Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

giovedì 25 aprile 2013

la "Strà Granda" della Valle Anzasca da Piedimulera a Pontegrande

La strada della Valle Anzasca prima dell'avvento delle automobili, era una splendida mulattiera di rara bellezza. Era utilizzata dai mercanti per andare o venire dalla Svizzera attraverso l'altissimo passo di M. Moro o per i valligiani per recarsi nei mercati dell'Ossola, ma anche per disimpegnare il minerale estratto dalle miniere dei Cani o della Guja. La Strà Granda, una vecchia via di pietra dove si è consumata una pagina di storia di questa gente di montagna...

Dall'autostrada A8 proseguiamo sulla A26 verso Gravellona Toce e quindi sulla superstrada in direzione Domodossola -Sempione fino all'uscita di Piedimulera. Seguendo le indicazioni per Macugnaga arriviamo a Piedimulera, passati sotto il ponte della ferrovia svoltiamo a destra e in breve arriviamo al parcheggio
adiacente alla stazione ferroviaria dove lasciamo l'auto.
Seguendo Via Stazione in pochi minuti arriviamo a Piazza Mercato, poi continuiamo sulla destra in Via Protasi, accanto a Palazzo Testoni (XVI sec.). Qui notiamo la prima palina segnavia dove viene indicato il sentiero B0 che ci accompagnerà per tutta la durata dell'escursione. Dopo pochi metri passiamo sotto l'arco della Torre Ferrerio, uno dei più importanti monumenti di Piedimulera, sotto di essa passa l'antica strada che portava in valle Anzasca, la cosidetta "Mulera": per percorrerla i viaggiatori dovevano pagare un dazio ai proprietari della torre. La mulattiera sale tra i vitigni e le vecchie abitazioni giungendo alla frazione Croppala, continuiamo a salire e in pochi minuti arriviamo a intersecare la strada asfalta. Effettuiamo una deviazione dal perco rso principale per dirigerci a destra seguendo le indicazioni per la Cappella della Pace. Raggiungiamo la frazione Pairazzo dove ci soffermiamo a osservare l'antico forno che aveva la funzione di panificare per la frazione, della cui esistenza ritroviamo tracce in documenti del XVI secolo, dove viene definita Payrazzo, Alpayrazzo, Alpiratio e Peiratio. Si desume quindi che il forno, riguardo al quale non si hanno documenti specifici o datazioni certe, possa risalire, nella sua primitiva struttura almeno al XVII secolo.
Il sentiero prosegue in falsopiano sul fianco della montagna fino a raggiungere la Cappella della Pace. La cappella è posta su un promontorio roccioso, che prende il nome di Castigiasco, in posizione panoramica. Il toponimo antico, che si ricava da documenti del XV e XVI secolo è Castrum Zaschi o anche Castellum Zaschi, che indica come qui dovesse esistere almeno una piccola struttura fortificata, peraltro resa verosimile soprattutto dalla posizione assai favorevole al controllo. L'idea di costruire in questo luogo una cappella, che sarebbe stata visitata da gran parte degli abitanti della valle, venne concepita nel 1915, in occasione dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, dal parrocco di Cimamulera don Giuseppe Salina, noto anche come poeta con il nome di Vittorio d'Avino. Dopo questa piacevole deviazione che consigliamo, ritorniamo sulla strada asfalta e seguendo le indicazioni sulla palina segnavia arriviamo a Cimamulera, la più grande delle frazioni di Piedimulera, con la sua bella chiesa dedicata a Sant'Antonio Abate del XVII sec. Accanto si può ammirare un maestoso ippocastano, uno dei 40 alberi monumentali del Piemonte. Proseguiamo verso destra passando accanto alla chiesa di San Rocco del XVI sec., attraversato l'abitato intersechiamo nuovamente la strada asfalta che ci conduce in pochi minuti alla frazione Madonna. Oltrepassata la chiesa della Madonna delle Grazie riprendiamo la mulattiera a destra, poco dopo all'altezza di una cappella l'abbandoniamo momentaneamente per scendere a sinistra raggiungendo la frazione Morlongo con il suo antico torchio monumentale. Tutto il territorio per notevole estensione attorno alla frazione era coltivato, nei secoli precedenti e fino alla metà del '900, a segale, prato e soprattutto a vigna, come peraltro gran parte del territorio ossolano compreso nella fascia di altitudine tra i 200 e gli 800 metri. Del torchio si hanno notizie in documenti fin dal XVII secolo: era stato costruito da tutti i frazionisti, che ne detenevano la proprietà e soprattutto il diritto di usarlo; inoltre costituiva il luogo dove i notai rogavano i loro atti e dove la piccola comunità si radunava. Riprendiamo la mulattiera e attraversato l’ampio avvallamento che scende dal Pizzo Castello, in circa 20 minuti arriviamo a Meggiana 520 m, ultima frazione del comune di Piedimulera. Passiamo accanto al suo antico forno e in falsopiano arriviamo all'Oratorio di Maggianella 560 m, dedicato a S. Carlo Borromeo (canonizzato il 1° novembre 1610) . L’ oratorio è ritenuto il più antico della valle (quindi anteriore al 1600) e si suppone perciò che la prima dedicazione sia stata quella di S. Bernardo protettore degli alpigiani. Sul pannello didattico viene indicato che stiamo anche percorrendo la "Via del Pane", un itinerario escursionistico che si sviluppa attraverso piccoli nuclei rurali dove sono conservate antiche strutture per la panificazione. L'itinerario prosegue con bellissimi panorami sul Monte Rosa e senza quasi accorgercene arriviamo alla cappella di Santa Lucia con il suo bel portichetto che sovrasta l'antica mulattiera. La frazione sottostante incendiata e distrutta dai fascisti durante la rappresaglia che culminò il 26 febbraio 1945 con il martirio di Don Giuseppe Rossi è chiamata "Scupiùr", toponimo con il quale a volte è soprannominata la cappella.
Attraversato un ulteriore avvallamento giungiamo alla frazione Case Paita per poi scendere lungo la carrozzabile di Selvavecchia fino alla provinciale, dopo pochi metri alla "Grotta di Lourdes" riprendiamo la mulattiera che in breve ci porta a Castiglione Ossola 514 m, con la sua bella chiesa dedicata a San Gottardo Vescovo. Proseguiamo tra le strette vie del paese, per poi continuare sulla mulattiera, oltrepassiamo la zona denominata Fontana Fredda dove ancora sgorgano due sorgenti e dopo l'ennesima salita scendiamo verso il ponte in pietra soprannominato “punt barù”. Dopo pochi minuti arriviamo su una stradina asfaltata, decidiamo di salire verso destra arrivando a Porcareccia 596 m, dove ci fermiamo a mangiare. Durante il pranzo veniamo raggiunti da Franco che ci offre del buon vino per un brindisi e un cordiale saluto.
Prima di ripartire passiamo Da Franco per ringraziare e salutare, cosi oltre a offrirci il caffè, ci racconta del Gruppo Amici di Porcareccia. Dopo la foto di gruppo ritorniamo sulla strada asfalta che seguiamo in discesa per pochi metri per poi continuare a destra seguendo le indicazioni sulla palina segnavia. Oltrepassata l'ennesima cappella arriviamo nei pressi di un bella cascatella, tralasciamo le indicazioni per Molini e proseguiamo seguendo il sentiero per il ponte ad arco di Vigino che raggiungiamo dopo circa una decina di minuti. Dopo una fresca fontanella ci rtroviamo su una stradina asfaltata, seguendo i segni di vernice bianco/rossi scendiamo verso le case di Vigino, purtroppo arrivati sulla strada asfaltata non abbiamo più trovato nessun punto di riferimento, per cui abbiamo deciso dopo aver attraversato il paese di seguire la strada, dopo un breve tratto in salita usciti dal paese proseguiamo in piano fino ad Antrogna 665 m. Dalla monumentale chiesa parrocchiale di Sant'Antonio Abate definita "La Cattedrale dei Boschi" saliamo alla sua destra e poco dopo svoltiamo a sinistra proseguendo tra le caratteristiche abitazioni costruite sopra un ripido dirupo.
Arrivati a Calasca Dentro 605 m, ci fermiamo qualche minuto a osservare l'imponente lavatoio, continuiamo seguendo la strada asfaltata per Barzona e dopo una decina di metri all'altezza di un tornante riprendiamo la mulattiera e dopo aver superato il rio Val Bianca attraverso un caratteristico ponte in pietra arriviamo a Barzona 688 m. Dalla palina segnavia svoltiamo a sinistra e seguendo i segnavia bianco/rossi percorriamo le strette vie del paese, fino a ritrovare la mulattiera che attraverso un bosco dì castagni conduce con alcuni ripidi tornanti a Pontegrande 526 m. Svoltando a sinistra dopo pochi metri arriviamo alla fermata del bus che ci riporterà alla stazione di Piedimulera (Comazzi Autoservizi).
Malati di Montagna: Aldo, Simeone, Pg, Danilo e Fabio

Per ulteriori informazioni:
La guida in formato PDF della "Strà Granda" realizzata dalla Comunità Montana Monte Rosa


by Fabio




Frazione di Painazzo l'antico forno


panorama dalla Cappella della Pace


il Rosa...






gli amici di Porcareccia by Simeone


Nessun commento:

Posta un commento