Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

sabato 26 maggio 2018

Monte Avaro e Laghi di Ponteranica

Delle leggende bergamasche, forse la più bella è ambientata qui, sui piani dell'Avaro. Racconta di un mandriano che per farsi aiutare a sgombrare di massi grandi e piccoli questi straordinari pascoli che i secoli avevano trasformato in pietraia, cedette l'anima al diavolo. Ma a un patto: che il lavoro risultasse concluso prima che il suono delle campane di Cusio annunciassero l'alba del Ferragosto. Mentre Berlicche freneticamente scarriolava nella valle di Giosafat milioni di tonnellate di pietre d'ogni dimensione, il mandriano si arrovellò con altrettanta frenesia per trovare una soluzione al terribile ed eterno impiccio nel quale s'era ficcato. Finchè, non avendone trovate, si scaraventò a capofitto giù nel bosco, e corse a perdifiato e a balzelloni finchè non arrivò alla chiesa del paese, scardinò la porticina del campanile e liberò le campane. La notte era ancora nera. Ma al diavolo, emerito bugiardo e imbroglione, e tuttavia ligio alla parola data e ai più minuscoli codicilli dei contratti che va stipulando su tutto il pianeta, sorpreso con l'opera a buon punto e però incompiuta non rimase che sprofondarsi per sempre, lasciando libero l'astutissimo mandriano.

Escursione che si svolge nell'Alta Val Brembana, tra pascoli d'alta quota e circondati da alcune delle cime più famose delle Orobie tra cui il Pizzo dei Tre Signori. L'arrivo nella conca dei laghi di Ponteranica, anche se ancora completamenti innevati, costituisce sicuramente il momento più suggestivo dell'itinerario. I sentieri sono sempre ben segnalati, nel periodo in cui è stata effettuata l'escursione, bisogna solo stare attenti ad alcuni traversi insidiosi a causa della neve abbondante.

Da Milano si segue l'autostrada A4 fino all'uscita di Dalmine, per poi continuare sulla statale 470 Dalmine/Villa D’Almè. Alla rotonda di Villa D’Almè si iniziano a seguire le indicazioni per San Pellegrino Terme, San Giovanni Bianco, Piazza Brembana, per poi proseguire per Olmo al Brembo e Passo San Marco. Arrivati a Olmo al Brembo si svolta a sinistra verso Cusio, che si raggiunge dopo circa 8 km. Dopo le ultime case bisogna acquistare il ticket giornaliero di 2 euro, per la strada che dal Colle della Maddalena porta fino ai Piani dell’Avaro. Parcheggiata l'auto in prossimità dell’omonimo rifugio e della Baita del Ciàr (1702 m), dalla palina segnavia si imbocca la strada agro-silvo-pastorale (segnavia CAI 109). Dopo una breve discesa, si sale gradatamente lasciando sulla sinistra la Baita del lago, dal nome eloquente e poco dopo abbandonata la strada, si svolta a sinistra seguendo l'indicazione per il sentiero 109A. Incrociata poco più a monte la strada la si segue arrivando in breve a un bivio. Tralasciato il sentiero a destra da cui poi si farà ritorno (109), si continua a seguire il 109A per alcuni minuti, per poi svoltare a destra sul sentiero 109A-Incr. 101, indicato da un cartello in legno. Si guadagna quota costantemente fino a raggiungere un torrente che si guada poco più a monte. Risalita una valletta si arriva nei pressi di un ampio colletto, tralasciato momentaneamente il sentiero principale, si svolta a sinistra e si inizia a risalire l'ampio crinale fino a raggiungere il grande ometto che caratterizza la cima del Monte Avaro (2080 m). Ritornati sui propri passi, si prosegue fino a incrociare il sentiero 101, nei pressi di una palina segnavia. Si tralascia l'indicazione a sinistra che conduce al rifugio Benigni e si prosegue a mezza costa verso il rifugio Ca' San Marco. Arrivati alla successiva palina segnavia, si tralascia il sentiero a destra, che si utilizzerà al ritorno (109) e si continua portandosi sullo spallone orientale del M. Triomen, da qui la vista si apre sul Vallone di Ponteranica, sull’alta Val Mora e sul passo di San Marco. Tralasciato il sentiero 101 che scende a Cà San Marco, seguendo le indicazioni si sale a sinistra per un breve tratto, per poi proseguire tagliando con alcuni saliscendi le pendici orientali del M. Triomen. Raggiunta la bucolica conca dei Laghi di Ponteranica, non rimane che fermarsi ad ammirare le severe rupi delle montagne circostanti, tra cui quelle del Monte Valletto. Ritornati al bivio si inizia a scendere abbastanza ripidamente lungo una balza rocciosa e dopo un bel tratto pavimentato in cui si attraversano alcuni torrentelli, si arriva in breve al Baitèl (1918 m) piccolo edificio adibito a bivacco. Si continua a scendere fino ad arrivare al bivio incrontato durante la salita, da qui si inizia a seguire la strada sterrata, tralasciando il sentiero 109A seguito all'andata. Giunti a una larga sella con abbeveratoio, si tralascia a sinistra la strada che serve l’Alpe Foppa e si sale lungo la dolce e panoramica costa. Dopo un primo tratto di salita, si continua in falsopiano seguendo l'ampio crinale fino a raggiungere l'arrivo dell'impianto, dal quale svoltando a sinistra in breve si arriva alla Cappella dell'Assunta e alla sottostante croce in legno. Per tornare ai Piani dell'Avaro, dalla cappella si scende senza percorso obbligato attraversato i prati in direzione della partenza degli impianti, da qui in breve si ritorna al parcheggio.
Malati di Montagna: Renzo, Pg e il selvadego

si parte dal Centro del Parco delle Orobie Bergamasche 
nei pressi della Baita del Ciar in Loc. Piani dell’Avaro




verso il Monte Avaro 2088 m




101 - Sentiero delle Orobie Occidentali



ancora tanta neve ai Laghi di Ponteranica




Cappella dell'Assunta e Croce



Anemone sulfurea


genzianella



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