Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Voi ammirate l'uomo che si spinge avanti, verso la cima, in ogni campo della vita, mentre noi ammiriamo l'uomo che abbandona il suo ego.
Sette anni in Tibet

lunedì 23 gennaio 2012

ciao Mario...


Mario, perchè? Lettera di Agostino Da Polenza
Caro Mario, l’altra sera prima di andarmene dal “Camoscio” ho accarezzato la tua bara e ti ho bussato. Sono sicuro che hai sentito e che hai fatto spallucce.
Perché man mano che stavo lì con te, nella sala da pranzo del tuo “meublè”, ascoltando il mantra dei padre nostro e dei l’eterno riposo, la mia rabbia andava aumentando.
Lo so che non mi hai risposto perché avevi paura che te ne potessi dire quattro . Te le dico ora!
MA CHE CI FACEVI SULLO SCAIS quella notte? Intanto era il 17 e porta sfiga , faceva un freddo becco, non si vedeva nulla perché non c’era nemmeno la luna. Che ci faceva lì uno con la tua esperienza di montagne, la tua scarsa attitudine alla competitività, la tua vita da montanaro e alpinista senza ambizioni da jet set cittadino, la tua prudenza, la poca attitudine alla sofferenza senza senso , seppur sportiva, e visto che non te l’ho mai detto prima te lo posso dire ora che hai quasi 50 anni, con la saggezza acquisita dal tuo girovagare per monti. Che ci facevi?
Capisco che la bella e dolce Mireia era a Barcellona. Ci fosse stata lei a casa la notte l’avresti dedicata di sicuro a qualcosa di meglio che salire per i sentieri e i canali neri del Redorta e dello Scais in compagnia di Paolo. Ma anche così…
Lo so, non hai voluto rispondermi e se l’avessi fatto mi avresti detto semplicemente che “facevi come volevi”.
Che dirti allora? Che ti ho ereditato dal Patrizio, che era tuo padre era quasi uno zio per me, alpinisticamente parlando. Tu però eri da sempre il figlio coccolo della Luigina. Non è mai capitato , nemmeno una volta, che ci siamo incontrati senza parlare della Luigina.
Sei diventato un bravo alpinista. Quasi un atto di contrappasso nei confronti di Dino, il tuo fratello più bravo e bello che era in gioventù anche un ottimo sciatore, ma senza antagonismo alcuno: lui era bravo prima , tu ora. Una cosa semplice, una cosa delle nostre montagne.
Sei diventato un uomo gentile, grande e grosso, con due mani larghe fatte per lavorare e arrampicare, non sugli appiglietti dei free, ma sulle montagne di tuo padre e quelle vere che vanno diritte verso il cielo dell’Himalaya.
Sei un uomo generoso di cose e sentimenti, che distribuiva sorrisi, risate e compagnia.
Sei diventato un uomo intelligente, non perché non lo fossi anche prima ma perché abbiamo impiegato tempo a scoprire i tuoi pensieri, l’equilibrio dei ragionamenti che a volte pur contrastava con la rudezza montanara.
Sei diventato un amante e marito gentile per Mireia, una donna che hai trovato tra cielo e terra in Himalaya , che ti ama disperatamente, ricambiata.
A lei, lo so, rispondi quando accarezza il legno che ti protegge. Continua a farlo.
A me un po è passata… so che stai ridendo!
Ciao, Agostino

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