Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

giovedì 10 luglio 2014

Camminatori, il lungo sentiero della scoperta

Affrettati lentamente. È un motto latino attribuito all’imperatore Augusto che, nell’apparente contraddizione, tiene insieme l’efficienza e la prudenza nell’agire. Proprio l’opposto di quanto accadde nella società contemporanea, tutta tesa verso una continua accelerazione al punto che rallentare sembra sia diventato un lusso. Ma è nella tensione tra questi due atteggiamenti, piuttosto che nella loro contrapposizione, che la nostra umanità si può realizzare.

by Franco


È evidente che non possiamo rinunciare in assoluto alla velocità ma occorre rallentare e anche fermarsi. La lentezza è la condizione per l’ascolto, per l’incontro e se smettiamo per un attimo di correre e iniziamo a camminare ci accorgiamo quanto stiamo perdendo di noi stessi. Peraltro il camminare è la cosa più semplice che tutti sappiamo fare fin da bambini, ma solo recentemente è diventato un atto inaspettatamente attraente, trasgressivo, alternativo, almeno per una parte della popolazione mondiale, quella più agiata e afflitta dal progresso tecnologico.

Molti studi hanno ormai dimostrato che se camminiamo produciamo una buona dose di sostanze, come la serotonina e l’endorfina, che ci danno benessere. Ma camminare ci permette anche di liberare la mente e di entrare in armonia con l’ambiente che attraversiamo in un tutt’uno con tutte le parti di noi stessi. Camminare nella natura, ma anche attraverso paesaggi urbani, ci consente di aprire ad ogni passo delle finestre verso l’esterno. Ma sono anche i sensi ad essere sollecitati: odori, colori, rumori, sapori, il caldo, il freddo. E poi sensazioni tattili: i piedi sul terreno, il vento sulla pelle, la pioggia o la neve sul volto. Con il camminare entriamo in contatto con il nostro corpo e respiriamo il luogo in cui siamo immersi e ogni volta ci appare come nuovo, anche se lo abbiamo già visto, perché diverse sono le sensazioni che proviamo.

Camminare ci consente di leggere in profondità il territorio e chi lo abita, possiamo cogliere dettagli che altrimenti ci sfuggono. Ma per vedere le cose si deve avere il ritmo giusto, altrimenti faremo solo un trasferimento da un punto all’altro e saranno più le cose che si perdono rispetto a quelle che si conquistano. Il ritmo giusto non è necessariamente un cammino lento, semmai è una camminata consapevole che permette di esprimere maggiormente se stessi in rapporto al paesaggio e alla cultura dei luoghi. Escursionismo, trekking, alpinismo ed anche la corsa dolce, sono tutte forme di cammino che si possono affrontare con passo consapevole, senza essere sopraffatti dalla velocità, fermandosi quando vogliamo, quando un incontro richiama il nostro interesse, lasciandosi trasportare dalla casualità degli incontri.

Percorsi Occitani e il modello Val Maira
Maria Schneider è vice presidente dell'associazione Percorsi Occitani, un gruppo di piccoli imprenditori che da quasi vent’anni gestisce il circuito escursionistico più frequentato della Valle Maira. Con il marito Andrea Schneider, ancora all'inizio degli anni ’80, è stata fra i pionieri della rinascita della valle. "Siamo arrivati qui per caso, alla fine degli anni ‘70, sbagliando strada per la Provenza che in quel periodo era la nostra meta per le vacanze" racconta Maria Schneider. "Siamo rimasti colpiti da questa valle e abbiamo deciso di fermarci qui. La nostra prima attività è stata una scuola di lingua italiana per stranieri a Prazzo. I corsi venivano tenuti da professori italiani e nel tempo libero mio marito ed io li accompagnavamo in montagna". Nel 1990 i coniugi Schneider si spostano nel comune di Stroppo e fondano il Centro Culturale Borgata San Martino che diventerà un importante luogo d’incontri culturali, gastronomici e di escursioni. Intanto prende forma il progetto di ripristinare gli antichi sentieri che collegano una borgata all’altra della valle e di unirli in un grande anello escursionistico. "I Percorsi Occitani hanno tanti padri e madri. Il modello è stato senz’altro la Grande Traversata delle Alpi" prosegue la signora Schneider. "Piacciono perché intorno a loro si è sviluppata un’accoglienza particolare: puoi camminare un’intera giornata senza incontrare nessuno, però alla fine del tuo cammino trovi sicuramente un Posto Tappa con dei buoni piatti tipici". Il camminatore dei Percorsi Occitani si ferma in valle dai 7 ai 10 giorni, cambia ogni giorno Posto Tappa e al 95% parla tedesco (tedeschi, austriaci e svizzeri). Con 4000 presenze stimate all’anno offrono lavoro stagionale a circa 50 persone. Il turismo escursionistico ha portato significativi benefici economici in tutta la valle e ha messo un freno allo spopolamento, come ci racconta ancora Maria Schneider: "Con i Percorsi Occitani sono nate nuove strutture ricettive, sono state ristrutturate tante case, la rete sentieristica è segnalata bene e anche l’escursionismo invernale (scialpinismo e racchette da neve, ndr) cresce di anno in anno". E per il futuro la signora Schneider ha le idee chiare: "La Valle Maira rimane una nicchia per persone particolari. Non può sopravvivere solo con il turismo. Se vuole avere un futuro si dovrebbero sviluppare altre attività nel settore agricolo e anche nell’artigianato. In più con gli strumenti di comunicazione di oggi, tanti professionisti (traduttori, architetti, ingegneri, ecc.) potrebbero lavorare qui. Però è una scelta di vita e sono ancora troppo pochi quelli che decidono di venire a vivere qui".

Cammini devozionali, indice di un cambiamento sociale in atto
Dati alla mano ci dicono che il camminare si sta trasformando da una attività fisica all’aria aperta ad uno stile di vita. Alberto Conte si occupa da più di tredici anni della divulgazione del viaggio lento, è fra gli ideatori del Festival della Viandanza e presiede l'associazione il Movimento Lento. Chi meglio di lui può dirci quanta voglia c’è di camminare? "Come dice Rebecca Solnit nella Storia del Camminare "la mente umana funziona a tre miglia all’ora"" ci dice Alberto Conte, "sempre più spesso ci si mette in cammino per prendere decisioni importanti, o per ritrovare se stessi in un momento difficile, o perché ci si trova da un giorno all’altro senza lavoro e si vede in lungo un viaggio a piedi il coronamento di un sogno che non si è potuto realizzare in precedenza". Un sogno ma non per tutti, c’è chi è obbligato a camminare per andare a scuola, per raggiungere un pozzo, per fuggire da una guerra. "Ho spesso visto persone che vivevano in una condizione di povertà e disagio che avevano un’aria molto più felice di molti di noi, cullati dagli agi della "civiltà". Mi piace credere che il cammino in qualche modo contribuisca alla serenità che ho visto nei loro occhi" è il pensiero di Alberto Conte e poi aggiunge: "Non ho dubbi: cento volte meglio andare a scuola a piedi, magari percorrendo chilometri ogni giorno, piuttosto che su un imponente SUV guidato da un padre ricco ma incazzato". La forte crescita del turismo legato all’esperienza dei "cammini devozionali" e la nascita di eventi dedicati al camminare lento, come il Festival della Viandanza, sono l’indice di un cambiamento sociale in atto. "La crisi ci ha sbattuto in faccia i limiti dell’approccio materialista in cui molti di noi sono cresciuti e i cammini devozionali intercettano un bisogno di spiritualità crescente" racconta Alberto Conte. "Il successo del Cammino di Santiago è innanzitutto un fenomeno sociale, un rito collettivo e sicuramente è diventato una moda. Ma nonostante io non abbia una grande simpatia per le mode, questa mi piace particolarmente, perché avvicina molte persone a una pratica che fa bene a loro e a tutta la società".

Sentieri metropolitani, le "vie verdi" di accesso e fuga dalla città
Fra le prime associazioni in Italia ad uscire dai classici percorsi escursionisti alpini c’è Trekking Italia. Dal 1985 le loro proposte di cammino consapevole sono ovunque: litorali marini, colline, fiumi, pianure, laghi, naturalmente le montagne e più recentemente anche nelle città. "Credo che Trekking Italia abbia contribuito a un deciso cambio di rotta fra gli appassionati di montagna" racconta Roberto D'Agostino, da poco alla guida della sua associazione che ogni anno porta in cammino oltre 30.000 persone, e prosegue: "Non solo per aver individuato una serie di luoghi solitamente esclusi dall’escursionismo, ma anche per aver esercitato un presidio civile nelle situazioni di abuso, raccolto e fatto tesoro delle esperienze di migliaia di soci. Tutti i nostri soci sono invitati a costruire la rete di sentieri e relazioni che sono il vero cuore dell’associazione". Reti e itinerari si intrecciano anche nei social network e infatti sta emergendo un nuovo fenomeno: il "social trekking". "È la prosecuzione della promozione sociale, della conoscenza dell'altro. Il punto che ci interessa maggiormente" prosegue il presidente D'Agostino, "è la ricerca orientata ai territori tralasciati. La Via Francigena è l'alta velocità dei sentieri ma, ai suoi lati, quanti altri sentieri si dipartono, quante piccole e nuove economie si incontrano? Questa ricerca è presupposto politico per estendere la conoscenza e la cura del territorio". Fra i collaboratori del presidente D'Agostino c’è Gianluca Migliavacca, socio storico dell’associazione, nella quale è stato anche presidente, coordina la sede milanese ed è l’ideatore dei "sentieri metropolitani". Proviamo a capire cos’è questa nuova proposta. "Sono molte cose e anche una provocazione" racconta Migliavacca. "La lentezza è ancora più provocatoria se applicata nel cuore delle nostre città, anzi direi che camminandola, la rivelazione della stessa città è ancor più sorprendente di quella di un deserto o un ghiacciaio. Studiare le "vie verdi" di accesso e fuga dalla città come strade di "alta lentezza" (dove alta ne misura anche il valore) è una bella sfida alla velocità".

Teddy Soppelsa per Good For Alps, magazine AKU trekking & outdoor footwear.

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