giovedi 27 dicembre 2007
Siamo in un piccolo rifugio in fondo alla Val Maira. Fuori fa freschetto, qualche grado sottozero, ma sono sicura che qualcuno stasera uscirà com me a vedere le stelle... Il gestore del rifugio Campo Base, Patrick ci ha appena detto che domani potremmo incontrare qualche lupo durante la ciaspolata, ma anche in auto le prospettive non sono buone: attenzione agli incidenti con camosci, stambecchi, cinghiali... Io suggerirei una gita nella più vicina località montana per lo shopping post-natalizzio. Stasera nel menù non è stato citato il dolce, credo che il panettone di Merli non vedrà la mezzanotte. Fuori lo scenario è incantevole e selvaggio ci sono poche persone dedite allo sci di fondo, Deborah è tentata e Flavio si offre come maestro. Tra le cime che ci circondano le più fotografate sono la Torre di Castello (2468 m) e la Rocca Provenzale (2402 m), Kiran il primo giorno ha già fatto 52 foto! Oggi abbiamo fatto la prima sgambatina con le ciaspole (3 ore), ci siamo diretti verso il Gr. Collet e siamo arrivati quasi tutti in cima a un colle con una croce, da cui si godeva una vista fantastica. Dislivello in salita 400 m. Tanta neve!!! Io e Deborah durante la discesa ci siamo chieste chi fossero gli individui di sesso maschile più carini tra quelli nelle vicinanze e all'improvviso sono comparsi dei camosci... Domani niente shopping, si prevede una ciaspolata verso il colle Rui. Visto che Fabio ha pensato di mettere il diario su internet non diamo notizie sul menù, per non togliere sorprese ai prossimi ospiti. La stufa in ghisa la vorrei per casa mia, non riesco a staccarmi da qui... Allora, chi mi porta fuori a vedere le stelle? Non vedo mani alzate...
venerdi 28 dicembre 2007 - temperatura esterna ore 7.30 -11°C
Partiamo dagli eventi chiave della giornata:
Deborah esce dalla doccia e vede nell'ordine: 1) Merli passare in bagno con una bottiglia di vino nebbiolo e intanto le dice "mi sembri un riccio!". 2) Flavio uscire dalla doccia in canottiera (retifico: maglietta della salute) e mutande. Paola vede Flavio entrare in camera in mutande e canottiera (retifico: maglietta della salute). Dal momento che Paola e Deborah subito dopo vanno al bar sorge spontanea una domanda davanti alla tazza di tè: è meglio che gli uomini indossino la maglia della salute infilandola nelle mutande o lasciandola all'esterno?? (sono ammesse risposte da parte delle visitatrici del BLOG). A proposito del Nebbiolo, la cantina del rifugio è ben fornita...Dolcetto, Nebbiolo, Barbera e altri vini piemontesi. Il Nebbiolo di ieri sera (Terre di Nebbiolo) era un nettare e ci ha resi un pò allegrotti, Danilo ci ha persino raccontato di un episodio alla Bill Clinton che gli è accaduto al lavoro qualche giorno fa. Chi l'avrebbe mai detto prende tutti i giorni la STIE alla stessa ora, durante il tragitto legge libri gialli, beve il cappuccino al bar aziendale ma poi...varcata la soglia dell'ufficio cadono tutti i freni inibitori!!! Stasera Merli suggerisce il bis con una variazione: il Nebbiolo di stasera è leggermente meno alcoolico per evitare che stanotte Andrea cada dal letto (dorme sopra) o dica qualcosa di piccante nel sonno (già la notte scorsa ha fatto un discorsetto, ma nessuno si ricorda di cosa abbia parlato). Merli ci ha stupito: oggi ha battuto tutta la pista per la discesa, ieri sera ci ha consigliato un ottimo vino, ha servito la pasta nei piatti stile perfetto padrone di casa e ha allietato la fine della serata offrendoci un'ottima ean de vie: Mirabelle - Grande Reserve, 45%VOL bottiglia numerata n° 33313. Mentre attendiamo la cena e lo stomaco brontola ricordiamo la fantastica giornata di oggi. Lasciate le auto a Villar (1375 m) siamo saliti a piedi sulla stradina asfaltata fino a Lausetto (1510 m), dove fotografiamo la bella chiesa di San Maurizio. Ci ha subito seguito un simpatico e affettuoso pastore tedesco, che ha pensato di trascorrere la giornata con noi. A Lausetto abbiamo imboccato il sentiero T11 fino al Gr. Riciarm (2242 m). Abbiamo quindi percorso 867 m di dislivello (senza incontrare nessuno!) accompagnati dal "nostro" nuovo amico, attento ad aspettare tutti, percorrendo il Vallone di Traversiera (verso la Val Varaita). Intanto lo spettacolo delle cime: il monte Cappel (2368 m) e la Rocca di Ciarm (2240 m). Tantissima neve, cielo azzurro, Fabio ha avvistato un'aquila, Kiran è affascinato dalle scie degli aerei (sembrano comete!!!). Il pastore tedesco corre, saltella e in cima è affamato: ognuno di noi rinuncia a metà del suo pranzo per accontentarlo! Siamo soddisfatti, la giornata è stupenda, un fantastico sole caldo ci ha accompagnato per tutto il percorso. Essendo l'autrice del diario vorrei dire quello che per me è stato il momento più bello di oggi: in auto questa mattina appena lasciato il rifugio, andando verso Chiappera, il sole illuminava: pianori circostanti; sulla neve dei puntini d'argento danzavano, sembravano lucciole, fatine che ci salutavano. Una meraviglia. Domani si va probabilmente verso Chialvetta dove lasceremo l'auto e ci dirigeremo verso il rifugio Unerzio, ma per dovere di cronaca devo riferire che Merli desidera fare shopping in mattinata e poi visitare Saluzzo e ci invita a spese sue in un famoso ristorante di Saluzzo dove si mangia molto bene. Ora Merli sta intrattenendo il gestore del rifugio raccontando le sue opinioni sul turismo in Trentino e in Liguria (mi pare). Basta Merli, che il gestore ci deve preparare la cena!!! Merli è un somelier unico al mondo, ha chiesto al gestore la bottiglia per stasera alle 16.00, l'ha messa sul calorifero per scaldarla un pò e poi prima di servirla in tavola un'oretta nel letto, nel suo sacco lenzuolo, un tocco speciale.
sabato 29 dicembre 2007 - temperatura esterna ore 9.00 -12,4°C
Dovremmo restare qui ancora qualche giorno poichè il morale del gruppo migliora con il passare del tempo e la passeggiata di oggi si è rivelata fantastica dal punto di vista del paesaggio e dalle scoperte delle tradizioni locali. Ora siamo in un'accogliente locanda occitana a Chialvetta, caratteristico paesino della Val Maira, dove si serve la merenda sinoira. Ci dispiace dover partire, sarebbe bello restare per scoprire altri paesin, altre locande, altri luoghi incantevoli, come quelli di oggi, tra i sentieri. Torneremo anche d'estate oppure chissà nel prossimo inverno tutti con le pelli di foca! La passeggiata di oggi: partiti da Chialvetta (1495 m) alle 10.00 ci siamo diretti verso il rifugio Unerzio (1639 m) che si trova in un piccolo villaggio di vecchie case. Da lì il sentiero diventa più stretto e leggermente più ripido, con qualche tratto in piano. E' bellissimo, in mezzo al bosco tante segnalazioni per diverse mete e neve "a gobbe" per un paesaggio lunare. Gli gnomi ci salutano scrivendo i nostri nomi nella neve e senza fatica, dopo circa un paio d'ore di cammino, arriviamo al "Prato Ciorliero" (1955 m) dove ci aspetta un'immacolata distesa di neve (dislivello in salita 460 m). Deborah spinge Kiran nella neve (troppo invitante...!). Gli altri non si fanno scappare l'occasione per rincarare la dose e riempirlo completamente. Il diario continuera dopo. C'è il MOMENTO TOP DELLA VACANZA. La signora ci serve la "Ulla" tipica minestra locale con fagioli, squisita, poi polenta (artigianale) e ottimo cervo con puccino da leccarsi i baffi. In un batter d'occhio i piatti vengono presi d'assalto. Fabio sta spiegando a Kiran come si usa la coppa dell'amicizia ma...un attimo, sono arrivati i formaggi, con ottimo pane nero!!! Da citare il formaggio locale (formaggio di Elva). La signora toglie i piatti dalla cassapanca e ci tenta con i dolci, mix di torte di mele e pere al cioccolato e meringhe. Sentiamo parlare un pò di dialetto occitano. Paola tornera per le vacanze estive (con lo svizzero?), Merli dichiara che porterà qui Liliana in una giornata di sole. Insomma Chialvetta è ok, ecco perchè tutte le auto della Val Maira sono posteggiate qui. Sulla strada un'ultima sosta in un fornitissimo caseificio a Busca, nei dintorni di Dronero. Dopo il rifornimento, si riparte verso casa. BUON RITORNO.
Grazie Fabio
Malati di Montagna: Deborah, Paola, Danilo, Fabio, Andrea, Kiran, Falvio, Lorenzo.
Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto
Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern
lunedì 31 dicembre 2007
Ciaspolando in Val Maira...una delle Valli Occitane...
Vivere la montagna, come una passione che va al di là dell'aspetto sportivo, ricercando quelle emozioni nascoste dentro di noi...
lunedì 17 dicembre 2007
nel regno incantato di Varzo...
L'Italia è attraversata da un'ondata di maltempo che porta sulla penisola freddo e neve, ma nell'estremo nord del Piemonte il meteo assegna un bel sole pieno. Partiamo alle 7.30 da Legnano fa freddo, la destinazione e San Domenico, nel Parco Naturale Veglia-Devero. Dopo aver attraversato Varzo seguiamo le indicazioni per gli impianti dell'alpe Ciamporino, superiamo Maulone e circa un chilometro prima di San Domenico lasciamo la macchina nel piccolo parcheggio sulla sinistra. Alle 9.20 siamo pronti, il freddo è pungente ma la giornata è serena, di nuvole neanche l'ombra, questa volta le previsioni erano esatte!!! Attraversiamo la strada dirigendoci al cartello informativo con tanto di cartina, inziamo a salire sulla strada agricola ricoperta da neve e ghiaccio, le ciaspole per ora non servono, per cui le agganciamo allo zaino. Dopo circa mezz'ora, cominciamo già a toglierci qualcosa, il Monte Leone con i suoi 3500 metri è veramente uno spettacolo. Dopo aver superato una sbarra, la neve comincia a rallentarci per cui decidiamo metterci le ciaspole, dopo alcuni tornanti arriviamo al primo alpeggio, rimaniamo estasiati dal panorama che si apre ai nostri occhi. ll Pizzo del Dosso e il Pizzo del Balzo si stagliano verso il cielo come due torri di un castello, raggiungiamo l'alpeggio superiore e seguiamo il sentiero che sulla sinistra si inoltra nel fitto bosco, dopo circa 10 minuti usciamo di nuovo all'aperto raggiungendo l'alpe Dorcia 1559 m, riprendiamo la strada agricola in salita, arriviamo all'alpe Moiero 1705 m, dove ci concediamo un meritato bicchiere di the caldo, riprendiamo la salita l'ambiente è sublime, arriviamo al punto più alto dell'escursione l'alpe Balzo 1875 m, decidiamo di scendere e di raggiungere l'alpe sottostante, dopo 20 minuti eccoci all'alpe Coatè 1795 m, sono le 12.30 per cui senza batter ciglio decidiamo di fermarci a mangiare. Per il rientro seguiamo il percorso dell'andata, ogni tanto ci concediamo dei fuori pista, la neve con le ciaspole in discesa è veramente un gran divertimento...gran bella giornata dove abbiamo scoperto un'angolo di montagna poco conosciuto ma di grande fascino, abbiamo percorso 12 km per un dislivello di circa 600 metri in 5.00 ore.
Malati di Montagna
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sabato 8 dicembre 2007
strana cima il Cazzola...
Parcheggiamo l'auto poco prima dell'alpe Devero 1631 m, ci mettiamo gli scarponi la temperatura è buona, ma purtroppo comincia a piovere,,,,ci accorgiamo subito che c'è molta neve, appena entrati al Devero seguiamo le indicazioni per Piedimonte - Lago Nero, beviamo un caffè nell'unico bar aperto. La pioggia persiste ma noi non siamo da meno e montate le ciaspole riprendiamo il cammino. Arrivati a Piedimonte la situazione cambia magicamente il cielo comincia ad aprirsi e i primi raggi attraversano il bosco.
Fa caldo, strano per questa stagione, decidiamo di toglierci qualche indumento, il sentiero e ben battuto anche se notiamo che comunque a nevicato di recente, dopo aver attraversato un ponticello arriviamo all'alpe Misanco 1907 m, la neve è veramente tanta forse 90 cm...Riprendiamo la salita su una traccia parzialmente battuta, ma che comunque ci indica la direzione da prendere, più ci aviciniamo alla cima più il vento freddo e gelido si fa sentire, poco metri ancora ed ecco la croce di vetta...il Cazzola 2330 m che strana montagna un'erbosa cima pianeggiante battuta sempre da un forte vento che non gli lascia neanche il tempo alla neve di depositarsi, ma che è un'osservatorio di primordine su Devero e sulle sue montagne. Poco dopo arriva anche un ragazzo che non si sa bene perchè corra, forse per allenarsi per qualche gara...ne approfittiamo per farci la foto di gruppo...il vento è troppo forte e comincia anche a far freddo quindi decidiamo di ritornare sui nostri passi, prima di arrivare all'alpe Misanco ecco che ci appare in cielo una coppia di aquile reali che spettacolo!!!! Arriviamo alla piana del Devero soddisfatti della giornata, decidiamo di fare un giro fino al rifugio Enrico Castiglioni della sez. di Gallarate il cielo purtroppo si è di nuovo ricoperto e sta scendendo alcuni fiocchi di neve ghiacciata..arrivati al rifugio facciamo una breve sosta, tolgo le ciaspole la neve è ben battuta dalle motoslitte...prima di lasciare l'alpe Devero notiamo vicino a un dipinto l'altezza della neve nel 1951 ragazzi sarà stata quasi 3 metri o forse più...chissà se si ripetera? Con questa domanda ritorniamo all'auto, prossima fermata la latteria di Crodo dove tante cose buone ci aspettano...
Malati di Montagna
Fa caldo, strano per questa stagione, decidiamo di toglierci qualche indumento, il sentiero e ben battuto anche se notiamo che comunque a nevicato di recente, dopo aver attraversato un ponticello arriviamo all'alpe Misanco 1907 m, la neve è veramente tanta forse 90 cm...Riprendiamo la salita su una traccia parzialmente battuta, ma che comunque ci indica la direzione da prendere, più ci aviciniamo alla cima più il vento freddo e gelido si fa sentire, poco metri ancora ed ecco la croce di vetta...il Cazzola 2330 m che strana montagna un'erbosa cima pianeggiante battuta sempre da un forte vento che non gli lascia neanche il tempo alla neve di depositarsi, ma che è un'osservatorio di primordine su Devero e sulle sue montagne. Poco dopo arriva anche un ragazzo che non si sa bene perchè corra, forse per allenarsi per qualche gara...ne approfittiamo per farci la foto di gruppo...il vento è troppo forte e comincia anche a far freddo quindi decidiamo di ritornare sui nostri passi, prima di arrivare all'alpe Misanco ecco che ci appare in cielo una coppia di aquile reali che spettacolo!!!! Arriviamo alla piana del Devero soddisfatti della giornata, decidiamo di fare un giro fino al rifugio Enrico Castiglioni della sez. di Gallarate il cielo purtroppo si è di nuovo ricoperto e sta scendendo alcuni fiocchi di neve ghiacciata..arrivati al rifugio facciamo una breve sosta, tolgo le ciaspole la neve è ben battuta dalle motoslitte...prima di lasciare l'alpe Devero notiamo vicino a un dipinto l'altezza della neve nel 1951 ragazzi sarà stata quasi 3 metri o forse più...chissà se si ripetera? Con questa domanda ritorniamo all'auto, prossima fermata la latteria di Crodo dove tante cose buone ci aspettano...
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lunedì 26 novembre 2007
...incontro con il guardiaparco...
Prima uscita sulla neve, dove andare? Decidiamo di andare il val di Rhemes, una delle valli del Parco Nazionale Gran Paradiso. Lasciamo l'auto nella piazza della chiesa di Rhemes Nottre Dame, appena scesi dall'auto ci accorgiamo che il fondo è completamente ghiacciato. Ci dirigamo verso il ponte che attravesa il torrente, dove dei cartelli segnaletici ci indicano la direzione da tenere, indossiamo subito le ciaspole e cominciamo a silire verso l'Alpe di Chaussettes. Il percorso è abbastanza evidente e molto bello, Paola ci fa notare che ricorda molto i paesi della lapponia, ma senza le renne! Arriviamo nei pressi della pista da sci ma la traccia scompare, ne risalgo un pezzo ma non trovo ne segni ne cartelli, decido di ritornare indietro, per cercare un percorso alternativo. Dopo circa 15 minuti incontro una traccia di sentiero che prosegue in direzione nord-est (in seguito scopro che è un vecchio canale per l'irrigazione che non viene più utilizzato, ma che hanno deciso di inserirlo sistemarlo e inserirlo come sentiero). Dopo circa 30 minuti vedo le prime tracce di ciaspole che salgono il versante della montagna, seguendo l'evidente segno giallo sulle rocce. Consulto la cartina e mi accorgo che è il sentiero che sale al casotto de Sort e che avevo deciso di fare al rientro del mancato giro ad anello!?! Seguo le tracce nella neve che salgono ripidamente il versante della montagna, mantengo un passo veloce raggiungendo la persona che mi ha aperto la pista, è una simpatica signora. Mi porto subito avanti, ora tocca a me battere la pista, dopo circa 15 minuti raggiungo il casotto dove ci aspetta il marito della signora, un simpatico guardiaparco e il suo cane Orsetta che subito ci accoglie affettuosamente. Mi accorgo che dietro di me si è creato il vuoto, ma ecco che arriva PG, gli chiedo dove sono tutti gli altri e mi dice che stanno arrivando, tolgo lo zaino e scendo per vedere se va tutto bene, incontro Fabio che ormai è arrivato, più sotto vedo mia moglie Deborah che sta salendo, Danilo e Paola sono fermi, Paola aveva bisogno urgentemente di carburante, ecco che arrivano anche Patrizia e Giuseppe, Patrizia mi dice che è stanca, le dico che ormai manca veramente poco!!! Siamo tutti al casotto de Sort contenti del panorama e della stupenda salite nel bosco, il guardiaparco apre il casotto e ci porta fuori delle sedie, mangiamo e ci riposiamo sotto i raggi caldi del sole. Orsetta è davvero un simpatico cane, porta degli occhiali da sole, domandiamo il motivo e il guardiaparco ci spiega che ha un problema con gli occhi e che il veterinario gli ha consigliato questa soluzione, altrimenti potrebbe perdere la vista.
È ora di scendere, anche perchè il sole orami sta scomparendo, dopo la foto di gruppo, cominciamo a scendere, Orsetta sembra veramente entusiasta, corre su e giù, aspettando sempre il suo padrone senza mai perderlo di vista. Mentre scendiamo il sole fa dei strani giochi di luce attraverso il bosco, lasciandomi ancora una volta stupito. Dopo circa un'ora arriviamo all'inizio del sentiero dove eravamo partiti alla mattina ad accoglierci c'è il guardiaparco che evidentemente ha tagliato in mezzo al bosco, lo salutiamo e lo ringraziamo della compagnia e del lavoro che svolge (io da parte mia lo invidio tantissimo!!).
Che dire per essere la prima ciaspolata del 2007 è stata davvero fantastica, in un ambiente dove la natura è ancora selvaggia, in compagnia di amici di cui andare orgoglioso....speriamo che la cosa sia condivisa...alla prossima!!!!
Malati di Montagna
È ora di scendere, anche perchè il sole orami sta scomparendo, dopo la foto di gruppo, cominciamo a scendere, Orsetta sembra veramente entusiasta, corre su e giù, aspettando sempre il suo padrone senza mai perderlo di vista. Mentre scendiamo il sole fa dei strani giochi di luce attraverso il bosco, lasciandomi ancora una volta stupito. Dopo circa un'ora arriviamo all'inizio del sentiero dove eravamo partiti alla mattina ad accoglierci c'è il guardiaparco che evidentemente ha tagliato in mezzo al bosco, lo salutiamo e lo ringraziamo della compagnia e del lavoro che svolge (io da parte mia lo invidio tantissimo!!).
Che dire per essere la prima ciaspolata del 2007 è stata davvero fantastica, in un ambiente dove la natura è ancora selvaggia, in compagnia di amici di cui andare orgoglioso....speriamo che la cosa sia condivisa...alla prossima!!!!
Malati di Montagna
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lunedì 19 novembre 2007
...in cresta sul Monte Bo di Valsesia
Monte Bo di Valsesia (2071 m)
Con Danilo. Paola e Lorenzo decidiamo di salire da Rassa (917 m) sul Monte Bo di Valsesia (2071 m), parcheggiamo la macchina poco prima del ponte di pietra. Stamattina il freddo è davvero pungente il termometro in macchina segna -5°, lo notiamo guardandoci attorno dove l'acqua ha lasciato il posto ha sculture di ghiaccio dalle forme più bizzarre! Il sentiero parte alla sinistra della strada, un cartello ci indica che il sentiero principale che dobbiamo seguire e il n. 52, notiamo anche che è lo stesso percorso dell'itinerario Dolciniano.
La mulattiera sale a stretti tornanti e ben presto arriviamo ai pianeggianti prati degli Alpi Sulle Piane, arrivati al torrente Ruachè, lasciamo il sentiero principale e seguiamo la deviazione a destra n. 52a che sale nel bosco di abeti e larici. Passiamo l'alpe Goreto (1224 m) e arriviamo finalmente dopo circa 2.00 ore all'alpe Selvaccia dove facciamo una sosta, riscaldandoci con un bicchiere di tè caldo, seduti al sole contemplando il Monte Rosa. Risaliamo sulla sinistra segendo il sentiero contrassegnato bianco-rosso e segnato sulle carte n. 43a, la traccia non è sempre evidente ma l'alpe il Pizzo è sopra di noi, arriviamo dopo circa 30 minuti, rimanendo affascinati dal panorama che ci si presenta. Ci soffermiamo al pannello sopra all'alpe con indiate tutte le cime della zoma, compresa la catena del Monte Rosa. La vetta del Monte Bo ora ci sembra sempre più vicina, seguiamo l'evidente traccia del sentiero n. 43, passiamo accanto al lago del Pizzo completamente ghiacciato dove si specchia il Rosa. La salita si fa presto sentire, l'ultimo pezzo in cresta è ricoperto da neve che è ormai diventata ghiaccio, ma con passo sicuro superiamo anche quest'ultima difficoltà e finalmente arriviamo in cima dove ci accoglie una bellissima statua della Madonna con il bambin Gesù in braccio, da Rassa abbiamo impiegato 3.15 ore. Non siamo soli c'è anche un simpatico signore e altre tre persone stradiate poco al sole poco sotto alla cima. Decidiamo di cambiarci la maglietta bagnata, ma l'aria gelida ci fa subito sentire e ben presto siamo tutti con giacca e cappellino. Dopo aver mangiato decidiamo di scendere dalla parte opposto da dove siamo saliti, verso la bocchetta del Bo o Colma Colora (2023 m), scendiamo verso destra su un sentiero poco marcato che ben presto si perde nei prati e cespugli sottostanti, peccato anche perchè era segnato sulla carta come sentiero n.52c, decidiamo di seguire le varie tracce delle mandrie di mucche, spostandoci leggermente sulla sinistra in direzione delle baite sottostanti dell'alpe Sorbella, dopo aver attraversato un bel pianoro attraversato da vari riagagnoli completamente ghiacciati, arriviamo a incrociare la segnaletica n. 52b con la scritta "Itinerario Dolciniano". Arrivati all'alpe Sorbella notiamo subito le baite ben ristrutturate, seguiamo il sentiero n. 51b che scende nel bosco sottostante, dopo una lunga discesa arriviamo al ponte della Prabella, lo attraversiamo e ci fermiamo a leggere alcuni pannelli informativi davvero molto interessanti. Dopo una breve pausa ci incaminiamo in discesa sulla mulattiera contrassegnata n. 51 della Val Sorba, arriviamo all'alpe Sorba (1151 m), non possiamo non notare sotto di noi le varie cascate di ghiaccio che si formato sul torrente Sorba, arriviamo al ristorante Heidi tipico sia per il nome che per l'archittetura. La mulattiera ben presto finisce e una strada in cemento ci riporta a Rassa. Siamo tutti contenti e soddisfatti della bella escursione ad anello che abbiamo, ora ci aspetta una bella tazza di cioccolata calda nel piccolo bar vicino alla chiesa di Rassa.
Malati di Montagna
Con Danilo. Paola e Lorenzo decidiamo di salire da Rassa (917 m) sul Monte Bo di Valsesia (2071 m), parcheggiamo la macchina poco prima del ponte di pietra. Stamattina il freddo è davvero pungente il termometro in macchina segna -5°, lo notiamo guardandoci attorno dove l'acqua ha lasciato il posto ha sculture di ghiaccio dalle forme più bizzarre! Il sentiero parte alla sinistra della strada, un cartello ci indica che il sentiero principale che dobbiamo seguire e il n. 52, notiamo anche che è lo stesso percorso dell'itinerario Dolciniano.
La mulattiera sale a stretti tornanti e ben presto arriviamo ai pianeggianti prati degli Alpi Sulle Piane, arrivati al torrente Ruachè, lasciamo il sentiero principale e seguiamo la deviazione a destra n. 52a che sale nel bosco di abeti e larici. Passiamo l'alpe Goreto (1224 m) e arriviamo finalmente dopo circa 2.00 ore all'alpe Selvaccia dove facciamo una sosta, riscaldandoci con un bicchiere di tè caldo, seduti al sole contemplando il Monte Rosa. Risaliamo sulla sinistra segendo il sentiero contrassegnato bianco-rosso e segnato sulle carte n. 43a, la traccia non è sempre evidente ma l'alpe il Pizzo è sopra di noi, arriviamo dopo circa 30 minuti, rimanendo affascinati dal panorama che ci si presenta. Ci soffermiamo al pannello sopra all'alpe con indiate tutte le cime della zoma, compresa la catena del Monte Rosa. La vetta del Monte Bo ora ci sembra sempre più vicina, seguiamo l'evidente traccia del sentiero n. 43, passiamo accanto al lago del Pizzo completamente ghiacciato dove si specchia il Rosa. La salita si fa presto sentire, l'ultimo pezzo in cresta è ricoperto da neve che è ormai diventata ghiaccio, ma con passo sicuro superiamo anche quest'ultima difficoltà e finalmente arriviamo in cima dove ci accoglie una bellissima statua della Madonna con il bambin Gesù in braccio, da Rassa abbiamo impiegato 3.15 ore. Non siamo soli c'è anche un simpatico signore e altre tre persone stradiate poco al sole poco sotto alla cima. Decidiamo di cambiarci la maglietta bagnata, ma l'aria gelida ci fa subito sentire e ben presto siamo tutti con giacca e cappellino. Dopo aver mangiato decidiamo di scendere dalla parte opposto da dove siamo saliti, verso la bocchetta del Bo o Colma Colora (2023 m), scendiamo verso destra su un sentiero poco marcato che ben presto si perde nei prati e cespugli sottostanti, peccato anche perchè era segnato sulla carta come sentiero n.52c, decidiamo di seguire le varie tracce delle mandrie di mucche, spostandoci leggermente sulla sinistra in direzione delle baite sottostanti dell'alpe Sorbella, dopo aver attraversato un bel pianoro attraversato da vari riagagnoli completamente ghiacciati, arriviamo a incrociare la segnaletica n. 52b con la scritta "Itinerario Dolciniano". Arrivati all'alpe Sorbella notiamo subito le baite ben ristrutturate, seguiamo il sentiero n. 51b che scende nel bosco sottostante, dopo una lunga discesa arriviamo al ponte della Prabella, lo attraversiamo e ci fermiamo a leggere alcuni pannelli informativi davvero molto interessanti. Dopo una breve pausa ci incaminiamo in discesa sulla mulattiera contrassegnata n. 51 della Val Sorba, arriviamo all'alpe Sorba (1151 m), non possiamo non notare sotto di noi le varie cascate di ghiaccio che si formato sul torrente Sorba, arriviamo al ristorante Heidi tipico sia per il nome che per l'archittetura. La mulattiera ben presto finisce e una strada in cemento ci riporta a Rassa. Siamo tutti contenti e soddisfatti della bella escursione ad anello che abbiamo, ora ci aspetta una bella tazza di cioccolata calda nel piccolo bar vicino alla chiesa di Rassa.
Malati di Montagna
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domenica 4 novembre 2007
Giro ad anello sul Monte Lema
La salita al monte Lema è una classica nelle Prealpi Varesine, sul confine con la Svizzera da dove addirittura si può salire con la funivia fino al rifugio Monte Lema.
Ma noi decidiamo per un bel giro ad anello tra i boschi di faggi secolari e betulle, in questa stagione dove i colori autunnali e il profumo del sottobosco fanno da cornice.
Partiamo dalla località Pradecolo nei pressi del rifugio Campiglio (1.184 m), raggiungibile per una strada asfaltata ma dai ripidi e stretti tornanti. Seguiamo la strada forestale in direzione della chiesetta Madonna della Guardia in località Alpone (1.245 m) che raggiungiamo in circa un'ora, con esiguo saliscendi, incontrando camosci e rinfrescandoci nei piccoli ma incantevoli ruscelli. A cento metri dalla chiesetta si trovano il Rifugio Madonna della Guardia e l'agriturismo le Gemelle, Si segue le indicazioni poste sopra la chiesetta verso il monte Lema, incontriamo l'alpe Arasio (CH) e poi sempre per evidente sentiero raggiungiamo il rifugio Monte Lema (CH - 1.550 m), in circa 2.30 ore. Dal rifugio ci sono vari sentieri che portano in breve alla cima del Monte Lema. Il panorama è superlativo, si riesce a vedere tutte le più importanti cime, grazie anche ai pannelli indicatori posti sul vicine belvedere della stazione meteo. Dalla cima per il rientro decidiamo di scendere verso sud in direzione di Moncucco, a quota 1.364 m una palina indica il sentiero per Prà Fontana. Entrati nel bosco dopo alcuni minuti si incontrano i ruderi dell'alpe di Dumezza (1.380 m), il sentiero sempre ben marcato scende fino a incontrare alcuni cartelli posti su un albero con indicato Pradecolo. Gran bella escursione, non lontana da Milano dove laghi e cime ne fanno un quadro perfetto!!!
Malati di Montagna
Ma noi decidiamo per un bel giro ad anello tra i boschi di faggi secolari e betulle, in questa stagione dove i colori autunnali e il profumo del sottobosco fanno da cornice.
Partiamo dalla località Pradecolo nei pressi del rifugio Campiglio (1.184 m), raggiungibile per una strada asfaltata ma dai ripidi e stretti tornanti. Seguiamo la strada forestale in direzione della chiesetta Madonna della Guardia in località Alpone (1.245 m) che raggiungiamo in circa un'ora, con esiguo saliscendi, incontrando camosci e rinfrescandoci nei piccoli ma incantevoli ruscelli. A cento metri dalla chiesetta si trovano il Rifugio Madonna della Guardia e l'agriturismo le Gemelle, Si segue le indicazioni poste sopra la chiesetta verso il monte Lema, incontriamo l'alpe Arasio (CH) e poi sempre per evidente sentiero raggiungiamo il rifugio Monte Lema (CH - 1.550 m), in circa 2.30 ore. Dal rifugio ci sono vari sentieri che portano in breve alla cima del Monte Lema. Il panorama è superlativo, si riesce a vedere tutte le più importanti cime, grazie anche ai pannelli indicatori posti sul vicine belvedere della stazione meteo. Dalla cima per il rientro decidiamo di scendere verso sud in direzione di Moncucco, a quota 1.364 m una palina indica il sentiero per Prà Fontana. Entrati nel bosco dopo alcuni minuti si incontrano i ruderi dell'alpe di Dumezza (1.380 m), il sentiero sempre ben marcato scende fino a incontrare alcuni cartelli posti su un albero con indicato Pradecolo. Gran bella escursione, non lontana da Milano dove laghi e cime ne fanno un quadro perfetto!!!
Malati di Montagna
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venerdì 2 novembre 2007
Giornata d'autunno in Val Vogna
con Deborah, Danilo e Paola decidiamo di andare in Valsesia.
La Valsesia è una delle valli dove la cultura Walser è fortemente radicata.
Decidiamo di andare in Val Vogna una valle dove il tempo sembra essersi fermato.
Prima di arrivare a Alagna svoltiamo a sinistra in direzione di Riva Voldobbia, lasciamo la macchina poco prima di Ca di Janzo, la giornata è fredda ma il sole pian piano sta arrivando. Percorriamo la sterrata di fondo valle, deturpata da lavori di cui non riusciamo a capirne l'utilizzo (boh!). Arrivati all'alpe Peccia alcuni operai stanno sistemando delle paline informative sull'antica via dei Walser (almeno qualcosa si sta muovendo!!!). Attraversato il ponte Napoleonico svoltiamo a sinistra (sulla destra prende avvio il sentiero per il colle Valdobbia dove sorge il rifugio Sottile), attraversato il ponte continuiamo a seguire il sentiero contrassegnato con il numero 5. Il percorso è veramente eccezionale, i colori dell'autunno e la prima neve caduta nei giorni precedenti rendono le nostre foto dei veri capolavori (esagero!). Dopo alcuni alpeggi il sentiero comincia a scomparire ricoperto dalla neve, arriviamo all'alpe Camino dove decidiamo di sostare (3.00 ore). Davanti a noi le cime ormai sono tutte bianche, l'aria è frizzantina ma il sole riesce ugualmente a riscaldarci. Dopo circa un'ora riprendiamo la via del ritorno, ci accorgiamo che la valle è praticamente all'ombra, scendiamo lungo il sentiero stando attenti a non scivolare sulla neve praticamente ghiacciata. Arrivati all'alpe Peccia decido di fare il sentiero in quota passando per i vari villaggi Walser, di cui Deborah e Paola non li avevano, mentre io e Danilo in una precedente escursione li avevamo già visitati (rifugio Carestia). Fantastico, afferma Paola, nemmeno in Val di Gressoney ci sono dei villaggi Walser cosi ben conservati, ci soffermiamo varie volte a osservare e curiosare. Attacata a una casa leggiamo una piccola storia... Molto tempo fà, comparvero qui dei contadini, chi lo sà da dove. Trovarono la nostra terra tetra e per questo la chiamarono Valle Nera oppure Val Toppa. Si abbatterono aberi, si ammucchiarono pietre. Si costruirono baite e belle cappelle. Ora invece tutto diverso: una fatalità afflige i nostri villaggi e li fa morire. La vegetazione selvaggia avanza, la prima ad arrivare la ginestra. Il bosco oscuro si fa strada, un giorno o l'altro, quando noi non vivremo più, la Val Vogna diventera nuovamente la valle Nera. Un brivido mi percorre la schiena e penso a quello che ho letto...
Arriviamo alla macchina contenti e soddisfatti di come abbiamo trascorso la giornata. Danilo ci consiglia a Piode un bar-ristorante, dove beviamo una fantastica tazza di cioccolata e ascoltiamo il padrone del ristorante che ci consiglia il piatto forte della stagione cosce di oca con verze (che fame!!!). Ci fermiamo al negozio poco più avanti di formaggi, dove provvediamo a far rifornimento, di tome, ricotta, primosale... (il negozio e ben fornito non solo di formaggi, io personalmente sto per svenire dalla fame...)
Decidiamo di andare in Val Vogna una valle dove il tempo sembra essersi fermato.
Prima di arrivare a Alagna svoltiamo a sinistra in direzione di Riva Voldobbia, lasciamo la macchina poco prima di Ca di Janzo, la giornata è fredda ma il sole pian piano sta arrivando. Percorriamo la sterrata di fondo valle, deturpata da lavori di cui non riusciamo a capirne l'utilizzo (boh!). Arrivati all'alpe Peccia alcuni operai stanno sistemando delle paline informative sull'antica via dei Walser (almeno qualcosa si sta muovendo!!!). Attraversato il ponte Napoleonico svoltiamo a sinistra (sulla destra prende avvio il sentiero per il colle Valdobbia dove sorge il rifugio Sottile), attraversato il ponte continuiamo a seguire il sentiero contrassegnato con il numero 5. Il percorso è veramente eccezionale, i colori dell'autunno e la prima neve caduta nei giorni precedenti rendono le nostre foto dei veri capolavori (esagero!). Dopo alcuni alpeggi il sentiero comincia a scomparire ricoperto dalla neve, arriviamo all'alpe Camino dove decidiamo di sostare (3.00 ore). Davanti a noi le cime ormai sono tutte bianche, l'aria è frizzantina ma il sole riesce ugualmente a riscaldarci. Dopo circa un'ora riprendiamo la via del ritorno, ci accorgiamo che la valle è praticamente all'ombra, scendiamo lungo il sentiero stando attenti a non scivolare sulla neve praticamente ghiacciata. Arrivati all'alpe Peccia decido di fare il sentiero in quota passando per i vari villaggi Walser, di cui Deborah e Paola non li avevano, mentre io e Danilo in una precedente escursione li avevamo già visitati (rifugio Carestia). Fantastico, afferma Paola, nemmeno in Val di Gressoney ci sono dei villaggi Walser cosi ben conservati, ci soffermiamo varie volte a osservare e curiosare. Attacata a una casa leggiamo una piccola storia... Molto tempo fà, comparvero qui dei contadini, chi lo sà da dove. Trovarono la nostra terra tetra e per questo la chiamarono Valle Nera oppure Val Toppa. Si abbatterono aberi, si ammucchiarono pietre. Si costruirono baite e belle cappelle. Ora invece tutto diverso: una fatalità afflige i nostri villaggi e li fa morire. La vegetazione selvaggia avanza, la prima ad arrivare la ginestra. Il bosco oscuro si fa strada, un giorno o l'altro, quando noi non vivremo più, la Val Vogna diventera nuovamente la valle Nera. Un brivido mi percorre la schiena e penso a quello che ho letto...
Arriviamo alla macchina contenti e soddisfatti di come abbiamo trascorso la giornata. Danilo ci consiglia a Piode un bar-ristorante, dove beviamo una fantastica tazza di cioccolata e ascoltiamo il padrone del ristorante che ci consiglia il piatto forte della stagione cosce di oca con verze (che fame!!!). Ci fermiamo al negozio poco più avanti di formaggi, dove provvediamo a far rifornimento, di tome, ricotta, primosale... (il negozio e ben fornito non solo di formaggi, io personalmente sto per svenire dalla fame...)
Vivere la montagna, come una passione che va al di là dell'aspetto sportivo, ricercando quelle emozioni nascoste dentro di noi...
lunedì 15 ottobre 2007
Traversata Veglia-Devero
Ultima escursione con il CAI di Legnano..., quest'anno il programma si è concluso con una traversata
nel Parco Naturale VEGLIA-DEVERO, un tratto della Grande Traversata delle Alpi, il percorso escursionistico che dalle Alpi Marittime porta al Verbano. Partiamo alle ore 8.30 da San Domenico immersi nella nebbia, purtroppo il transito lungo la pista di Ponte Campo - che da San Domenico porta all’Alpe Veglia e che costituisce l’accesso principale per l’Alpe - a seguito dell’ordinanza del Sindaco di Trasquera n° 9/2001, agli eventi meteorici della stagione 2006 ed all’ intervento della Prefettura del Verbano Cusio Ossola è al momento precluso ai turisti che intendono visitare il Parco. La pista d’accesso per l’Alpe Veglia è percorribile unicamente da Consorzisti e operatori, solo in presenza di servizio di guardiania (attivo dalle ore 7,00 alle ore 19,00) e in assenza di precipitazioni atmosferiche. Decidiamo di salire all'alpe Ciamporino, in questo periodo dell'anno la seggiovia è chiusa, l'alternativa è la strada sterrata di servizio all'alpe che di recente in alcuni tratti è stata adirittura asfaltata. La strada prende inizio in prossimità dell'albergo Bosco delle Fate o alla partenza della seggiovia. Arrivati al rifugio 2000, in prossimita dell'alpe Ciamporino facciamo una sosta doverosa, sulla destra del rifugio inizia il Sentiero dei fiori, percorso molto panoramico (difficoltà E), dopo alcuni tratti resi sicuri da alcune catene si arriva alla cappella di San Silvestro, poco più sopra, un'ampia sella con una croce di legno (2046 m). Il sentiero comincia a scendere in direzione dell'Alpe Veglia, ma come d'incanto ecco che il velo di nebbia scompare e davanti a noi si apre uno scenario che ci lascia senza fiato, il Monte Leone com i suoi 3553 m domina tutta la valle, arrivati a un bivio tralasciamo il sentiero a sinistra per La Balma e seguiamo le indicazioni per Pian Stalaregno che in breve raggiungiamo.
Il percorso è sempre ben evidente, raggiunte le baite perfettamente ristrutturate di Pian dul Crupp prosenuiamo verso il Passo di Valtendra, ma prima dell'irta salita ci concediamo una salutare sosta a una fontana dove scaturisce un'acqua deliziosa. Arrivati al passo facciamo la tanto attesa sosta pranzo, verso il Devero il panorama e qualcosa di magico, sotto un mare di nuvole che quasi ci invitano a tuffarci!!! Scendiamo dal passo consapevoli che dobbiamo risalire verso il punto più alto della traversata la Scatta d'Oragna (2461 m), raggiunta in circa un'ora scendiamo in direzione dell'alpe Buscagna e l'alpe Devero. La discesa ci regala le ultime immagini di una giornata da ricordare, all'alpe Buscagna (1967 m) la nebbia ci avvolge come un manto che ci accompagna fino all'alpe Devero. Attraversiamo l'alpe fino al parcheggio a pagamento, dopo una decina di metri sulla destra inizia la mulattiera per Goglio, che un tempo era l'unico
accesso per l'alpe, arriviamo alla centrale di Goglio alle ore 18.15, che dire di questa giornata a voi un commento...
Malati di Montagna
nel Parco Naturale VEGLIA-DEVERO, un tratto della Grande Traversata delle Alpi, il percorso escursionistico che dalle Alpi Marittime porta al Verbano. Partiamo alle ore 8.30 da San Domenico immersi nella nebbia, purtroppo il transito lungo la pista di Ponte Campo - che da San Domenico porta all’Alpe Veglia e che costituisce l’accesso principale per l’Alpe - a seguito dell’ordinanza del Sindaco di Trasquera n° 9/2001, agli eventi meteorici della stagione 2006 ed all’ intervento della Prefettura del Verbano Cusio Ossola è al momento precluso ai turisti che intendono visitare il Parco. La pista d’accesso per l’Alpe Veglia è percorribile unicamente da Consorzisti e operatori, solo in presenza di servizio di guardiania (attivo dalle ore 7,00 alle ore 19,00) e in assenza di precipitazioni atmosferiche. Decidiamo di salire all'alpe Ciamporino, in questo periodo dell'anno la seggiovia è chiusa, l'alternativa è la strada sterrata di servizio all'alpe che di recente in alcuni tratti è stata adirittura asfaltata. La strada prende inizio in prossimità dell'albergo Bosco delle Fate o alla partenza della seggiovia. Arrivati al rifugio 2000, in prossimita dell'alpe Ciamporino facciamo una sosta doverosa, sulla destra del rifugio inizia il Sentiero dei fiori, percorso molto panoramico (difficoltà E), dopo alcuni tratti resi sicuri da alcune catene si arriva alla cappella di San Silvestro, poco più sopra, un'ampia sella con una croce di legno (2046 m). Il sentiero comincia a scendere in direzione dell'Alpe Veglia, ma come d'incanto ecco che il velo di nebbia scompare e davanti a noi si apre uno scenario che ci lascia senza fiato, il Monte Leone com i suoi 3553 m domina tutta la valle, arrivati a un bivio tralasciamo il sentiero a sinistra per La Balma e seguiamo le indicazioni per Pian Stalaregno che in breve raggiungiamo.
Il percorso è sempre ben evidente, raggiunte le baite perfettamente ristrutturate di Pian dul Crupp prosenuiamo verso il Passo di Valtendra, ma prima dell'irta salita ci concediamo una salutare sosta a una fontana dove scaturisce un'acqua deliziosa. Arrivati al passo facciamo la tanto attesa sosta pranzo, verso il Devero il panorama e qualcosa di magico, sotto un mare di nuvole che quasi ci invitano a tuffarci!!! Scendiamo dal passo consapevoli che dobbiamo risalire verso il punto più alto della traversata la Scatta d'Oragna (2461 m), raggiunta in circa un'ora scendiamo in direzione dell'alpe Buscagna e l'alpe Devero. La discesa ci regala le ultime immagini di una giornata da ricordare, all'alpe Buscagna (1967 m) la nebbia ci avvolge come un manto che ci accompagna fino all'alpe Devero. Attraversiamo l'alpe fino al parcheggio a pagamento, dopo una decina di metri sulla destra inizia la mulattiera per Goglio, che un tempo era l'unico
accesso per l'alpe, arriviamo alla centrale di Goglio alle ore 18.15, che dire di questa giornata a voi un commento...
Malati di Montagna
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28868 Alpe Veglia VB, Italy
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venerdì 12 ottobre 2007
...cercando il Lago Brunni...
Che giornata...partiamo da Riale in Val Formazza alle 9.30 il sole non è ancora arrivato e una brinata ricopre tutti i prati attorno. Risaliamo il sentiero che taglia bruscamente la strada sterrata (meno male!), dopo circa 1.30 ora arriviamo al rifugio Maria Luisa, dove sostiamo. Sopra al rifugio si vede il cippo dedicato al sentiero Castiglioni, da dove seguiamo il sentiero che risale, da prima a un baitello e poi verso una cascata.
Risaliamo il Vallone delle Marmotte, per poi girare decisamente a sinistra verso il Corno Mutt, continuiamo su sentiero sempre ben evidente in un susseguirsi di panorami fantastici, alle 12.30 ore decidiamo di fermarci, credendo di essere arrivati al lago Brunni, ma purtroppo dovevamo ancora proseguire per circa mezz'ora, a casa con l'amico Flavio ci siamo accorti con la traccia GPS di esserci sbagliati...pazienza ci ritorneremo, anche perchè di luoghi in montagna cosi selvaggi ne rimangono ben pochi, nnon esagero a dire che sembrava di essere nelle praterie peruviane...
Malati di Montagna
Risaliamo il Vallone delle Marmotte, per poi girare decisamente a sinistra verso il Corno Mutt, continuiamo su sentiero sempre ben evidente in un susseguirsi di panorami fantastici, alle 12.30 ore decidiamo di fermarci, credendo di essere arrivati al lago Brunni, ma purtroppo dovevamo ancora proseguire per circa mezz'ora, a casa con l'amico Flavio ci siamo accorti con la traccia GPS di esserci sbagliati...pazienza ci ritorneremo, anche perchè di luoghi in montagna cosi selvaggi ne rimangono ben pochi, nnon esagero a dire che sembrava di essere nelle praterie peruviane...
Malati di Montagna
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Val Formazza
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28863 Formazza VB, Italy
Vivere la montagna, come una passione che va al di là dell'aspetto sportivo, ricercando quelle emozioni nascoste dentro di noi...
Pointe de Chaligne (2607 m)
Causa nevicata fuori stagione decidiamo di abbandonare la salita al Hochliecht (Alta Luce) e di puntare verso il Gran San Bernardo salendo alla punta Chaligne. E' la vetta più alta dei comuni di Aosta e Gignod. Ogni anno, il 16 agosto, si svolge una celebre processione da Gignod sino alla vetta. Il percorso qui proposto, invece, permette di compiere un bell'anello risalendo la particolare Crête de Tardiva.
Malati di Montagna
Malati di Montagna
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11010 Gignod AO, Italy
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