Si parte dal Sacro Monte d'Oropa, riconosciuto Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e recentemente istituito Riserva Speciale della Regione Piemonte. Il sentiero all'andata è dedicato a Papa Giovanni Paolo II e raggiunge la Costa Muanda, nei pressi del Poggio Frassati. Qui finisce anche il Sentiero Frassati, che a sua volta collega i monti di Oropa con Pollone, paese natale del beato Pier Giorgio Frassati, presso la cui tomba il Papa volle recarsi in preghiera. Per il ritorno si seguono in gran parte sentieri scarsamente usati, ma che permettono di compiere un anello particolarmente suggestivo.
Dall'autostrada A4 Milano/Torino si esce al casello di Carisio, per poi seguire le indicazioni per Biella e successivamente per il Santuario di Oropa. Una volta raggiunto il complesso del Santuario d'Oropa, si prosegue raggiungendo l'ampio parcheggio gratuito dietro la chiesa nuova. Si ripercorre un breve tratto la strada asfalta da cui si è arrivati, fino a raggiungere sulla destra una strada sterrata, all'inizio della quale è stato posizionato un pannello illustrativo del sentiero intitolato a Papa Giovanni Paolo II°. Oltre alla cartina con segnalato il percorso, sono riportate le date fondamentali della vita di SS e le parole da lui pronunciate in occasione della sua visita ad Oropa.
Dopo pochi metri, nei pressi della cappella dedicata a S. Maria Maddalena, si seguono a destra le indicazioni sulla palina segnavia con il simbolo del sentiero (effige del Papa stilizzata - D11). Da qui inizia la via Crucis, sul percorso possiamo osservare le tradizionali stazioni, realizzate in bronzo dallo scultore De Pasquali. Con alcuni tornanti in un bosco di faggi si raggiunge la cappella dell'Incoronazione in Cielo della Madonna, più comunemente conosciuta come “Cappella del Paradiso”. Al bivio successivo si continua a salire a destra per un breve tratto, per poi proseguire in falsopiano sull'ampio crinale che separa il piazzale della Chiesa Nuova dalla valletta del cimitero. A destra su un masso isolato si può leggere la prima delle 5 targhe sulle quali sono riportati alcuni pensieri di Giovanni Paolo II. La carrareccia riprende a salire con alcuni tornanti nel bosco di faggi, per poi uscire tra i tra i pascoli del Pian di Gè. Tralasciato a sinistra il sentiero D12, da cui poi si farà ritorno, si prosegue tra splendidi panorami sulla pianura e sul Santuario con tutte le cime che lo circondano. Raggiunto un ripiano prima delle baite di Pian di Gè, si abbandona la carrareccia e seguendo le indicazioni sulla palina segnavia si segue il sentiero a destra D11 (Laghetto delle Bose/Oropa - piazzale Busancano). Dopo pochi metri, raggiunta un'ulteriore palina segnavia, si tralascia il sentiero che stiamo percorrendo e svoltando a sinistra si inizia a salire verso la C.na Mora e il Poggio Frassati (D33). Il sentiero inizia a guadagnare quota con numerosi tornanti, fino a raggiungere la conca dove è adagiato il laghetto della Mora. Si continua a salire costeggiando il lago sulla sinistra e dopo aver attraversato una pietraia in breve si raggiunge la C.na Mora 1715 m. Dalla palina segnavia si tralascia il sentiero a sinistra, che si utilizzerà al ritorno e si prosegue seguendo le indicazioni per il Poggio Frassati (paletti segnavia). Il sentiero riprende a salire ripidamente fino a raggiunge l'ampia sella denominata "Colle del Deiro Rosso" (dal nome della baita che si trova sul versante opposto in Valle Elvo). Svoltando a destra sull'ampio costolone erboso, si può salire verso il punto più alto della Costa Muanda (omino), sotto alla rocciosa parete del M. Mucrone. Continuando invece dalla parte opposta, in breve si raggiunge il cippo dedicato a Giovanni Paolo II (ultima targa) e poco dopo il Poggio Frassati.
Per il ritorno si ridiscende fino all'alpe Mora, per poi proseguire verso destra, seguendo le indicazioni per la C.na Giassit (D2). Attraversato il torrente, si prosegue a mezzacosta per alcuni minuti, per poi iniziare a scendere a sinistra. A causa delle numerose tracce di pascolo, in questo tratto il sentiero è poco evidente, ma grazie agli ometti di pietra e ai segnavia bianco/rossi, si riesce a raggiungere tranquillamente la C.na Giassit 1602 m. Tralasciata a destra la strada sterrata, si prosegue passando davanti alla costruzione, per poi iniziare a scendere verso sinistra, seguendo l'indicazione su un cartello segnavia caduto a terra per l'alpe Trucco (D12). Dopo aver guadato il torrente, si continua in falsopiano arrivando in pochi minuti all'alpe del Trucco. Dalla baita seguendo le indicazioni per Oropa/Piazzale Busancano, si scende leggermente verso sinistra su traccia poco evidente, per poi salire verso la strada sterrata percorsa all'andata. Si continua a seguire il sentiero che scende nel bosco, fino a incrociare la strada sterrata. La si segue per alcuni minuti, per poi riprendere il sentiero a destra che prosegue fino a raggiungere nuovamente l'ampio crinale, a poca distanza dalla “Cappella del Paradiso”, da qui si ripercorre il medesimo itinerario fino al parcheggio.
Malato di Montagna: Homo Selvadego
Sui monti tace il frastuono caotico della città e domina il silenzio degli spazi sconfinati: un silenzio, in cui all’uomo è dato di udire più distintamente l’eco interiore della voce di Dio.
GIOVANNI PAOLO II
L’esistenza dell’uomo è precaria e mutevole, quella dei monti è stabile e duratura: eloquente immagine dell’immutabile eternità di Dio.
GIOVANNI PAOLO II
laghetto della Mora
Alpe Mora
Monte Mucrone
Poggio Frassati
Oltre l'imponente scalinata che si apre a monte del Piazzale Sacro, lo sguardo si apre verso la Basilica Superiore, costruzione dalle proporzioni monumentali che si trova allo stesso tempo in rapporto di armonia con le alte montagne circostanti e in lieve contrasto con la dimensione spirituale e raccolta dell'Antica Basilica. L'esigenza di costruire una nuova chiesa, considerato l'elevato numero di pellegrini che si recavano in preghiera al Santuario, venne avvertita sin dal XVII secolo, quando si iniziò a discutere del progetto di realizzazione. Sul finire dell'Ottocento, venne scelto il progetto dell'architetto Ignazio Amedeo Galletti (1726-1791), elaborato un secolo prima, e, proseguendo lo sviluppo del Santuario verso Nord, venne deviato il torrente Oropa per disporre dello spazio necessario. Posata la prima pietra nel 1885, i lavori proseguirono con molta difficoltà attraverso le due guerre mondiali, coinvolgendo nume rosi e qualificati consulenti tecnici. La cupola, che si eleva per oltre 80 m dal pavimento, fa da corona all'imponente monumento, che venne consacrato nel 1960.