Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 9 marzo 2014

Alpe Pluni balcone panoramico tra la Val Vigezzo e la Val Cannobina

Percorriamo l'autostrada A26 fino a Gravellona Toce, per poi proseguire sulla SS33 del Sempione, dopo l'uscita di Masera risaliamo tutta la Val Vigezzo fino a Malesco. Dalla piazza, dopo aver bevuto un corroborante caffè, seguiamo le indicazioni per Finero. Oltrepassiamo la chiesa, risaliamo la strada verso la Val Cannobina e raggiunto il colle che separa le due valli scendiamo raggiungendo in pochi minuti Finero, lasciamo l'auto nel piazzale sottostante alla chiesa parrocchiale di S. Gottardo Vescovo 879 m.
Dalla chiesa scendiamo seguendo la strada asfaltata e in pochi minuti arriviamo in prossimità della colonia di Somma Lombardo "La Casa Montana del Sacro Cuore", poco prima svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni sulla palina segnavia. Dopo aver costeggiato il torrente per qualche metro lo attraversiamo e lasciando alle nostre spalle le ultime case, proseguiamo sulla bella mulattiera selciata che risale la valle di Creves. Man mano che guadagniamo quota possiamo godere di un bel panorama sull'abitato di Finero e sulle montagne che lo circondano, dove spiccano alcune delle cime del Parco Nazionale della Val Grande, tra tutte il Pedum. Gran parte di questa escursione si svolge nei boschi della Costa della Colmine:il primo tratto si snoda in un bosco di rovere (Quercus petraea), il più rappresentativo della Valle Cannobina, salendo viene sostituito dai vasti boschi di pino silvestre, probabilmente i più estesi di tutta l'Ossola. Oltrepassato una palina segnavia dopo qualche minuto decidiamo di indossare le ciaspole, la mulattiera lentamente scompare sotto alla neve, lasciando solo una traccia di una persona che ci precede. Purtroppo i segnavia sugli alberi sono pochi e, se non si conosce la zona, è difficile ripercorrere il sentiero estivo. Incontriamo a circa metà percorso la ragazza che, con i suoi due cani, precedendoci ci ha facilitato la salita. Ci comunica che purtroppo non è riuscita a salire fino all'alpe a causa dell'abbondante nevicata dei giorni precedenti e della necessità di ritornare a Finero per mezzogiorno. Dopo averla ringraziata per la traccia e per le indicazioni sul cammino, la salutiamo e continuiamo a salire; oltrepassiamo un paio di torrenti su alcuni ponti di neve e arrivati nel tratto di bosco con faggi, non trovando più nessun segno di passaggio, iniziamo a battere la pista.
Procedendo a fatica sull'ampio crinale, con alcuni saliscendi tra larici e faggi, raggiungiamo finalmente il colletto che precede le baite dell'alpe Pluni 1461 m (Polunia sulle mappe). Quel che si vede sono gobbe innevate e qualche piccola parte di muro che sta sotto il colmo del tetto, la neve è talmente abbondante che se non fosse per il palo che regge i pannelli solari sarebbe difficile individuare l’alpe.
Per la sosta pranzo scendiamo verso le baite, Pluni è un piccolo alpeggio posto sul crinale tra le valli dei torrenti Cannobino e Melezzo e che degrada dal Monte Torriggia. La vista, dominata dal Monte Gridone, spazia verso il vallone di Finero da una parte e verso la Valle Vigezzo e Centovalli dall'altra. Una delle baite è stata adattata a rifugio escursionistico. Per il ritorno ripercorriamo il medesimo itinerario fatto all'andata, poco prima d'arrivare a Finero abbiamo il piacere d'incontrare una donna con una gerla piena di fieno che sta salendo verso la stalla dove ha ancora qualche pecora. Ci racconta che l'estate scorsa un fulmine caduto nei pressi del Cimone di Cortechiuso ha ucciso quasi 70 capi del suo gregge, la sua intenzione era vendere anche le ultime rimaste, mai poi ha prevalso la sua passione e così continua a portare su e giù la pesante gerla…!!!
Malati di Montagna: Raffaella, Andrea, Pg, Danilo e Fabio

Raffaella, Andrrea, Danilo, Pg


Andrea beccato sotto al Gridone...o Limidario...


alpe Pluni o almeno quello che ne rimane...!!!


sulla via del ritorno...


la dura vita in montagna


la gente di montagna ha tanto da insegnare...
basta solo fermarsi ad ascoltare...!!!




2 commenti:

  1. Ragazzi vorrei racchiudere in poche parole le mie sensazioni (( forte altruismo di gruppo.. Simpatia, allegria, la conoscenza e il sapore di quei luoghi a me nuovi, con voi, acquisiscono un valore aggiunto, solo chi ama la montagna, può trasmettere questo valore)) poi le foto parlano da sole. Sto cominciando a capire perché siete i Malati '' 'Grazie!!!! Ci@ooo raffy

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  2. che dire... grazie a te Raffaella...!!!
    mandi

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