Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

venerdì 13 marzo 2015

Sentiero Rotary...sulle tracce del Manzoni...

Oggi abbandoniamo le alte quote, per percorrere il sentiero che dal rione Bonacina di Lecco, arriva a Somasca  frazione del comune di Vercurago e che passa molti degli storici luoghi che ispirarono Alessandro Manzoni nella stesura dei "Promessi sposi", la sua opera più importante.
Il Sentiero Rotary (segnavia giallo-azzurro), è un percorso escursionistico che si svolge sulle Prealpi lecchesi,voluto dal Rotary Club di Lecco e da un progetto dall'ingegner Annibale Rota, la cui intuizione era offrire a chi lo percorre lo scenario descritto nei Promessi Sposi.
Il sentiero realizzato nel 2010, è un perfetto connubio tra natura e letteratura.

Arrivati a Lecco, raggiungiamo la chiesa dedicata a S. Egidio, nel rione Boncacina, in Via G. Galilei. Lasciata l'auto nel parcheggio sottostante la chiesa, proseguiamo seguendo la via principale che costeggia il torrente Caldone, poco dopo la sede dell'ANA svoltiamo a destra attraversando il "Ponte degli Alpini". Proseguiamo in via Movedo fino a un bivio, andiamo a sinistra e subito dopo in corrispondenza di un palo in cemento, imbocchiamo sulla destra la mulattiera, contrassegnata dalla caratteristica ruota giallo/azzurra simbolo del "Sentiero Rotary". Iniziamo a salire, lasciando alle nostre spalle i rumori della città che lentamente si risveglia, la mulattiera ancora in buon stato risale all'interno del bosco, dove possiamo notare alcune splendide fioriture di primule, bucaneve (Galanthus nivalis), elleboro (helleborus niger) o “rosa di Natale” e anemone fegatella (hepatica nobilis), un esplosione di colori! Dopo aver costeggiato per un brevissimo tratto la nuova superstrada della Valsassina, tramite un sottopasso passiamo dalla parte opposta. Riprendiamo a salire e oltrepassato una santella votiva, in breve arriviamo alla chiesetta di Versasio 527 m, ai piedi del Pizzo d'Erna. Passiamo tra le case del paese e raggiunta la palina segnavia, tralasciamo le indicazioni per il Passo del Lupo/Ballabio e proseguiamo a destra seguendo Via ai Poggi. Dopo qualche minuto oltrepassato il locale "il Caminetto", svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per il Castello dell'Innominato/Somasca. Al seguente bivio proseguiamo a destra sulla stradina asfaltata in leggera salita, ignorata una deviazione a sinistra per il Sentiero dei Carbonari, in breve raggiungiamo una prima palina segnavia che tralasciamo (Funivia/Malnago) e subito dopo alla successiva, scendiamo verso destra, riprendendo la mulattiera. Alternando tratti in piano a tratti in discesa superiamo dapprima Ca' Berna e poco dopo un aviario con delle coloratissime arnie. Ben presto l'acciottolato diventa uno stretto sentiero tra muretti a secco, per poi attraversare ampi e panoramici prati, entrati nel bosco seguendo le indicazioni per il Ponte della Tenaglia, oltrepassata una valletta, in pochi minuti arriviamo al "Punt de la Tenaja" 496 m. Superato l'impetuoso torrente Bione saliamo al vicino agriturismo, per poi svoltare a destra seguendo le indicazioni sulla palina segnavia, questo tratto è in comune con ill percorso Giorgio Combi (targhe gialle). Rientriamo nel bosco e dopo un tratto in falsopiano ci colleghiamo con la mulattiera che sale da Germanedo, perdiamo quota e oltrepassate alcune case arriviamo alla fontana della Marietta. Proseguiamo ancora in discesa per qualche minuto lungo una valletta per poi piegare a sinistra, salendo verso alcuni edifici, oltrepassati i quali arriviamo alla stupenda località Neguccio 457 m. Dopo aver superato la stazione di pompaggio del metanodotto, raggiungiamo una cascina, dalla qui svoltiamo a sinistra e in salita raggiungiamo una casetta in posizione panoramica. Poco oltre, dalla palina segnavia svoltiamo a destra e attraversato un ponte di legno, proseguiamo in discesa seguendo la carrareccia utilizzata da alcune cave di calcare. Costeggiando il letto di un piccolo torrente in secca, scendiamo lungo la bianca e polverosa strada, arrivando in prossimità del nastro trasportatore. Ignorata la deviazione a destra per Carbonera, continuiamo a scendere, lambendo l'ingresso di una cava e poco prima d'arrivare a un fabbricato di servizio, in prossimità di una palina segnavia svoltiamo a sinistra. Attraversato un piccolo ponte in legno, riprendiamo a salire arrivando in un pianoro erboso in località Baita del Pozzo 425 m. Dopo un breve pausa ristoratrice, nei pressi di alcuni rudimentali tavoli e panche in legno, riprendiamo il cammino inoltrandoci nel bosco. Arrivati a un bivio, tralasciamo a sinistra il sent. 28 che sale al Magnodeno/Via Corna Marcia e continuiamo seguendo il set. 29 Magnodeno/Via Camposecco. Proseguiamo dapprima in piano e poi in leggera salita in un rado bosco. arrivando al pianoro dove sono adagiate le Baite di Piazzo 507 m, sulla palina segnavia una cartina raffigura il sentiero che stiamo percorrendo e il punto in cui ci troviamo. Saliamo verso sinistra e abbandonato il sent. 29, proseguiamo verso destra arrivando in pochi minuti al bivio con il sentiero che scende da Camposecco.  Iniziamo ora a perdere quota sempre più ripidamente, dopo qualche minuto tra la vegetazione, iniziamo a intravedere i ruderi del castello. Raggiunta un'ampia radura, proseguiamo verso un punto ristoro, oltre il quale abbandonata la carrareccia e seguendo le indicazioni iniziamo a salire verso la Rocca. Poco prima d'arrivare veniamo invitati a bere un bicchiere di vino dal simpaticissimo Bruno, con il quale scambiamo quattro chiacchiere in allegra compagnia. Dopo questa piacevolissimo intermezzo raggiungiamo i ruderi della rocca che, secondo la tradizione, avrebbero ispirato il Manzoni per ambientarvi il castello dell'Innominato, anche se all'epoca in cui l'autore stese il romanzo (1628-1630) il maniero era da secoli in rovina. Conclusa l'interessante visita e la sosta panoramica sull'Adda…e su quel ramo del Lago di Como, riprendiamo il cammino scendendo dal lato opposto da dove siamo arrivati, lungo una ripida scalinata. Raggiungendo dapprima l’eremo dove San Girolamo si ritirava a pregare davanti al Crocifisso e quindi la località la "Valletta", un luogo di pace e serenità, dove il santo viveva con i suoi orfani. San Girolamo Miani, detto anche il Santo della polenta, fu il fondatore della Compagnia dei Servi dei poveri, divenuta poi la Congregazione dei Padri Somaschi. Il complesso merita sicuramente un'accurata visita, all'interno della chiesetta addossata alla parete della montagna, in un incavo si può osservare il "letto" di roccia sul quale il santo riposava. Accanto alla chiesetta si trova la cappella con una fontanella, dove San Girolamo fece sgorgare l'acqua per dissetare i suoi orfanelli. Dall'ingresso inferiore iniziamo a scendere lungo il "Viale delle cappelle",  sono dieci cappelle, nelle quali vengono rappresentati episodi della vita del santo. A circa metà percorso, sulla sinistra inizia la "Scala Santa", una ripida scalinata formata da 101 gradini sconnessi, costruita nel 1828, in occasione del 3° centenario della nascita della Congregazione, in sostituzione dell'impervio sentiero che per secoli si inerpicava verso l'eremo. Alla fine del viale proseguiamo seguendo le strette vie del paese fino a raggiungere il Santuario, edificato nel 1600, con all'interno il sepolcro del santo, qui termina il "Sentiero Rotary". Ripercorriamo un tratto della strada, fino a raggiungere nuovamente la piazzetta, dove davanti all'ingresso del convento delle Suore Orsoline di San Girolamo, imbocchiamo la via pedonale Caterina Cittadini, al termine della quale proseguiamo fino a raggiungere Via Roma, dove davanti al comune di Vercurago c'è la fermata dell'autobus. Per tornare al rione Bonacina abbiamo utilizzato gli autobus urbani di Lecco (linea 1 e successivamente linea 4, costo 2 euro).
Malati di Montagna: Pg, Danilo e l'Homo Selvadego

Segnavia giallo-azzurro del Sentiero Rotary


Bucaneve (Galanthus nivalis)
Può fiorire già sotto la neve che comincia a fondere


Ponte Tenaglia 496 m


Resegone


Sentiero Rotary



Versasio


Il castello, manzonianamente detto dell’Innominato, era forse in origine una torre di segnalazione di un sistema di fortificazioni carolingio.
L’antica fortificazione è posta in un luogo strategico e selvaggio, con la strada a forma di nastro serpeggiante, proprio come la descrive il Manzoni. Dall’altura si può ammirare un affascinante panorama con i laghi di Garlate, di Olginate e, in lontananza, il Lario con la sua catena di monti.



È l'inespugnabile fortezza in cui vive e opera l'innominato, situata in un punto imprecisato lungo il confine tra il Milanese e il Bergamasco e distante non più di sette miglia dal palazzotto di don Rodrigo: il luogo è descritto all'inizio del cap. XX, quando il signorotto vi si reca per chiedere l'aiuto del potente bandito nel rapimento di Lucia e fin dall'inizio si presenta come un castello truce e sinistro, specchio fedele della personalità del signore che vi risiede.



Nel 1533 giunge a Vercurago, Gerolamo Emiliani che insedia nella zona della Valletta la sua “Congregazione dei servi dei poveri” (poi divenuta Congregazione dei Padri Somaschi). Dalla morte dell’apostolo degli orfani (1537), Somasca diviene, in modo ininterrotto, luogo di attrazione e di preghiera per pellegrini provenienti dalla plaghe del Bergamasco e della Brianza.

La "Valletta" è un luogo appartato, incassato tra alcune balze rocciose, ma aperto verso la valle. Qui Girolamo viveva con i suoi orfani.


Viale delle Cappelle


Le cappelle in stile neoclassico che rievocano con gruppi statuari di fattura popolare la storia di S. Girolamo Emiliani, patrono degli orfani e della gioventù abbandonata


Santuario S. Girolamo
La sua costruzione iniziò nel 1544 per volontà dei Padri Somaschi, che desideravano avere a Somasca un degno luogo di culto per il loro fondatore.



Nessun commento:

Posta un commento