A meno di 100 km da Milano, esiste un parco nazionale, la VAL GRANDE, l'area Wilderness più grande d'Italia. Molti la definiscono come l'eden perduto, santuario della natura..., ma per me rimane uno dei luoghi dove se ti fermi anche per un solo istante e chiudi gli occhi, mentre l'aria ti sfiora il viso, ti pervade su tutto il corpo un senso di libertà...quella libertà che in città non puoi più sentire...
Da Rovegro inizia la stretta anzi strettissima strada che sale a Cicogna, dopo la buia galleria scavata nella roccia, si attraversa il Ponte Casletto e dopo una serie di stretti tornanti si arriva a Cicogna 696 m. Il parcheggio è sempre un po' difficoltoso, lasciamo le auto sulla strada risistemata in questi anni che porta a Velina, ritorniamo nella piazzetta di Cicogna, dove accanto al monumento ai caduti, inizia l'ampia mulattiera. Lungo il percorso sono collocate delle bacheche e qualche leggio, che descrivono le caratteristiche dell'ambiente circostante. In breve arriviamo a Roccolo, continuiamo la salita, arrivando su terreno aperto, la mulattiera e per lunghi tratti lastricata con piode confitte verticalmente, in funzione anti-scivolo. Dopo circa 1.30 ora arriviamo all'alpe Prà 1250 m, prima di salire al rifugio dell'Alpino andiamo a vedere il famoso masso coppellato, una tavola di pietra sulla cui superficie sono incise delle coppelle, alcune delle quali unite da canaletti, si suppone che l’uomo della preistoria si metteva in contatto con le divinità, oppure la possibile raffigurazione di costellazioni celesti ed in particolare dell’Orsa Maggiore o un’antica mappa topografica che indicherebbe confini o sentieri... Arriviamo al rifugio aperto, dove ci concediamo un pausa, davanti a noi il Lago Maggiore mentre sulla destra il Monte Faie, cima Corte Lorenzo, i Corni di Nibbio e il Proman, fatta la classica foto di gruppo riprendiamo il cammino. Il sentiero prosegue sopra al rifugio ed entra nella faggeta, dopo una serie di stretti tornanti si passa attraverso un intaglio tra due piodate, in breve si arriva alpe Lecciuri 1311 m, ci fermiamo estasiati, il panorama e fantastico, si vede Pogallo in fondo alla valle, il Pedum, la Laurasca e lo Zeda... Il sentiero scende sulla destra seguendo il costolone che entra nel bosco e perde rapidamente quota lasciando a sinistra i gruppi sparsi di rustici dell’alpeggio incollati al ripido pendio. In breve si arriva alla cappelletta del Braco 1205 m, incontriamo anche un simpatico ramarro, che si lascia fotografare gentilmente, si scende nella faggeta con tornanti lenti e regolari. Il sentiero, passa accanto a muretti di sostegno oggi in parte franati e scende all’alpe Caslu 946 m, dall’alpeggio il sentiero scende al centro del vallone, guada il torrente e con una lunga traversata in falsopiano porta a Pogallo 777 m. Pranziamo accanto alla fontana del paese, dove molte delle case sono ben curate, prima di lasciare Pogallo seguiamo in parte il sentiero che porta a Pian di Boit, attraversiamo un ponte dove il torrente scorre in una forra incassata, arrivati a un bivio si tralascia a sinistra la traccia che sale a Busarasca, per proseguire in falsopiano costeggiando il rio Pianezzoli, arrivati al ponte decidiamo di fermarci, qui l’azione erosiva delle acque ha inciso profondamente il letto roccioso levigandone le pareti. Ritorniamo a Pogallo, la mulattiera per far ritorno a Cicogna passa accanto a una lapide che ricorda 17 giovani partigiani, alcuni rimasti ignoti, uccisi il 18 giugno 1944. Tutte le volte che rifaccio questo percorso rimango sempre stupefatto di quanta bellezza la natura ci può regalare, la Val Pogallo è un forziere colmo di tesori, che una volta aperto non si riesce più a chiudere...Arriviamo a Cicogna estasiati dalla giornata, ci fermiamo a visitare la Casa del Parco, dove si possono prendere gratuitamente alcune pubblicazioni, o acquistare magliette, cartine, libri...
Malati di Montagna
...il gruppetto
l'amico ramarro
il rio Pogallo