Basta qualche folata di nebbia o qualche nevaio più esteso del previsto ed ecco che le sagome delle montagne tornano ad incutere il rispetto loro giustamente dovuto, qui siamo veramente in alta montagna ed è meglio non lasciarsi tentare troppo dalla confidenza.
Primo giorno
Alla barriera di Torino dell'autostrada A4 seguiamo prima le indicazioni per Bardonecchia/Fréjus, poi per Caselle (aeroporto)/Pinerolo/Sestiere, fino all'uscita di Borgaro/Venaria Reale nord.
Percorriamo la "direttissima" che costeggia il muro del parco della Mandria proseguendo fin presso Lanzo, oltrepassato il tunnel alla successiva biforcazione rimaniamo sulla destra per poi imboccare la strada che risale tutta la Val di Viù. Oltrepassato Usseglio in pochi minuti giungiamo a Margone 1410 m, la macchina la lasciamo nell'ampio parcheggio poco dopo la chiesa.
Passiamo accanto al bar e dalla palina segnavia seguiamo le indicazioni per il rifugio Cibrario (sent. 118). Saliamo tra le case e costeggiando un prato usciamo subito su un viottolo che sale a destra, in prossimità della vecchia mulattiera a cui presto si riunisce. Dopo un tratto ripido e un po' rovinato la mulattiera diventa più agevole e con un paio di tornanti saliamo a Trapette 1675 m. Costeggiamo le baite e continuando verso destra usciamo su una sella da cui appare il Monte Bassa, oltrepassata una valletta prativa il sentiero riprende a salire ripidamente fino a incrociare il tracciato della vecchia decauville di servizio che univa gli impianti idroelettrici del vallone di Malciaussià e Arnas. Proseguiamo seguendo le indicazioni e in breve arriviamo sul costone che separa dal Vallone di Arnas (da cui faremo ritorno il secondo giorno), il panorama da questo pulpito naturale è davvero grandioso. Attraversata una conca ombrosa continuiamo in falsopiano con un piacevole tratto a mezza costa, di fronte svettano tra gli altri il M. Servin 3108 m, la P. Corna 2964 m e la torre d'Ovarda 3075 m. Riprendiamo a salire diagonalmente e attraversato il torrente Lera incrociamo poco dopo il sentiero proveniente dall'alpe Arnas Sup. (sent. 120), proseguiamo in salita attraversando un canale eroso e in seguito con alcuni tornanti tra gli ontani giungiamo su uno sperone roccioso da cui appare la cascata del rio Peraciaval, sormontata da un ponte che raggiungiamo dopo un breve tratto in discesa. Ci portiamo ora sulla sinistra orografica, il sentiero prosegue diagonalmente in moderata ascesa con suggestivi scorci sulle cascate che solcano le pareti delle Prigioni sul versante opposto. Mentre affrontiamo con ripide svolte l'ultimo tratto, dall'alto alcuni stambecchi ci osservano incuriositi. Quando la valle si restringe affrontiamo l'ultimo tratto di salita dominando la gola dall'altro, giunti su un dosso ecco apparire la conca di Peraciaval, con un comodo sentiero arriviamo in breve al rifugio Cibrario 2616 m. Prima di entrare andiamo a salutare i vicini di casa, un bel gruppo di stambecchi con relativi piccoli che beatamente prendono il sole su alcuni grossi massi.
Il Cibrario della sez. CAI di Leini non ha una figura di gestore ‘unico’; sotto il coordinamento della commissione rifugio della sezione e con l’attenta supervisione del presidente, nel corso dell’apertura si alternano con turni settimanali di gestione gruppi diversi di ‘volontari’ che prestano la loro opera a titolo gratuito. Durante il nostro soggiorno abbiamo conosciuto Davide, Emilia, Sergio e Marisa che ringraziamo per la loro disponibilità e soprattutto per la loro ospitalità, consigliamo a tutti coloro che amano le terre alte di passare almeno una notte in questa splendida struttura. Nel pomeriggio decidiamo di salire al lago di Peraciaval 2772 m compiendo un bel giro ad anello, anche se le nebbie pomeridiane non ci hanno concesso di ammirare appieno dei panorami circostanti, il silenzio di questi luoghi e la loro severità ci hanno ampiamente soddisfatto.
Percorriamo la "direttissima" che costeggia il muro del parco della Mandria proseguendo fin presso Lanzo, oltrepassato il tunnel alla successiva biforcazione rimaniamo sulla destra per poi imboccare la strada che risale tutta la Val di Viù. Oltrepassato Usseglio in pochi minuti giungiamo a Margone 1410 m, la macchina la lasciamo nell'ampio parcheggio poco dopo la chiesa.
Passiamo accanto al bar e dalla palina segnavia seguiamo le indicazioni per il rifugio Cibrario (sent. 118). Saliamo tra le case e costeggiando un prato usciamo subito su un viottolo che sale a destra, in prossimità della vecchia mulattiera a cui presto si riunisce. Dopo un tratto ripido e un po' rovinato la mulattiera diventa più agevole e con un paio di tornanti saliamo a Trapette 1675 m. Costeggiamo le baite e continuando verso destra usciamo su una sella da cui appare il Monte Bassa, oltrepassata una valletta prativa il sentiero riprende a salire ripidamente fino a incrociare il tracciato della vecchia decauville di servizio che univa gli impianti idroelettrici del vallone di Malciaussià e Arnas. Proseguiamo seguendo le indicazioni e in breve arriviamo sul costone che separa dal Vallone di Arnas (da cui faremo ritorno il secondo giorno), il panorama da questo pulpito naturale è davvero grandioso. Attraversata una conca ombrosa continuiamo in falsopiano con un piacevole tratto a mezza costa, di fronte svettano tra gli altri il M. Servin 3108 m, la P. Corna 2964 m e la torre d'Ovarda 3075 m. Riprendiamo a salire diagonalmente e attraversato il torrente Lera incrociamo poco dopo il sentiero proveniente dall'alpe Arnas Sup. (sent. 120), proseguiamo in salita attraversando un canale eroso e in seguito con alcuni tornanti tra gli ontani giungiamo su uno sperone roccioso da cui appare la cascata del rio Peraciaval, sormontata da un ponte che raggiungiamo dopo un breve tratto in discesa. Ci portiamo ora sulla sinistra orografica, il sentiero prosegue diagonalmente in moderata ascesa con suggestivi scorci sulle cascate che solcano le pareti delle Prigioni sul versante opposto. Mentre affrontiamo con ripide svolte l'ultimo tratto, dall'alto alcuni stambecchi ci osservano incuriositi. Quando la valle si restringe affrontiamo l'ultimo tratto di salita dominando la gola dall'altro, giunti su un dosso ecco apparire la conca di Peraciaval, con un comodo sentiero arriviamo in breve al rifugio Cibrario 2616 m. Prima di entrare andiamo a salutare i vicini di casa, un bel gruppo di stambecchi con relativi piccoli che beatamente prendono il sole su alcuni grossi massi.
Il Cibrario della sez. CAI di Leini non ha una figura di gestore ‘unico’; sotto il coordinamento della commissione rifugio della sezione e con l’attenta supervisione del presidente, nel corso dell’apertura si alternano con turni settimanali di gestione gruppi diversi di ‘volontari’ che prestano la loro opera a titolo gratuito. Durante il nostro soggiorno abbiamo conosciuto Davide, Emilia, Sergio e Marisa che ringraziamo per la loro disponibilità e soprattutto per la loro ospitalità, consigliamo a tutti coloro che amano le terre alte di passare almeno una notte in questa splendida struttura. Nel pomeriggio decidiamo di salire al lago di Peraciaval 2772 m compiendo un bel giro ad anello, anche se le nebbie pomeridiane non ci hanno concesso di ammirare appieno dei panorami circostanti, il silenzio di questi luoghi e la loro severità ci hanno ampiamente soddisfatto.
lo splendido vallone antecedente al rifugio...
un salto nel...!!!
il rifugio sormontato dalla piramide della Croce Rossa
il rifugio è intitolato a Luigi Cibrario, che fu studioso delle Valli di Lanzo
e presidente onorario del Cai di Torino.
Il primo edificio è del 1890, l'attuale risale al 1940.
i vicini di casa...!!!
nebbie pomeridiane al lago Peraciaval
Dalla palina alle spalle del rifugio seguiamo il sentiero 122 per il Colle Altare/Rifugio Gastaldi, questo tratto fa parte del Tour della Bessanese, un trekking di alta montagna per escursionisti esperti nel grandioso paesaggio delle Alpi Graie meridionali, lungo gli antichi sentieri che furono teatro di scambi e commerci fra pastori, contrabbandieri e guide tra Italia e Francia. Saliamo verso nord accanto ad un ruscello che attraversiamo un paio di volte, dopo un breve tratto ripido raggiungiamo il pianoro sovrastante il rifugio, seguendo i segnavia bianco/rossi e gli ometti giungiamo ai piedi di un ripido canale che risaliamo su pietraie. Usciamo su un pianoro sospeso e in breve a una panoramica sella, con un ultimo tratto a mezza costa attraversando alcuni nevai raggiungiamo l'ampio Colle Altare 2901 m, al di là il panorama si apre sul Vallone di Arnas, con il Lago della Rossa nostra prossima meta. Iniziamo a scendere e notiamo fin da subito che il sentiero sotto ai nostri scarponi è ghiacciato, la conferma l'abbiamo quando raggiungiamo un piccolo torrentello parzialmente ghiacciato. Dopo aver attraversato un nevaio affrontiamo in discesa un ripido canale franoso, questo è l'unico tratto da affrontare con la dovuta cautela, giunti in fondo al valloncello seguiamo quello che resta di una vecchia mulattiera e in breve arriviamo allo splendido Lago della Rossa 2716 m. Continuando sulla sponda destra in pochi minuti arriviamo alla diga che risulta essere la più elevata esistente in Italia, con una capacità di 8.300.000 metri cubi, i lavori per la costruzione della diga durarono dal 1927 al 1932 solo nei periodi estivi con l'ausilio di ponteggi e pontili dotati di binari e gru di grandi dimensioni, per il trasporto di materiale edili furono realizzate numerose tratte di teleferiche, inoltre furono costruiti dei tratti di ferrovia a piccolo scartamento ridotto (decauville) per un totale di 5 km con tanto di locomotiva.
Prima di proseguire verso il Lago dietro la Torre, decidiamo di attraversare la diga e di fare una breve pausa nel bivacco S. Camillo, inaugurato il 26 luglio 1990 con 18 posti letto a cura dei Padri Camilliani. Invece di riattraversare la diga e di proseguire seguendo le indicazioni sulla palina segnavia, abbiamo preferito seguire il consiglio di uno degli operai dell'ENEL che gentilmente ci ha indicato una scorciatoia, scesi alla base della diga abbiamo poi seguito un tratto della condotta forzata sul lato opposto incrociando poco dopo il sentiero proveniente dalla diga. Scendiamo con ampie svolte arrivando sulla strada sterrata di servizio all'ENEL, la seguiamo verso valle arrivando dopo pochi minuti al Lago dietro la Torre, proseguendo in breve attraversiamo una galleria non illuminata ma comunque transitabile, eventualmente una pila garantirebbe una maggior illuminazione. Purtroppo la strada sterrata cede il passo a quella asfaltata, oltrepassata l'alpe Arnas Sup. 1426 m, altro punto di partenza per raggiungere il rifugio Cibrario, la graziosa chiesetta di S. Anna e l'alpe Arnas Inf. arriviamo sulla provinciale di fondovalle tra le frazioni di Villaretto e Crot. Seguendo la strada verso destra in circa 15/20 minuti arriviamo al parcheggio di Margone, abbiamo calcolato che da quando abbiamo iniziato a percorre la strada dell'ENEL fino ad arrivare a Margone abbiamo impiegato circa 3 ore.
Malati di Montagna: Danilo e Fabio
tipica mattina per terre alte...
a volte si cammina e cammina...senza avere nessuna meta...
il Lago della Rossa è li che ci aspetta...
alcuni iceberg galleggiano nel lago...e siamo a fine agosto...!!!
anche con le nuvole rimane un grande spettacolo...!!!