Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 2 marzo 2014

Giro dei Sette Campanili...ciao DON...

...mentre cammino mi arriva una messaggio sul cellulare, un amico mi comunica che nella notte è morto Don Cesare... Era il parroco della mio paese in cui sono cresciuto, colui che mi ha fatto conoscere e innamorare di questo splendido mondo. Ognuno è libero di credere al Dio che vuole o semplicemente di non credere, il "Don" come spesso mi piaceva chiamarlo, mi ha insegnato che in montagna ognuno trova quello che porta dentro di sé, camminare in montagna significa affrontare la  vita in modo diverso, raggiungendo un unico scopo, entrare a far parte della natura e di colui che l’ha creata. Ora quando raggiungerò una cima potremmo di nuovo sorridere assieme e stringerci la mano...grazie DON...

Dopo le copiose nevicate di questi giorni e il grado di pericolo valanghe che si è alzato nuovamente, decidiamo di fare un'uscita a quote basse senza neve, ma dove andare visto che ha nevicato dovunque? Scartabbellando tra le mie centinaia di relazioni ne trovo tre o quattro che potrebbero andare bene, al mattino le propongo ai miei amici e tutti d'accordo decidiamo per il "Giro dei Sette Campanili". Devo ammettere che è stata una decisione davvero azzeccata, l'escursione si svolge nel Parco Nazionale Val Grande e attraversa vari nuclei abitativi dell'entroterra verbanese, la neve praticamente non l'abbiamo mai calpestata! Il percorso si svolge su vecchie mulattiere selciate, ponti romani che sovrastano suggestivi orridi e sentieri che attraversano boschi e torbiere, purtroppo bisogna anche mettere in conto qualche breve tratto su strada asfaltata.

Dall'autostrada A26 usciamo a Baveno e continuiamo seguendo le indicazioni per Verbania. Attraversato il ponte, alla rotonda proseguiamo verso destra e subito dopo svoltiamo a sinistra seguendo i cartelli del Parco Nazionale della Val Grande. Seguendo le indicazioni arriviamo a Cossogno 400 m, l'auto la si può lasciare in piazza Vittorio Emanuele II, sulla quale si affaccia il Municipio, l'antica osteria e la chiesa parrocchiale di S. Brizio (primo campanile), oppure nel parcheggio sottostante. Ritornati al nuovo ponte, da cui siamo arrivati, svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Cresta e l'Oratorio di In Oca, in breve giungiamo a un bivio tralasciamo la stradina a destra che sale verso Cresta e continuiamo diritti. Dopo alcune cappelle della Via Crucis oramai deteriorate dal passare del tempo, in breve arriviamo all'oratorio di In Oca (secondo campanile).
La chiesetta di Inoca è stata edificata nella prima metà del '600, su una precedente cappelletta dedicata alla Madonna di Re. Annesso all'oratorio vi è la "Casa dei banditi", così chiamata perchè durante le epidemie di peste era adibita a lazzaretto.
Oltre il santuario sulla sinistra imbocchiamo la bella mulattiera selciata, una rete usata per i lavori in corso e un cartello ne vietano il transito per alcuni smottamenti, noi abbiamo proseguito ugualmente e abbiamo constato che ci sono state due cedimenti della mulattiera, il primo è già stato messo in sicurezza con una passerella in legno, mentre il secondo lo si può attraversare agevolmente con un minimo d'attenzione.
Oltrepassate un paio di cappelle addossate alla parete rocciosa, tralasciamo un sentiero a destra che scende verso la vecchia centrale idroelettrica e in breve raggiungiamo una bella cappella con portico. Proseguiamo per un breve tratto verso destra, giunti in prossimità di un cartello riprendiamo a scendere verso destra, in pochi minuti arriviamo al cosiddetto "Ponte Romano" che sovrasta il torrente san Bernardino.
Su una pietra murata del ponte è riportato l'anno di costruzione 1773, il nome "romano" lo deve al fatto che qualche visitatore nell'800 ne rimase talmente affascinato da ritenerlo un'opera ben più antica.
Mentre lo attraversiamo veniamo attratti da un roboante rumore, sulla destra scendono alcune cascate che precipitando nell'orrido creando uno spettacolo davvero unico! Dopo il ponte proseguiamo a destra sempre su mulattiera e oltrepassate alcune cappelle arriviamo in prossimità del cimitero, dal quale proseguendo diritto raggiungiamo la chiesa di Rovegro dedicata a San Gaudenzio (terzo campanile). Dalla chiesa saliamo verso il paese e attraversata la strada asfaltata proseguiamo tra le strette vie del paese, prima seguendo Via Camosci e poi a destra in Via Riale, dopo pochi metri svoltiamo a sinistra in Via Maggiore raggiungendo una bella fontana. Seguiamo per un breve tratto la strada asfaltata verso sinistra e nei pressi di un cartello segnavia sbiadito proseguiamo sulla mulattiera a destra per Bieno e Santino. Oltrepassata una cappelletta addossata a una baita, continuiamo tagliando la costa rocciosa con alcuni saliscendi, guadato un ruscello, iniziamo a salire con alcuni tratti scalinati nella roccia, la zona che stiamo risalendo e ricca di Juniperus communis L. noto come Ginepro comune. Arrivati sulla strada provinciale per Ompio, la seguiamo per un breve tratto verso sinistra, per poi proseguire nuovamente a sinistra in via Meda, su strada sterrata giungiamo all'oratorio della Madonna del Patrocinio di Santino (quarto campanile). Dopo una breve sosta godendo di alcuni scorci sul Golfo Borromeo proseguiamo seguendo la Via Crucis che si sviluppa dietro all'oratorio. Dopo la settima cappella giungiamo a un bivio seguiamo la mulattiera a destra, abbandonando la Via Crucis (noi abbiamo provato a seguirla per un breve tratto e secondo noi in ambo i casi tutte e due i percorsi conducono alla chiesa di Santino). La mulattiera contrassegnata con segni di vernice bianco/rosso inizia a scendere, per poi diventare uno stretto sentiero, che nel periodo in cui l'abbiamo percorso noi era praticamente un piccolo torrentello. Raggiunta la strada asfalta (Via Verdi) la seguiamo fino a raggiungere la provinciale, dalla quale proseguiamo verso sinistra. Arrivati al bivio tralasciamo la strada a destra verso Bieno e continuiamo diritto lungo Via Garibaldi. Alla prima curva a sinistra scendiamo seguendo il sentiero a destra che passando davanti a una cappella incrocia poco dopo nuovamente la strada asfaltata, la seguiamo fino ad arrivare alla prima case di Santino. Continuando a sinistra proseguiamo tra le strette viuzze del paese, arrivando fino alla chiesa parrocchiale dedicata a San Antonio Abate (quinto campanile). Dalla chiesa continuiamo verso destra, per poi seguire a sinistra via Ponte Romano, al primo tornate scendiamo lungo il sentiero a sinistra che in breve arriva nuovamente a incrociare la strada. Continuiamo verso sinistra attraversando il ponte sul torrente San Bernardino, tralasciato un ulteriore ponte a destra proseguiamo diritto verso Trobaso, poco dopo una cappelletta sulla sinistra imbocchiamo un sentiero non segnalato che diventa quasi subito una mulattiera selciata. Salendo tra alti muri arriviamo sulla strada asfalta che attraversiamo, per poi continuare lungo la via pedonale fino a incrociare via Maggiore che seguiamo verso destra raggiungendo in pochi minuti la chiesa parrocchiale di Unchio, dedicata a San Rocco (sesto campanile). Continuiamo sul lato sinistro della chiesa per poi seguire a sinistra via alla Bordana, oltrepassato un vivaio svoltiamo sempre a sinistra seguendo le cappelle della Via Crucis, prima su strada asfaltata e poco dopo a destra su mulattiera selciata. Un nastro e un avviso ne vietano il transito, la causa sono alcuni alberi caduti e pericolanti, noi siamo proseguiti lo stesso superando l'ostacolo, man man che saliamo il panorama si allarga e appare il lago Maggiore con bella vista sull'abitato di Unchio e il Mottarone. La salita si svolge in un bel bosco di conifere e termina all'oratorio di Maria Santissima al Motto edificato nell'ottocento con il contributo di tutti gli abitanti del paese (settimo campanile). Da questo meraviglioso balcone ci concediamo una pausa, gustandoci un bel panorama sul lago Maggiore con Intra e sui monti circostanti. Ridiscendiamo fino alla penultima cappella da dove proseguiamo diritto sull'ampio sentiero, piegando poi verso destra attraversiamo alcuni ruscelletti fino a raggiungere una zona umida con alcune torbiere, le quali sono di vitale importanza per l'ecosistema circostante (pannello didattico). Scendiamo seguendo la traccia più marcata, tralasciando le eventuali deviazioni, il sentiero piegando verso sinistra prosegue sulla vecchia strada sterrata che collegava Unchio con Cossogno. Giunti al maneggio "La Roccia Ranch" ci manteniamo sul lato sinistro per poi proseguire sulla strada sterrata con la quale si raggiunge la struttura. Alla prima curva svoltiamo a destra e subito dopo imbocchiamo il sentiero che scende fino al torrente che attraversiamo su un bel ponticello in pietra, poco dopo raggiunto un alto muro di recinzione svoltiamo a sinistra incrociando la strada asfalta con la quale in pochi minuti facciamo ritorno a Cossogno. Prima di rientrare a casa ci concediamo un sostanziosa merenda sinoira all'antica osteria di Cossogno da "Donna Francesca", dove spendendo poco si può gustare tipici salumi e formaggi prodotti in zona, il tutto accompagnato da un buon rosè.
Malati di Montagna: Andrea, Pg, Danilo e Fabio

Le Cascate
l'orrido sottostante è denominato "Paradiso dei cani"


Rovegro


...mulattiera selciata...


Torbiera di Unchio - Biotopo Provinciale
La piccola pozza è al centro di una zona umida dove sono presenti Faggi,
Castagni, Betulle, Pini Silvestri, Brugo e un tappeto di Stagni.
Si segnala la presenza di Drosera intermedia, una pianta carnivora rara.
Questa torbiera è importante anche perché è un sito di riproduzione
degli anfibi, tra cui la Salamandra (da non toccare! la loro pelle è molto delicata).


by Danilo "Ponte Romano"
Situato sopra il torrente San Bernardino, 
è costituito da un solo arco in pietra (in origine era in legno)




4 commenti:

  1. Anche la "bassa quota" ha il suo fascino...pure gastronomico ;-)))

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    1. ciao Flavio, la montagna ha il suo fascino a qualsiasi quota e poi personalmente sono attratto dalla cultura e dalla storia della montagna...mandi

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  2. Grazie per la dettagliatissima descrizione senza la quale , per noi , oggi sarebbe stato impossibile fare questo interessante anello, in attesa dello scioglimento delle nevi. :-)

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