Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Voi ammirate l'uomo che si spinge avanti, verso la cima, in ogni campo della vita, mentre noi ammiriamo l'uomo che abbandona il suo ego.
Sette anni in Tibet

lunedì 19 novembre 2007

...in cresta sul Monte Bo di Valsesia

Monte Bo di Valsesia (2071 m)
Con Danilo. Paola e Lorenzo decidiamo di salire da Rassa (917 m) sul Monte Bo di Valsesia (2071 m), parcheggiamo la macchina poco prima del ponte di pietra. Stamattina il freddo è davvero pungente il termometro in macchina segna -5°, lo notiamo guardandoci attorno dove l'acqua ha lasciato il posto ha sculture di ghiaccio dalle forme più bizzarre! Il sentiero parte alla sinistra della strada, un cartello ci indica che il sentiero principale che dobbiamo seguire e il n. 52, notiamo anche che è lo stesso percorso dell'itinerario Dolciniano.
La mulattiera sale a stretti tornanti e ben presto arriviamo ai pianeggianti prati degli Alpi Sulle Piane, arrivati al torrente Ruachè, lasciamo il sentiero principale e seguiamo la deviazione a destra n. 52a che sale nel bosco di abeti e larici. Passiamo l'alpe Goreto (1224 m) e arriviamo finalmente dopo circa 2.00 ore all'alpe Selvaccia dove facciamo una sosta, riscaldandoci con un bicchiere di tè caldo, seduti al sole contemplando il Monte Rosa. Risaliamo sulla sinistra segendo il sentiero contrassegnato bianco-rosso e segnato sulle carte n. 43a, la traccia non è sempre evidente ma l'alpe il Pizzo è sopra di noi, arriviamo dopo circa 30 minuti, rimanendo affascinati dal panorama che ci si presenta. Ci soffermiamo al pannello sopra all'alpe con indiate tutte le cime della zoma, compresa la catena del Monte Rosa. La vetta del Monte Bo ora ci sembra sempre più vicina, seguiamo l'evidente traccia del sentiero n. 43, passiamo accanto al lago del Pizzo completamente ghiacciato dove si specchia il Rosa. La salita si fa presto sentire, l'ultimo pezzo in cresta è ricoperto da neve che è ormai diventata ghiaccio, ma con passo sicuro superiamo anche quest'ultima difficoltà e finalmente arriviamo in cima dove ci accoglie una bellissima statua della Madonna con il bambin Gesù in braccio, da Rassa abbiamo impiegato 3.15 ore. Non siamo soli c'è anche un simpatico signore e altre tre persone stradiate poco al sole poco sotto alla cima. Decidiamo di cambiarci la maglietta bagnata, ma l'aria gelida ci fa subito sentire e ben presto siamo tutti con giacca e cappellino. Dopo aver mangiato decidiamo di scendere dalla parte opposto da dove siamo saliti, verso la bocchetta del Bo o Colma Colora (2023 m), scendiamo verso destra su un sentiero poco marcato che ben presto si perde nei prati e cespugli sottostanti, peccato anche perchè era segnato sulla carta come sentiero n.52c, decidiamo di seguire le varie tracce delle mandrie di mucche, spostandoci leggermente sulla sinistra in direzione delle baite sottostanti dell'alpe Sorbella, dopo aver attraversato un bel pianoro attraversato da vari riagagnoli completamente ghiacciati, arriviamo a incrociare la segnaletica n. 52b con la scritta "Itinerario Dolciniano". Arrivati all'alpe Sorbella notiamo subito le baite ben ristrutturate, seguiamo il sentiero n. 51b che scende nel bosco sottostante, dopo una lunga discesa arriviamo al ponte della Prabella, lo attraversiamo e ci fermiamo a leggere alcuni pannelli informativi davvero molto interessanti. Dopo una breve pausa ci incaminiamo in discesa sulla mulattiera contrassegnata n. 51 della Val Sorba, arriviamo all'alpe Sorba (1151 m), non possiamo non notare sotto di noi le varie cascate di ghiaccio che si formato sul torrente Sorba, arriviamo al ristorante Heidi tipico sia per il nome che per l'archittetura. La mulattiera ben presto finisce e una strada in cemento ci riporta a Rassa. Siamo tutti contenti e soddisfatti della bella escursione ad anello che abbiamo, ora ci aspetta una bella tazza di cioccolata calda nel piccolo bar vicino alla chiesa di Rassa.
Malati di Montagna

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