Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 25 settembre 2016

Sentiero Stockalper da Gondo a Egga

Immaginate di possedere una macchina del tempo e di potervi catapultare nel lontano 1670. Fate conto di essere a Briga, nella più vasta dimora patrizia di tutta la Svizzera e di essere al cospetto di Sua eccellenza illustrissima Gaspare Barone Stockalper della Torre, Gran Balivo dell’inclita Repubblica del Vallese, insignito dell’Ordine dello Speron d’Oro, Cavaliere del Sacro Romano Impero e dell’Ordine di San Michele nonché Barone di Duing, altresì chiamato, in forme più spicce, “Roi du Simplon”.  Ora, previo un ossequioso inchino, chiedetegli cortesemente di poter attraversare le sue terre, se vi concederà il permesso, preparatevi a percorrere una delle più importanti vie storiche di comunicazione delle Alpi.



Splendida escursione organizzata dal Gruppo Escursionisti Val Grande, con la partecipazione in veste di guida di Paolo Crosa Lenz, scrittore e alpinista, che ha pubblicato oltre 60 libri e saggi dedicati al territorio della Val d'Ossola e delle Alpi del Verbano, accademico del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna) e nuovo presidente delle Aree Protette dell’Ossola.
Il sentiero Stockalper collega Briga a Gondo sul confine italo-svizzero, attraverso il Passo del Sempione. Dedicato a Gaspard Jodok Stockalper, sopranominato "il Re del Sempione", per la sua opera di apertura e potenziamento del vallico come principale passaggio commerciale fra Nord e Sud Europa. Il tratto più suggestico è senza dubbio quello che da Gabi scende a valle del Doveria attraverso le "Gole di Gondo", un sentiero messo insicurezza grazie a numerosi ponti e passerelle che permettono di percorrerlo nella sua interezza.

Percorriamo "l'Autostrada dei laghi" (A8) fino alla deviazione per la A26 (Genova/Gravellona Toce). Seguendo le indicazioni per Gravellona Toce, oltrepassata la barriera di Arona continuiamo sulla "superstrada" per poi immetterci, senza accorgersene (se non per il diverso colore della cartellonistica stradale che da verde passerà a blu, attenzione, il limite sarà di 90 Km/h), nella "Statale del Sempione" (SS33).
Dopo aver passato il paese di Iselle e il confine italo/svizzero, si arriva a Gondo (840 m - in tedesco Ruden), il primo villaggio in territorio elvetico appartenente al cantone Vallese, dove si parcheggia l'auto.
Raggiunta la torre medioevale Stockalper e il monumento dedicato al contrabbandiere, si seguono i cartelli marroni dell’evidente e ben segnalato sentiero "Stockalperweg". Oltrepassato l'ultimo distributore, si abbandona la strada e si segue il sentiero a destra. Si prosegue fino a raggiungere il torrente che si supera su ardite passerelle, per poi arrivare al forte di Gondo, un sistema di bunker interamente scavato nella roccia dall’esercito elvetico per controllare l'eventuale invasione dal Passo del Sempione (visitabile il sistema di bunker), tutto questo al cospetto delle impressionanti pareti delle Pale di Gondo. Ci si inoltra nella valle di Doveria, attraversando le gole nella loro interezza grazie a un percorso di passerelle, sovrapponendosi in alcuni tratti all'antica via Napoleonica. Nei pressi di un caratteristico ponte si consiglia di abbandonare momentaneamente il sentiero e di raggiungere la vicina "Alte Kaserne", una piccola casermetta Napoleonica trasformata in un grazioso museo sulla storia del Sempione (visitabile).
Ritornati sulla Stockalperweg, si continua in falsopiano fino a Gabi, poco prima di raggiungere l'abitato si devia a sinistra e subito dopo aver tralasciato il sentiero che prosegue verso Furggu/Zwichbergen/Gondo, si svolta verso destra salendo in direzione di alcune caratteristiche baite in legno Dopo aver attraversato un tratto di bosco si risalgono i pascoli, arrivando al caratteristico paesino di Simplon Dorf (1500 m).
Dopo un visita al grazioso e antico villaggio, dalla piazza del comune, con la chiesa dedicata a San Gottardo menzionata per la prima volta già nel 1267, si sale fino a incrociare la strada asfalta. Si inizia a seguirla verso destra per alcune decine di metri, passando davanti allo storico Hotel Restaurant Post del periodo napoleonico. Abbandonata la strada, si ritorna a seguire il sentiero Stockalper sulla sinistra costeggiando alcune abitazioni. Si risale dolcemente tra i verdi pascoli, per poi proseguire a mezzacosta in un bel bosco di larici, fino a incrociare una strada asfalta che in breve conduce al villaggio di Egga, la cui fondazione è relativamente recente e fece seguito alla distruzione nel 1597 di un villaggio dell’opposto versante, travolto da una valanga di ghiaccio e pietrame. Il nostro viaggio termina qui, ma il sentiero storico Stockalper prosegue fino al Passo del Sempione, per poi terminare a Briga. Per il ritorno utilizziamo il postale con partenza da Egga alle 15.30 (7,60 euro).
Malati di Montagna: Silvio, Pg, Danilo, l'homo selvadego e tanti amici

Torre medioevale a Gondo
concepita e costruita dal barone Stockalper


Paolo Crosa Lenz
una guida davvero unica...


Gole di Gondo






Fortino di Gondo
sistema difensivo interamente scavato nella roccia dall'esercito elvetico, 
per controllare l'accesso al Passo del Sempione




Alte Kaserne (1160 m)
casermetta napoleonica trasformata 
in piccolo ed interessante museo



ma i panorami...?!?





tutti insieme appassionatamente



sabato 17 settembre 2016

Girovagando nella “Conca di Smeraldo”

La posizione panoramica, sul colle a dominare tutta l’alta valle del Mastallone, fanno di Cervatto uno dei comuni più pittoreschi della Valsesia, una zona che, per la bellezza e la ricchezza dei suoi boschi, viene chiamata la “Conca di Smeraldo”. Un giro ad anello alla scoperta di alpeggi, chiese e santuari, tra storia e cultura, percorrendo vecchie mulattiere e sentieri poco frequentati.

Da Varallo si segue la strada provinciale per la Val Mastallone, fino al bivio Fobello-Rimella. Si prosegue a sinistra per Fobello e oltrepassato il centro del paese, si seguono a sinistra le indicazioni per Cervatto. Poco prima di salire verso il paese si svolta a sinistra e in breve si raggiunge un ampio e comodo parcheggio. Parcheggiata l'auto seguendo la via scalinata si sale verso la chiesa, raggiunta la piazza del municipio si segue a sinistra la stretta strada asfaltata che attraversa le varie frazioni (501-503-506-507). Arrivati in breve a Cadvilli (1009 m) si può ammirare il primo dei tanti oratori che si incontreranno sul percorso, dedicato alla Madonna della Neve, sorto precedentemente alla stessa chiesa parrocchiale, questo oratorio è già ricordato nel 1591. Dopo un tratto in piano, si perde leggermente quota giungendo a Cadiano, poco prima dell'oratorio dedicato a Sant’Antonio, si abbandona la stradina e si segue sulla sinistra il sentiero 501 per Oronegro/Camplasco/Pizzo Tracciora. Il sentiero scende dolcemente sotto l'abitato di Giavina, fino a raggiunge il ponte in pietra con il quale si attraversa il torrente Cervo. Raggiunta la bianca cappella sulla sponda opposta, si sale a sinistra percorrendo un breve tratto attrezzato con una fune metallica, utile in caso di ghiaccio. Usciti dal bosco si attraversano i pascoli di Oro Negro raggiungendo in breve la graziosa chiesetta, dalla quale si ha una bella visuale su Cervatto. Si prosegue tra le case in gran parte ristrutturate, per poi seguire l'evidente segnavia a destra per Camplasco. Usciti dall'abitato si tralascia l'indicazione a destra per Casone e si rientra nel bosco proseguendo su una sterrata inerbita. Dopo un paio di tornanti si esce in una radura con altre due baite, il sentiero piega verso sinistra iniziando a guadagnare quota ripidamente. Oltrepassato un rudere si rientra nuovamente nel bosco, per poi uscire nei pressi dell'alpe Camplasco, seguendo la dorsale verso destra in breve si arriva sull'ampia spianata della Sella di Camplasco (1364 m), a cavallo tra la Val Meula e la Valle del Cervo. Tralasciato il sentiero per Grassura (576), si svolta a destra iniziando a risalire la boscosa dorsale nord-orientale che scende dal Pizzo Tracciora (501), alternando tratti in moderata pendenza, a strappi più faticosi. Oltrepassato i resti di una costruzione la pendenza diminuisce e usciti dal bosco in pochi minuti si raggiunge una bella costruzione chiamata Villa Danise, ma più conosciuta ovunque come Villa Banfi (1606 m). Tralasciato il sentiero che prosegue lungo la dorsale per il Pizzo di Tracciora, si inizia a scendere seguendo il sentiero a destra dell'edificio (503). Questo itinerario pur non presentando difficoltà, è poco frequentato e attraversa prati e boschi dove la vegetazione è talvolta  invadente, rendendo difficoltoso il cammino. Con lunghi tornanti a pendenza regolare si inizia a perdere quota, superato un grosso albero caduto che ostacola il cammino, in pochi minuti si raggiunge un rudere, oltre il quale si inizia a costeggiare per un lungo tratto il rio dei Corti. Continuando a mezzacosta dopo aver superato dei canali in cui scorrono alcuni torrentelli si arriva all'alpe Piane. Proseguendo nella medesima direzione si supera un altro rudere, per poi scendere più ripidamente fino a incrociare il sentiero 502 che collega Oro Negro a Tapponaccio. Tralasciato il sentiero che prosegue a destra verso Oro Negro si sale leggermente seguendo l'indicazione su un albero per Prati Rossi/Tapponaccio (502). Oltrepassata l'alpe Terragno, si guada il rio dei Corti e dopo poche decine di metri si raggiunge la località Prati Rossi, incrocio di vari sentieri (1001 m). Dalla palina segnavia si risale il prato a sinistra per Oro Balme-Rifugio/Tapponaccio/Madonna del Balmone (502), questo tratto fa parte di uno dei dieci "Sentieri dell'Arte" proposti in Valsesia dalla Commissione Montagna Antica-Montagna da Salvare" del C.A.I. Varallo. Attraversato il torrente Cervo su di un ponte si  tralascia il sentiero a sinistra 506 per la Bassa del Cavaione e si continua a salire seguendo l'indicazione per il rifugio. Dopo alcuni tornati il sentiero volge a sinistra passando accanto a un parapetto  in legno e con una serie di ripidi gradini raggiunge la cappella che preannuncia l'arrivo a Oro delle Balme 1122 m. Raggiunto il "Rifugio Alpino Oro delle Balme", il sentiero inizia a scendere fino raggiungere il rio del Locce, oltre il quale si riprende a salire con decisione fino a raggiungere la fontana/lavatoio di Tapponaccio (1225 m). Tralasciata l'indicazione per Cervatto, da cui poi faremo ritorno si prosegue a sinistra seguendo l'ampia mulattiera. Dopo alcune baite isolate, si guada un piccolo torrente per poi iniziare a salire più ripidamente fino ad arrivare alla Madonna del Balmone (1373 m), il santuario della valle del Cervo e di tutta la Val Mastallone, costruito su una balma rocciosa, in posizione dominante, dedicato alla Madonna d’Oropa. La costruzione risale al 1878, sul luogo di una più antica chiesetta spazzata via da una valanga. Ritornati a Tapponaccio si scende verso il piccolo piazzale con l'oratorio di San Defendente, protettore degli armenti dai lupi e degli alpeggi dagli incendi. Il sentiero prosegue con lungo mezzacosta fino alla solitaria chiesetta posta su poggio dominante tutta la valletta del Cervo, dedicata ai Santi Pietro e Paolo (1184 m). La mulattiera inizia a scendere in un fiabesco bosco, raggiungendo in pochi minuti il gruppo di case abbarbicate di Orlino (1101 m). Transitati sotto allo sperone roccioso, sul quale poggia la chiesetta di San Martino, si continua a perdere quota arrivando in breve alle prime case di Giavina (1043 m). Si passa sotto all'oratorio dedicato alla Madonna Consolata, fatto erigere dai Valsesiani residenti a Torino nel 1727, per poi incrociare nuovamente la stradina asfalta, il rientro si effettua sul medesimo percorso fatto al mattino.
Malati di Montagna: Silvio, Lorenzo, Pg, Danilo e l'homo selvadego

si inizia sotto al castello della famiglia Montaldo
Costruito alla fine del 1800, oggi è adibito ad abitazione. Come le altre ville è di proprietà privata e non visitabile. Conferisce alla Valle un tocco di eleganza del tutto particolare.



per poi attraversare il caratteristico paese di Cervatto 1002 m
con la chiesa parrocchiale di San Rocco
Edificata nel 1738 al posto di tre piccoli oratori risalenti alla fine del 1500. Decorata dai fratelli Avondo, conserva all’interno una tela del De Dominicis di Rossa “Morte di San Giuseppe” risalente alla fine del tredicesimo secolo.



si prosegue superando antichi ponti in pietra


naturalmente non mancano i panorami





da Villa Banfi si scende tra fitti boschi




non mancano sul percorso testimonianze della religiosità popolare
tra cui il Santuario della Madonna del Balmone 1370 m
Il nome deriva dall’ubicazione su una grossa balma, è dedicato alla Vergine di Oropa (m 1380) ed è considerato il santuario mariano di questa verde vallata. Da segnalare è la presenza del “Sentiero dell’Arte” promosso dal Cai di Varallo e dalla Comunità montana Valsesia, caratterizzato dalla presenza di numerosi oratori e cappelle votive dove sono custoditi preziosi affreschi e opere d’arte, a testimonianza della ricca storia e tradizione di questi luoghi.


dettagli e traccia gpx


sabato 10 settembre 2016

Dal nido d'aquila del biv. Belloni al Sentiero Nauralistico del M. Rosa

Il bivacco è posto sulla cresta rocciosa che scende dal Gran Fillar, come tanti bivacchi sparsi fra le Alpi è fuori dalle grandi salite raramente frequentate e difficilmente segna il "tutto esaurito". Un ricovero che ci riporta alla fase eroica dell'alpinismo, quando i bivacchi erano solo punti di appoggio alle salite e usati solo in caso di emergenza. Di proprietà del CAI di Gallarate, fu inaugurato nel 1950 e dedicato a Valentino Belloni, scomparso nell'ultima conflitto mondiale (9 posti letto). Il "Sentiero Naturalistico del Monte Rosa" permette di conoscere l'eccezionale ricchezza della montagna, dal ghiacciaio agli alpeggi. L'itinerario si sviluppa dapprima ai piedi del Monte Rosa, poi sul versante sinistro orografico della testata della valle Anzasca, alcuni tratti esposti sono stati attrezzati con cavo di sicurezza e protezioni laterali.

Si segue l'autostrada A26 fino a Gravellona Toce, per poi proseguire seguendo la Statale del Sempione. Dall’uscita di Piedimulera si risale tutta la Valle Anzasca seguendo la SS549, oltrepassato il paese di Macugnaga, in breve si arriva all'ultima frazione di Pecetto. L'auto la si può lasciare nel primo parcheggio gratuito a sinistra, oppure nell'ampio parcheggio a pagamento davanti alla partenza della seggiovia. Con l'impianto si raggiungono i 1932 m del Belvedere (solo andata 8 euro). Dall'arrivo della seggiovia si raggiunge la vicina palina segnavia e seguendo le indicazioni per l'Alpe Fillar/Bivacco Belloni (B40) si sale a destra arrivando in breve sull'orlo della morena. Scesi sul ghiacciaio ricoperto da detriti, lo si attraversa seguendo alcuni paletti, giungendo in pochi minuti sull'altro lato della morena, nei pressi di un grande e profondo imbuto. Ripreso il sentiero si sale per un breve tratto fino a raggiungere una palina segnavia, tralasciato momentaneamente il "Sentiero Naturalistico", da cui poi si farà ritorno, si prosegue in falsopiano verso sinistra tra gli arbusti. Raggiunta la successiva palina segnavia, nel luogo dove un tempo erano adagiate le baite dell'alpe Fillar (1974 m) cancellate da una valanga nel ’52, si tralascia l'indicazione per la Cap. E. Sella e piegando a sinistra in breve si guada il torrente che scende dai canaloni sotto la Torre di Castelfranco. Si prosegue risalendo il conoide morenico in direzione dello sperone roccioso fino a raggiungerlo, il sentiero svolta a sinistra e inizia a risalire il ripido canalone a lato di un impetuoso torrente, proveniente dal ghiacciaio del Piccolo Fillar. Al termine del canale, dopo aver ammirato lo straordinario panorama verso i ghiacciai che scendono dalle cime del Rosa, il sentiero piega a destra verso il bivacco che già si intravede vicino a un caratteristico dente. Dopo aver superato l'ultimo tratto su grossi blocchi di pietra, si arriva sulla cresta dove è adagiato come un nido d'aquila il bivacco Valentino Belloni (2509 m). Per il ritorno si segue il medesimo sentiero fino alla palina segnavia sopra alla morena del ghiacciaio, per poi continuare seguendo il "Sentiero Naturalistico del Monte Rosa". Si scende lungo una fresca valletta tra gli ontani, per poi risalire ad attraversare alcune conoidi detritiche formate da valanghe che in primavera spazzano questi versanti. Attraversato un torrente su un ponticello, in breve si raggiunge l'alpe Roffelstaffel, dove è stato operato un restauro conservativo di una vecchia baita datata 1831, possibilità di rinfrescarsi da una curiosa fontana. Tralasciato poco dopo il sentiero a sinistra per la Cap. E. Sella (B38), si inizia a scendere ripidamente verso il ponte che permette di attraversare in sicurezza l'impetuoso torrente, le cui acque scendono dal ghiacciaio di Roffel, formando negli anni un suggestiva forra. Il tratto prima del ponte e il successivo, sono stati attrezzati con delle protezioni e una fune di sicurezza. Dopo un tratto aereo scavato nella roccia, poco prima d'arrivare alla sella prativa conosciuta in loco come Barboûloûbode, si incontra il sentiero che scende dal bivacco Hinderbalmo e il Pizzo Croce. Da qui il sentiero inizia a scendere lungo le vecchie mulattiere scalinate, costruite dagli alpigiani che sfruttavano gli alpeggi oggi abbandonati, anche in quest'ultimo tratto sono state posizionate delle protezioni laterali. Oltrepassata la suggestiva cascata del Bitzbach, si prosegue lungo una stradina sterrata fino a incrociare la pista da sci, che si inizia a seguire a lato del torrente fino a raggiungere il parcheggio.
Malati di Montagna: Pg, Silvio, Danilo e l'Homo Selvadego

Se vuoi fare un passo avanti,
devi perdere l'equilibrio per un attimo.
Massimo Gramellini


l'immensa parete del Monte Rosa, la più alta d'Europa
e l'unica di tipo Himalayano sulle Alpi



attraversando il ghiacciaio



salendo al bivacco



Bivacco V. Belloni


by Danilo


SENTIERO NATURALISTICO DI MACUGNAGA-MONTE ROSA
Le quattro cime più alte del Rosa (Gnifetti, Zumstein, Dufour e Nordend), e una ventina di "tremila" fanno da corona al sentiero naturalistico di Macugnaga. Un panorama grandioso e imponente che permette di conoscere l'eccezionale ricchezza della montagna, dal ghiacciaio agli alpeggi.







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domenica 4 settembre 2016

Una serata con gli amici al rifugio Ferioli, sognando il Corno Mud...

Sono anni che, la prima domenica di settembre, saliamo al rifugio Ferioli. Una bella camminata per salutare gli amici che, nel primo fine settimana di settembre, lo gestiscono. Quest'anno siamo saliti sabato e abbiamo cenato tutti insieme, un ambiente allegro, e il tempo è passato senza che ce ne accorgessimo. Poi un cielo stellato stellato che si può osservare solo in quota e un buon sonno. Domenica mattina , dopo i saluti e un arrivederci per il prossimo anno, siamo saliti al corno Mud. Un sentiero molto ripido, che non molla, ma alla fine, in vetta, la veduta del Rosa, delle altre cime vicine e delle vaporose nuvole bianche nella bassa valle di Rima, ci ha ripagato della fatica.

Dal rifugio S. Ferioli 2264 m al Corno Mud 2802 m
Dal rifugio Ferioli poco prima di raggiungere il Colle Mud, si svolta a sinistra seguendo l'indicazione su una pietra per il Corno Mud. Il sentiero inizialmente è poco visibile e risale in pochi minuti un primo dosso erboso a monte del colle, rimanendo sul versante di Alagna. Oltrepassato questo primo tratto, compare il ripido versante del Corno Mud, con la via di salita. L'esile traccia, ma comunque sempre ben evidente grazie anche agli innumerevoli omini di pietra, risale con vari tornanti un primo tratto tra l'erba scivolosa, fino a raggiungere una zona con prevalenza di placconate e affioramenti rocciosi. Da qui inizia il tratto più ripido e faticoso, ci si sposta prima verso destra e successivamente verso sinistra seguendo il percorso migliore. Superato anche questo tratto, la pendenza diminuisce sensibilmente e proseguendo tra sfasciumi e blocchi di pietra, si raggiunge la vetta del Corno Mud 2802 m, dove è stata posata una croce commemorativa che compare solo all'ultimo istante.


Malati di Montagna: Giorgio, Claudio, Luciano, Rosi, Attilio, Lucia, 
Pg, Alessandro, Danilo e l'homo selvadego


sabato al Colle Mud tra le nuvole...

domenica al colle sopra le nuvole...


bellissima serata...


Corno Mud 2802 m
Dalla cima oltre al bellissimo panorama sul versante valsesiano del Monte Rosa, si può osservare la dorsale Tiglio-Trasinera, il gruppo Corno di Faller-Corno Piglimò e l’impegnativa cresta N del Tagliaferro.






dettagli e traccia gpx
il tempo indicato nella traccia è la somma totale dei due giorni
per la salita da Rima al Colle e al Corno Mud calcolare circa 4 ore