Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 15 novembre 2015

Becco della Guardia...una cima della Valsesia poco conosciuta...

Una cima poco conosciuta, ma che offre grazie alla sua posizione a 360° un'ampia visuale sulle montagne circostanti, con il gruppo del Rosa a primeggiare su tutte. Il sentiero è sempre ben segnalato e la prima parte si svolge sulla bella mulattiera selciata che unisce Campertogno al Cangello e che fa parte dei "Sentieri dell'Arte" in Valsesia. Per il ritorno decidiamo di seguire il sentiero che passa nei pressi della suggestiva "Cascata degli schiocchi".

Da Varallo Sesia si prosegue lungo la SP299 raggiungendo il centro di Campertogno. A lato della chiesa Parrocchiale dedicata a San Giacomo Maggiore (sec. XVII), si segue una stretta via sulla sinistra e attraversato il fiume Sesia si continua a seguire la strada asfalta fino a un bivio. Proseguendo a sinistra in pochi minuti si raggiunge il parcheggio a monte della frazione Tetti 827 m.
Dalla palina segnavia si seguono le indicazioni per Argnaccia/A. Vasnera/Punta Sivella (sent. 78). La mulattiera ha inizio dalla prima delle quattordici cappelle della Via Crucis che portano al Santuario della Madonna del Callone. Si sale a lato di un muretto di pietra e percorsi alcuni metri si incontrano a sinistra le indicazioni per la "Falesia" da cui poi si farà ritorno. Attraversato su un ponte il torrente che scende dal Sasso Bruciato in breve si raggiunge l'Oratorio della Madonna degli Angeli 910 m, posizionato su un dosso con bella vista sul sottostante abitato di Campertogno. La mulattiera riprende a salire ripidamente raggiungendo le belle baite dell'alpe Selletto 970 m, tra le quali si trova la "cà dal nudé ″ (casa del notaio), dove è ancora visibile un affresco del 500. Oltrepassata un'ulteriore cappella posta su un poggio roccioso, si percorre un tratto in piano fino a raggiungere un bivio, tralasciate a destra le indicazioni per la Valle Artogna (sent. 72), si continua sul ripido prato e guadato il torrente si riprendere la bella mulattiera selciata. Dopo aver costeggiato sulla sinistra un piccola grotta naturale con all'interno un statuetta della Madonna, la mulattiera continua a salire con un serie di lunghi tornanti, all'interno di un bel bosco di faggi. Superate le ultime cappelle si arriva al Santuario della Madonna del Callone 1092 m, eretto nel 1512 su un dirupo a dominare tutta la vallata (fontana). Risalita la scalinata a lato dell'edificio, ci si inoltra nella faggeta e in pochi minuti si raggiunge la cappella dell'alpe Argnaccia, con accanto un piccolo laghetto 1183 m. Dalla palina segnavia si tralasciata a sinistra la valletta dove sono ubicate gran parte delle baite ristrutturate e seguendo le indicazioni per Cangello/A. Vasnera (sent. 78), si prosegue verso un grande faggio isolato. In leggera pendenza tra il rado bosco si raggiungono le baite dell'alpe Cuna 1260 m, dove in corrispondenza di un grosso masso il sentiero si divide. Abbandonato il sentiero per l'A. Vasnera/Punta Sivella (sent. 78), si svolta a sinistra seguendo il segnavia 78b. Il sentiero passa a monte di alcune baite e dopo aver perso leggermente quota arriva in prossimità di un masso con un cartello segnavia che invita a svoltare a destra. Entrati nell'incassato vallone del Rio Massero, si percorre un tratto in falsopiano attraversando una frana e dopo aver guadato il torrente si riprende a salire sulla destra orografica dello stesso. Entrati nel fitto bosco, con una lunga serie di stretti tornanti si inizia a guadagnare quota ripidamente. Oltrepassata una solitaria baita in pochi minuti si raggiunge la dorsale boscosa che separa il Vallone di Massero da quello del Laghetto 1606 m. Passando accanto ai ruderi della Casa del Bosco, con un lungo traverso si entra nel Vallone del Laghetto e dopo un breve tratto ripido, il sentiero prosegue in falsopiano fino a raggiungere le baite dell'alpe Vallone Ferraris 1655 m, sul versante opposto si vede chiaramente la meta da raggiungere. Si prosegue verso destra seguendo i segnavia e con un ampio semicerchio in leggera salita si arriva all'alpe Vallone della Sella 1726 m, le cui baite sono collocate poco al di sotto di una sella erbosa, da cui si può ammirare il ripido e dirupato Vallone Vasnera, tributario della Val Gronda. Dalle baite il sentiero inizia a salire verso sinistra in diagonale e con un ultimo strappo si raggiunge la croce del Becco della Guardia 1817  m.
Per il ritorno si ripercorre il medesimo sentiero fino al segnavia sul sasso, a monte dei pascoli dell'Argnaccia, da qui si inizia a scendere liberamente in direzione delle ultime baite sulla destra, sormontate da una grande croce in legno collocata su un dosso erboso. Raggiunta la cappella al centro delle baite, si prosegue per pochi metri verso destra, per poi seguire le indicazioni su un cartello in legno per Campertogno. Entrati nel bosco si inizia a perdere velocemente quota e dopo aver oltrepassato una baita, in breve si arriva a un bivio. Tralasciato momentaneamente il sentiero, si svolta a destra arrivando alla suggestiva "cascata degli sciocchi". Ripreso il sentiero si raggiunge un ripido tratto attrezzato con delle corde fisse, utili in caso il fondo sia bagnato o ghiacciato, usciti dal bosco e attraversati alcuni prati si ritorna al parcheggio.
Malati di Montagna: Franco, Pg, Danilo, Deborah e l'Homo Selvadego


Argnaccia 1183 m


Becco della Guardia 1817 m



alpe Vallone della Sella



La cascata degli sciocchi (La Pìssa d'i cüiċ)
 Nella valletta che costeggia nel suo tratto terminale la Pianaccia e che si apre verso l'alto nelle conche degli alpi Masèru e Valùň, scorre il crös d’la Pianàċċa o crös dal Valùň , che forma sul suo percorso una serie di pittoresche cascate. La più alta di queste, raggiungibile dal paese in circa mezz'ora percorrendo la strâ ‘d l’ör, scorre in uno scivolo lunghissimo (alcune decine di metri) e sottile nel quale l'acqua precipita come in una grondaia scavata nella roccia. Essa è chiamata Pìssa d'i cüiċ ed il nome le deriva da una antichissima leggenda.
 Vivevano in paese due fratelli. Un giorno, seguendo le capre, si trovarono alla sommità della cascata. Incuriositi dell'insolito spettacolo, decisero di scendere uno alla volta a vedere che cosa ci fosse in fondo alla cascata: il primo ad avventurarsi avrebbe comunicato all'altro le proprie impressioni appena fosse arrivato, dandogli indicazioni per la discesa. Il primo fratello iniziò la difficile discesa, ma cadde e si sfracellò. Il secondo attese a lungo il cenno stabilito, ma, non udendo nulla, pensò: "Certamente laggiù è molto bello e mio fratello si è dimenticato di dirmelo". Decise allora di scendere egli pure, ma come il fratello cadde e morì.




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