Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 27 agosto 2017

L'anello del Colle della Vecchia

Un giovane guerriero si innamora di una bellissima fanciulla quindicenne e venne organizzato il matrimonio. La roccia a poca distanza del lago era stata allestita ad altare e decorata con fiori alpestri e fronde. La sposa ornata di ricche vesti attese lo sposo per tutto il giorno e la notte ma il giovane non arrivò. Al mattino successivo arrivò un uomo sconvolto dicendo che il promesso sposo era stato trovato ucciso in un bosco. La giovane volle dargli sepoltura in fondo al lago e là rimase per tutta la vita a custodire il suo amore, in compagnia di un orso. Negli anni la giovane divenne una vecchia, considerata una maga a cui la gente del luogo chiedeva consigli per rimedi, sortilegi, medicamenti. Quando morì fu sepolta al fondo del lago e secondo le tradizioni celtiche, i due spiriti innamorati s'incontrarono e si fusero. Ancora oggi, nelle magiche notti di luna, c'è chi afferma che si scorge sorvolare la superficie del lago un fantasma dai lunghi e bianchi capelli.

Si percorre l'autostrada A4 verso Torino, fino all'uscita di Carisio, per poi seguire le indicazioni per Biella. Arrivati a Biella, si segue la provinciale SP100 Biella-Piedicavallo, raggiungendo Rosazza e in breve Piedicavallo (1049 m). L'auto la si può lasciare nel comodo parcheggio del Parco delle Ravere, che si raggiunge seguendo la circonvallazione a sinistra, poco prima d'entrare in paese.Raggiunto il piccolo bar, si inizia a seguire il sentiero sul lato destro, dopo pochi metri su un albero troviamo le indicazioni del sentiero E41, che sale verso il Colle Tourrison o del Lupo, M. Cresto, Alpe Irogna. inferiore e superiore. Si costeggia la sinistra orografica del torrente Cervo e in breve si arriva in località Pianlino, dove si incrocia la mulattiera proveniente dal bivio con la cappelletta in pietra, sulla mulattiera per il Colle della Vecchia, da dove poi si farà ritorno. Dopo aver attraversato alcune radure si arriva al ponte in pietra sul torrente Cervo, oltre il quale il sentiero si inoltra nel selvaggio Vallone dell'Irogna. Si prosegue sulla sinistra orografica tra radi cespugli, fino a guadare una prima volta il torrente su facili lastroni, per poi risalire una ripida scalinata. Piegando leggermente a sinistra si perde leggermente quota verso il greto del torrente cosparso di grossi massi, che si riattraversa. Sulla sponda opposta si riprende a salire, raggiungendo in breve il modesto ripiano dove sorgono le diroccate baite dell'alpe Olmo (1333 m). Senza raggiungerle, si piega a sinistra risalendo l'antica morena e dopo una serie di tornanti si perviene al grande pascolo di Irogna, il Pian d'aj Masche, con i resti di numerose baite diroccate. Dopo aver risalito il pianoro verso destra, si arriva alla casera ristutturata di Irogna inferiore (1601 m). Il sentiero prosegue a monte della costruzione giungendo a un bivio. Continuando verso destra, si inizia a risalire prima alla base di un promontorio roccioso e poi ripidamente la sua sommità, dove si trova l'arrivo della vecchia teleferica. Si prosegue in direzione delle baite di Irogna superiore fino a raggiungere un bivio, poco a valle delle baite. Abbandonato il sentiero per il Colle Tourrison (E41), si segue l'indicazione sul sasso per "la vecchia" (E49), questo tratto di sentiero è stato recentemete risistemato dal gruppo di volontari "Manutentori dei Sentieri Biellesi". Seguendo gli evidenti segnavia bianco-rossi si inizia il traverso verso destra in direzione dell'evidente colle. Dopo un primo tratto in salita, si scende verso un torrentello che si guada, per poi riprendere a salire ripidamente fino a raggiungere la sella erbosa del Colle Canaggio (2025 m). Si scende sul lato opposto, e dopo un tratto in falsopiano, si sale raggiungendo la Bocchetta del Lago (1969 m), dalla quale si ha un bel colpo d'occhio sul Lago della Vecchia. Si scende in direzione del lago, che si raggiunge in pochi minuti (1858 m). Costeggiando la sponda, si arriva nei pressi di un ponticello in legno, oltre il quale ci si immette nell'antica mullattiera fatta costruire dal senatore Rosazza. La si inizia a percorre verso sinistra, con un lungo tratto a mezzacosta, rimanendo a poca distanza dal lago. Invertito il senso di marcia si inizia a salire raggiungendo una sella erbosa. Tralasciato il sentiero a destra con il quale poi si raggiungerà il rifugio, si continua a risalire la mulattiera. Dopo aver oltrepassato una grotta artificiale, in pochi minuti si arriva al Colle della Vecchia, sul confine tra Piemonte e Valle d'Aosta, tra la Valle Cervo e la Valle di Gressoney (2187 m). Ritornati alla sella erbosa, si abbandona la mulattiera e si segue il sentiero a sinistra (E59), all'inizio poco evidente, ma poi più marcato che scende all'alpe la Vecchia superiore, dietro al rifugio Lago della Vecchia (1872 m). Dal rifugio si riprende a seguire la mulattiera (E50), che scende attraversando un'ampia conca ai piedi dello scoscesa versante della Punta Chaparelle. Dopo aver raggiunto il piccolo pianoro erboso dove sorgono i ruderi dell'alpe La Vecchia Inferiore (1710 m), la mulattiera perde quota ripidamente con una serie di tornanti ravvicinati, denominati i giri della Giarel. Si prosegue con un lungo tratto quasi rettilineo e dopo aver tralasciato il sentiero per l'alpe Cunetta e il Vallone dell'Ambruse (E51), con alcuni ampi tornanti si raggiunge l'alpe Casette (1410 m). Guadato il torrente Cunetta, la mulattiera continua a scendere in maniera costante arrivando nel bel borgo di Rosei, con la chiesetta di San Giovanni Battista (1179 m). Entrati in una bella faggeta si oltrepassano alcune cappellette, per poi raggiungere il bivio con la cappella citata all'inizio, per il Colle Tourrison. Si continua a scendere tra due muretti a secco, arrivando alle prime abitazioni di Piedicavallo, poco a monte del parcheggio da dove si è partiti.
Malati di Montagna: Lorenzo, Danilo e l'homo selvadego

Ponte in pietra sul torrente Cervo


il selvaggio vallone d'Irogna


grazie al recente lavoro di ripristino da parte di alcuni volontari,
i sentieri percorsi sono tutti ben segnalati


paesaggio bucolico al Pian d'aj Masche


Alpe Irogna inf. 1601 m


bivio nei pressi dell'alpe Irogna sup.1752 m


sentiero E49 per il colle Canaggio 2025 m


dal colle il sentiero per la bocchetta del lago


Monte Cresto e Lago della Vecchia dalla bocchetta del Lago



sulla mulattiera che sale al Colle della Vecchia
realizzata grazie al finanziamento del senatore Rosazza


Colle della Vecchia 2185 m
collega Piedicavallo a Gaby in Valle di Gressoney


Entrata del Rifugio Lago della Vecchia 1872 m


scendendo dal rifugio si può notare la caratteristica forma a V del Colle della Vecchia


borgo di Rosei con la chiesetta dedicata a S. Giovanni Battista


dettagli e traccia gpx

giovedì 24 agosto 2017

Monte Visolo, al cospetto della Regina delle Orobie

Il Monte Visolo è l'ultima cima a est, della lunga catena della Presolana, massiccio calcareo di aspetto dolomitico, formato da guglie e pilastri. La salita si svolge su sentieri sempre ben segnalati e non presenta particolari difficoltà, tranne che per i pendii ripidi che si devono affrontare dal Rifugio baita Cassinelli. Per il ritorno dalla cima si segue il sentiero 328, consigliabile solo a escursionisti esperti (tratti attrezzati con catena - EE), fino alla Cappella Savina e al bivacco Città di Clusone. Dal Rifugio baita Cassinelli, si ritorna al punto di partenza, percorrendo una tratto della "Via del latte".

All'uscita del casello di Bergamo, si prosegue inizialmente seguendo le indicazioni per la Val Seriana, per poi proseguire verso il Passo della Presolana. Oltrepassato Clusone si arriva in località Donico, dove in prossimità dell'Hotel Spampatti, sulla destra si può comodamente lasciare l'auto (1260 m). Poco prima dell'hotel sulla sinistra si imbocca Via Cassinelli (palina segnavia), si sale per un breve tratto fino a un bivio, abbandonata la strada sterrata da cui poi si farà ritorno, si svolta a destra segundo la scritta sul muro per la B. Cassinelli. Dopo aver oltrepassata una cabina Enel la strada termina e si prosegue seguendo il sentiero contrassegnato da segnavia bianco/rossi, che si inoltra in un bel bosco di conifere. Dopo aver alternato tratti in salita e tratti in falsopiano, usciti dal basco si incrocia il sentiero proveniente dal Passo della Presolana, che si inizia a seguirlo verso sinistra. Giunti a un primo bivio si sale verso destra, raggiungendo in breve una palina segnavia. Tralasciato il sentiero 315 (rifugio Cassinelli/Cappella Savina/Rifugio Olmo), si inizia a seguire il 316 per il Monte Visolo. All'inizio attraversando i pascoli il sentiero è poco evidente, ma seguendo il costone erboso, più in alto diventa ben segnato con segnavia bianco/rossi. Con numerose svolte si guadagna quota fino a raggiungere la cresta di un profondo canyon sulla destra. Il sentiero rimanendo a debita distanza, continua a salire sempre più ripidamente. Dopo un traverso verso destra, si riprende a salire il pendio tra zolle di erba e roccette, fino a raggiungere la cima del Monte Visolo, sormontana da una piramide in ferro come lapide (2369 m). Il panorama è eccezzionale, oltre al massiccio della Presolana, a est si può ammirare l'Adamello, la lunga dorsale del Pizzo Camino e la Valle di Scalve, a ovest la Valle dell'Ombra con la Cappella Savina e il bivacco Città di Clusone che si raggiungeranno al ritorno. Dalla cima si segue il sentiero sottostante sulla sinistra, arrivando in breve alla bocchetta Visolo. Tralasciata la via ferrata per il rifugio Albani, dalla palina segnavia si inizia a scendere seguendo il sentiero 328, percorso impegnativo, riservato a escursionisti esperti (EE). Arrivati alla Cappella Savina, dopo aver ammirato l'anfiteatro roccioso della Presolana, si scende al sottostante bivacco Città di Clusone (2050 m), ristrutturato nel 2015. Dal bivacco si inizia a scendere seguendo il sentiero 315 fino a raggiungere il rifugio baita Cassinelli (1568 m). Dal rifugio si inizia a scendere seguendo la strada sterrata, dopo aver tralasciato il sentiero a sinistra per il P.so della Presolana, percorsi ancora pochi metri si abbandona la strada e si imbocca il sentiero a destra per Malga Cornetto, seguendo un tratto della "Via del Latte". Si prosegue in falsopiano con un lungo tratto a mezzacosta, fino a incrociare la strada sterrata. Seguendo la strada si inizia a scendere verso sinistra, arrivando in pochi minuti a Malga Corzene e Malga Corzenine. Proseguendo si arriva nei pressi di una bacheca con una cartina, sulla quale viene riportato il percorso della "Via del Latte". Si segue la strada verso destra, con percorso piacevole, fino a ritornare al parcheggio dove si è lasciata l'auto.
Malati di montagna: Pg, Lorenzo, Danilo e l'homo selvadego

usciti dal bosco inizia lo spettacolo...!!!


la cima è davanti a noi, ma ancora molto lontana...


salendo oltre ai panorami...


...anche profondi canyon


La Corna delle Quattro Matte


La leggenda delle Quattro Matte
Era ancora il tempo in cui Colere si scriveva sulle carte con due elle. Ma forse era anche un po’ prima, quando ancora gli spiriti dei monti stavano ai confini dei paesi e parlavano ai vivi per evitare loro gli errori che li avevano portati alla perdizione, o per predire loro quello che sarebbe accaduto, o per invocare qualche opera di bene che li togliesse da certi diabolici incantesimi. Erano ancora i tempi in cui i diavoli apparivano a volte dentro le osterie dove si ballava e i folletti abitavano i boschi e venivano su certi alberi emettendo dei gridolini che attiravano i bambini dei paesi, che poi venivano rapiti. I folletti erano in genere dispettosi ma non cattivi, tranne quando li si prendeva in giro. In quel tempo vivevano dunque a Collere quattro sorelle, che pur essendo corteggiate da tutti i giovani del paese, preferivano divertirsi insieme. Le quattro sorelle si chiamavano con nomi che forse a quel tempo erano di moda ma che andavano a pennello alle quattro ragazze, belle e spensierate: Erica, Gardenia, Genzianella e Rosina erano i loro nomi per ordine di età e alfabeto. Come tutte le donne e le ragazze del paese, anche le quattro sorelle si dovevano recare nei boschi a far legna. Gli uomini erano altrove, dentro le miniere polverose o lontano, in paesi che erano difficili perfino da pronunciare. Erica, Gardenia, Genzianella e Rosina si inerpicavano dunque per il bosco dietro l’abitato di Collere e stavano conversando e ridendo quando apparvero i folletti del bosco, scesi dai loro alberi, usciti dalle loro caverne. I folletti erano conosciuti da tutti, tutti li avevano sentiti qualche volta e nelle stalle la sera le nonne raccontavano le loro imprese: in genere punivano i bambini non precisamente giudiziosi che per qualche ora venivano rapiti. In verità a Collere tutti i bambini dovevano essere buoni, perché a memoria d’uomo mai nessuno era stato rapito dai folletti. E infatti le quattro sorelle, consapevoli di non aver mai fatto male a nessuno, non si spaventarono. Anzi divisero con i folletti quelle poche cose che si erano portate per colazione. Poi le ragazze dovettero tornare per non far tardi e non far stare in ansia quelli di casa: ma i folletti si fecero promettere un nuovo appuntamento per il sabato successivo. Le ragazze promisero, senza dar peso al loro nuovo impegno, tranquillizzate dall’aspetto inoffensivo e simpatico dei folletti che tuttavia ricambiarono promettendo a loro volta che le avrebbero portate nelle loro caverne, per sempre. Le ragazze risero tra loro e si burlarono dei folletti. Allora venne quello che le storie avevano tante volte raccontato e i ragazzi temuto. I folletti intonarono una loro terribile canzone magica che rese pazze di terrore Erica, Gardenia, Genzianella e Rosina che rimasero pietrificate nel massiccio della Presolana, strette in una gola. E chi si avventura su per il canale delle Quattro Matte, ancora oggi, sente uscire a volte, da certe caverne invisibili, un lugubre lamento e delle voci sommesse frusciare tra le rocce. E ancora adesso che Colere si scrive con una sole elle, le Quattro Matte sono lì a testimoniare che la storia è vera: e certe storie sono così vere che diventano perfino credibili.
Tratta da "Presolana, voci e Silenzi-" di A. Pagliarin, A. Gamba, G. Lorini e T. Terzi


la salita verso la cima si fa sempre più ripida


finalmente in cima al Monte Visolo 2369 m


il sentiero di discesa che si deve affrontare (EE)


bocchetta Visolo


tratto attrezzato


via di discesa da affrontare con attenzione


tratto attrezzato



spettacolo...!!!




Cappella Savina


Monte Visolo e la via di discesa


panorama verso il bivacco Città di Clusone


Bivacco Città di Clusone 2050 m


una sosta al rifugio baita Cassinelli per dissetarci è d'obbligo


lungo la "Via del Latte"


dettagli e traccia gpx 

lunedì 21 agosto 2017

Lago Vago: l'azzurro che incanta!

Escursione di martedì 15 agosto 2017

Hanno partecipato: Elisa e Andrea, Marco, Chiara e Roberto.

Dal passo della Forcola di Livigno (m. 2314; SO) imbocchiamo in direzione sud-est il sentiero segnalato dal cartello con numerazione 111, segnavia rosso-bianco-rossi e ometti. Si procede passando a lato di alcuni cippi di confine e di una scultura in ferro e legno, opera dell’artista trentino Guglielmo Bertarelli “El Duca” dedicata a “Nostra Signora delle Acque”.



L’opera trova la sua collocazione sopra il Passo della Forcola a 2360 metri, in corrispondenza del confine di Stato sulla sommità della Valle Orsera dove nascono il torrente Poschiavino, che scende nella Valle del Gesso e si getta nell’Adda e quindi nel Po, e il fiume Spöl (o Aqua Granda) che convoglia nel Lago di Livigno e poi nell’Inn e nel Danubio.

Vadret dal Cambrena


Superate alcune roccette arriviamo a un bivio: prendiamo a sinistra il sentiero 112 oltrepassando il torrente della Valle Orsera e procediamo verso est, salendo gradualmente e raggiungendo il ciglio di un vallone.


Il Gruppo del Bernina, versante nord-est
Qui il sentiero diviene più ripido, fino a un ampio circo di pascoli e pietraie. Superati alcuni modesti rivoli d’acqua, proseguiamo in direzione nord, puntando a una sella erbosa alla quota di 2774 metri.

Il Gruppo del Bernina

Piz Bernina (4048 m) con la Biancograt e Piz Morteratsch (3751 m)
Raggiunta la sella procediamo lungo un tratto pianeggiante in direzione nord-est: lasciamo ora il sentiero principale che porta alla vetta del Monte Vago (3059 m; + 1 ora) scendendo a sinistra verso l’ampia conca che ospita il Lago Vago (2687 m; un’ora e mezza).



Le acque del lago hanno una colorazione di un azzurro irreale e incantevole dovuta alla presenza di solfato di rame che nella sua forma idrata si presenta come una polvere bluastra, mentre nella forma anidra si deposita lasciando una patina bianca sulle rocce asciutte del greto del torrente emissario.
Affinché il colore del lago sia ben visibile c’è bisogno del sole e a ogni passo si può notare una sfumatura diversa!!











la forma anidra del solfato di rame si deposita sulle rocce del torrente emissario lasciando una patina bianca