Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 27 aprile 2008

Cima Lariè 2144 m - una cima da palati sopraffini

Oggi una piccola breve premessa è quasi d'obbligo. Esistono cime e luoghi sconosciuti e talvolta ignorati dall'escursionista, molte volte si predilige le cime più rinomate, tralasciando così il piacere di salire a cime poco conosciute ma di grande fascino, sia dal punto di vista paesaggistico che naturalistico.
Lasciamo l'auto nell'ampio parcheggio, poco sotto al paese di Monteossolano, piccolo e tranquillo paesino frazione di Domodossola e situato all'imbocco della Val Bognanco.
Sono le 8.50 il sole fa fatica a uscire, il gruppo oggi è composto da Fabio, Deborah, Paola, Danilo, Kiran, Flavio, Paolo e Piergiorgio, saliamo verso il paese, vicino alla fontana troviamo già i primi cartelli con le indicazioni e i tempi di salita, cima Lariè 3.30 ore. Superate le ultime case, abbandoniamo la strada agricola che faremo al ritorno e seguiamo il vecchio sentiero che conduce attraverso i boschi di castagno all’alpe Reso 1250 m. Le baite sono ben curate, superata una fontana incontriamo una palina segnaletica, il sentiero sale decisamente a sinistra e dopo un tratto all'aperto, ci immergiamo in un fantastico bosco di faggi, in alcuni tratti le foglie sono talmente tante che si fa quasi fatica a camminare, lascio andare avanti Kiran che data la sua età ha energie da vendere!?! Arriviamo all'alpe Spino 1550 m, dove facciamo una sosta ristoratrice, Paola ne approfitta addentando subito un panino. L'alpeggio conserva ancora una vecchia cisterna per la raccolta dell'acqua piovana.
Riprendiamo il cammino, magicamente entriamo in bosco di larici, strane forme si alternano davanti a me, all'improvviso mi appare un'enorme animale, proteso verso l'alto con la bocca spalancata, mi fermo a guardarlo, ma lui rimane immobile, era solo un vecchio larice che il tempo e la natura ha voluto regalarci...forse la mia testa viaggia troppo con la fantasia...
Usciti dal bosco incontriamo la prima neve, siamo ormai vicini all'alpe Campo che raggiungiamo in breve 1860 m. Ultima sosta prima della salita verso la cima, seguiamo le indicazioni poste sul cartello, ma la neve ancora abbondante ne ha ricoperto i vari segni, per cui dobbiamo proseguire cercando il percorso migliore per salire in cresta. Mi fermo per mettere le ghette, quasi tutti le hanno dimenticate a casa...risultato alla fine saranno, scarponi inzuppati e tanto freddo ai piedi, una lezione che penso che se la ricorderanno per diverso tempo (tenere sempre le ghette nello zaino sia d'inverno che d'estate). Arrivati in cresta prendo il comando del gruppo, non avevo previsto cosi tanta neve!?! Si fatica ad avanzare, il percorso attraversa vari tratti dove sotto la neve ci sono pietraie per cui bisogna stare molto attenti a dove si mette i piedi, i panorami attorno sono davvero fantastici, sembra di essere sospesi tra cielo e terra, passiamo sotto a una piccola croce posta sul filo di cresta, finalmente appare la tanto sospirata cima, accellero il passo ma mi rendo conto di essere rimasto solo, arrivo alla cima dove si erge un grosso ometto con una piccola croce, attorno il silenzio più totale, mi fermo appoggio la mano vicino alla croce e per pochi secondi mi avvolge una pace e un senso di libertà che solo in alcune occasioni mi è capitato di provare.
Siamo tutti arrivati, Deborah ha le mani che sono ghiacciate per cui provvedo immediatamente a riscaldarle, Kiran afferma di avere a posto dei piedi due blocchi di ghiaccio. Sono le 13.00 facciamo le dovute foto di rito e ritorniamo all'alpe Campo per mettere qualcosa sotto i denti. All'alpe succede veramente di tutto, qualcuno toglie scarponi e calze, usando i guanti per scaldare i piedi, altri si arrampicano sui tetti delle baite credendo di essere delle caprette...
Riprendiamo la via del ritorno, passiamo di nuovo per all'alpe Reso, dove decido di scendere per la strada agricola, arrivati all'alpe Pertus ci concediamo l'ultima pausa della giornata. Prima di arrivare a Monteossolano passiamo sotto ai rami di alcuni ciliegi ricoperti da un'intensa fioritura, sembrano essere scaturiti da un librro di fiabe....Passiamo tra le vie del paese fino a raggiungere le auto, giornata indimenticabile, anche se il dislivello di 1360 m è stato notevole e alcuni hanno le calze che sono ancora completamente bagnate, la gioia e la contentezza è visibilmente scolpita sui nostri volti.
Una nota di merito va sicuramente a Flavio (www.cappef.com), Giorgio e Claudio (www.escursionando.it) per avermi fatto scoprire quest'angolo di paradiso.
Malati di Montagna

Tra cielo e terra



Cima Lariè 2144 m



Foto di gruppo



Chi mi sa dire che tipo di animale è?

1 commento:

  1. Bella giornata e uno splendido angolo di montagna a due passi da casa. Aggiungo un proverbio (non Paola)a proposito di ghette: "piede bagnato, Danilo fortunato". ciao a tutti

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