Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Voi ammirate l'uomo che si spinge avanti, verso la cima, in ogni campo della vita, mentre noi ammiriamo l'uomo che abbandona il suo ego.
Sette anni in Tibet

venerdì 2 novembre 2007

Giornata d'autunno in Val Vogna

con Deborah, Danilo e Paola decidiamo di andare in Valsesia.
La Valsesia è una delle valli dove la cultura Walser è fortemente radicata.
Decidiamo di andare in Val Vogna una valle dove il tempo sembra essersi fermato.
Prima di arrivare a Alagna svoltiamo a sinistra in direzione di Riva Voldobbia, lasciamo la macchina poco prima di Ca di Janzo, la giornata è fredda ma il sole pian piano sta arrivando. Percorriamo la sterrata di fondo valle, deturpata da lavori di cui non riusciamo a capirne l'utilizzo (boh!). Arrivati all'alpe Peccia alcuni operai stanno sistemando delle paline informative sull'antica via dei Walser (almeno qualcosa si sta muovendo!!!). Attraversato il ponte Napoleonico svoltiamo a sinistra (sulla destra prende avvio il sentiero per il colle Valdobbia dove sorge il rifugio Sottile), attraversato il ponte continuiamo a seguire il sentiero contrassegnato con il numero 5. Il percorso è veramente eccezionale, i colori dell'autunno e la prima neve caduta nei giorni precedenti rendono le nostre foto dei veri capolavori (esagero!). Dopo alcuni alpeggi il sentiero comincia a scomparire ricoperto dalla neve, arriviamo all'alpe Camino dove decidiamo di sostare (3.00 ore). Davanti a noi le cime ormai sono tutte bianche, l'aria è frizzantina ma il sole riesce ugualmente a riscaldarci. Dopo circa un'ora riprendiamo la via del ritorno, ci accorgiamo che la valle è praticamente all'ombra, scendiamo lungo il sentiero stando attenti a non scivolare sulla neve praticamente ghiacciata. Arrivati all'alpe Peccia decido di fare il sentiero in quota passando per i vari villaggi Walser, di cui Deborah e Paola non li avevano, mentre io e Danilo in una precedente escursione li avevamo già visitati (rifugio Carestia). Fantastico, afferma Paola, nemmeno in Val di Gressoney ci sono dei villaggi Walser cosi ben conservati, ci soffermiamo varie volte a osservare e curiosare. Attacata a una casa leggiamo una piccola storia... Molto tempo fà, comparvero qui dei contadini, chi lo sà da dove. Trovarono la nostra terra tetra e per questo la chiamarono Valle Nera oppure Val Toppa. Si abbatterono aberi, si ammucchiarono pietre. Si costruirono baite e belle cappelle. Ora invece tutto diverso: una fatalità afflige i nostri villaggi e li fa morire. La vegetazione selvaggia avanza, la prima ad arrivare la ginestra. Il bosco oscuro si fa strada, un giorno o l'altro, quando noi non vivremo più, la Val Vogna diventera nuovamente la valle Nera. Un brivido mi percorre la schiena e penso a quello che ho letto...
Arriviamo alla macchina contenti e soddisfatti di come abbiamo trascorso la giornata. Danilo ci consiglia a Piode un bar-ristorante, dove beviamo una fantastica tazza di cioccolata e ascoltiamo il padrone del ristorante che ci consiglia il piatto forte della stagione cosce di oca con verze (che fame!!!). Ci fermiamo al negozio poco più avanti di formaggi, dove provvediamo a far rifornimento, di tome, ricotta, primosale... (il negozio e ben fornito non solo di formaggi, io personalmente sto per svenire dalla fame...)

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