel lago inferiore di Deleguaccio 2096 m, accanto alla palina segnavia sorge un piccolo ricovero ricavato da una baita che normalmente è chiuso!
Io mi fermo a ritemprarmi il corpo e lo spirito, mentre Danilo lasciato lo zaino decide di salire fino al lago superiore 2238 m, il primo tratto del sentiero che unisce i due laghi si può definire attrezzato, ma il secondo tratto, anche se breve, è una ferrata è sarebbe bene affrontarlo con le opportune precauzioni, soprattutto se poi si vuole ridiscendere.
Per il ritorno scendiamo fino all'alpe Deleguaccio per poi effettuare un fantastico e lungo traverso che passando per l'alpe Solino arriva fino all'alpe Premaniga. Il sentiero è sempre ben segnato, però bisogna mettere in conto gli innumerevoli saliscendi, giunti all'alpe Premaniga 1396 m dalla fontana in legno scendiamo sul sentiero sottostante per poi continuare a destra seguendo la bella mulattiera verso Premana. Arrivati tra le case del paese proseguiamo in discesa su Via Repubblica e oltrepassata la chiesa parrocchiale di San Dionigi in pochi minuti facciamo ritorno al parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto. Escursione da affrontare solo se si ha già un buon allenamento nel camminare per terre alte.
Malati di Montagna: Danilo e Fabio

by Danilo 
primo tratto del sentiero attrezzato


secondo tratto con la breve ferrata


Lago Deleguaccio Superiore 2238 m


by Fabio
giochi di luce...e di ombre


un angolo suggestivo


O passegger nella solinga via sosta per mormorar Ave Maria.
Ti sembrerà così d'esser bambino, e sentirari la mamma a te vicino.
Sosta e riposa, il cuore rasserena e disacerba ogni segreta pena
quando riprenderai la lunga via avrai con te la mamma tua
"Maria"


lungo il sentiero...


Lago Deleguaccio 2096 m


visto dal sentiero che sale verso quello superiore




sabato 7 settembre 2013

Claudio e Giorgio due veri "Malati di Montagna"

L'anno scorso causa cattivo tempo avevamo dovuto rinunciare ma quest'anno mi ero ripromesso che anche se nevicava ci sarei andato comunque a trovarli e cosi è stato...
Claudio, Giorgio (www.escursionando.it) e Luciano, ogni anno come volontari della sezione Cai di Olgiate Olona gestiscono per un weekend il Rifugio S. Ferioli con grande passione, lasciando a tutti coloro che vanno a trovarli un bellissimo ricordo, la loro prerogativa e l'ospitalità e a nostro parere sanno davvero come ottenerla....
Per la descrizione dell'itinerario consultare il link
Malati di Montagna: Giulia, Alessandro, Danilo e Fabio

si inizia a pompare...!!!


ombre e luci si alternano...


alcuni splendidi esemplari di stambecco


al colle Mud 2324 m


i mitici gestori del Ferioli...quelli a destra...


tutto può sembrare...


...ma pochi secondi ed ecco tornare il sereno




venerdì 6 settembre 2013

La montagna "fast" o"slow"?



Camminare per me significa entrare nella natura. 
Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. 
La Natura per me non è un campo da ginnastica. 
Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. 
Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori. 
Le alte montagne sono per me un sentimento.
Reinhold Messner

domenica 1 settembre 2013

Allo Zucco dei Falò, tra gli alti pascoli delle Grigne

Con la provinciale 62 oltrepassato il colle di Balisio proseguiamo in discesa per circa tre chilometri. Arrivati a Pasturo prendiamo la prima strada a sinistra e alla rotonda presso un benzinaio seguiamo Viale Trieste per poi svoltare poco dopo a sinistra arrivando a un parcheggio a più livelli, dove lasciamo l'auto 632 m.
Ultimati i preparativi seguiamo la scalinata a destra del parcheggio a fianco del Torrente Cariola, saliamo fino ad incontrare la strada asfaltata, per poi continuare verso destra seguendo prima Via Manzoni e poi Via Baiedo, in circa 20 minuti arriviamo alla piccola frazione di Baiedo.
Seguendo le indicazioni per S. Calimero/Piani di Nava imbocchiamo Via Rocca, passiamo di fianco a una casa con dipinto su un lato una cartina dei sentieri della zona,  proseguiamo in salita lungo la stretta strada fino ad arrivare ad alcune case isolate, dove troviamo una palina segnavia.
Continuiamo a percorrere la strada cementata, lasciando alle nostre spalle l'abitato di Baiedo. Il percorso è interamente su mulattiera abbastanza larga da permettere il passaggio dei mezzi che salgono alle baite sovrastanti. Raggiungiamo la Cascina Rossarol e passando sotto la Costa Panic percorriamo la bucolica valle di San Levargo, con il grazioso abitato di Nava. Giunti alla palina segnavia proseguiamo diritti verso il rifugio, arrivati al Cò di Nava appena sopra di noi è già visibile il rifugio che raggiungiamo brevemente seguendo le evidenti indicazioni.
Il rifugio Riva è posto a 1020 m poco sopra l'alpe Piattè, sul costone nord-orientale del Pizzo della Pieve, sul versante orientale del Grignone (il versante che guarda sulla Valsassina), su un gradevole poggio alberato.
Inaugurato il 28 maggio 1950, di proprietà privata, è una costruzione in muratura a due piani derivata dall'ampliamento di un casolare preesistente.
Da dietro la cappella seguendo le indicazioni sulla palina segnavia proseguiamo verso nord / nord-ovest, imboccando l'evidente sentiero per San Calimero, ben segnalato che passa sopra il rifugio riportandoci in direzione sud. Risaliamo con decisi strappi ma senza particolari difficoltà, lungo il percorso passiamo nei pressi della Baita Pananchiella, incrociando la strada sterrata proveniente da Nava (un'alternativa per chi vuole evitare di salire al rifugio). Continuiamo lungo il sentiero passando accanto a delle piccole casere chiamate Casere Pore, da qui il percorso comincia a risalire la montagna con piccoli tornanti, fino ad un ultimo tratto più tranquillo che porta alla chiesetta di San Calimero 1493 m.
Antichissima è la data della sua fondazione: 1343, se vogliamo prestare fede al rogito di Pietro Fasolo, Cancelliere della Curia. La designazione del posto, secondo una leggenda locale, venne indicata dalle rondini. Esse col becco trasportarono i minuscoli grani di calce, dal mucchio già approntato per la costruzione, su un ripiano superiore. La volontà di Dio si era così manifestata, contro la volontà degli uomini, attraverso un breve frullo d’ali. Dopo esserci dissetati alla fresca fontanella, dalla palina segnavia proseguiamo verso destra in leggera salita seguendo le indicazioni Traversata bassa/Pialeral, prima di arrivare alle baite di Prà Bello di Sopra pieghiamo verso destra e con percorso libero raggiungiamo la cima dello Zucco dei Falò 1592 m. Scendiamo lungo la cresta erbosa arrivando in breve al passo del Solivo 1574 m, con un sentiero poco evidente proseguiamo verso sinistra rimanendo alti rispetto alle sottostanti baite, oltrepassato un canalino iniziamo a scendere gradatamente verso una fontanella recintata. Dalla palina segnavia proseguiamo ora sull'evidente traccia seguendo le indicazioni "Traversata Bassa - via estiva", entrati nel bosco perdiamo quota velocemente fino ad arrivare alla palina segnavia della Valle Acqua Fredda 1350 m. Con alcuni saliscendi giungiamo ad un'area attrezzata con fontanella, su un pannello didattico possiamo leggere la morfologia del Grignone dal versante di Pasturo, da qui si può scendere direttamente al rifugio Antonietta al Pialeral, oppure seguire la sottostante strada sterrata, in entrambi i casi si arriva all'alpe Cova 1311 m con il suo omonimo laghetto. Dalla palina segnavia si hanno due possibilità per far ritorno a Pasturo, se si vuol far meno fatica e si ha poco tempo conviene scendere a sinistra passando a lato del lago, altrimenti come abbiamo fatto noi si piega a destra sul sentiero 31 che scende verso il colle del Balisio.
Il percorso è costituito all'inizio da due sentieri paralleli divisi da una fila di noccioli, si trasforma poi in un ripido sentiero che a volte si divide in più tracce che si intersecano e scendono con ampi tornanti nel bosco della costa Reor fino ad incrociare l'itinerario proveniente dai Piani dei Resinelli (Traversata Bassa).
Proseguiamo verso sinistra, superiamo un tratto in ripida discesa su fondo cementato alla sinistra di un ruscello e successivamente percorriamo un lungo tratto in leggera pendenza, siamo nella valle dei Grassi Lunghi e oltrepassato l'omonimo agriturismo raggiungiamo la Cappella del Sacro Cuore 833 m.
Da qui svoltiamo a sinistra e proseguiamo in piano lungo la riva sinistra del torrente dell’Acqua Fredda, oltrepassato un ponte in legno iniziamo a salire e all'altezza di un tornante imbocchiamo lo stretto sentiero a sinistra per Cornisella indicato da una piccolo cartello. Continuiamo in decisa salita raggiungendo alcune case ben ristrutturate, svoltiamo a destra seguendo le indicazioni per Brunino e dopo un breve tratto in piano iniziamo a scendere. Poco prima che il sentiero riprenda a salire in prossimità di alcune case scendiamo sulla sottostante stradina che seguiamo verso sinistra. Con alcuni sentieri non segnalati tagliamo i vari tornanti raggiungendo la mulattiera selciata per Pasturo che seguiamo giungendo tranquillamente  fino al paese.
Malati di Montagna: Danilo e Fabio

Valle di San Levargo


Chiesetta di San Calimero...e poi...


...Pizzo della Pieve...


salendo allo Zucco dei Falò...


...verso la Grignetta