Da Genova proseguiamo sulla A10 verso Ventimiglia, dall'uscita autostradale di Arma di Taggia seguiamo le indicazioni per Taggia/Triora. Arrivati a Molini di Triora, appena prima di entrare in paese svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per Colla Melosa, risaliamo la Val Nervia fino a Colla Langan 1127 m dove svoltiamo a destra arrivando a Colla Melosa 1541 m, lasciamo l'auto nel piazzale sottostante al rifugio Franco Allavena 1545 m della sezione CAI di Bordighera, punto d'appoggio di questi due giorni.
Dal parcheggio seguiamo per alcune centinaia di metri la strada, prima asfaltata e poi sterrata, alla prima curva imbocchiamo il sentiero che si stacca a destra (palina segnavia), che direttamente e più ripidamente, porta al già visibile rifugio Grai, appollaiato poco sotto la vetta del monte omonimo, è possibile raggiungere il rifugio anche seguendo la strada sterrata con percorso decisamente più lungo ma meno faticoso.
Continuiamo in leggera salita aggirando la montagna, la strada militare va infatti a tagliare uno scosceso e roccioso versante del monte Grai arrivando sul crinale dove corre il confine italo-francese giungendo al Col Bertrand 1961 m. Da qui proseguiamo per alcune centinaia di metri fino ad arrivare ad un importante bivio. Lasciata la pista militare che scende a destra, proseguiamo seguendo le indicazioni per i Balconi di Marta/Collardente.
Oltrepassiamo un alpeggio e in breve arriviamo alle Caserme di Marta, vecchi baraccamenti per ospitare le truppe al presidio del caposaldo, ormai completamente in rovina, ma molto suggestive, sia per la grandezza del complesso, sia per la splendida posizione in cui si trovano. Superata una sbarra, trascuriamo la sterrata a destra che conduce alla cima di Marta e continuiamo in piano verso sinistra, in corrispondenza di un colletto fra la Cima e i Balconi di Marta, inizia a piovere. Una volta ricoperto lo zaino e aperto l'ombrello seguiamo la sterrata in moderata salita, tagliando le pendici Est della montagna e raggiungendo l'ingresso dell'artiglieria, sottostante alle prese d'aria del gruppo elettrogeno.
Dopo la modifica del confine tra Italia e Francia sancita dal trattato di pace del 10 febbraio 1947 queste opere, assieme a tutte quelle dei dintorni, sono passate in territorio francese.
La parte visitata da noi corrisponde alla Batteria del Barcone, nota anche come 605ª Batteria S.P. (Sempre Pronta), è composta da quattro casematte d'artiglieria collegate ad una galleria trasversale di servizio alle cui estremità affluiscono due corridoi d'ingresso.
La visita interna dell'opera, nonostante sia stata spogliata di tutto il materiale trasportabile, risulta piuttosto interessante. Vista la notevole estensione dei locali sotterranei, si consiglia di non avventurarsi all'interno da soli e di munirsi di efficienti mezzi di illuminazione, prevedendo
lampade e batterie di riserva. A causa della presenza di correnti d'aria relativamente forti, si consiglia inoltre di coprirsi adeguatamente anche nella bella stagione. Usciti dall'ingresso della fanteria, notiamo che ha smesso di piovere, per cui decidiamo di raggiungere la vicina cima piatta dei Balconi di Marta 2123 m, per il rientro seguiamo il medesimo itinerario.
nei pressi del rifugio Grai, in lontananza il lago Tenarda
effetto temporale...!!!
interno delle fortificazioni
la mappa della parte delle fortificazioni visitate
Batteria del Barcone (605ª Batteria S. P.)
Il complesso fortificato si sviluppa orizzontalmente su una lunghezza di circa 550 m
e su un dislivello complessivo di ben 135 m
(corrispondente ad un palazzo di 45 piani!)
per maggiori informazioni:
Forse può essere definito uno degli itinerari più spettacolari delle Alpi Liguri e forse uno dei migliori della Liguria. L’anello si sviluppa attorno alle tormentate pareti calcaree del Monte Pietravecchia e del Monte Toraggio, in un'atmosfera a tratti dolomitica. Per i suoi tratti esposti, il sentiero non è alla portata di tutti ed è consigliato esclusivamente agli escursionisti esperti.
Oltre al paesaggio, a dir poco suggestivo, bisogna sottolineare la presenza di endemismi botanici particolari, caratterizzati dalla coabitazione di specie tipiche del clima mediterraneo e di quello alpino.
Dal rifugio 1545 m ripercorriamo il primo tratto fatto il giorno prima, ma invece che salire per il rifugio Grai proseguiamo sull'ex strada militare. Giunti in corrispondenza di un tornante a destra, abbandoniamo la strada sterrata e dalla Fontana Italo 1660 m seguiamo le indicazioni a sinistra per il "Sentiero degli Alpini". Questo tratto include parzialmente la tappa numero 4 dell'Alta Via dei Monti Liguri (Colle Scarassan-Sella d'Agnaira). Lungo l’ardito Sentiero degli Alpini, tra cenge e rocce verticali, sono state collocate corde fisse nei punti più esposti.
Sulla bacheca all'inizio del sentiero è affissa un'ordinanza che ne proibisce il transito a chiunque, la causa è il crollo di una parte della mulattiera durante l'anno, il crollo si trova poco dopo una sorgente perenne, noi l'abbiamo superato senza particolari problemi, rimane il fatto che comunque si tratta di un buco poco più di un metro, fortemente esposto a sinistra su un dirupo e con un roccia a destra leggermente sporgente, sconsigliamo a chi ha problemi di vertigini, ma chi ha intenzione di percorrere il "Sentiero degli Alpini" ha già messo in preventivo di non soffrirne…!!! Speriamo solo che la macchina burocratica non ci metta molto tempo a rimettere in sicurezza questo sentiero a dir poco spettacolare.
Bisogna prestare subito attenzione al superamento dell'alveo roccioso di due torrenti che troviamo in rapida successione a causa del pendio molto ripido, oltrepassato il secondo alveo, una fune in acciaio è di aiuto nel passaggio. È sconsigliato percorrere il Sentiero degli Alpini dopo periodi di forti piogge.
Ritornati nel fresco del bosco di larici in breve arriviamo a un bivio, tralasciamo il sentiero a destra da dove faremo ritorno e proseguiamo seguendo le indicazioni sulla palina segnavia per il Colle dell'Incisa. Usciti dal bosco pieghiamo decisamente sulla destra e improvvisamente si ha la sensazione di trovarsi nel vuoto. Ci troviamo ora in un ambiente più aperto e luminoso, con un ampio panorama sulla dirupata parete del monte Corma e sui contrafforti rocciosi del Pietravecchia. La mulattiera osteggia le prime bastionate di calcari nummulitici del Pietravecchia, il “2000” più meridionale delle Alpi.
Oltrepassata una sorgente perenne che sgorga da una spaccatura nel calcare "Fonte di San Martino" 1580 m, inizia la parte, senza dubbio, più spettacolare dell'itinerario che attraversa dapprima una breve galleria nella roccia, oltre alla quale si trova il tratto di sentiero franato, proseguiamo poi in un tratto scavato nella verticale parete che, strapiombante, precipita dalla vetta del Monte Pietravecchia.
Superiamo con l'aiuto di catene alcuni alvei rocciosi di corsi d'acqua che sicuramente creano problemi in caso di acquazzoni, continuando in leggera discesa, giungiamo nello stretto, ghiaioso e ripido valloncello della Gola dell'Incisa.
Questo tratto è esposto verso sud e non vi sono praticamente piante e la risalita può essere molto faticosa per il caldo, oltretutto una frana ha distrutto parte della mulattiera per cui bisogna seguire attentamente il percorso più agevole.
Giunti al termine di questa breve ma faticosa salita, dalla palina segnavia proseguiamo verso il Passo di Fonte Draguina, lungo un sentiero esposto, intagliato nella roccia, eseguito negli anni Trenta per consentire il passaggio di soldati e muli.
Oltrepassato il crinale orientale del Toraggio, iniziamo a perdere quota giungendo a un bivio tralasciamo a sinistra l’Alta Via dei Monti Liguri, che scende verso la Gola del Corvo, il monte Lega e il rifugio Muratone, e continuiamo a seguire il sentiero che risale i prati sovrastanti con alcuni lunghi tornanti.
Arrivati al Passo di Fonte Dragurina 1810 m ci concediamo una pausa, da qui si può raggiungere facilmente il M. Toraggio 1971 m, prima per una ripida traccia e poi per roccette, Danilo decide di salire io invece mi siedo, con i pensieri che volano mentre ammiro il panorama.
Siamo a circa meta del percorso e dopo un breve passaggio esposto, proseguiamo sul versante francese restando affascinati dai lanci secolari e dalle colorate macchie di rododendri. Giunti al colle dell'Incisa, l'itinerario prosegue sull'Alta Via dei Monti Liguri, puntiamo ad un colletto visibile in lontananza sulla cresta che degrada dalla Monte Pietravecchia in territorio francese, oltrepassato questo colletto, il sentiero piega decisamente verso destra iniziando una lunga salita all'interno di un magnifico bosco di larici, intervallato da radure occupate da praterie di rododendri.
All'uscita dal bosco arriviamo al passo della Valletta 1909 m al confine con l'Italia, qui abbandoniamo l'Alta Via e proseguiamo sulla strada sterrata alla destra del pannello didattico, dopo pochi minuti all'altezza di un tornante seguiamo il sentiero a destra contrassegnato da un triangolo rosso, volendo si può continuare sulla strada sterrata ma il suo sviluppo è decisamente lungo, il nostro consiglio se si vuole risparmiare tempo e fatica, è di fare il nostro medesimo percorso. In breve perdiamo rapidamente quota e arriviamo nei pressi di una fontana a lato della strada sterrata, continuiamo seguendo il sentiero all'interno del bosco e oltrepassata una vecchia baita in breve arriviamo al bivio incontrato al mattino. Da qui in poi ripercorriamo il medesimo itinerario fatto al mattino.
Malati di Montagna: Danilo e Fabio
qualcuno oggi è particolarmente euforico...
uno dei tratti scavati nella roccia...
sentiero fiorito
si deve passare di qui ?!?
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