Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

lunedì 2 aprile 2018

Dai rospi in amore del lago di Sant'Agostino al Monte Carrue

Nella prima parte dell'escursione si percorrono vecchie mulattiere, toccando alcune antiche chiese, tra cui la chiesa di San Giovanni al Monte del IV secolo. Punto più elevato è la cima del Monte Carrue, per raggiungerla si sale percorrendo un bel sentiero nel bosco recentemente contrassegnato. L'arrivo al Lago di S. Agostino è sicuramente la parte più interessante e di grande interesse scientifico-naturalistico, dove si può osservare il raduno annuale per la riproduzione di alcuni anfibi dell'ordine degli Anuri, tra cui la Rana temporaria e soprattutto il Rospo comune. La possibilità di visione e osservazione sono maggiori se si osservano alcune fondamentali regole che la natura impone, tra cui il SILENZIO. Il fenomeno avviene all'inizio della primavera e coincide frequentemente con il periodo di Pasqua. C'è anche una parte storica, dal lago con una breve digressione si può raggiungere i pochi ruderi dell'antico "castello d'Arian ".

Si segue la A26 fino all'uscita di Romagnano/Ghemme, per poi proseguire sulla SS299 in direzione di Alagna. Oltrepassato l'abitato di Borgosesia, si continua fino alla rotonda per il Ponte Isolella. Attraversato il ponte alla successiva rotonda si svolta a sinistra fino a raggiungere Quarona. Subito dopo la chiesa dedicata a S. Antonio Abate, alla rotonda si svolta a destra e si prosegue fino a raggiungere l'indicazione a sinistra per Varallo, Si imbocca Via G. Lanzio e giunti alla chiesa di Santa Marta, si lascia l'auto nel piccolo parcheggio dietro di essa (410 m). Dalla palina segnavia, posta davanti all'ingresso del parcheggio, si inizia a seguire il sentiero 733, in direzione di S. Giovanni al Monte/Beata al Monte/M. Tucri, questo tratto fa parte anche del "Cammino di S. Carlo" (percorso storico-artistico-devozionale che ripercorre le orme di San Carlo Borromeo). Si sale costeggiando alcune abitazioni e orti, per poi incrociare la  bella mulattiera acciottolata che si inizia a seguire. Si guadagna quota progressivamente con alcuni tornanti e oltrepassate due cappelle, in breve si arriva alla Chiesa di S. Giovanni al Monte (552 m). Si prosegue verso nord seguendo la mulattiera, a lato della quale alcune cappelle raccontano la vita della Beata Panacea. Al termine della mulattiera si raggiunge la chiesa della Beata al Monte (616 m) eretta sul luogo del martirio della pastorella Panacea. Sul retro della chiesa, tralasciato il sentiero per il M. Tucri, si prosegue seguendo il "Sentiero del Pellegrino" 732a che con un lungo mezza costa attraversa il versante est del M. Tucri. Tralasciato a sinistra il sentiero che scende verso Quarona si prosegue sul 732 in direzione di S. Bernardo/Breia, incrociando dopo pochi minuti la strada asfaltata. Si inizia a risalirla verso sinistra e dopo aver tralasciato le indicazioni a destra per i sentieri 734 e 735, si continua raggiungendo in prossimità di una curva la mulattiera che scende al Lago S. Agostino e che si utilizzerà per il ritorno (736). Seguendo l'indicazione per il M. Carrue, in breve si arriva all'inizio della vecchia mulattiera per Cavaglia Sterna. Risalito il pendio erboso, si attraversa l'abitato arrivando alla chiesa di S. Rocco. Seguendo il sentiero contrassegnato dai segnavia bianco/rossi, si raggiungono in breve le case di Cascinetti, oltre le quali si entra in un vecchio bosco di castagni. Si sale verso nord percorrendo un tratto di sentiero infossato fino a incrociare una strada sterrata nei pressi dell'alpe Cascina Nuova. Si prosegue dietro all'alpeggio e in decisa salita si arriva sulla dorsale sud del M. Carrue, il sentiero continua perdendo leggermente quota verso destra, per poi proseguire in falsopiano sul fianco ovest della montagna, con bella vista sul sottostante abitato di Roccapietra. Si riprende a salire seguendo il pendio a destra e percorrendo una larga traccia di sentiero, si raggiunge nuovamente la dorsale. Si segue verso sinistra la strada sterrata proveniente dall'Alpe Piaggia, dopo una breve discesa si tralascia la strada sterrata che scende verso destra e si prosegue diritti in leggera salita. Arrivati in prossimità di un ripetitore, si abbandona la sterrata e seguendo il segnavia 736 posto su un albero si segue il sentiero a destra fino a raggiungere la cima del Monte Carrue (981 m), dove alcuni alberi purtroppo precludo in buona parte il panorama. Per il ritorno si consiglia di ripercorre il sentiero 736 fatto in salita e di non seguire le eventuali stradine sterrate, utilizzate solamente per i lavori di disboscamento. Ritornati al bivio si inizia a scendere lungo la bella mulattiera in direzione del Lago di Sant'Agostino, giunti alla sella di S. Agostino (505 m) con la cappella dedicata al Santo, si abbandona il sentiero 736 che scende a Roccapietra e si prosegue a sinistra seguendo il segnavia 624. Dopo aver varcato un muraglione, si passa accanto al "Sas dla baceia" e attraversata una torbiera si arriva al Lago di Sant'Agostino, o comunemente conosciuto come il "Lago dei rospi" (493 m). Dal pannello, per chi vuole con una breve deviazione può salire a resti del Castello d'Arian, poco più di un cumulo di sassi, seguendo il segnavia 624a sulla sponda ovest del lago. Più interessante è seguire il sentiero sulla sponda opposta, dove a inizio di ogni primavera si può osservare l'accoppiamento di migliaia di rospi, un vero e proprio “sabba” dei rospi! Giunti all'estremità sud, oltrepassato il pannello didattico, si prosegue a mezzacosta sui macereti, per poi iniziare a scendere una ripida pietraia, lungo una stretta forra denominata "Bunda Tuppa" (valle buia). Arrivati in fondo alla valletta, si prosegue su comoda strada sterrata fino a una cava, per poi continuare su una stradina asfaltata. Oltrepassato un'agriturismo, si continua ancora per pochi minuti seguendo la strada, per poi proseguire sul sentiero a sinistra contrassegnato dal segnavia bianco/rosso. Arrivati in prossimità delle prime abitazioni, si tralascia il sentiero 733 a sinistra e in breve si arriva alla cappella dedicata alla Beata Panacea. Seguendo la strada asfaltata a sinistra dopo poche decine di metri si ritorna al parcheggio nei pressi della chiesa di Santa Marta.
Malati di Montagna: Simonetta, Danilo e il selvadego

si parte da Quarona 410 m





La chiesa di San Giovanni trae origine da una costruzione romana, risalente al V secolo, forse una postazione di soldati, sorta su un cimitero e poi adibita a stanza di preghiera. A questo locale fu poi aggiunto, presumibilmente tra il V e il IX secolo, un battistero con portico. In seguito l’edificio primitivo venne allungato formando la prima navata della chiesa. Successivamente i due corpi furono legati in un’unica costruzione aprendo grandi arcate nei muri divisori. (Altri interventi interessarono la chiesa, dandole l’aspetto attuale, tra il XI e il XII secolo. Nel ‘400 fu aggiunto il campanile, che crollò e fu ricostruito nel 1700. Tra il XV e il XVI secolo furono eseguiti lavori di ristrutturazione e venne realizzata una ampia decorazione ad affresco delle pareti.



Chiesa Beata Panacea al Monte XVI sec.
Secondo la tradizione, non avvalorata da documenti scritti, l'anno di fondazione è il 1409. Tuttavia il primo documento scritto risale al 14 ottobre 1540. Panacea (Beta Panaxia, volgarizzato in Panasia e poi Panacea), quindicenne pastorella di Quarona, fu uccisa a colpi di rocca e fusi dalla matrigna sul Monte Tucri, per aver disatteso alla cura del gregge essendo assorta in preghiera (maggio 1383, primo venerdì del mese). Il santuario fu edificato sul luogo del martirio.



Nel Settecento, lungo il percorso dall'antica parrocchiale di San Giovanni al Monte all'oratorio, fu edificata una serie di cappelle con affreschi illustranti la vita e la morte della beata Panacea; gli affreschi, deterioratisi, vennero rifatti dal pittore Ermanno Zamboni (1975). Le raffigurazioni sono di una rustica semplicità, attente all'iconografia tradizionale della beata.



Monte Carrue




 la chiesa di S. Rocco a Cavaglia Sterna 756 m



Cappella dedicata a Sant’Agostino


la bellissima mulattiera che scende da Cavaglia Sterna


Lago di Sant'Agostino
Sul fondo di un lungo e stretto valloncello parallelo al corso del fiume Sesia, separato da quest'ultimo dalla lunga cresta che unisce il Poggio Roncacci a sud al Poggio Pianale a nord e contenuto dal lato opposto dall'alto e poderoso fianco del Monte Carrue, si trova il caratteristico Lago di Sant'Agostino. Circondato da pietraie e bosch, è formato da due conche. Quella a nord, più ampia e a una quota leggermente superiore, è perennemente occupata dalle acque; quella più piccola, a meridione, a volte si asciuga del tutto, mentre altre volte, soprattutto in periodi di accentuata piovosità, si riempe fino a unirsi alla conca superiore, formando un unico lago dalle dimensioni ragguardevoli (oltre 400 m di lunghezza, circa 100 m di larghezza e una profondità variabile dai 3 ai 6 m). Il lago e i suoi dintorni, ricchi di fauna, offrono interessanti spunti naturalistici durante tutto l'anno, ma l'avvenimento più caratteristico coincide con l'inizio della primavera, spesso con le due settimane che precedono la Pasqua, quando migliaia di rane e rospi si ritrovano per l'accoppiamento.
da "I più bei sentieri della Valsesia" di Corrado Martiner Testa






dettagli e traccia gpx 



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