Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

venerdì 6 novembre 2015

Dorca "Non illudetevi: il luogo raggiunto non è il paradiso"

“ Questo villaggio sorge ad anfiteatro al centro dell’alpe, ed è stato uno dei primi luoghi della valle ad essere abitato in modo stanziale. La mulattiera in pietra fu progettata all’inizio del Novecento da geom. Pietro Antonietti di Fervento, per facilitare l’accesso all’abitato. E’ una vera e propria opera d’arte che risale la parete rocciosa con pendenza costante, tratti sopraelevati, sfruttando cenge ed anfratti. La località è di origine molto antica, forse antecedente il XIII secolo, alcuni studiosi ipotizzano addirittura che i primi abitanti fossero Celti. Secondo questa ipotesi pare che in origine Dorca fosse una dipendenza della non lontana Alpe Seccio, una località che si trova al di là dello spartiacque in Val Cavaione, tesi avvalorata sia dai ritrovamenti di incisioni rupestri con croci e coppelle, sia da una tradizione orale che tramanda il ricordo di come i defunti venissero trasportati per essere sepolti nel cimitero situato in quel luogo. È invece storicamente documentato che il luogo dove sorge Dorca facesse parte un tempo dell'alpe Castello, di proprietà della Mensa vescovile di Novara fin dai primi anni del XIV secolo, e la cui gestione era affidata alla famiglia Scarognini di Varallo. L'alpeggio divenne poi un centro abitato permanente, forse fondato da alcuni coloni walser provenienti da Rimella o da Alagna. Il più antico documento scritto in cui vengono citati i nomi di alcuni abitanti di Dorca risale al 1414, anno in cui Milano Scarognini cede in affitto ai fratelli Pietro e Zanetto Antonietti e ad altri consorti di Dorca l'alpe e il luogo di Dorca in Val d'Egua per un canone annuo in denaro di 13 lire e 10 soldi, e in natura di 50 libbre di formaggio. Testimonianza dell'antichità del luogo, come ricordato anche da una targa che riporta la data del 1276, è una tipica abitazione costruita con pilastri di pietra su cui poggiano le travi di legno, di chiara matrice architettonica walser. Su una colonna di una casa appare il disegno del“Sole delle Alpi”, antico simbolo solare spesso utilizzato dai popoli alpini. Attualmente l'antico centro abitato di Dorca è ormai disabitato, ed è più che altro utilizzato come luogo di villeggiatura nei mesi estivi. Oltre alla chiesa, sulla quale compare un'iscrizione risalente al 1650, e ad alcuni affreschi con motivi religiosi sulle pareti esterne di alcune abitazioni, sono degni di nota una raffigurazione del fiore della vita e la fontana, risalente al XX secolo, dalla quale sgorga un'acqua con caratteristiche simili a quella di Fiuggi, secondo i risultati delle analisi effettuate dall'Istituto di Chimica della Regia Università di Pavia nel 1939.”

Provenendo da Milano si percorre prima l'autostrada A8 e poi la A26 fino all'uscita di Romagnano Sesia. Si continua sulla SS299 della Valsesia fino all'abitato di Balmuccia, alla confluenza del torrente Sermenza col il fiume Sesia. Da qui si svolta a destra, risalendo la Val Sermenza fino al caratteristico abitato di Rimasco, adagiato sulle sponde di un piccolo lago artificiale. Dal paese si tralascia la strada a sinistra per la Val Sermenza e si prosegue seguendo le indicazioni per Carcoforo e la Val d'Egua. Dopo circa 1 km, subito dopo aver attraversato il ponte sul torrente Egua, si arriva in località Resiga 960 m, dove si può parcheggiare l'auto nel piccolo spiazzo sterrato sulla destra (cartello segnavia all'inizio).
Si imbocca la mulattiera sulla sinistra (cartelli per Dorca) che entra in un bosco di faggi, raggiungendo e oltrepassando un'azienda agricola, per poi proseguire fino ai prati di Sotto il Montùu 1060 m, insediamento abitato fino agli anni Ottanta. Si passa davanti ad alcune abitazioni, per poi svoltare a sinistra raggiungendo il limite del pascolo, da qui si ha una bella vista su Rimasco con il suo lago, mentre sul versante opposto della valle si può vedere la frazione Priami. La mulattiera riprende a salire con un lungo mezzacosta, sotto alle scoscese e lisce pareti, fino a raggiungere un bivio con un cartello. Da qui si hanno due possibilità per raggiungere Dorca, seguire l'erta mulattiera a destra denominata stràa nova o "via del camoscio", oppure proseguire diritti seguendo la stria veggia o "via della lumaca", che con percorso più lungo e meno ripido si addentra nel Vallone del Riale. Si consiglia di compiere un bel giro ad anello salendo per la "stria nova" e poi scendere per la "stria veggia". Proseguendo a destra si inizia a guadagnare quota ripidamente, con una spettacolare scalinata in parte sopraelevata e con una serie di cenge scavate nella roccia, una vera opera di ingegneria alpina. Dopo aver oltrepassato un tratto attrezzato con una corda fissa che può aiutare nel caso il fondo sia ghiacciato o bagnato, la pendenza diminuisce e in pochi minuti si arriva nei pressi della teleferica di Dorca 1269 m. Tralasciato a sinistra il sentiero che si utilizzerà al ritorno (stria veggia), si raggiunge l’oratorio di S. Grato risalente al 1650 e a poca distanza la fontana, dalla quale sgorga un'acqua che ha le medesime caratteristiche della famosa acqua di Fiuggi. Seguendo i segnavia si passa tra le caratteristiche abitazioni, molte delle quali perfettamente restaurate e dopo aver contornato un risalto roccioso si prosegue sul versante di Preronda.
Arrivati alla baita dell'Alpe sui Prati 1344 m, è doveroso fermarsi qualche minuto contemplando questo luogo di pace e silenzio. Per tornare a Dorca si può ripercorre il sentiero, oppure scendere direttamente seguendo labili tracce tenendosi verso il margine sinistro del pascolo. Ritornati alla teleferica, si segue il sentiero a destra, raggiungendo la gieset ad la Madonna, da dove inizia la "stràa veggia". La mulattiera con una lunga serie di tornanti scende ripidamente all'interno di un fitto bosco, per poi proseguire con un lungo mezzacosta fino al bivio incontrato al mattino, da qui si ripercorre il medesimo percorso fino alla macchina.
Malati di Montagna: Deborah e l'Homo Selvadego

la mulattiera



Dorca 1269 m




Dorca vista dall'alto


Alpe sui Prati 1344 m



"gieset ad la Madonna"




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