Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Voi ammirate l'uomo che si spinge avanti, verso la cima, in ogni campo della vita, mentre noi ammiriamo l'uomo che abbandona il suo ego.
Sette anni in Tibet

domenica 6 gennaio 2013

Un eremo, due monti, un rifugio...

Da Erba raggiungiamo la località Ca' Nova dove lasciamo l'auto in uno spiazzo sulla sinistra adibito a parcheggio. Anche se siamo solo al 6 gennaio la temperatura è decisamente primaverile, saliamo seguendo la strada asfalta che dopo poche decine di metri si interrompe davanti all'acquedotto. Proseguiamo sull'ampia mulattiera acciottolata sulla destra, dopo qualche minuto incrociamo la strada che sale all'eremo, la attraversiamo, per poi riprendere la mulattiera che brevemente arriva all'Eremo di San Salvatore.
Situato a circa 650 m di altitudine, è immerso nei boschi vicino ad un grande prato detto Campirun, il primo nucleo dell'Eremo fu costruito nel 1536 da alcuni frati Cappuccini
Dalla palina segnavia proseguiamo seguendo a destra l'ampia mulattiera, dopo pochi istanti ci fermiamo a osservare su un pannello una cartina della zona, dove vediamo l'itinerario che andremo a percorrere. La salita è costante con alcuni brevi tratti ripidi, tralasciamo un sentiero sulla destra e continuando possiamo osservare sulla nostra destra alcuni enormi massi usati come palestre da roccia. Giunti a un bivio tralasciamo a sinistra il "sentiero del Cepp" e in breve arriviamo al Sasso d'Erba 710 m, alto una trentina di metri è una tra le più conosciute palestre di roccia del Lario, su un pannello vengono illustrate le 23 vie, con difficoltà dal 3b al 7c+. Il percorso ricorda molto alcuni sentieri delle più rinomate Dolomiti e pensare che siamo a soli pochi chilometri da Milano. Dopo un tratto alquanto ripido, prima che il sentiero prosegua in piano, in corrispondenza di un cartello in legno "Crus-Pisina" svoltiamo a sinistra e in pochi minuti arriviamo in cima al Monte Panigas o Panigáá 901 m, accanto alla croce in metallo eretta nel luglio del 1989 c'è anche una scultura in pietra a forma di mano che regge un libro e a pochi metri di distanza una grossa campana installata nel 2000 in occasione del Giubileo.
Ridiscendiamo e proseguendo sul sentiero che avevamo momentaneamente abbandonato giungiamo a in località Culmaneta 850 m, punto di incrocio di vari sentieri. Prendiamo il sentiero a destra, quello più in salita, su un'albero un cartello ne indica la direzione M. Crocione/Puscio,
Seguendo i segni bianco/rossi sugli alberi alterniamo tratti molto ripidi a tratti in falsopiano, usciti dal bosco non ci rimane che percorrere l'ultimo tratto su erba secca e infida, arrivando in cima al M. Puscio o Monte Croce di Maiano 1155 m. Siamo solo noi, soffia un vento gelido che ci costringe a indossare qualcosa per ripararci, il panorama è grandioso, a volte è proprio vero che non serve andare chissà dove per poter ammirare tanta bellezza. Sorseggiamo una tazza di tè caldo davanti alle Grigne, al Resegone, con la pianura padana ai nostri piedi e la sulla destra l'inconfondibile mole del Monviso… ma che cosa volere di più…
Proseguiamo lasciandoci alle nostre spalle la croce, al bivio continuiamo a sinistra tralasciando il sentiero di destra che sale dall'alpe del Prina. Arrivati in corrispondenza di alcuni cartelli in legno continuiamo dritti e in leggera salita in pochi minuti arriviamo alla bandiera con il sottostante Rifugio Capanna Mara 1125 m, situato sul valico che mette in comunicazione la Val Bova a sud e la Val di Gaggia a nord. Proseguendo brevemente in salita raggiungiamo un poggio panoramico con una cappella, il gruppo del Rosa ci appare in tutta la sua maestosità, ci fermiamo qualche istante, ma l'aria gelida ci costringe a riprendere il cammino. Scendiamo al rifugio dove come al solito c'è molta gente arrivati da ogni parte, oltre all'ottima cucina questo è un luogo molto conosciuto in zona. Dopo pochi metri scendendo sulla sterrata verso l'alpe del Vicerè, in corrispondenza di una palina segnavia svoltiamo a sinistra seguendo il "sentiero della Dara" che passa proprio sotto il rifugio per inoltrarsi nel bosco. Il sentiero perde quota in maniera costante dando la possibilità a chi lo percorre di poter chiacchierare e senza quasi accorgercene arriviamo nuovamente in località Culmaneta, da dove facciamo ritorno seguendo il medesimo percorso fatto all'andata.
Malati di Montagna: Pg, Danilo e Fabio

Monte Panigas o Panigáá


una mano protesa verso il cielo...!!!


Monte Puscio o Monte Croce di Maiano


rifugio Capanna Mara


...poggio panoramico alle spalle del rifugio Capanna Mara

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