Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

sabato 26 maggio 2018

Monte Avaro e Laghi di Ponteranica

Delle leggende bergamasche, forse la più bella è ambientata qui, sui piani dell'Avaro. Racconta di un mandriano che per farsi aiutare a sgombrare di massi grandi e piccoli questi straordinari pascoli che i secoli avevano trasformato in pietraia, cedette l'anima al diavolo. Ma a un patto: che il lavoro risultasse concluso prima che il suono delle campane di Cusio annunciassero l'alba del Ferragosto. Mentre Berlicche freneticamente scarriolava nella valle di Giosafat milioni di tonnellate di pietre d'ogni dimensione, il mandriano si arrovellò con altrettanta frenesia per trovare una soluzione al terribile ed eterno impiccio nel quale s'era ficcato. Finchè, non avendone trovate, si scaraventò a capofitto giù nel bosco, e corse a perdifiato e a balzelloni finchè non arrivò alla chiesa del paese, scardinò la porticina del campanile e liberò le campane. La notte era ancora nera. Ma al diavolo, emerito bugiardo e imbroglione, e tuttavia ligio alla parola data e ai più minuscoli codicilli dei contratti che va stipulando su tutto il pianeta, sorpreso con l'opera a buon punto e però incompiuta non rimase che sprofondarsi per sempre, lasciando libero l'astutissimo mandriano.

Escursione che si svolge nell'Alta Val Brembana, tra pascoli d'alta quota e circondati da alcune delle cime più famose delle Orobie tra cui il Pizzo dei Tre Signori. L'arrivo nella conca dei laghi di Ponteranica, anche se ancora completamenti innevati, costituisce sicuramente il momento più suggestivo dell'itinerario. I sentieri sono sempre ben segnalati, nel periodo in cui è stata effettuata l'escursione, bisogna solo stare attenti ad alcuni traversi insidiosi a causa della neve abbondante.

Da Milano si segue l'autostrada A4 fino all'uscita di Dalmine, per poi continuare sulla statale 470 Dalmine/Villa D’Almè. Alla rotonda di Villa D’Almè si iniziano a seguire le indicazioni per San Pellegrino Terme, San Giovanni Bianco, Piazza Brembana, per poi proseguire per Olmo al Brembo e Passo San Marco. Arrivati a Olmo al Brembo si svolta a sinistra verso Cusio, che si raggiunge dopo circa 8 km. Dopo le ultime case bisogna acquistare il ticket giornaliero di 2 euro, per la strada che dal Colle della Maddalena porta fino ai Piani dell’Avaro. Parcheggiata l'auto in prossimità dell’omonimo rifugio e della Baita del Ciàr (1702 m), dalla palina segnavia si imbocca la strada agro-silvo-pastorale (segnavia CAI 109). Dopo una breve discesa, si sale gradatamente lasciando sulla sinistra la Baita del lago, dal nome eloquente e poco dopo abbandonata la strada, si svolta a sinistra seguendo l'indicazione per il sentiero 109A. Incrociata poco più a monte la strada la si segue arrivando in breve a un bivio. Tralasciato il sentiero a destra da cui poi si farà ritorno (109), si continua a seguire il 109A per alcuni minuti, per poi svoltare a destra sul sentiero 109A-Incr. 101, indicato da un cartello in legno. Si guadagna quota costantemente fino a raggiungere un torrente che si guada poco più a monte. Risalita una valletta si arriva nei pressi di un ampio colletto, tralasciato momentaneamente il sentiero principale, si svolta a sinistra e si inizia a risalire l'ampio crinale fino a raggiungere il grande ometto che caratterizza la cima del Monte Avaro (2080 m). Ritornati sui propri passi, si prosegue fino a incrociare il sentiero 101, nei pressi di una palina segnavia. Si tralascia l'indicazione a sinistra che conduce al rifugio Benigni e si prosegue a mezza costa verso il rifugio Ca' San Marco. Arrivati alla successiva palina segnavia, si tralascia il sentiero a destra, che si utilizzerà al ritorno (109) e si continua portandosi sullo spallone orientale del M. Triomen, da qui la vista si apre sul Vallone di Ponteranica, sull’alta Val Mora e sul passo di San Marco. Tralasciato il sentiero 101 che scende a Cà San Marco, seguendo le indicazioni si sale a sinistra per un breve tratto, per poi proseguire tagliando con alcuni saliscendi le pendici orientali del M. Triomen. Raggiunta la bucolica conca dei Laghi di Ponteranica, non rimane che fermarsi ad ammirare le severe rupi delle montagne circostanti, tra cui quelle del Monte Valletto. Ritornati al bivio si inizia a scendere abbastanza ripidamente lungo una balza rocciosa e dopo un bel tratto pavimentato in cui si attraversano alcuni torrentelli, si arriva in breve al Baitèl (1918 m) piccolo edificio adibito a bivacco. Si continua a scendere fino ad arrivare al bivio incrontato durante la salita, da qui si inizia a seguire la strada sterrata, tralasciando il sentiero 109A seguito all'andata. Giunti a una larga sella con abbeveratoio, si tralascia a sinistra la strada che serve l’Alpe Foppa e si sale lungo la dolce e panoramica costa. Dopo un primo tratto di salita, si continua in falsopiano seguendo l'ampio crinale fino a raggiungere l'arrivo dell'impianto, dal quale svoltando a sinistra in breve si arriva alla Cappella dell'Assunta e alla sottostante croce in legno. Per tornare ai Piani dell'Avaro, dalla cappella si scende senza percorso obbligato attraversato i prati in direzione della partenza degli impianti, da qui in breve si ritorna al parcheggio.
Malati di Montagna: Renzo, Pg e il selvadego

si parte dal Centro del Parco delle Orobie Bergamasche 
nei pressi della Baita del Ciar in Loc. Piani dell’Avaro




verso il Monte Avaro 2088 m




101 - Sentiero delle Orobie Occidentali



ancora tanta neve ai Laghi di Ponteranica




Cappella dell'Assunta e Croce



Anemone sulfurea


genzianella



domenica 20 maggio 2018

Girovagando nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo

Bellissimo e suggestivo giro ad anello nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo, situato a cavallo fra Liguria e Piemonte, sul vero confine geologico fra i sistemi alpino e appenninico. Un itinerario naturalistico di grande pregio, su sentieri sempre ben segnalati. Oltre a raggiungere la cima del M. Moro, si passa accanto ad alcuni laghi artificiali che caratterizzano il parco, tra cui il Lago Badana (vuoto) e il Lago Bruno.

Seguire l’autostrada A26 (Gravellona–Genova) fino all’uscita di Masone (GE). Alla rotonda proseguire a sinistra arrivando in pochi minuti a Campo Ligure (GE), da dove si continua seguendo le indicazioni per le Capanne di Marcarolo (SP69). Parcheggiata l'auto nei pressi della Chiesa S. Croce in località Capanne di Marcarolo (650 m), si segue la strada per un breve tratto fino a raggiungere la palina segnavia sulla destra. Si inizia a seguire le indicazioni per le Capanne Superiori di Marcarolo, sul Sentiero segnalato da Piemonte Parchi, contrassegnato da due rombi vuoti (segnavia che si dovrà seguire per gran parte dell'escursione). Si inizia a salire a lato di alcuni prati, per poi entrare nel bosco. In questo tratto il sentiero è comune a un vecchio e dimenticato sentiero vita, di cui si trovano lungo il percorso alcuni attrezzi in legno, oramai in fase di completo abbandono. Incrociata una strada sterrata si inizia a seguirla verso destra arrivando in poco tempo a un bivio. Tralasciata la pista forestale a sinistra per la Cascina Alberghi, contrassegnata da due triangoli vuoti, e da cui poi si farà ritorno, si svolta a destra continuando a seguire i due rombi. Si sale con alcune svolte raggiungendo la sella tra il Bric Scioìn e la Costa Lavezzara, per poi iniziare a scendere ripidamente fino a incrociare una stradina asfalta di servizio. La si segue in discesa per alcuni minuti e oltrepassata una sbarra in breve si arriva alle Capanne superiori (o Capannette), anima “pastorale” del Parco (820 m). Tralasciate le indicazioni a sinistra per il L. Badana/L. Bruno/Costa Lavazzara (quadrato vuoto), si prosegue seguendo la stradina asfalta contrassegnata sempre dai due rombi. Oltrepassate alcune abitazioni, in breve si arriva alla Locanda Sellera (azienda agricola). Abbandonata la strada, si svolta a sinistra attraversando l'azienda, per poi proseguire in falsopiano su mulattiera sul lato destro della valle. Guadato un suggestivo torrente, si sale in maniera costante con ampie vedute, fino a raggiungere il Colle del Monte Moro (841 m), collocato tra la cima omonima e il Monte Poggio. Dalla palina segnavia si abbandona momentaneamente il sentiero per il L. Badana e seguendo l'indicazione per la cima del M. Moro, con breve ma ripido sentiero la si raggiunge. Dalla cima si scende con percorso libero verso sinistra incrociando il sentiero per il L. Badana, che si inizia a seguire. Seguendo gli evidenti segnavia (due rombi vuoti) si percorre con alcuni saliscendi l'ampia dorsale, con bella vista sulle cime circostanti e sui laghi sottostanti del Gorzente. Dopo una breve salita, si inizia a scendere in maniera decisa in mezzo a un bel bosco di pino nero, raggiungendo la diga del Lago Badana (715 m). Tralasciata l’indicazione per le Capanne Superiori di M. che attraversa la diga (quadrato vuoto), si scende lungo una stradina sterrata verso il Lago Bruno. Alla termine della discesa, si abbandona la strada sterrata e si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per il L. Bruno/Capanne di M. Poco dopo si svolta a destra e procedendo in direzione opposta alla diga del L. Badana, in pochi minuti si raggiunge una palina segnavia. Continuando a seguire le indicazioni per il L. Bruno/Capanne di M. si scende a sinistra e attraversato un ponte, si riprende a salire fino a raggiungere un bivio. Tralasciato momentaneamente il sentiero a sinistra per le Capanne di M., da cui poi si farà ritorno, si scende leggermente per poi proseguire sulla sponda del L. Bruno. Attraversata un passerella in metallo, si continua sulla stradina sterrata arrivando in breve alla diga del L. Bruno (660 m). Dopo una doverosa pausa, ammirando il panorama attorno al lago, si ripercorre il sentiero fino al bivio. Dalla palina segnavia seguendo il sentiero contrassegnato da due triangoli vuoti, si percorre un lungo mezzacosta, tra affioramenti rocciosi, aree erbose e sporadici pini. Dopo un tratto caratterizzato da alcuni splendidi faggi, si arriva alle case diroccate della Cascina Alberghi (650 m). Il sentiero termina e si inizia a seguire una pista forestale in parte abbandonata, con alcuni alberi caduti, ma facilmente superabili. Giunti a un bivio, si tralascia la strada a destra e si prosegue a sinistra in salita tra freschi boschi dominati dal castagno e dal nocciolo. Dopo alcuni ampi tornanti si arriva al bivio incontrato durante l'andata, da qui si ripercorre il medesimo percorso fino al parcheggio.
Malati di Montagna: Lorenzo, Danilo, Pg e il selvadego

si parte dalla chiesa di S. Croce nella località Capanne di Marcarolo


il segnavia che si dovrà seguire per gran parte dell'escursione
In tutto il territorio ligure si è scelto di adottare il sistema utilizzato dalla F.I.E., basato sui simboli geometrici.


si sale nel silenzio del bosco


un po' di colore...



si guadano suggestivi torrenti


Lago Lungo dalla dorsale del M. Moro


colubro o saettone


Diga del Lago Badana vuoto....


ponte di collegamento tra il L. Badana e L. Bruno



Lago Bruno






sulla via del ritorno


dettagli e traccia gpx

sabato 12 maggio 2018

Le miniere d'oro della Val Toppa

Escursione che ha come meta le Miniere della Val Toppa. La salita si svolge su sentieri scarsamente frequentati e poco segnalati. Per il ritorno si segue un sentiero molto suggestivo, guadando torrenti e seguendo per un lungo tratto le pieghe della montagna, una protezione laterale e alcune catene rendono il percorso sicuro. Dalla località La Villa si segue una vecchia mulattiera che incrociando la strada asfalta scende fino a Pieve Vergonte, durante il tragitto si passa dall'Oratorio di Santa Maria, 1° Santuario dell'Ossola.

Seguire l’autostrada A26 in direzione di Gravellona Toce, per poi proseguire sulla SS 33 del Sempione fino all’uscita di Pieve Vergonte. La macchina la si può lasciare nel parcheggio di fronte al vecchio municipio di Pieve Vergonte. lungo la Via Dottor G. Cicoletti (230 m). Si segue la strada in discesa per un breve tratto, per poi svoltare a destra in Via Casella. Alla fine della via tralasciare a sinistra Via Casa Gagetti e proseguire seguendo i segnavia bianco rossi su una casa, su una stradina sterrata in leggera salita. Dopo poche decine di metri, poco prima di un ponticello, seguire a sinistra un sentiero non segnalato, ma ben evidente, che inizia a salire ripidamente. Seguendo i segnavia rosso/giallo/rosso, si oltrepassa una cappella e in breve si raggiunge una baita isolata. Il sentiero prosegue a monte della baita fino a raggiungere una successiva cappella senza tetto, circondata da alcune baite diroccate. Tralasciato il sentiero che prosegue a sinistra, si sale fino a raggiungere le sovrastanti baite ristrutturate, dalle quali si continua a destra rientrando nel bosco. Si guadagna quota progressivamente seguendo il sentiero ben marcato, fino a raggiungere la cappella dell'alpe Testa, oltre la quale in breve si raggiunge una recinzione con un cartello. Si segue a sinistra l'indicazione per l'alpe Colla, arrivando in pochi minuti a un bivio con una palina segnavia. Tralasciato il sentiero per l'alpe Colla (A45), si prosegue con un lungo mezza costa in direzione dell'alpe Fontane. Usciti dal bosco, si attraversano i prati raggiungendo le graziose baite dell'alpe C. Fontan (793 m). Oltrepassata una bella cappella, in breve si arriva al rifugio Ca' Bianca (796 m). Il sentiero prosegue scendendo sotto al rifugio e dopo aver guadato il torrente, riprende a salire fino a un bivio. Abbandonato momentaneamente il sentiero principale, con una breve deviazione a sinistra si arriva all'ingresso della miniera. Ritornati al bivio, in breve si raggiunge una bella baita ristrutturata, oltre la quale si scende lungo la ripida scala dei minatori, attrezzata con una catena, utile soprattutto in caso di neve o ghiaccio. Superato il torrente Marmazza su un ponticello, si prosegue con un lungo mezza costa seguendo le pieghe della montagna. Il sentiero è molto suggestivo e nei punti più esposti è protetto da un cavo d'acciaio. Incrociata una strada sterrata, la si segue verso sinistra per un breve tratto raggiungendo la località La Villa, con alcuni tavoli in legno e una bella fontanella (756 m). Dalla palina segnavia, tralasciato il sentiero per il Pizzo Camino, si inizia a scendere lungo la mulattiera, seguendo le indicazioni per La Crosa/Fomarco (A47). Facendo attenzione ai segnavia, si arriva a incrociare la strada asfaltata che si segue per pochi metri a sinistra, per poi scendere lungo il sentiero fino a raggiungere l'area feste, in località Gulo. Dalla palina segnavia si inizia a seguire la strada asfalta e al secondo tornante, in prossimità di una cappella, si imbocca la bella mulattiera che scende fino a Fomarco. Attraversata la strada si raggiunge una palina segnavia, dalla quale si inizia a seguire l'indicazione per l'Orat. Mad. della Posa/Borghinetti/Pieve Vergonte. Seguendo una stretta stradina tra le case, si arriva in breve a una vecchia vecchia cappella, oltre la quale dopo aver oltrepassato il lavatorio, in pochi minuti si raggiungere l'oratorio di S. Maria (sec. XVI-XVII). Si prosegue lungo la strada asfalta, e al primo tornante si scende seguendo un labile sentiero che raggiunge nuovamente la strada. Sul lato opposto si scende seguendo una scala e attraversato un rigagnolo sulla sinistra, si riprende nuovamente a seguire la bella mulattiera (probabilmente si può seguire la mulattiera anche dall'oratorio di S. Maria). Raggiunta la successiva palina segnavia, si continuare a scendere verso valle in direzione di Pieve Vergonte/Ornavasso/Gravellona, fino a raggiungere la strada asfaltata. Si inizia a seguirla verso destra seguendo l'indicazione per Anzola/Ornavasso/Gravellona Toce (A00). Dopo aver oltrepassato un lavatoio, si arriva a un bivio, tralasciata la strada a sinistra, si prosegue in leggera salita seguendo i segnavia bianco rossi, fino alla successiva palina segnavia. Si inizia a percorrere la strada asfalta a sinistra, in direzione di Rumianca/Ornavasso/Gravellona, costeggiando sulla destra un grande muro. Attraversato sulla destra il ponte sul torrente Marmazza, si segue Via Dottor G. Cicoletti fino a ritornare al vecchio Municipio. Si consiglia lungo il percorso, una breve deviazione verso la chiesa Parrocchiale del SS Vincenzo e Anastasio.
Malati di Montagna: Renzo, Pg, Lorenzo e il selvadego

brevi istanti, possono racchiudere ore di cammino...



cappelletta "al falò"


Il bacino della Val Toppa o valle del torrente Marmazza, con i suoi due maggiori affluenti, i rii Viezza e Scarpia, ha origine dal Pizzo l’Ottone da una parte e dall’altra dal costone terminale della cima Stringhet. I giacimenti auriferi della val Toppa, di origine idrotermale, sono generalmente dei filoni di quarzo mineralizzato a solfuri, quali pirite, arsenopirite, calcopirite, blenda, pirrotina e galena che a volte può contenere argento. Questi filoni si trovano inseriti in rocce scistose denominate “SCISTI DI FOBELLO E RIMELLA”. In questi minerali, l’oro è di solito presente in particelle microscopiche e solo eccezionalmente in questa miniera è stato trovato l’oro allo stato puro (oro nativo). Le miniere aurifere di Pieve Vergonte (VB) possono essere divise bei seguenti giacimenti: 
1. VAL TOPPA sulla destra orografica del torrente Marmazza 
2. CROPINO sulla sinistra orografica del torrente Marmazza 
3. BEOLINI a circa 2 Km ad est della Val Toppa, in frazione Loro.




C. Fontan 793 m



Rifugio Ca' Bianca
All’alpe Fontane si costruisce la casa della miniera (la ca’ bianca) ampliando il casotto costruito dagli inglesi e ridotto in pessime condizioni e che era utilizzato per il ricovero degli attrezzi e dei minatori (cosi si legge sull’atto d’acquisto). Il nuovo fabbricato ospita l’ufficio per il direttore della miniera. Un locale refettorio con cucina, un vano per deposito degli attrezzi e per manutenzione, i servizi igienici e al primo piano, a cui si accede con una scala esterna, il dormitorio per i minatori. L’energia elettrica proviene dallo stabilimento con una linea a tre conduttori di rame alla tensione di 3000 V. 42 periodi su palificazione di legno. In miniera, con un trasformatore trifase da 500 k.w, l’energia elettrica è trasformata e distribuita alla varie utenze a 260 V 3 fasi e a 160 V monofase per l’illuminazione.



la scala del minatore



La Villa


una vecchia cappella poco prima di Fomarco


Oratorio di Santa Maria (sec. XVI-XVII) 1° Santuario dell'Ossola
Percorrendo la mulattiera si arriva a Santa Maria di Fomarco, frazione di Pieve Vergonte. Un tempo era chiamata la Posa perché c’era un muretto di piode che serviva per sedersi e riposare, cioè per fare la “posa”. All’inizio del XVI sec.., una piccola statua di marmo della Madonna Assunta fu collocata in una piccola cappella fatta costruire da qualche persona devota, poi si diffuse la notizia di “grazie ricevute” e la devozione alla Madonna aumentò e il luogo divenne famoso. In seguito, nel 1529, la cappella raggiunse le dimensioni di un oratorio, adatto alla celebrazione della Messa: la posa, a questo punto, cambiò nome e venne chiamata Santa Maria, proprio come oggi.



dettagli e traccia gpx 

domenica 6 maggio 2018

Il grande anello della Muggiasca

Migliaia di anni fa, un gigante di nome Muggio, sentendosi vecchio e ormai prossimo alla fine si fece un gran manto verde, se lo gettò sulle spalle ormai curve e si addormentò in un sonno di secoli e millenni. Nacque così una montagna e dal nome del gigante si chiamò Muggiasca. Montagna povera di risorse, giacque sempre sola e perfino parvero ignorarla le calate dei barbari e le infinite successive guerre. Nessun poeta la cantò, nessun pittore la dipinse, ed essa rimase così: sola, ma paga della sua bellezza e della sua solitudine selvaggia. Finalmente qualche centinaio di anni fa, alcuni uomini, scacciati dalle loro città, perché colpevoli di amare la libertà e la giustizia, si rifugiarono su quel monte. Si costruirono case di pietra, seminarono grano e fraina. Attecchì pure la vite che dava un vino dal sapore un po’ aspro, ma dal colore del rubino, e così vissero per secoli quegli uomini, strappando alla magra terra, con molto sudore, quel poco che bastava a loro per vivere». Lo stesso aggiunge che «sono trascorsi gli anni, ma né il tempo né gli uomini riusciranno a rubare alla Muggiasca la sua primitiva, genuina, incommensurabile bellezza.

Anello di grande respiro, percorrendo i numerosi e intrecciati sentieri, molti dei quali ancora in uso. Durante il percorso si possono osservare panorami sempre più ampi, dal lago con Bellano e Dervio, ai verdi e fitti boschi distesi sui fianchi delle montagne, alle cime attorno con il Legnone in primo piano. A causa della segnaletica poco presente, è molto utile avere nello zaino una cartina e talvolta bisogna affidarsi ai consigli di chi abita questi luoghi, un motivo per fermarsi e scambiare quatto parole.

Da Milano o da Sondrio si segue la Superstrada 36 del Lago di Como, per poi uscire a destra seguendo le indicazioni della Valsassina. All'uscita dell'ultima galleria, alla rotonda di Ballabio si prosegue a destra seguendo la provinciale 62 in direzione di Introbio/Taceno. Giunti a Taceno si sale fino Vendrogno, la macchina la si può lasciare nell'ampio parcheggio, sotto al negozio di alimentari (730 m). Con calma si attraversa il caratteristico borgo seguendo Via Roma, dopo la doverosa visita alla bella chiesa di Sant'Antonio, fondata nel 1362, si passa accanto al Museo del latte e della storia della Muggiasca e in breve si arriva all'indicazione sulla destra per S. Grato/Busè/Camaggiore. Usciti dal paese, si può già avere un assaggio dei panorami che ci riserva questa lunga escursione. Arrivati a un bivio si tralascia a destra il sentiero da cui poi faremo ritorno e seguendo l'indicazione su un cartello in legno per Noceno, in breve si incrocia la strada asfalta per Noceno. Tralasciata a destra l'azienda agricola "La Madonnina", si inizia a seguire la strada asfalta che in circa 20 minuti conduce a Noceno (strada scarsamente frequentata). Si attraversa il caratteristico abitato e poco prima di raggiungere la chiesa, nei pressi di una fontana si svolta a destra. Si sale verso la parte alta del paese e raggiunta la successiva fontana si svolta nuovamente a destra. Poco prima di una stretta viuzza si svolta a sinistra, iniziando a risalire la mulattiera. Si guadagna quota costantemente in un bel bosco e dopo aver oltrepassato alcune cappelle, si raggiungono alcune baite diroccate, oltre le quali in pochi minuti si raggiungono le prime baite di Camaggiore. Seguendo la stradina sterrata verso sinistra in breve si arriva alla chiesa di S. Girolamo (1201 m), dalla cui croce si può godere di un panorama stupendo, con vista sul lago di Como e sul Lago di Lugano. Dalla chiesa si segue la stradina sterrata fino a raggiungere una palina segnavia. Tralasciata l'indicazione a sinistra per S. Ulderico/Alpe Giumello, si prosegue in direzione di Prà Bolscino/Alpe Chiaro/Alpe Giumello. Purtroppo l'inizio del sentiero è stato probabilmente cancellato dalla costruzione della strada sterrata, per cui bisogna risalire diritti il dosso erboso per alcuni minuti, per poi proseguire verso destra su buona traccia di sentiero indicato da una freccia arancione e una G su un sasso. Si risale la dorsale nord occidentale tra prati e pascoli, con stupendo panorama, fino a raggiungere Prà Bolscino (1498 m). Dalla palina segnavia nei pressi del ripetitore, si tralascia a destra il sentiero per l'alpe Giumello e si prosegue in direzione dell'alpe Dolca/Sant’Ulderico. Entrati in un bel bosco di conifere, si raggiunge in pochi minuti i ruderi dell’alpe Dolca (1518 m). Tralasciato il sentiero a destra, si continua con un lungo tratto a mezza costa seguendo le indicazioni per Sant’Ulderico, alternando frequenti saliscendi e superando qualche facile roccetta, in un fitto bosco di larici e faggi (nella stagione primaverile fare attenzione alla neve presente in qualche canale). Giunti a un bivio si tralascia momentaneamente il sentiero a destra e seguendo le indicazioni su un cartello in legno si inizia a scendere ripidamente, fino a raggiungere il bel ripiano erboso dove sorge la chiesetta di S. Ulderico. con accanto una fresca fontana (1394 m). Dopo la doverosa pausa nel più assoluto silenzio, dalla palina segnavia si risale il sentiero per l'alpe Chiaretto/alpe Giumello/anello M. Muggio, fino a incrociare nuovamente il sentiero abbandonato precedentemente. Si prosegue verso sinistra con un lungo traverso in mezzo a un bel bosco di faggi, fino a uscire sui prati orientali dell’Alpe Giumello. Tralasciato il sentiero che sale verso la cima del M. Muggio, si prosegue verso destra in falsopiano, incrociando poco dopo una stradina sterrata, che si inizia a seguire verso destra arrivando in breve al parcheggio dell'alpe Giumello (1536 m). Attraversato il parcheggio, si segue sul lato opposto una stradina che scende alla vicina Capanna Vittoria. Dal rifugio si segue la stradina acciottola e in seguito sterrata, arrivando in breve alle baite dell’alpe Chiaro (1533 m). Giunti alla palina segnavia in prossimità delle ultime baite, si tralascia il sentiero a destra per l’Anello M. Muggio e si continua sulla stradina in direzione di Monte Tedoldo/Mornico/Vendrogno. Arrivati alla fine della stradina si scende a sinistra seguendo all’inizio una labile traccia tra l’erba e in seguito un più marcato sentiero che continua a scendere fino a raggiungere una selletta con una Madonnina e una fresca sorgente d’acqua (questo sentiero si può anche imboccare direttamente dall’alpe Chiaro, senza seguire la stradina sterrata). Tralasciato il sentiero a destra, si risale brevemente il dosso davanti, per poi continuare in falsopiano tra le betulle. Usciti dal bosco si inizia a scendere tra splendide fioriture di erica, fino ad arrivare in una bucolica radura, con una bella fontana e una panchina dove riposare la mente e magari anche il corpo. Il sentiero continua a scendere leggermente verso sinistra e dopo aver lasciato a sinistra una pozza d’acqua, in breve si raggiunge le baite di Tedoldo (1239 m). Si passa dalla cappella degli alpini e si scende tra le baite raggiungendo la strada, nei pressi della quale una palina segnavia indica la direzione da tenere (Vendrogno/Mornico). Si attraversano i prati fino a raggiungere una baita isolata, su labile traccia si continua a destra della baita fino a incrociare poco più a valle una strada sterrata che si inizia a seguire in salita verso destra. Incrociata la strada asfalta, si inizia a percorrerla in discesa fino ad arrivare a Busè (1035 m). Si scende tra le baite ristrutturate raggiungendo una bella fontana, con sopra l’indicazione per Camaggiore. Davanti alla fontana inizia il sentiero che conduce in pochi minuti al rifugio San Grato e alla chiesa omonima, dalla cui croce si può ammirare un panorama fantastico. Dal rifugio si segue il sentiero ben scalinato che conduce al parcheggio sottostante, si segue per alcuni metri la strada asfaltata, per poi abbandonarla proseguendo sul sentiero a destra (7). Incrociata nuovamente la strada, si scende verso l’Agriturismo Bon Prà, oltre il quale si prosegue su mulattiera ben tenuta per un breve tratto, per poi continuare a destra su sentiero, a lato di un torrente. Terminato il sentiero si riprende a scendere su mulattiera invasa dalla vegetazione fino al bivio menzionato durante la salita, da qui si ripercorre il medesimo itinerario.
Malati di Montagna: Lorenzo, Danilo e il selvadego

Vendrogno, adagiato nel verde e affacciato sul blu
È un antico paesino in provincia di Lecco, adagiato sul versante sud del Monte Muggio, isolata altura che sorge dalle acque del centro lago di Como; occupa 11 kmq di territorio medio-montano, altitudine compresa tra 600 e 1800 m. slm., si affaccia a ovest sul lago e a est sulla Valsassina, ha il sole in fronte d’estate e d’inverno e la Grigna dinnanzi. 

Chiesa di S. Antonio Abate





Interessante la particolare architettura contadina che caratterizza le case in pietra di Noceno.


Alpe Camaggiore ” La Perla della Muggiasca ”
Unico il panorama dalla croce nei pressi della chiesetta di San Girolamo



salendo verso Pra' Bolscino


tra terra e cielo...


Cappella di Sant’Ulderico
Nella leggenda, fu uno dei sette fratelli eremiti della Valsassina, nei pressi si suppone esistesse una torre d’avvistamento d’epoca romana, qui costruita per la favorevole visuale che offre il luogo.


Legnone




chi non hai mai camminato in un bosco,
non hai mai capito veramente cosa vuol dire la parola tranquillità...


rifugio San Grato
Sui sentieri partigiani in Muggiasca




che cos'hai da guardare non hai mai visto una capra...?!?



dettagli e traccia gpx