Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 6 maggio 2018

Il grande anello della Muggiasca

Migliaia di anni fa, un gigante di nome Muggio, sentendosi vecchio e ormai prossimo alla fine si fece un gran manto verde, se lo gettò sulle spalle ormai curve e si addormentò in un sonno di secoli e millenni. Nacque così una montagna e dal nome del gigante si chiamò Muggiasca. Montagna povera di risorse, giacque sempre sola e perfino parvero ignorarla le calate dei barbari e le infinite successive guerre. Nessun poeta la cantò, nessun pittore la dipinse, ed essa rimase così: sola, ma paga della sua bellezza e della sua solitudine selvaggia. Finalmente qualche centinaio di anni fa, alcuni uomini, scacciati dalle loro città, perché colpevoli di amare la libertà e la giustizia, si rifugiarono su quel monte. Si costruirono case di pietra, seminarono grano e fraina. Attecchì pure la vite che dava un vino dal sapore un po’ aspro, ma dal colore del rubino, e così vissero per secoli quegli uomini, strappando alla magra terra, con molto sudore, quel poco che bastava a loro per vivere». Lo stesso aggiunge che «sono trascorsi gli anni, ma né il tempo né gli uomini riusciranno a rubare alla Muggiasca la sua primitiva, genuina, incommensurabile bellezza.

Anello di grande respiro, percorrendo i numerosi e intrecciati sentieri, molti dei quali ancora in uso. Durante il percorso si possono osservare panorami sempre più ampi, dal lago con Bellano e Dervio, ai verdi e fitti boschi distesi sui fianchi delle montagne, alle cime attorno con il Legnone in primo piano. A causa della segnaletica poco presente, è molto utile avere nello zaino una cartina e talvolta bisogna affidarsi ai consigli di chi abita questi luoghi, un motivo per fermarsi e scambiare quatto parole.

Da Milano o da Sondrio si segue la Superstrada 36 del Lago di Como, per poi uscire a destra seguendo le indicazioni della Valsassina. All'uscita dell'ultima galleria, alla rotonda di Ballabio si prosegue a destra seguendo la provinciale 62 in direzione di Introbio/Taceno. Giunti a Taceno si sale fino Vendrogno, la macchina la si può lasciare nell'ampio parcheggio, sotto al negozio di alimentari (730 m). Con calma si attraversa il caratteristico borgo seguendo Via Roma, dopo la doverosa visita alla bella chiesa di Sant'Antonio, fondata nel 1362, si passa accanto al Museo del latte e della storia della Muggiasca e in breve si arriva all'indicazione sulla destra per S. Grato/Busè/Camaggiore. Usciti dal paese, si può già avere un assaggio dei panorami che ci riserva questa lunga escursione. Arrivati a un bivio si tralascia a destra il sentiero da cui poi faremo ritorno e seguendo l'indicazione su un cartello in legno per Noceno, in breve si incrocia la strada asfalta per Noceno. Tralasciata a destra l'azienda agricola "La Madonnina", si inizia a seguire la strada asfalta che in circa 20 minuti conduce a Noceno (strada scarsamente frequentata). Si attraversa il caratteristico abitato e poco prima di raggiungere la chiesa, nei pressi di una fontana si svolta a destra. Si sale verso la parte alta del paese e raggiunta la successiva fontana si svolta nuovamente a destra. Poco prima di una stretta viuzza si svolta a sinistra, iniziando a risalire la mulattiera. Si guadagna quota costantemente in un bel bosco e dopo aver oltrepassato alcune cappelle, si raggiungono alcune baite diroccate, oltre le quali in pochi minuti si raggiungono le prime baite di Camaggiore. Seguendo la stradina sterrata verso sinistra in breve si arriva alla chiesa di S. Girolamo (1201 m), dalla cui croce si può godere di un panorama stupendo, con vista sul lago di Como e sul Lago di Lugano. Dalla chiesa si segue la stradina sterrata fino a raggiungere una palina segnavia. Tralasciata l'indicazione a sinistra per S. Ulderico/Alpe Giumello, si prosegue in direzione di Prà Bolscino/Alpe Chiaro/Alpe Giumello. Purtroppo l'inizio del sentiero è stato probabilmente cancellato dalla costruzione della strada sterrata, per cui bisogna risalire diritti il dosso erboso per alcuni minuti, per poi proseguire verso destra su buona traccia di sentiero indicato da una freccia arancione e una G su un sasso. Si risale la dorsale nord occidentale tra prati e pascoli, con stupendo panorama, fino a raggiungere Prà Bolscino (1498 m). Dalla palina segnavia nei pressi del ripetitore, si tralascia a destra il sentiero per l'alpe Giumello e si prosegue in direzione dell'alpe Dolca/Sant’Ulderico. Entrati in un bel bosco di conifere, si raggiunge in pochi minuti i ruderi dell’alpe Dolca (1518 m). Tralasciato il sentiero a destra, si continua con un lungo tratto a mezza costa seguendo le indicazioni per Sant’Ulderico, alternando frequenti saliscendi e superando qualche facile roccetta, in un fitto bosco di larici e faggi (nella stagione primaverile fare attenzione alla neve presente in qualche canale). Giunti a un bivio si tralascia momentaneamente il sentiero a destra e seguendo le indicazioni su un cartello in legno si inizia a scendere ripidamente, fino a raggiungere il bel ripiano erboso dove sorge la chiesetta di S. Ulderico. con accanto una fresca fontana (1394 m). Dopo la doverosa pausa nel più assoluto silenzio, dalla palina segnavia si risale il sentiero per l'alpe Chiaretto/alpe Giumello/anello M. Muggio, fino a incrociare nuovamente il sentiero abbandonato precedentemente. Si prosegue verso sinistra con un lungo traverso in mezzo a un bel bosco di faggi, fino a uscire sui prati orientali dell’Alpe Giumello. Tralasciato il sentiero che sale verso la cima del M. Muggio, si prosegue verso destra in falsopiano, incrociando poco dopo una stradina sterrata, che si inizia a seguire verso destra arrivando in breve al parcheggio dell'alpe Giumello (1536 m). Attraversato il parcheggio, si segue sul lato opposto una stradina che scende alla vicina Capanna Vittoria. Dal rifugio si segue la stradina acciottola e in seguito sterrata, arrivando in breve alle baite dell’alpe Chiaro (1533 m). Giunti alla palina segnavia in prossimità delle ultime baite, si tralascia il sentiero a destra per l’Anello M. Muggio e si continua sulla stradina in direzione di Monte Tedoldo/Mornico/Vendrogno. Arrivati alla fine della stradina si scende a sinistra seguendo all’inizio una labile traccia tra l’erba e in seguito un più marcato sentiero che continua a scendere fino a raggiungere una selletta con una Madonnina e una fresca sorgente d’acqua (questo sentiero si può anche imboccare direttamente dall’alpe Chiaro, senza seguire la stradina sterrata). Tralasciato il sentiero a destra, si risale brevemente il dosso davanti, per poi continuare in falsopiano tra le betulle. Usciti dal bosco si inizia a scendere tra splendide fioriture di erica, fino ad arrivare in una bucolica radura, con una bella fontana e una panchina dove riposare la mente e magari anche il corpo. Il sentiero continua a scendere leggermente verso sinistra e dopo aver lasciato a sinistra una pozza d’acqua, in breve si raggiunge le baite di Tedoldo (1239 m). Si passa dalla cappella degli alpini e si scende tra le baite raggiungendo la strada, nei pressi della quale una palina segnavia indica la direzione da tenere (Vendrogno/Mornico). Si attraversano i prati fino a raggiungere una baita isolata, su labile traccia si continua a destra della baita fino a incrociare poco più a valle una strada sterrata che si inizia a seguire in salita verso destra. Incrociata la strada asfalta, si inizia a percorrerla in discesa fino ad arrivare a Busè (1035 m). Si scende tra le baite ristrutturate raggiungendo una bella fontana, con sopra l’indicazione per Camaggiore. Davanti alla fontana inizia il sentiero che conduce in pochi minuti al rifugio San Grato e alla chiesa omonima, dalla cui croce si può ammirare un panorama fantastico. Dal rifugio si segue il sentiero ben scalinato che conduce al parcheggio sottostante, si segue per alcuni metri la strada asfaltata, per poi abbandonarla proseguendo sul sentiero a destra (7). Incrociata nuovamente la strada, si scende verso l’Agriturismo Bon Prà, oltre il quale si prosegue su mulattiera ben tenuta per un breve tratto, per poi continuare a destra su sentiero, a lato di un torrente. Terminato il sentiero si riprende a scendere su mulattiera invasa dalla vegetazione fino al bivio menzionato durante la salita, da qui si ripercorre il medesimo itinerario.
Malati di Montagna: Lorenzo, Danilo e il selvadego

Vendrogno, adagiato nel verde e affacciato sul blu
È un antico paesino in provincia di Lecco, adagiato sul versante sud del Monte Muggio, isolata altura che sorge dalle acque del centro lago di Como; occupa 11 kmq di territorio medio-montano, altitudine compresa tra 600 e 1800 m. slm., si affaccia a ovest sul lago e a est sulla Valsassina, ha il sole in fronte d’estate e d’inverno e la Grigna dinnanzi. 

Chiesa di S. Antonio Abate





Interessante la particolare architettura contadina che caratterizza le case in pietra di Noceno.


Alpe Camaggiore ” La Perla della Muggiasca ”
Unico il panorama dalla croce nei pressi della chiesetta di San Girolamo



salendo verso Pra' Bolscino


tra terra e cielo...


Cappella di Sant’Ulderico
Nella leggenda, fu uno dei sette fratelli eremiti della Valsassina, nei pressi si suppone esistesse una torre d’avvistamento d’epoca romana, qui costruita per la favorevole visuale che offre il luogo.


Legnone




chi non hai mai camminato in un bosco,
non hai mai capito veramente cosa vuol dire la parola tranquillità...


rifugio San Grato
Sui sentieri partigiani in Muggiasca




che cos'hai da guardare non hai mai visto una capra...?!?



dettagli e traccia gpx 

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