Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 30 ottobre 2016

L'anello del Bec di Nona e di Punta Cressa

Una lunga cresta che dal Colle Giassit culmina alla Bec di Nona, dividendo il vallone di Gressoney in Valle d'Aosta, dall'alto Canavese in Piemonte. Due cime completamente diverse tra di loro, una dalla classica forma piramidale, l'altra dalla forma più tozza, ma unite da panorami unici, con in primo piano il Rosa. Un percorso tutto da scoprire, consigliato durante l'autunno, stagione in cui esplodono le mille sfumature cromatiche della natura.

Dall'autostrada A5 (TO-AO) si esce al casello di Quincinetto e attraversata la Dora Baltea si svolta a destra sulla SS26 fino a Settimo Vittone. Poca prima d'uscire dal paese, si seguono le indicazioni a sinistra per Trovinasse. Con diversi chilometri, oltrepassato il "Camping Nosy" si arriva nei pressi di un ampio tornante, dove si può parcheggiare negli spazi a lato della carreggiata. Seguendo le indicazioni per Agnerezzo/Maletto (854a), si scende lungo la strada asfalta per un breve tratto, per poi abbandonarla seguendo le indicazioni a sinistra sulla palina segnavia. Raggiunto un grosso ponte lo si attraversa, per poi risalire i prati sulla sinistra fino a raggiungere le baite dell’Alpe Agnerezzo (1340 m). Seguendo le indicazioni per Alpetto/Colle della Lace (841) si svolta a destra raggiungendo poco dopo un'ulteriore palina segnavia. Tralasciato il sentiero che scende verso Maletto/Carema/Quincinetto, si prosegue a mezzacosta sulla destra in un bosco misto di betulle, costeggiando il rio di Verna. Dopo qualche minuto si continua su una pista forestale che sale con diversi tornanti, fino a incrociare una strada sterrata.
Attraversatala si prosegue risalendo il pendio erboso alla sinistra di una baita. Raggiunta la baita più a monte si devia a destra entrando poco dopo nel bosco. Purtroppo anche se questo tratto di sentiero fa parte della GTA bisogna fare  attenzione ai rari bolli e ad alcuni ometti che indicano la direzione. Usciti dal bosco si incrocia nuovamente la sterrata nei pressi dell’alpe Truchetto (1680 m). Tralasciata la strada a destra che prosegue verso le baite e da cui poi faremo ritorno, seguendo il cartello con indicato D4 - Punta Cressa si inizia a risalire il crinale erboso. Oltrepassato un grande omino di pietra il sentiero prosegue, prima nel rado bosco e poi per ripidi prati, fino a uscire nella conca dove sorgono le baite dell'Alpe Cressa Inferiore che si raggiungono (1883 m). Risalendo il largo pendio a sinistra, si raggiunge in pochi minuti la depressione sotto alla solitaria baita dell'Alpe Cressa Superiore (1981 m), da qui si continua con un lungo mezzacosta verso sinistra, arrivando a intersecare il sentiero che percorre l'ampia cresta (D5). Percorrendola verso sinistra, dopo aver superato alcuni brevi tratti rocciosi, si risale l'ultimo tratto un po' più ripido, fino a raggiungere la grande croce in legno posizionata in cima al Bec di Nona (2085 m). Per il ritorno si ripercorre il tratto di cresta, per poi proseguire verso est in salita seguendo l'ampia cresta erbosa, raggiungendo in breve la piatta e spoglia Punta Cressa (2050 m). Dopo un tratto in falsopiano, si scende verso la testata della valle, fino a incrociare una recente strada sterrata, proveniente dal Vallone del Giassit. Iniziando a seguire la strada sterrata verso destra, in pochi minuti si arriva in prossimità delle baite dell'alpe Bechera, dove termina anche la strada (1992 m). Raggiunta la palina segnavia sulla sinistra, prima di proseguire, con un minimo sforzo si può salire alla grande croce in legno posizionata nei pressi del Col Giassit 20026 m. Si inizia a scendere direttamente lungo il pendio, verso l'Alpe Maletto/Agriturismo Belvedere/Airale (848-841-D1-D5), in questo tratto bisogna fare attenzione ai rari e sbiaditi segnavia sulle pietre e alcuni paletti in legno che indicano la direzione da seguire. Giunti all'Alpe Druer si continua sulla destra orografica dell'ampio vallone, seguendo una recente strada sterrata. Oltrepassato l'alpeggio di Sapello della Brenga (1764 m), si raggiunge il bivio segnalato da una palina segnavia nei pressi dell'Alpe Alpette (1681 m). Tralasciato il sentiero che scende a sinistra verso Trovinasse/Agriturismo Belvedere/Torre Daniele (848), si continua a seguire la sterrata raggiungendo in breve le baite dell'Alpe Truchetto. Da qui si ripercorre il medesimo itinerario fatto all'andata.
Malati di Montagna: Silvio, Pg, Danilo e l'homo selvadego


la cresta verso la...


...Bec di Nona 2087 m


da Punta Cressa 2054 m la cresta che scende dalla Bec di Nona


Quando in autunno c’erano gli alberi nudi, una sera è arrivata una nuvola di uccelli stanchissimi e si sono fermati sui rami. Pareva fossero tornate le foglie a dondolare al vento.
T. Guerra




l'onnipresente Monte Rosa


sabato 22 ottobre 2016

La semisconosciuta Valle del Lampone

La solitaria e pittoresca Valle del Lampone è tra le più selvagge e meno frequentate del Parco Naturale Alta Valsesia. La prima parte si svolge su una bella mulattiera fino ad arrivare a Oro Superiore, per poi proseguire su sentiero fino all'alpe Cà Sivere di Sopra. Per il ritorno scendiamo sul versante opposto da cui siamo saliti, costeggiando per un lungo tratto il Croso del Lampone.

Provenendo da Milano si percorre prima l'autostrada A8 e poi la A26 fino all'uscita di Romagnano Sesia. Si continua sulla SS299 della Valsesia fino all'abitato di Balmuccia, alla confluenza del torrente Sermenza col il fiume Sesia. Da qui si svolta a destra, risalendo la Val Sermenza fino al caratteristico abitato di Rimasco, adagiato sulle sponde di un piccolo lago artificiale. Dal paese si tralascia la strada a sinistra per la Val Sermenza e si prosegue seguendo le indicazioni per Carcoforo e la Val d'Egua. Dopo circa 4 km in vista di Ferrate si lascia la macchina nel parcheggio sulla destra. Si ripercorre la strada verso valle per poche decine di metri, per poi iniziare a seguire la mulattiera sulla destra, nei pressi della cappella di Sant’Agata (sent. 132). In breve dopo un tratto in piano si arriva alla frazione Ca' Frogotti (1137 m), che si attraversa per poi iniziare a salire ripidamente all'interno del bosco. Raggiunto poco dopo un bivio si hanno due possibilità, seguire il sentiero a destra più agevole, oppure proseguire sulla vecchia mulattiera, ambedue i percorsi si riuniscono poco più a monte. La mulattiera continua a salire in maniera decisa verso l'imbocco del vallone, dove scorre il torrente Lampone. Oltrepassata una recinzione in legno, si tralascia il sentiero a sinistra verso la vicina frazione di Oro Inferiore (1227 m) e si continua a guadagnare quota con una serie di tornanti raggiungendo prima una bella cappella e in seguito le baite di Oro Superiore (1359 m). Dalla bella chiesetta dedicata a Santa Filomena si tralascia a sinistra il sentiero 132a/356 da cui poi faremo ritorno e si prosegue a destra dell'edificio religioso seguendo il segnavia 132. Si riprende a salire ripidamente tra due file di alberi e muretti a secco, per poi piegare verso destra compiendo una ampio semicerchio al limitare della faggeta. Oltrepassata una bella baita ristrutturata, in breve si arriva a una vecchia costruzione isolata all'alpe Tetto Superiore (1450 m). Il sentiero continua a salire ancora per alcuni minuti, per poi piegare a sinistra tagliando alcuni ripidi pendii erbosi. Attraversato un breve tratto di bosco, si sale raggiungendo la sovrastante alpe Sasso Piaggiogna (1589 m). Il sentiero prosegue a monte della baita,  con un lungo mezzacosta sul fianco sinistro orografico del vallone. Arrivati in prossimità di un tornante, compare la testata della valle e dalla parte opposta l'alpe  Piane da cui poi si farà ritorno. Si sale ancora per alcuni minuti per poi scendere nel vasto pianoro dell'alpe Cascivere di Sopra (1757 m). Abbandonato il sentiero 132 che sale verso l'alpe Lampone, si piega a sinistra attraversando il Croso del Lampone, per poi proseguire seguendo il segnavia 132a. Raggiunte in pochi minuti le baite dell'alpe Piane (1737 m), il sentiero prosegue sotto all'alpeggio attraversando i pascoli inselvatichiti. Facendo attenzione ai segnavia bianco rossi si scende alle sottostanti baite ristrutturate dell'alpe Cascivere di Sotto (1631 m). Dalle baite si segue per pochi metri un'ampia traccia, per poi riprendere a seguire a sinistra il sentiero 132a, indicato da un segnavia su un albero. Con un po' d'attenzione si inizia a scendere ripidamente con stretti tornanti, su terreno umido e scivoloso, Arrivati in prossimità del torrente, si prosegue per un lungo tratto a lato, fino a raggiungere una piccola ansa. Guadato il torrente si continua per un lungo tratto in moderata discesa fino a incrociare il sentiero 356, al successivo bivio si tralascia la traccia a destra e con una breve salita si ritorna alla chiesetta di Oro Superiore. Da qui si ripercorre il medesimo itinerario fatto al mattino.
Malati di Montagna: Simonetta, Lorenzo, Pg, Silvio, Danilo e l'homo selvadego

Ca' Forgotti


sulla mulattiera verso...


...Oro Superiore 1359 m


effetto "foliage"



Alpe Sasso Piaggiogna 1589 m


in montagna tutto può accadere...dal cielo azzurro...


...ai nuvoli grigi...


Alpe Cascivere di Sotto 1631 m



quattro salti e il Lampone è superato...!!!


Abbracciare un albero per sentirsi meglio è il consiglio base della silvoterapia. La silvoterapia indica sia di abbracciare gli alberi in modo naturale per avvicinarci al loro tronco, sia di sederci al loro fianco, appoggiando la schiena proprio sul tronco e posizionando la mano destra nella zona del plesso solare, mentre la mano sinistra andrà dietro la schiena, a contatto tra il nostro corpo e l'albero, in corrispondenza della zona dei reni.



domenica 16 ottobre 2016

Da Gordona all'alpe Scima, sulla mulattiera del "benefattore"

Ci sono luoghi come l'alpe Scima o Cima che emanano un fascino particolare. Sedendosi a riposare dopo la lunga e faticosa salita, accanto al piccolo campanile che spicca bianco fra le poche case in pietra, si ha la sensazione di essere in un'altra dimensione e che il tempo si sia fermato.
Svolgendosi lungo il filo della poderosa dorsale che racchiude il bacino della Val Bodengo, gli scorci panoramici s'aprono sulle vallate circostanti, a sinistra verso la Val Pilotera e la Val Piodella, a destra sulle valli del Chiavennasco e verso le vette della Bregaglia, per poi spingersi fino alle vette glaciali del Bernina. Partendo da Gordona si segue una spettacolare e larga mulattiera selciata, mirabile esempio di architettura viaria alpina, costruita tra il 1929 e il 1930.

Si segue la strada statale 36 del Lago di Como e dello Spluga fino a Colico, per poi continuare in direzione di Chiavenna. Oltrepassato il lago di Novate Mezzola e la Piana di Chiavenna, in prossimità di una rotonda si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per Gordona. All'ingresso del paese seguendo la strada a sinistra si sale verso il municipio e oltrepassata la chiesa di San Martino, si imbocca prima Via degli Emigranti e poi Via Cimavilla. Arrivati all’inizio della strada chiusa al traffico dei veicoli non autorizzati, si lascia l'auto nel parcheggio sulla sinistra (400 m).
Ci si incammina sulla strada asfaltata per la Val Bodengo e dopo un primo tornante si raggiunge l’inizio della mulattiera. Su una roccia viene riportato il nome di Giovan Battista Mazzina e la data 1929, in questo modo il Gruppo Alpini ha voluto ricordare il benefattore gordonese (un sentiero poco evidente sulla destra permette di poter tagliare il tornante). La mulattiera inizia a guadagnare quota con larghi tornanti sul versante assolato, in un bel bosco composto in prevalenza da betulle, castagni e querce. La pendenza regolare permette di poter salire con un passo regolare, senza quasi avvertire la fatica. Dopo circa 50 minuti si arriva al balcone panoramico in località Donadivo (740 m), con una bella cappella ristrutturata nel 1996 dal Gruppo Alpini, a ricordo dei caduti delle due Guerre. Fermarsi qualche minuto è quasi d'obbligo per poter godere della vista magnifica sulla valle. Ripreso il cammino in breve si incrocia la strada asfaltata, dopo aver letto la bellissima poesia dedicata alla mulattiera, si riprende a salire rientrando nel bosco. La vista man mano si allarga e si iniziano a intravedere le cime circostanti tra cui l’imponente Pizzo di Prata. Dopo aver incrociato in alcuni punti la strada si arriva alle baite di Orlo con una fresca fontana, poste a ridosso di una cresta, quasi sull' "orlo" dello spartiacque della montagna (1165 m). Raggiunta la cappella, si tralascia il sentiero a sinistra per la Val Pilotera e l'alpe Piodella (D7) e si continua seguendo le indicazioni per l'alpe Cermine (D6). Attraversata nuovamente la strada si prosegue in salita fino a raggiungere la Cappella restaurata nel 1930 dal Mazzina, al termine dei lavori della mulattiera. Da qui in breve si arriva all'alpe Cermine, le cui baite sono posizionate su un panoramico terrazzamento naturale  (1346 m). Si risalgono i prati alle spalle dell'alpeggio e oltrepassata una fontana, si prosegue sempre più ripidamente lungo la dorsale, accanto a imponenti larici. Più in alto il sentiero diventa sempre più stretto e ripido e dopo un breve tratto in cresta, si piega verso destra rientrando nel bosco. Superato anche quest'ultimo tratto di salita, si attraversano i prati che precedono l’arrivo all'alpe Scima (1785 m), con il suo bianco campanile e la chiesetta circolare dalla quale si può godere di un panorama fantastico. Per il ritorno si segue il medesimo itinerario fatto in salita.
Malati di Montagna: Lorenzo, Silvio, Pg, Danilo e l'homo selvadego

La mülatiera
Self bèli net pecienèè cul raštèl 
cun tücc i arišcĥ aprööf an mürèl, 
insì la invièva quela špunduna 
tarèda lé adoss a Gurduna. 
Piena de pient e valet cun quai sass 
cun lares in scima e erbui a bass 
e visitèda in gran bèla manera 
da na štrèda caveza “la mülatiera”. 
Gran bèl lauré, ié fac ’n opera buna, 
Šcĥièl e šcaign, miracui de sass, 
ignütul fé finta da bri regurdass 
al pasac de jent e bešciöö, 
de uman cargĥièè e mam cui fiöö. 
Sass cunsümèè, al ve šcapa nagut, 
regurdee al carez fac a pee biut, 
e ‘l ve raštèè i segn dal štacĥiet 
e la remuu a pasé cui bacĥiet. 
Te se na pagina de la nosa štoria 
e sü in ti sass te fisèè la memoria, 
i capitui lin al ramp cun l’ültuma šcĥièla 
cĥie riva in Scèrman a la capèla. 
Mülatiera: regal de ’n um cun la tèšta fina 
gurdunees generuus emigrèè in Argentina. 
Fanada


Nei primi decenni del Novecento un generoso gordonese, emigrato in Argentina, fece dono al paese di una nuova strada, costruita a regola d’arte in un contesto che all’epoca si presentava parecchio ostico. È la nostra mulattiera, una successione di scale e scalini fatti di pietre sapientemente posate, tanto che l’autore parla di “miracui de sass” (miracoli di sasso). Un’opera che rappresenta un’importantissima svolta per il paese, perché permette finalmente ai gordonesi di raggiungere comodamente gli alpeggi, potendo portare con sé famiglia, carichi e bestiame in totale sicurezza. Non solo un’opera di ingegno di un benefattore, ma una vera pagina della nostra storia, scolpita in maniera indelebile su ciascun sasso di ogni rampa, come fossero capitoli di un avvincente racconto che ci conduce fino all’ultima scala, quella che porta alla cappella di Cermine. Ogni sasso della mulattiera racconta ancora oggi quello che ha visto e vissuto negli anni, ci parla del passaggio di persone e animali, di uomini con pesanti carichi da portare e di mamme con i bambini... “de jent e bešciöö, de uman cargĥièè e mam cui fiöö”. È un racconto appassionato, che ci fa assaporare ancora oggi il forte rapporto simbiotico che al tempo legava indissolubilmente l’uomo all’ambiente, in uno scambio vicendevole di carezze e gesti d’amore. La poesia parla ad esempio di sassi “consumati”, privi di spigoli, per non causare dolore ai tanti piedi nudi che vi transitavano; gli stessi piedi nudi di persone che si fanno a loro volta custodi dei beni che la natura offre loro. Un pensiero, questo, che troviamo ben descritto sin dall’inizio del componimento, attraverso l’immagine di selve perfettamente pulite, in ordine, come dolcemente pettinate col rastrello. È su questo aspetto che l’autore vuole farci riflettere ed è questo che rende ogni scalino così speciale e prezioso: una testimonianza della nostra gente e del modo di vivere semplice e autentico di allora, tempo in cui ci si prendeva veramente cura, con fatica ma allo stesso tempo con amore, di quel patrimonio collettivo che ora appare un po’ dimenticato.
(Tratto da “Momenti di Gordona” novembre 2015)




“Uno dei tanti emigrati in America da Gordona fu Giovan Battista Mazzina. In Argentina, dopo una felice carriera nel settore alberghiero, aveva accumulato una vera fortuna. Di là, conoscendo le giornaliere, faticose marce dei suoi compaesani su e giù per la Val Bodengo, su e giù da Cermine, era giunto a una decisione tanto coraggiosa quanto generosa: far costruire a sue spese e a regola d’arte una comoda mulattiera da Gordona a Donadivo come primo tratto verso Bodengo e quindi il suo proseguimento verso Orlo e Cermine. Era il 1930 quando la mulattiera fu portata a termine”.
(Tratto da “Lunario di Valchiavenna” anno 2000 “L’Alpe Cermine e la sua mulattiera” di Amleto Del Giorgio)




panorama da Donadivo 737 m


Alpe Cermine 1346 m



dalla dorsale verso...


...l'alpe Scima 1875 m






domenica 9 ottobre 2016

sabato 8 ottobre 2016

Dai laghi di Estoul alla Punta Valnera

Magnifica escursione ad anello che, dall'appartato altipiano dove sono adagiati gli splendidi laghi di Estoul, conduce alla vedute panoramiche della Punta Valnera. Per il ritorno si scende verso il rifugio Arp nella verde conca di Palasina, dove i pascoli sembrano non aver fine...

Dall'autostrada A5 si esce al casello di Verrès e si risale per circa 15 km la Valle d'Ayas fino a Brusson. Poco prima d'uscire dal paese si segue la strada a destra per Estoul/Fenilliaz/La Croix. Dopo circa 1 km da Estoul si raggiunge un grande parcheggio sulla sinistra dove poter lasciare l'auto (1871 m). All'entrata del parcheggio una palina segnavia indica le varie destinazioni che si possono raggiungere e la relativa numerazione dei sentieri. Si prosegue lungo la strada sterrata seguendo le indicazioni per il rifugio Arp, senza considerare le deviazioni che si incontrano. Entrati nel bosco in breve si arriva a un bivio, abbandonata la strada sterrata si segue il sentiero a destra che sale ripidamente al limitare del bosco. A circa metà della salita si abbandona il sentiero e si prosegue a destra per i Laghi di Estoul (6a/6b). L'ampio sentiero sale nel bosco di larice fino a incrociare una strada sterrata, per poi proseguire sul lato opposto con un lungo mezzacosta fino al pianoro dove scorre il torrente Chamen. Si continua seguendo il sentiero a destra indicato dalle frecce gialle, risalendo il pianoro fino a un grande ometto. Proseguendo con alcuni saliscendi si raggiunge dapprima la sorgente "Fontana fredda" e dopo pochi minuti il primo dei laghi di Estoul (2433 m). Tralasciato il sentiero 6a che sale direttamente alla P.ta Valnera, si prosegue seguendo il 6b e dopo aver costeggiato per un breve tratto la sponda del lago, si inizia a salire verso destra seguendo alcuni ometti. Raggiunto un grande gendarme in pietra, il sentiero svolta decisamente verso sinistra passando a ridosso di alcuni pinnacoli rocciosi fino a raggiungere la bocchetta di Eclou (2526 m). Si sale verso la cresta dove sono stati posizionati recentemente dei paravalanghe, all'altezza di un grande masso si abbandona la cresta e si piega a sinistra perdendo leggermente quota. Il sentiero poco dopo si divide, tralasciate le indicazioni che invitano a salire verso destra, si continua con un lungo mezzacosta seguendo una buona traccia e gli omini di pietra, fino a incrociare il sentiero 6a. Si inizia a salire sempre più ripidamente fino a raggiungere il colletto (2680 m). Tralasciato momentaneamente il sentiero che scende sul versante opposto, si riprende a salire seguendo la cresta di destra tra blocchi accatastati e terreno friabile giungendo a Punta Valnera (2754 m). Il panorama è di prim'ordine e oltre ad abbracciare la conca di Palassina (da cui poi faremo ritorno), si può ammirare da sinistra il Corno Bussola, la Punta Valfredda e il Gruppo del Rosa. Ridiscesi al colletto si inizia a scendere fino a raggiungere l'altopiano cosparso di graziosi laghetti, dove le cime delle montagne si specchiano. Dopo aver tralasciato il sentiero a destra per il Colle Valnera, guadato un torrente si inizia a scendere lungo il contrafforte roccioso fino a raggiungere la "parete di roccia" e poco dopo il rifugio Arp (2440 m). Dal rifugio si segue la strada sterrata a sinistra fino a raggiungere il sottostante vallone dove scorre placido un torrentello. Dalla palina segnavia si inizia a seguire la sterrata a sinistra, dopo pochi minuti si tralascia la deviazione a sinistra per il lago Literan e in breve si raggiungono le baite di Chavanne. Oltrepassati gli impianti di risalita, si abbandona la sterrata e si imbocca il marcato sentiero a destra che scende fino a incrociare la sterrata più a valle, da qui si rientra al parcheggio seguendo il medesimo percorso fatto all'andata.
Malati di Montagna: Silvio, Pg, Danilo e l'homo selvadego

si parte con 3 gradi e in mezzo alle nuvole...


...ma basta salire in quota e il sole appare riscaldandoci...


...le nuvole si diradano


effetto scia...


Bocchetta di Eclou 2526 m


verso la Valle di Gressoney


Laghi di Estoul


ultimi passi...


dalla Punta Valnera 2754 m





specchi d'acqua...


dal rifugio Arp un saluto alla Punta Valnera



domenica 2 ottobre 2016

Alpe Ortigosa per la "Scala Granda"

Una straordinaria scala in pietra aggrappata alla parete che si risale per raggiungere l'alpe Ortigosa. Si inerpica fin quasi all'Alpe ma non si sa nulla di chi la fece costruire né dell'epoca di realizzazione. I tratti più esposti sono stati attrezzati con un cavo metallico, utile soprattutto in caso che le pietre siano bagnate. Si parte da Mollia che si trova nel tratto più stretto di tutta la Valsesia. Un viaggio che ci porta alla conoscenza del territorio, tra frazione e alpeggi ricchi di storia, tradizioni, in una natura ancora incontaminata.

Da Varallo Sesia si prosegue lungo la SP299 fino a raggiungere Mollia (880 m). L'auto la si può lasciare nel parcheggio sulla destra all'inizio dell'abitato, oppure dopo aver oltrepassato il centro di Mollia sulla sinistra nell'ampio parcheggio in località Casacce. Si consiglia la prima opzione in modo tale da poter ammirare la chiesa parrocchiale con accanto la Via Crucis e gli altri edifici che abbelliscono il paese, tra cui il "Caffè della Mostra". Da Casacce si imbocca l'evidente mulattiera, all'inizio della quale oltre alla palina segnavia con indicati i sentieri che si possono percorrere (283/283a), si trova anche un pannello didattico dell'Ecomuseo Walser, dedicato agli Edifici produttivi: mulino, fucina e forno da pane. Si inizia a risalire la mulattiera selciata e dopo aver attraversato su un ponte il Croso della Piana si giunge a un bivio, tralasciata la mulattiera che scende verso Casacce (da cui poi si farà ritorno), si continua a salire raggiungendo in breve la Cappella della Pietà, oltre la quale si arriva a Piana Fontana, con la torre campanaria che sembrerebbe essere stata eretta dagli uomini della frazione che vi lavoravano gratuitamente al mattino presto prima di andare al lavoro (972 m). Si attraversa il borgo passando accanto all'Oratorio dedicato alla Madonna del Carmine e poco dopo alla cappella dedicata a Sant’Agata. Seguendo Via della Fontana si sale a destra raggiungendo in breve la strada, tralasciata l'indicazione per Viana/Toni/Casa Capietto/Otra Sesia che si utilizzerà al ritorno, si prosegue a destra verso Grampa/Goreto. Tralasciata poco dopo l'indicazione a sinistra per la falesia, si attraversa nuovamente il Croso della Piana e dopo un breve tratto in salita si arriva all'inizio del Sentiero Naturalistico "La scala granda".
Il sentiero inizia a salire nel bosco, dapprima sul fianco del torrente, per poi piegare verso destra e in seguito risalire la dorsale sul sottostante Croso di Grampa. Giunti a un bivio, si tralascia il sentiero a destra (284a) che scende verso il torrente e si continua a salire sempre più ripidamente fino a raggiungere un pannello didattico, da dove ha inizio la "Scala Granda”.  Con attenzione si inizia a risalire l'imponente manufatto in pietra a secco, grazie al quale si supera la parete rocciosa. Usciti dal bosco, con un ultimo sforzo si risalgono i prati, fino a raggiungere la sovrastante alpe Ortigosa (1307 m). Dopo una doverosa pausa accanto alla fontana, si inizia a scendere a sinistra seguendo il sentiero 283a. Ripidamente si perde quota in un bel bosco di faggi fino a guadare il Croso della Piana, oltre il quale il sentiero continua a mezzacosta sul ripido fianco della montagna. Oltrepassata la piccola Capèlla ‘d Sant’Išèpp scavata nella roccia, in breve si raggiunge un'ulteriore cappella molto più grande posta sopra alla "Parete Bianca", ottimo punto panoramico sulla valle. Continuando a perdere quota si arriva a un bivio, tralasciato a destra il sentiero per la Sella Alta del Sajunchè (283), in breve si raggiunge la sottostante Capèlla ‘d la Balmèlla dedicata a S. Giovanni, il suo nome lo deve alla presenza di una piccola bàlma, caratteristico riparo sotto roccia. Proseguendo ora sull'ampia mulattiera si ritorna nuovamente a Piana Fontana, per poi proseguire verso destra fino a incrociare la mulattiera contrassegnata con il segnavia 282. Dopo un tratto in falsopiano si tralascia il sentiero a sinistra con il quale poi si farà ritorno e proseguendo in salita si arriva fino alla stretta forra dove si possono ammirare tre splendide vasche naturali, scavate negli anni dal Cros dal Giàri, un piccolo angolo di quiete e pace. Ritornati al bivio si scende fino a incrociare la strada asfalta che si segue verso sinistra per poche decine di metri per poi salire verso la frazione Casacce. Oltre ad il capolavoro di architettura Valsesiana di "Casa Belli", si può ammirare l’oratorio dedicato a San Pietro e San Bernardo da Mentone che sorge a sinistra della casa e la fontana coperta, dotata di vasca in pietra. Continuando a salire si esce dal paese e in breve si incrocia la mulattiera utilizzata al mattino, da qui si ritorna a Mollia ripercorrendo il medesimo itinerario.
Malati di Montagna: Lorenzo, Pg, Silvio e l'homo selvadego

La Pësta dal mulinèri
“Pësta” è il nome con cui si indica il frantoio (o macina) nell’area dell’alta Valgrande valsesiana.


Paesetto temerario che ha sfidato 
la collera della montagna.
Ravelli

 Mollia 880 m
La chiesa parrocchiale, dedicata a S. Giovanni Battista e costruita a partire dal 1734, ha al suo interno molte opere lignee degli artigiani-artisti locali. All'esterno, una pregevole Via Crucis è stata dipinta dal Peracino.


A fianco della Chiesa merita una visita 
il porticato con le quattordici stazioni della Via Crucis.




Oratorio dedicato alla Santissima Trinità


Piana Fontana 972 m
Oratorio dedicato alla Madonna del Carmine che presenta un piccolo campanile e una torre campanaria che fronteggia il sagrato; pare che la torre sia stata eretta dagli uomini della frazione che vi lavoravano gratuitamente al mattino presto prima di andare al lavoro.


cappella dedicata a Sant’Agata


Bùral
Fontana alimentata da acqua sorgente attraverso un colatoio tròga di pietra



Sentiero Naturalistico "Scala Granda"




La Scala Granda
Esempio di ingegneria alpina, segue un percorso decisamente ripido che si sviluppa su cenge e spaccature di balze rocciose alte decine di metri. I salti, altrimenti impercorribili, vengono superati con vere e proprie scalinate in pietra, da cui il nome del sentiero.




Alpe Ortigosa 1371 m



sul sentiero del ritorno...


panorama su Mollia


Cros dal Giàri


frazione Casacce



dettagli e traccia gpx