Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

mercoledì 30 dicembre 2015

L'ultima dell'anno al Poggio Frassati sulla Costa Muanda

Si parte dal Sacro Monte d'Oropa, riconosciuto Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e recentemente istituito Riserva Speciale della Regione Piemonte. Il sentiero all'andata è dedicato a Papa Giovanni Paolo II e raggiunge la Costa Muanda, nei pressi del Poggio Frassati. Qui finisce anche il Sentiero Frassati, che a sua volta collega i monti di Oropa con Pollone, paese natale del beato Pier Giorgio Frassati, presso la cui tomba il Papa volle recarsi in preghiera. Per il ritorno si seguono in gran parte sentieri scarsamente usati, ma che permettono di compiere un anello particolarmente suggestivo.

Dall'autostrada A4 Milano/Torino si esce al casello di Carisio, per poi seguire le indicazioni per Biella e successivamente per il Santuario di Oropa. Una volta raggiunto il complesso del Santuario d'Oropa, si prosegue raggiungendo l'ampio parcheggio gratuito dietro la chiesa nuova. Si ripercorre un breve tratto la strada asfalta da cui si è arrivati, fino a raggiungere sulla destra una strada sterrata, all'inizio della quale è stato posizionato un pannello illustrativo del sentiero intitolato a Papa Giovanni Paolo II°. Oltre alla cartina con segnalato il percorso, sono riportate le date fondamentali della vita di SS e le parole da lui pronunciate in occasione della sua visita ad Oropa.
Dopo pochi metri, nei pressi della cappella dedicata a S. Maria Maddalena, si seguono a destra le indicazioni sulla palina segnavia con il simbolo del sentiero (effige del Papa stilizzata - D11). Da qui inizia la via Crucis, sul percorso possiamo osservare le tradizionali stazioni, realizzate in bronzo dallo scultore De Pasquali. Con alcuni tornanti in un bosco di faggi si raggiunge la cappella dell'Incoronazione in Cielo della Madonna, più comunemente conosciuta come “Cappella del Paradiso”. Al bivio successivo si continua a salire a destra per un breve tratto, per poi proseguire in falsopiano sull'ampio crinale che separa il piazzale della Chiesa Nuova dalla valletta del cimitero. A destra su un masso isolato si può leggere la prima delle 5 targhe sulle quali sono riportati alcuni pensieri di Giovanni Paolo II. La carrareccia riprende a salire con alcuni tornanti nel bosco di faggi, per poi uscire tra i  tra i pascoli del Pian di Gè. Tralasciato a sinistra il sentiero D12, da cui poi si farà ritorno, si prosegue tra splendidi panorami sulla pianura e sul Santuario con tutte le cime che lo circondano. Raggiunto un ripiano prima delle baite di Pian di Gè, si abbandona la carrareccia e seguendo le indicazioni sulla palina segnavia si segue il sentiero a destra D11 (Laghetto delle Bose/Oropa - piazzale Busancano). Dopo pochi metri, raggiunta un'ulteriore palina segnavia, si tralascia il sentiero che stiamo percorrendo e svoltando a sinistra si inizia a salire verso la C.na Mora e il Poggio Frassati (D33). Il sentiero inizia a guadagnare quota con numerosi tornanti, fino a raggiungere la conca dove è adagiato il laghetto della Mora. Si continua a salire costeggiando il lago sulla sinistra e dopo aver attraversato una pietraia in breve si raggiunge la C.na Mora 1715 m. Dalla palina segnavia si tralascia il sentiero a sinistra, che si utilizzerà al ritorno e si prosegue seguendo le indicazioni per il Poggio Frassati (paletti segnavia). Il sentiero riprende a salire ripidamente fino a raggiunge l'ampia sella denominata "Colle del Deiro Rosso" (dal nome della baita che si trova sul versante opposto in Valle Elvo). Svoltando a destra sull'ampio costolone erboso, si può salire verso il punto più alto della Costa Muanda (omino), sotto alla rocciosa parete del M. Mucrone. Continuando invece dalla parte opposta, in breve si raggiunge il cippo dedicato a Giovanni Paolo II (ultima targa) e poco dopo il Poggio Frassati.
Per il ritorno si ridiscende fino all'alpe Mora, per poi proseguire verso destra, seguendo le indicazioni per la C.na Giassit (D2). Attraversato il torrente, si prosegue a mezzacosta per alcuni minuti, per poi iniziare a scendere a sinistra. A causa delle numerose tracce di pascolo, in questo tratto il sentiero è poco evidente, ma grazie agli ometti di pietra e ai segnavia bianco/rossi, si riesce a raggiungere tranquillamente la C.na Giassit 1602 m. Tralasciata a destra la strada sterrata, si prosegue passando davanti alla costruzione, per poi iniziare a scendere verso sinistra, seguendo l'indicazione su un cartello segnavia caduto a terra per l'alpe Trucco (D12). Dopo aver guadato il torrente, si continua in falsopiano arrivando in pochi minuti all'alpe del Trucco. Dalla baita seguendo le indicazioni per Oropa/Piazzale Busancano, si scende leggermente verso sinistra su traccia poco evidente, per poi salire verso la strada sterrata percorsa all'andata. Si continua a seguire il sentiero che scende nel bosco, fino a incrociare la strada sterrata. La si segue per alcuni minuti, per poi riprendere il sentiero a destra che prosegue fino a raggiungere nuovamente l'ampio crinale, a poca distanza dalla “Cappella del Paradiso”, da qui si ripercorre il medesimo itinerario fino al parcheggio.
Malato di Montagna: Homo Selvadego

Sui monti tace il frastuono caotico della città e domina il silenzio degli spazi sconfinati: un silenzio, in cui all’uomo è dato di udire più distintamente l’eco interiore della voce di Dio.
GIOVANNI PAOLO II


L’esistenza dell’uomo è precaria e mutevole, quella dei monti è stabile e duratura: eloquente immagine dell’immutabile eternità di Dio.
GIOVANNI PAOLO II


laghetto della Mora


Alpe Mora


Monte Mucrone


Poggio Frassati


Oltre l'imponente scalinata che si apre a monte del Piazzale Sacro, lo sguardo si apre verso la Basilica Superiore, costruzione dalle proporzioni monumentali che si trova allo stesso tempo in rapporto di armonia con le alte montagne circostanti e in lieve contrasto con la dimensione spirituale e raccolta dell'Antica Basilica. L'esigenza di costruire una nuova chiesa, considerato l'elevato numero di pellegrini che si recavano in preghiera al Santuario, venne avvertita sin dal XVII secolo, quando si iniziò a discutere del progetto di realizzazione. Sul finire dell'Ottocento, venne scelto il progetto dell'architetto Ignazio Amedeo Galletti (1726-1791), elaborato un secolo prima, e, proseguendo lo sviluppo del Santuario verso Nord, venne deviato il torrente Oropa per disporre dello spazio necessario. Posata la prima pietra nel 1885, i lavori proseguirono con molta difficoltà attraverso le due guerre mondiali, coinvolgendo nume rosi e qualificati consulenti tecnici. La cupola, che si eleva per oltre 80 m dal pavimento, fa da corona all'imponente monumento, che venne consacrato nel 1960.




domenica 27 dicembre 2015

Ammazzapanettone alla Cima Rosta

Anche se il percorso effettuato dal Santuario di Prascondù alla Cima Rosta si trova sul tracciato della GTA (Grande Traversata delle Alpi), dell'Alta Via del Canavese e ora anche sulla Via Alpina, risulta poco frequentato, anzi, diciamola tutta, non si incontra proprio nessuno! E pensare che siamo oltretutto nel Parco del Gran Paradiso e il panorama dalla vetta è davvero notevole.

Da Cuorgnè si risale la Valle di Locana e poco dopo la circonvallazione di Pont Canavese, si abbandona la statale della Valle dell'Orco e si segue a destra l'indicazione per Sparone. Dopo il ponte sul torrente Ribordone si inizia a risalire la valle omonima, oltrepassati Ribordone e Talosio, seguendo le indicazioni si arriva al termine della strada, dove in un grande spiazzo sorge il Santuario di Prascondù 1321 m. Dal cortile del santuario si prosegue verso destra seguendo i segnavia sul muro 567/565. Dopo aver attraversato il ponte in ferro (fontana all'inizio), si sale arrivando a valle di una suggestiva cappella. Tralasciata a destra la stradina che la raggiunge, si prosegue diritti seguendo un pista sterrata. Guadato il torrente si risale la sponda destra orografica, il sentiero in questo tratto è poco evidente, per poi ridiventare molto più marcato dopo pochi metri. Durante il percorso oltre che il segnavia rosso/bianco/rosso del GTA (Grande Traversata delle Alpi), troviamo anche le indicazioni dell'AVC (Alta Via Canavesana). Il sentiero prosegue tenendosi alto e parallelo rispetto al torrente, per poi svoltare a sinistra e continuare a mezza costa a monte delle due baite di Barlan - Rovina 1438 m. Tralasciato a sinistra il Vallone della Manda, si prosegue raggiungendo un costone erboso che divide in due la valle. Alternando tratti nelle betulle ad altri su terreno aperto, si risale questo panoramico costone in direzione nord-nord/est, avvicinandosi progressivamente ad un torrione roccioso. Dopo aver aggirato sulla sinistra il torrione, con una ripida salita si raggiunge una sella erbosa e in breve le vicine baite dell'Alpe Roc o Rocco 1812 m. Troviamo le indicazioni sul grande fontanile, il sentiero, a monte dell'alpeggio, segue il costone e con una serie di tornanti guadagna quota rapidamente, per poi piegare a sinistra. Attraversato un valloncello si prosegue in direzione nord con una serie di tornanti, fino a raggiungere la larga insellatura del Colle Crest 2050 m. Tralasciato il sent. 601 che scende verso la Val Soana (Alpe Sionei/Ciavanassa/Convento), si prosegue ancora sul GTA verso la Bocchetta Rosta/Alpe Ciavanis/Masonaie. Con un lungo mezza costa in falsopiano, si taglia il ripido versante occidentale della Cima Rosta, fino a raggiungere un grosso ometto. Da qui si abbandona il GTA e si inizia a salire a sinistra lungo il crinale, il sentiero anche se poco evidente, è comunque intuibile e ripidamente raggiunge la Cima Rosta 2173 m. Splendido il panorama sulle cime e sulle valli canavesane, con il vicinissimo Monte Colombo. Il ritorno è sul medesimo percorso di salita.
Malati di Montagna: Patrizia, Deborah, Giuseppe, Franco, Lorenzo, Pg, Danilo e l'Homo Selvadego

by Patrizia


by Giuseppe






by Deborah




Santuario di Prascondù 1321 m
Eretto nel 1659 a ricordo di un episodio miracoloso occorso a un giovane pastore del luogo. 
Si racconta che il 27 agosto 1619 a Giovannino Berrardi, divenuto improvvisamente muto, sia apparsa la Madonna, invitandolo a intraprendere un pellegrinaggio a Loreto: la qual cosa il giovane fece, riacquistando, sulla via del ritorno, l’uso della parola. Sul luogo dell’apparizione fu eretta una cappella votiva, successivamente distrutta da una valanga; i ribordonesi decisero allora di costruire poco distante, in un luogo più riparato, il Santuario.  
 Per celebrare solennemente la festa dedicata alla Madonna, ogni anno il 27 agosto, centinaia di fedeli provenienti da tutto il Canavese, raggiungono Prascondù (prato nascosto). 


Cima Rosta 2173 m



domenica 20 dicembre 2015

Alla Sella dell'Oca, risalendo il fitto "Bosco dell'Impero"

Questo splendido anello prende avvio da Brugarolo in Val Mastallone e si svolge in gran parte su splendide mulattiere, risalendo il suggestivo Bosco dell'Impero. Per il ritorno si scende in Val Sabbiola fino a raggiungere il solare paese di Sabbia, noto come il poggio dei fiori. Sempre suggestivo è l'incontro con una coppia di aquile poco prima d'arrivare alla sella.

Da Varallo si segue la provinciale 9 fino al bivio per Brugarolo, Brugaro e Sassello, frazioni di Cravagliana. Abbandonata la provinciale, si sale a destra e in poco meno di 1 km si arriva nell'ampio parcheggio di Brugarolo 610 m. Si ripercorre per pochi metri la strada da cui si è arrivati, per poi salire verso destra, seguendo le indicazioni per Giavinali/Madonna del Tizzone. Raggiunte le prime abitazioni si svolta a destra e subito dopo aver oltrepassato un piccolo bar si giunge a un bivio, tralasciato il sentiero a sinistra 573 (Giavinali/Gravagliana), si prosegue seguendo il 572a. Attraversato il torrente su un ponticello, la mulattiera inizia a salire ripidamente fino a raggiungere la chiesa di Brugaro 676 m. Si continua a salire a sinistra e poco dopo si svolta a destra passando tra le abitazioni, fino a raggiungere la sovrastante strada asfaltata per Sassello. Dopo aver seguito la carrozzabile in salita per alcuni minuti, si riprende a destra la mulattiera che sale nel bosco. Attraversato un torrente, in breve si raggiunge il sentiero 572 proveniente da Cravagliana (palina segnavia), lo si segue verso destra arrivando al santuario della Madonna del Tizzone 832 m. Lasciato alle nostre spalle il santuario, si prosegue in leggera discesa passando a poca distanza da alcuni edifici e dopo aver oltrepassata una curiosa baita, si arriva al ponte in legno sul torrente Saccora. Tralasciato il sentiero a destra proveniente da Sabbia, si attraversa il ponte, per poi iniziare a salire all'interno del bellissimo "Bosco dell'Impero" (564). La mulattiera con numerosi e lunghi tornanti, alternati da tratti a mezzacosta, guadagna quota sul versante sinistro idrografico del Vallone del torrente Saccora. Arrivati a un bivio, si tralascia momentaneamente il sentiero a destra 564a, che si utilizzerà al ritorno e in breve si arriva alla deviazione per la "Fontana del Bocia". La mulattiera lentamente sparisce e si prosegue su un sentiero che in pochi minuti conduce alla Sella dell'Oca 1374 m, valico aperto tra la Cima di Locce e la Cima della Gavosa. Ritornati al bivio, si inizia a scendere sul versante della Val Sabbiola, seguendo il Sentiero Naturalistico "Il Bosco dell'Impero", dove alcuni pannelli illustrativi, descrivono la vita all'interno del bosco. Oltrepassate le baite dell'alpe Santina 944 m, si prosegue fino a incrociare il sentiero che sale all'alpe Campo (cartelli segnavia). Continuando a scendere sulla mulattiera acciottolata si arriva alle abitazioni di Cortaccio 806 m. Oltrepassata la fontana, in pochi minuti si arriva sulla strada asfalta che si segue in discesa arrivando al Santuario della Madonna del Rovaccio (sec. XVI). Proseguendo, poco dopo si tralascia a destra il sentiero 564 per il Santuario della Madonna del Tizzone e dopo aver oltrepassato una prima cappella, alla successiva si abbandona la strada principale e si prosegue diritti in leggera discesa arrivando tra le belle abitazioni di Sabbia. Tenendo la destra si passa tra le strette e caratteristiche viuzze del paese, raggiungendo la Parrocchiale dedicata al Martirio di S. Giovanni Battista. Dal porticato si scende seguendo la mulattiera fino al torrente che si supera su un ponticello. Continuando a seguire il sentiero, in pochi minuti si raggiunge la strada asfalta, attraversatala si arriva nuovamente a Brugaro, da dove si ripercorre il medesimo percorso fatto al mattino, fino al parcheggio di Brugarolo.
Malati di Montagna: Lorenzo, Pg e l'Homo Selvadego

dalla Sella dell’Oca 1374 m
valico aperto fra la Cima Loccia 1552 m e la Cima Gavosa 1384 m



Versante della Val Sabbiola
 il Monte Capio 2172 m e ai suoi piedi l’alpe Campo 1527 m


il monte Capio e a destra la Massa del Turlo 1959 m
sotto il villaggio di Erbareti 969 m


Bosco dell'Impero
Le origini di questa piantagione risalgono al 1937 quando in occasione del primo anniversario della fondazione dell'Impero Fascista, si propose l'allestimento di un nuovo bosco in tutte le provincie del Regno. Oggi il bosco, giunto a maturazione, presenta una numerosa varietà di essenze in base alle esposizioni e all'altitudine.



Il santuario della Madonna del Tizzone venne costruito nel lontano 1546 e l'origine di questo luogo di fede si perde nella leggenda. Si racconta che un tempo due giovani pastori muti si trovassero nei prati sopra Brugaro con le loro bestie. Mentre le mucche erano al pascolo decisero di accendere un fuoco che però, alimentanti dal vento, sfuggì al loro controllo. Preso dal panico, i due giovani iniziarono a pregare la Madonna cercando un aiuto dall'alto. Assortiti nella preghiera, non si accorsero che le fiamme si stavano spegnendo. Quando aprirono gli occhi videro un tizzone ardente che propagava una fortissima luce dalla quale apparve la Madonna. La figura si rivolse loro dicendo di tornare a Brugaro a raccontare l'accaduto e a comunicare alla popolazione che, a testimonianza e ringraziamento del miracolo avvenuto, avrebbero dovuto edificare un santuario nel punto dell'apparizione, proprio sul tizzone ardente rimasto. I due corsero verso il paese e subito si resero conto che si era verificato un altro miracolo: avevano ritrovato l'uso della parola.




domenica 13 dicembre 2015

Al Monte Alom...aspettando l'inverno che tarda ad arrivare...

Il Monte Alom è una cima che supera di poco i 2000 m e che si eleva alle spalle del caratteristico paesino di Coimo, punto di partenza dell'escursione. Si trova sulla costiera spartiacque tra la valle Vigezzo e la Valle dell’Isorno, la stessa costiera che prosegue verso le cime del Monte Loccia di Peve fino al pizzo la Scheggia. Dalla cima oltre ad avere un'ampia visuale su tutta la Valle Vigezzo, si possono ammirare a sud il Pizzo Ragno, il Togano e il Tignolino e a ovest tutta la catena dei 4000 delle Alpi.

Dall'autostrada A26 si prosegue fino a Gravellona Toce, per poi continuare sulla SS33 del Sempione. Usciti a Masera si risale la Valle Vigezzo e tralasciata una prima deviazione sulla sinistra per Coimo, in breve si raggiunge l'ampia strada che sale verso la solitaria chiesa di Sant'Ambrogio. Subito dopo aver oltrepassato un bar/ristorante, si arriva nel piccolo parcheggio davanti alla scuola elementare. A destra dell'edificio scolastico si imbocca Via Cavallini, una delle ripide e caratteristiche stradine in pietra che salgono in mezzo alle abitazioni. Arrivati a monte del paese, si attraversa una stretta stradina asfaltata, per poi proseguire su un'ampia mulattiera selciata, (indicazioni sulla palina segnavia per A. Varsaia/A. Cortina/Croce di Rovareccio). Si guadagna quota ripidamente arrivando in breve all'alpe Varsaia 978 m, dalla palina segnavia accanto alla fontana, si continua a seguire il sentiero M03, tralasciando a sinistra le indicazioni per Raveria/Travello. Dopo pochi minuti raggiunta un'ulteriore palina segnavia, si tralascia a destra il sentiero da cui poi si farà ritorno e proseguendo in piano si entra in un bel bosco. Guadato un torrente si riprende a salire con innumerevoli tornanti in uno splendido bosco di faggi. Tralasciate le indicazioni a sinistra per Coimo/Minasca, si continua fino a raggiungere l'alpe Cortina 1418 m, in splendida posizione panoramica. Tra le baite, accanto alla fontana, è stato allestito dagli amici di Coimo un rifugio/bivacco ben attrezzato e sempre aperto,
sulla porta d’ingresso vengono riportate le modalità di utilizzo, ed alcune elementari regole comportamentali. Tralasciato il sentiero dietro il bivacco per l'alpe Pescia, dalla palina segnavia si prosegue seguendo il sentiero a destra che passa a lato della grande stalla.
Dopo pochi minuti il sentiero si divide, seguendo le indicazioni sui cartelli si svolta a sinistra e dopo una lunga diagonale, si arriva sulla dorsale che scende a sud-est dalla Croce di Rovareccio.
Il sentiero inizia a risalire il ripido pendio, raggiungendo la palina segnavia 1767 m. Lasciato a sinistra il sentiero che scende verso l'A. Travello/Mozzio (M01) e l'A. Pescia/Masera (A10) si prosegue verso il M. Alom e il P.so della Margina (M03). Dopo un breve tratto in falsopiano, si piega a sinistra iniziando a risalire l'ampia cresta erbosa, fino a raggiungere la cima del M. Alom 2011 m. Purtroppo la croce in legno è da tempo caduta a terra, con accanto una targa degli Alpini e Alpigiani di Masera. Il panorama è davvero notevole, dalle vicine cime del Parco Nazionale della Val Grande con il Pizzo Ragno-Nona-Togano e Tignolino, ai lontani 4000 del gruppo del Rosa, fino al Trittico del Sempione (Weissmies, Lagginhorn, Fletschhorn). Per il ritorno si segue il sentiero opposto da dove si è saliti, verso le cime della Scheggia e della Loccia di Peve. Arrivati a una sella, si inizia a scendere seguendo il sentiero a destra per l'A. Buriale/P.so della Margina/M. Marginetta.
In pochi minuti, prima che il sentiero riprenda a salire, si scende a destra seguendo alcuni labili tracce, fino a incrociare il sentiero che sale dall'alpe Valendra (fare attenzione a non oltrepassare il canalino). Piegando decisamente verso destra, oltrepassati i resti di alcune costruzioni si inizia a scendere raggiungendo le sottostanti baite dell'A. Valendra di Coimo (Margina) 1760 m. Continuando a seguire i segnavia a sinistra, si inizia ripidamente a perdere quota e dopo aver attraversato un canalino franoso, si entra nel bosco proseguendo su un'ampia traccia ricoperta dal fogliame. Arrivati a una palina segnavia, si tralascia a sinistra le indicazioni per Foppiano/Albogno e si prosegue sulla bella mulattiera selciata. Alla successiva palina segnavia, abbandonata la mulattiera, si segue a destra il sentiero per Coimo/Varsaia. In pochi minuti si arriva alla palina segnavia incontrata al mattino, da qui si ripercorre il medesimo itinerario fino a Coimo. Si consiglia prima di far ritorno all'auto, una visita all'Oratorio della Beata Vergine Immacolata, percorrendo le strette e suggestive viuzze del paese, dove ancora si respira l’atmosfera del passato.
Malati di Montagna: Lorenzo, Pg, Danilo e l'Homo Selvadego

le foglie non mancano...!!!



rifugio Alpe Cortina 1418 m


verso il M. Alom


la croce del M. Alom 2011 m
purtroppo allo stato attuale si trova a terra...


panoramiche dalla cima



La lunga cresta che prosegue verso la Loccia di Peve fino alla Scheggia


Coimo 817 m





giovedì 10 dicembre 2015

Perché camminare in montagna ci rende felici


Avete presente quella sensazione goduriosa di quando arrivate al rifugio, o in vetta ad ammirare il panorama, e vi sentite davvero bene, soddisfatti, in pace con voi stessi e con il mondo e insomma, in una parola, felici? Be’, se pensavate che fosse un vostro privilegio vi sbagliate di grosso: un paio di ricerche scientifiche hanno dimostrato dati alla mano che camminare nella natura abbassa lo stress, stimola la produzione di endorfine, responsabili della sensazione di benessere, e insomma sì, rende felici.
Le ricerche sono state condotte dalla University of Michigan e dalla inglese Edge Hill University prendendo in considerazione circa 2000 delle oltre 70mila persone coinvolte nel Walking for Health Program britannico e hanno appurato che camminare in un ambiente naturale riduce gli influssi negativi dello stress e stimola sensazioni positive di benessere e ottimismo. Gli studi sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Ecopsychology.
Un’altra ricerca condotta dal Social, Economic, and Geographical Sciences Research Group presso il James Hutton Institute di Aberdeen ha poi dimostrato come i benefici maggiori derivino dalla pratica regolare del camminare nella natura: per abbattere i livelli di stress e godere dei primi benefici effetti basterebbero anche piccole passeggiate almeno 3 volte la settimana, purché in un ambiente verde e naturale.
E come se non bastasse, una recente ricerca americana ha dimostrato che i bambini che stanno a contatto della natura dimostrano una maggiore capacità di capire le emozioni e di relazionarsi con gli altri.

martedì 8 dicembre 2015

Un quartetto perfetto...Monticchio, Colma Bella, Cima del Bonòm, Cima delle Guardie

La natura, se ascoltata, ci trasmette una grande forza vitale,
e il sorriso diventa il nostro compagno di viaggio, capace
di contagiare anche chi ci sta attorno.
Questa vitalità, sentita già da Ermenegildo Zegna che volle
una montagna verde e per tutti, è lo spirito dell’Oasi Zegna.


Il “Pensiero Verde” di Ermenegildo Zegna
Innamorato della bellezza della natura e profondamente legato alla sua terra, l’imprenditore tessile diede vita negli anni ’30 a un’imponente opera di valorizzazione ambientale attorno a Trivero (Biella), tutt’oggi sede del Lanificio Ermenegildo Zegna.
L'Oasi Zegna, parco naturale ad accesso libero esteso per circa 100 Km2 tra Trivero e la Valle Cervo, nelle Alpi Biellesi in Piemonte, nasce nel 1993 come naturale sviluppo del “pensiero verde” di Ermenegildo Zegna.
Da sogno visionario a primo esempio italiano di mecenatismo ambientale. Da luogo naturale a parco protetto capace di offrire ai visitatori un’esperienza didattica ed emozionale inaspettata. Da area montana isolata a Oasi naturalistica.
Oggi l’Oasi Zegna è un laboratorio all’aria aperta per le nuove generazioni e luogo ideale per famiglie, bambini e sportivi per praticare tutto l’anno attività a contatto con la natura, nel pieno rispetto degli ecosistemi.

Dall'autostrada A26 Genova-Gravellona Toce, si prende l'uscita di Romagnano Sesia/Ghemme e alla prima rotonda si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per Bielmonte / Oasi Zegna. Arrivati a Trivero, dove comincia la Panoramica Zegna, si prosegue verso Bielmonte e oltrepassata la stazione sciistica, dopo circa 2 km si raggiunge il Bocchetto Sessera 1382 m. Importante valico sulla Argimonia - Cima delle Guardie, che divide l'alto Vallone della Sessera dalle zone pedemontane biellesi.
Lasciata l'auto nel parcheggio, ci si avvia verso la piazzetta dietro alla locanda, dov'è stato allestito un punto panoramico sull'Alta Valsessera. Tralasciata la strada che porta all'alpe Artignaga, da cui poi si farà ritorno, in prossimità di una scalinata con corrimano in legno si imbocca il sentiero F11, segnalato anche come Mountain Fitness. Si inizia a salire subito in maniera decisa l'ampia dorsale, fino ad arrivare sull'anticima nei cui pressi ci sono alcuni vecchi paravalanghe in legno. Proseguendo in pochi minuti si arriva alla croce del Monticchio 1697 m, spartiacque tra la Valle Cervo e la Valsessera. Seguendo la lunga cresta, dopo alcuni saliscendi si giunge alla seconda cima di giornata, la Colma Bella 1670 m, elevazione appena pronunciata tra il Monticchio e il Bonom. Continuando sempre sul filo di cresta, dopo aver oltrepassato una palina segnavia (indicazione per l'alpe Montuccia, sent. F1a), si arriva alla Pera Fourà caratteristico roccione forato. Dopo un lungo tratto in leggera salita, il sentiero inizia a guadagnare quota ripidamente fino a raggiungere la Cima del Bonom 1877 m. Evidente elevazione sulla lunga costiera erbosa che divide verso ovest la Valsessera dalla Valle Cervo. Si inizia a perdere quota velocemente raggiungendo la Bassa del Campo 1882 m, un'ampia sella erbosa tra la Cima Bonom e la Cima delle Guardie, che collega la conca dell'Artignaga con il Vallone di Concabbia. Dalla palina segnavia si tralascia momentaneamente il sentiero che scende verso destra (Tegge Artignaga di Sotto/Alpe Montuccio/Bocchetto Sessera) e seguendo verso nord l'evidente costone erboso su buona traccia si raggiunge la Cima delle Guardie 2006 m. La cima si trova alla convergenza di tre creste che formano lo spartiacque tra i bacini dei torrenti Sessera e Cervo, a sud dal massiccio del Monte Bo. Ridiscesi al valico, si inizia a scendere con ampie svolte verso sinistra e dopo aver attraversato il canalone sotto alla Cima delle Guardia, si arriva alla fila regolare di baite dell'alpe la Bassa 1640 m. Proseguendo verso destra si continua a scendere su un'ampia mulattiera raggiungendo le Tegge d'Artignaga Inferiore 1380 m. Seguendo la pista forestale verso destra, dopo alcuni lunghi tratti in piano e brevi salite, si arriva all'agriturismo alpe Montuccia, da qui in pochi minuti si ritorna al Bocchetto Sessera.
Si consiglia sulla via del ritorno di fermarsi con l'auto alla Bocchetta di Margosio, da dove si può ammirare il più famoso dei panorami visibili dalla Panoramica Ozegna. Oltre al Monte Rosa, sulla destra si profila il gruppo svizzero del Mischabel, con ben 5 cime che superano i 4000 m, non meno interessante è la vista verso l'interno dell'Alta Valsessera, dove appare ancora più evidente la sua caratteristica di "valle chiusa", da sempre priva di centri abitati.

Monticchio 1696 m by Danilo


la cresta che dal Monticchio, passando per la Colma Bella, 
sale alla Cima del Bonòm




Pera Furà (pietra forata)


Cima del Bonòm 1877 m


Cima delle Guardie 2006 m


selfie sulla Cima delle Guardie
Danilo, Pg e l'Homo Selvadego


Alpe La Bassa


Conca dell'Alpe Artignaga