Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto
Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern
domenica 29 novembre 2009
IL VIDEO DELL'ALTA VIA DELLE DOLOMITI N. 1
Vivere la montagna, come una passione che va al di là dell'aspetto sportivo, ricercando quelle emozioni nascoste dentro di noi...
Quattro fiocchi sul Monte Paglietta
Relazionare l'escursione effettuata è alquanto complicato, essendo il percorso privo di segnaletica e i sentieri sono poco segnalati, preferisco allora raccontarvi questa giornata passata in montagna in modo diverso dal solito con un pizzico di fantasia...
Raggiunto il villaggio di Eternon a 1645 m collocato sulle pendici della valle del Gran San Bernardo, i nostri quattro intrepidi escursionisti si avventurano verso la mitica montagna dal nome misterioso Paglietta.
Mentre ci incamminano verso Barasson le nuvole risalendo la valle sospinte da un vento gelido sembrano delle grandi navi fantasma che si infrangono sulle erte pareti delle montagne, al secondo tornante seguendo un sentiero sulla destra veniamo calamitati vertiginosamente su per la montagna. Durante la notte la signora dell'inverno deve essere transitata con il suo lungo mantello, tutto attorno è ricoperto da una patina bianca, che rende magico anche il singolo filo d'erba.... Stiamo percorrendo il lungo vallon de Menovy, arrivati ad un alpeggio troviamo un cartello che raffigura una ciaspola con indicato il percorso da intraprendere durante l'inverno, quando la candida neve ricoprirà ogni cosa.
Dietro alle baite seguiamo in salita una pista forestale fino a incrociare una strada presumibilmente usata per la costruzione di un acquedotto, svoltiamo a sinistra proseguendo per un lungo tratto in falsopiano in un bosco di antichi larici dalle forme talvolta inquietanti. Ad un certo punto notiamo una scritta in giallo su una roccia, mi avvicino e leggo TdC (Tour des Combins), uno sguardo veloce alla cartina e via che si riparte.
Ad un bivio abbandoniamo il segnavia TdC che prosegue scendendo e seguiamo a destra una traccia di sentiero che tra arbusti sale all'interno del fitto bosco, passiamo accanto ad una baita dall'aria sinistra, attorno la nebbia si fa sempre più fitta , troviamo una pista forestale abbandonata, salendo costeggiamo una grossa pozza d'acqua gelata dove alcuni tronchi ormai sono prigionieri del ghiaccio. Usciti dal bosco troviamo il sentiero ricoperto dalla neve, proseguendo sulla sinistra iniziamo a salire, l'aria si fa sempre più gelida e inizia anche a nevicare copiosamente, siamo soli e sembra di essere sospesi nel nulla, seguendo alcune tracce risaliamo il pendio ma a circa 2300 m si decide di tornare indietro non sussistono più le condizioni per continuare, la cima del monte Paglietta dovrà aspettare.
Ridiscendiamo per il medesimo itinerario, escursione sicuramente da veri malati di montagna, una vera full immersion nella natura....
Malati di montagna: Flavio, Simeone, Danilo e Fabio
Raggiunto il villaggio di Eternon a 1645 m collocato sulle pendici della valle del Gran San Bernardo, i nostri quattro intrepidi escursionisti si avventurano verso la mitica montagna dal nome misterioso Paglietta.
Mentre ci incamminano verso Barasson le nuvole risalendo la valle sospinte da un vento gelido sembrano delle grandi navi fantasma che si infrangono sulle erte pareti delle montagne, al secondo tornante seguendo un sentiero sulla destra veniamo calamitati vertiginosamente su per la montagna. Durante la notte la signora dell'inverno deve essere transitata con il suo lungo mantello, tutto attorno è ricoperto da una patina bianca, che rende magico anche il singolo filo d'erba.... Stiamo percorrendo il lungo vallon de Menovy, arrivati ad un alpeggio troviamo un cartello che raffigura una ciaspola con indicato il percorso da intraprendere durante l'inverno, quando la candida neve ricoprirà ogni cosa.
Dietro alle baite seguiamo in salita una pista forestale fino a incrociare una strada presumibilmente usata per la costruzione di un acquedotto, svoltiamo a sinistra proseguendo per un lungo tratto in falsopiano in un bosco di antichi larici dalle forme talvolta inquietanti. Ad un certo punto notiamo una scritta in giallo su una roccia, mi avvicino e leggo TdC (Tour des Combins), uno sguardo veloce alla cartina e via che si riparte.
Ad un bivio abbandoniamo il segnavia TdC che prosegue scendendo e seguiamo a destra una traccia di sentiero che tra arbusti sale all'interno del fitto bosco, passiamo accanto ad una baita dall'aria sinistra, attorno la nebbia si fa sempre più fitta , troviamo una pista forestale abbandonata, salendo costeggiamo una grossa pozza d'acqua gelata dove alcuni tronchi ormai sono prigionieri del ghiaccio. Usciti dal bosco troviamo il sentiero ricoperto dalla neve, proseguendo sulla sinistra iniziamo a salire, l'aria si fa sempre più gelida e inizia anche a nevicare copiosamente, siamo soli e sembra di essere sospesi nel nulla, seguendo alcune tracce risaliamo il pendio ma a circa 2300 m si decide di tornare indietro non sussistono più le condizioni per continuare, la cima del monte Paglietta dovrà aspettare.
Ridiscendiamo per il medesimo itinerario, escursione sicuramente da veri malati di montagna, una vera full immersion nella natura....
Malati di montagna: Flavio, Simeone, Danilo e Fabio
una scena da brivido...
la prigione di ghiaccio
Vivere la montagna, come una passione che va al di là dell'aspetto sportivo, ricercando quelle emozioni nascoste dentro di noi...
domenica 22 novembre 2009
Monte Teggiolo: un tetto sulla Valle Divedro
Che giornata!!! Partiamolo con un sole pallido, pallido...
poi le nuvole si addensano...
una salita spettacolare sulla neve che sembra ghiaccio...
e in cima la nebbia che gira attorno quasi che voglia giocare...
e che dire del ritorno dove il cielo ritorna ad essere sereno, mentre le lunghe ombre della sera ci accompagnano fino alla macchina,
un grazie al Teggiolo con la luna a fargli da corona...
Seguiamo la SS33 del Sempione fino a Varzo dove facciamo collazione al bar accanto alla stazione, riprendiamo le auto e seguendo le indicazioni arriviamo a San Domenico 1410 m, dal piazzale scendiamo verso Ponte Campo 1320 m dove parcheggiamo a lato della strada, attenzione a non intralciare il passaggio!
Ultimati i preparativi iniziamo a incamminarci, attraversato il ponte svoltiamo subito a destra, dopo l'agriturismo il sentiero inizia a salire con decisione fino a incrociare la strada sterrata di servizio all'alpe Veglia che tralasciamo, per seguire a sinistra una trattorabile che in pochi minuti raggiunge una baita sulla destra. Continuiamo a salire con una serie di tornanti in un bel bosco di larici, arrivati alle prime baite in prossimità dell'arrivo della teleferica abbandoniamo la strada e seguiamo il sentiero sulla sinistra con il quale saliamo fino alla grossa fontana in sasso dell'alpe Vallè 1786 m. Rimaniamo al centro del vallone e arrivati a una palina segnavia seguiamo le indicazioni per il passo Possette, iniziamo a calpestare la neve che passo dopo passo aumenta, dopo un ripido tratto arriviamo all'alpe Balmelle 2067 m, passiamo tra le baite ben tenute e raggiunta la palina segnavia ci spostiamo leggermene sulla sinistra seguendo alcune tracce, ci alziamo verso il passo e in prossimità di un grosso omino svoltiamo a sinistra e risaliamo il pendio portandoci sul pianoro inclinato dal quale vediamo la nostra meta ancora lontana. C'è parecchia neve, ma la crosta esterna tiene molto bene permettendoci di proseguire con un buon passo, bisogna solo prestare attenzione alle innumerevoli cavità e crepe nel terreno che purtroppo non sono visibili, questa infatti è la zona carsica più studiata di tutta l'Ossola. Avanziamo tenendoci molto vicini alla cresta che precipita con un salto vertiginoso verso la Val Divedro, anche se purtroppo il sole sembra ormai oscurato dalle nuvole mi sento euforico, soffia un'aria gelida che gela le mani e la faccia, siamo soli a 2000 metri in un silenzio quasi irreale... Manca l'ultimo tratto di salita, alzo gli occhi ed ecco che vedo il tetto del bivacco, pochi metri ed eccoci finalmente in cima al Monte Teggiolo 2385 m, ci stringiamo la mano e nei nostri occhi vedo una grande soddisfazione, il ricovero è davvero minuscolo, una minuscola stufa, una panca in legno e il libro su cui porre i propri nomi e pensieri. Ricaricate le batterie ci apprestiamo per la lunga discesa, ci fermiamo sovente a osservare il salto davvero notevole che precipita verso il ponte del diavolo, prima di ridiscende con una piccola deviazione andiamo al passo delle Possette 2179 m e seguendo a destra un sentiero dopo circa un centinaio di metri arriviamo all'inizio del sentiero che scende ripidamente a Bugliaga. Per il ritorno ripercorriamo il tragitto fatto al mattino, durante la discesa il cielo si rasserena e il sole finalmente splende sulle montagne circostanti, spettacolare il Diei e il Cistella con le cime illuminate e contornate dalle nuvole, prima di raggiungere l'auto ci voltiamo verso il Teggiolo la cui cima è sormontata da fasce di luce di color rossastro, lo salutiamo e accese le luci della macchina ritorniamo a casa.
Malati di Montagna: Flavio, Simeone, Andrea, Franco, Luisa, Danilo, Deborah e Fabio
Malati di Montagna: Flavio, Simeone, Andrea, Franco, Luisa, Danilo, Deborah e Fabio
in cima al Monte Teggiolo 2385 m
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Parco Naturale Veglia e Devero,
Piemonte
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28868 San Domenico VB, Italy
Vivere la montagna, come una passione che va al di là dell'aspetto sportivo, ricercando quelle emozioni nascoste dentro di noi...
giovedì 19 novembre 2009
Wish You Were Here (Vorrei Che Fossi Qui)
Così,
Così pensi di poter distinguere
Il Paradiso dall'Inferno
Cieli azzurri dal dolore
Puoi distinguere un prato verde da una fredda rotaia d'acciaio?
Un sorriso da una menzogna
Pensi di saperlo distinguere?
E ti hanno fatto scambiareI tuoi eroi con fantasmi?
E ti hanno fatto scambiareI tuoi eroi con fantasmi?
Ceneri bollenti con alberi?
Aria calda al posto di una fresca brezza?
Freddo comfort invece del cambiamento?
Ed hai scambiato
Una comparsata in una guerra
Con un ruolo da protagonista in una gabbia?
Come vorrei, come vorrei che tu fossi qui
Come vorrei, come vorrei che tu fossi qui
Eravamo solo due anime perdute che nuotavano in una boccia per pesci
Anno dopo anno
Correndo sullo stesso vecchio terreno.
Cosa abbiamo trovato?
Le stesse vecchie paure
Vorrei che tu fossi qui.
Pink Floyd
Vivere la montagna, come una passione che va al di là dell'aspetto sportivo, ricercando quelle emozioni nascoste dentro di noi...
domenica 15 novembre 2009
Oltre lo splendido bosco di castagni...sulla vetta della Tête de Cou 1410 m
Partiamo da casa alle 7.00 sotto a un cielo grigio, destinazione la Valle d'Aosta dove le previsioni meteo sono alquanto incoraggianti. Dopo la sosta caffé nell'area di servizio di Viverone, stranamente deserta, continuiamo sull'A5 fino al casello di Pont-Saint-Martin, alla prima rotonda svoltiamo a sinistra verso Arnad, dal paese seguiamo le indicazioni per Machaby fino al parcheggio dove finisce la strada in loc. Moulin de Va 603 m.
Dalla sottostante strada lastricata denominata "Pavià dou Bioley", attraversiamo un ponte in legno sul rio Va e iniziamo a salire arrivando dopo circa 15 minuti al Santuario di Machaby 696 m eretto nel XV secolo e dedicato alla Madonna delle Nevi.
La mulattiera prosegue sulla sinistra, dopo un "tzapelet" antico oratorio usato nelle processioni, in pochi minuti arriviamo all'abitato di Machaby 724 m, seguendo la palina segnavia scendiamo verso l'agriturismo Lo Dzerby, passiamo accanto alla fortificazione del Tenente Lucini di cui si stanno ultimando i lavori di ristrutturazione per poi diventare un'ostello della gioventù.
Tralasciamo sulla destra la strada in discesa per Arnad chiusa per pericolo di frane e iniziamo a risalire la strada militare che con una serie di tornanti si addentra nel bosco, arrivati a Lo Fort a 843 m in una'ampia radura si possono osservare i resti di alcune batterie militari. Riprendiamo ora a salire su una mulattiera ben tenuta, arrivati alle baite di Arbén-ahtse 926 m ci fermiamo a osservare le fantastiche sfumature di colori autunnali, risaliamo ora con decisione il versante della montagna immersi in una bella faggeta. Usciti dal bosco in breve arriviamo alle baite dell'alpeggio La Cou a pochi metri dal Colle di La Cou 1369 m, pieghiamo sulla destra in direzione di una solitatia baita ristrutturata, all'improvviso un vento gelido ci costringe ad indossare la giacca e i guanti, il sentiero prosegue passando accanto ad alcuni resti di fortificazioni militari e seguendo l'ampio crinale con alcuni saliscendi arriviamo alla vetta della Tête de Cou 1410 m, un cippo in pietra indica il punto d'arrivo. Anche se il panorama è offuscato dalle nuvole, possiamo ugualmente godere di una visuale davvero notevole, scattata la foto di gruppo ritorniamo verso l'alpeggio per la doverosa sosta pranzo e riscaldati dal sole che ora splende alto in cielo ci sediamo accanto a una baita, facendo amicizia con un simpatico signore di Castellamonte. Per il ritorno seguiamo il percorso fatto all'andata, un angolo semi nascosto in Valle d'Aosta, dove camminando accanto ai vecchi e rugosi castagni ho avuto come l'impressione che mi stessero bisbigliando qualcosa, ma forse era solo il vento che soffiava... almeno credo!!!
Malati di Montagna
Dalla sottostante strada lastricata denominata "Pavià dou Bioley", attraversiamo un ponte in legno sul rio Va e iniziamo a salire arrivando dopo circa 15 minuti al Santuario di Machaby 696 m eretto nel XV secolo e dedicato alla Madonna delle Nevi.
La mulattiera prosegue sulla sinistra, dopo un "tzapelet" antico oratorio usato nelle processioni, in pochi minuti arriviamo all'abitato di Machaby 724 m, seguendo la palina segnavia scendiamo verso l'agriturismo Lo Dzerby, passiamo accanto alla fortificazione del Tenente Lucini di cui si stanno ultimando i lavori di ristrutturazione per poi diventare un'ostello della gioventù.
Tralasciamo sulla destra la strada in discesa per Arnad chiusa per pericolo di frane e iniziamo a risalire la strada militare che con una serie di tornanti si addentra nel bosco, arrivati a Lo Fort a 843 m in una'ampia radura si possono osservare i resti di alcune batterie militari. Riprendiamo ora a salire su una mulattiera ben tenuta, arrivati alle baite di Arbén-ahtse 926 m ci fermiamo a osservare le fantastiche sfumature di colori autunnali, risaliamo ora con decisione il versante della montagna immersi in una bella faggeta. Usciti dal bosco in breve arriviamo alle baite dell'alpeggio La Cou a pochi metri dal Colle di La Cou 1369 m, pieghiamo sulla destra in direzione di una solitatia baita ristrutturata, all'improvviso un vento gelido ci costringe ad indossare la giacca e i guanti, il sentiero prosegue passando accanto ad alcuni resti di fortificazioni militari e seguendo l'ampio crinale con alcuni saliscendi arriviamo alla vetta della Tête de Cou 1410 m, un cippo in pietra indica il punto d'arrivo. Anche se il panorama è offuscato dalle nuvole, possiamo ugualmente godere di una visuale davvero notevole, scattata la foto di gruppo ritorniamo verso l'alpeggio per la doverosa sosta pranzo e riscaldati dal sole che ora splende alto in cielo ci sediamo accanto a una baita, facendo amicizia con un simpatico signore di Castellamonte. Per il ritorno seguiamo il percorso fatto all'andata, un angolo semi nascosto in Valle d'Aosta, dove camminando accanto ai vecchi e rugosi castagni ho avuto come l'impressione che mi stessero bisbigliando qualcosa, ma forse era solo il vento che soffiava... almeno credo!!!
Malati di Montagna
...mmmm...
Vivere la montagna, come una passione che va al di là dell'aspetto sportivo, ricercando quelle emozioni nascoste dentro di noi...
sabato 7 novembre 2009
La preghiera sospesa...
S. Caterina del Sasso (VA) Un eremo sorto da una preghiera, abbarbicato sul Lago Maggiore in uno dei tratti meno accessibili, un'opera davvero suggestiva e unica nel suo genere...
Malati di Montagna: Deborah e Fabio
Accessi: dall'autostrada Gravellona Toce si prende l'uscita Sesto Calende, per poi seguire la litoranea fino a Leggiuno, in alternativa arrivare a Varese e seguire le indicazioni per Laveno, arrivati a Cittiglio si svolta a sinistra per Mombello e quindi Leggiuno.
Malati di Montagna: Deborah e Fabio
Accessi: dall'autostrada Gravellona Toce si prende l'uscita Sesto Calende, per poi seguire la litoranea fino a Leggiuno, in alternativa arrivare a Varese e seguire le indicazioni per Laveno, arrivati a Cittiglio si svolta a sinistra per Mombello e quindi Leggiuno.
alcuni scorci...
Vivere la montagna, come una passione che va al di là dell'aspetto sportivo, ricercando quelle emozioni nascoste dentro di noi...
domenica 1 novembre 2009
...camminando sopra le nuvole...
Colle Baranca 1818 m dall'alpe Soi Dint 999 m in Valle Anzasca
Oltre a essere purtroppo solo, era da tempo che non mi capitava anche di non incontrare anima viva in tutta la durata dell'escursione, una giornata che mi rimarrà a lungo impressa nelle pagine dei miei ricordi...
Dall'autostrada A26 si prosegue per la Statale del Sempione fino all'uscita di Piedimulera, alla rotonda seguendo le indicazioni per Macugnaga si arriva a Pontegrande da dove bisogna svoltare a sinistra seguendo le indicazioni per Fontane/Ristoro alpe Soi.
Decido di lasciare l'auto nel parcheggio all'alpe Soi Dint 999 m, adiacente alla bella chiesetta e di proseguire a piedi per circa 10 minuti su strada asfaltata fino a all'alpe Buchet 1022 m, chi lo desidera può arrivare fin qui anche in auto, ampie possibilità di parcheggio. Seguo la strada sterrata con le nuvole che svaniscono magicamente, mentre alla mia sinistra il torrente Olacchia scorre dolcemente verso valle, arrivo alle baite dell'alpe Turni 1115 m, ed ecco spuntare i raggi del sole a illuminare le cime. Dopo mezz'ora arrivo alla fine della strada sterrata nei pressi di un ponte, dove una palina segnavia indica la direzione da seguire (B15), attraversato il torrente inizio a salire ripidamente in un bel bosco, si sentono solo i miei passi e le foglie che lentamente cadono a terra, arrivato alle baite di La Rusa 1391 mi accorgo che ormai sono totalmente sopra alle nuvole, mi fermo per qualche minuto estasiato da tanta bellezza. Il sentiero prosegue sulla sinistra e dopo un tratto in falsopiano si riprende a salire con decisione, mi fermo a dissetarmi presso una fontana, riprendo il cammino e dopo qualche minuto intravedo sulla sinistra le baite dell''alpe Oreto 1724. Dalla palina segnavia si continua diritti lasciando l'alpeggio poco lontano sulla sinistra, risalita una valletta in pochi minuti arrivo al colle Baranca 1818 m, dove è stata costruita una cappella dedicata agli alpini caduti durante la prima guerra mondiale. Attorno è un vero spettacolo della natura, le cime ricoperte dalla neve si specchiano nel grazioso lago sottostante e una fredda aria gelida mi ricorda che ormai l'inverno è alle porte, attraverso sulla destra l'alpe Selle 1824 m e seguendo il sentiero arrivo alla villa di proprietà Lancia, chiamata Aprilia come la famosa automobile, ne restano le macerie che trasmettono ancora oggi il fascino dell’ardita architettura. Dopo lo spuntino scendo al lago per scattare qualche foto, purtroppo a malincuore devo rimettermi sulla via del ritorno, risalgo di nuovo verso la cappella da dove scendo lungo il percorso dell'andata. Arrivato all'auto, prima di partire mi fermo qualche istante davanti alla chiesetta dell'alpe Soi Dint, dove le lancette dell'orologio sembrano essersi fermate...
Malato di montagna: Fabio
Oltre a essere purtroppo solo, era da tempo che non mi capitava anche di non incontrare anima viva in tutta la durata dell'escursione, una giornata che mi rimarrà a lungo impressa nelle pagine dei miei ricordi...
Dall'autostrada A26 si prosegue per la Statale del Sempione fino all'uscita di Piedimulera, alla rotonda seguendo le indicazioni per Macugnaga si arriva a Pontegrande da dove bisogna svoltare a sinistra seguendo le indicazioni per Fontane/Ristoro alpe Soi.
Decido di lasciare l'auto nel parcheggio all'alpe Soi Dint 999 m, adiacente alla bella chiesetta e di proseguire a piedi per circa 10 minuti su strada asfaltata fino a all'alpe Buchet 1022 m, chi lo desidera può arrivare fin qui anche in auto, ampie possibilità di parcheggio. Seguo la strada sterrata con le nuvole che svaniscono magicamente, mentre alla mia sinistra il torrente Olacchia scorre dolcemente verso valle, arrivo alle baite dell'alpe Turni 1115 m, ed ecco spuntare i raggi del sole a illuminare le cime. Dopo mezz'ora arrivo alla fine della strada sterrata nei pressi di un ponte, dove una palina segnavia indica la direzione da seguire (B15), attraversato il torrente inizio a salire ripidamente in un bel bosco, si sentono solo i miei passi e le foglie che lentamente cadono a terra, arrivato alle baite di La Rusa 1391 mi accorgo che ormai sono totalmente sopra alle nuvole, mi fermo per qualche minuto estasiato da tanta bellezza. Il sentiero prosegue sulla sinistra e dopo un tratto in falsopiano si riprende a salire con decisione, mi fermo a dissetarmi presso una fontana, riprendo il cammino e dopo qualche minuto intravedo sulla sinistra le baite dell''alpe Oreto 1724. Dalla palina segnavia si continua diritti lasciando l'alpeggio poco lontano sulla sinistra, risalita una valletta in pochi minuti arrivo al colle Baranca 1818 m, dove è stata costruita una cappella dedicata agli alpini caduti durante la prima guerra mondiale. Attorno è un vero spettacolo della natura, le cime ricoperte dalla neve si specchiano nel grazioso lago sottostante e una fredda aria gelida mi ricorda che ormai l'inverno è alle porte, attraverso sulla destra l'alpe Selle 1824 m e seguendo il sentiero arrivo alla villa di proprietà Lancia, chiamata Aprilia come la famosa automobile, ne restano le macerie che trasmettono ancora oggi il fascino dell’ardita architettura. Dopo lo spuntino scendo al lago per scattare qualche foto, purtroppo a malincuore devo rimettermi sulla via del ritorno, risalgo di nuovo verso la cappella da dove scendo lungo il percorso dell'andata. Arrivato all'auto, prima di partire mi fermo qualche istante davanti alla chiesetta dell'alpe Soi Dint, dove le lancette dell'orologio sembrano essersi fermate...
Malato di montagna: Fabio
e poi mi chiedono perché sono malato di montagna!?!
Villa ApriliaVerso il colle Baranca
Vivere la montagna, come una passione che va al di là dell'aspetto sportivo, ricercando quelle emozioni nascoste dentro di noi...
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