Sul versante piemontese, ai confini del Parco Nazionale del Gran Paradiso, c'è il solitario vallone di Cambrelle, un luogo poco conosciuto, che ha incastonato tra le sue aspre cime una gemma preziosa, il Lago di Pratofiorito.
Arrivati a Cuorgnè risaliamo la Valle dell’Orco fino ad arrivare a Locana, poco prima dell'ufficio turistico, svoltiamo a sinistra e dopo aver attraversato su un ponte il torrente Orco, svoltiamo a destra seguendo la strada per gli impianti sciistici della Cialma. Con una serie di tornanti oltrepassata la borgata Porcili, all'altezza di un tornante parcheggiamo l'auto nello spiazzo sterrato sulla destra. L'escursione prende avvio sul lato apposto della strada, in prossimità di una bella bacheca in legno del rifugio Santa Pulenta, accanto su una palina segnavia è indicata la località in cui ci si trova (Porcili 1225 m) e le varie destinazioni che si possono raggiungere, con i relativi tempi. Quasi tutto il percorso si svolge su strada sterrata ad uso agro-silvo-pastorale, che segue in parte il vecchio sentiero ormai completamente inutilizzabile, di cui rimangono solamente alcune cappelle. Con alcuni saliscendi ci inoltriamo nel Vallone di Cambrelle arrivando dopo circa 30 minuti alla borgata Cambrelle 1363 m, con la sua chiesetta in pietra dedicata a San Vito, posizionata su uno sperone di roccia a picco sul tumultuoso torrente Cambrelle, a dominare l'abitato. Ogni anno la prima settimana di agosto è meta di un pellegrinaggio, in questa occasione il paese si ripopola e tra le cime delle montagne riecheggiano ancora i vecchi canti montanari. Cambrelle è ormai disabitata da decenni, ora le case sono quasi tutte pericolanti, all’inizio del 1900 contava circa 150 abitanti, poi il lento ed inarrestabile esodo dalla montagna ha fatto sì che negli anni ’50 il paese fosse completamente abbandonato. Oggi l'unico segno di vita è il nuovo rifugio Santa Pulenta, nato grazie alla ristrutturazione di una delle sue case storiche, trasformata in rifugio alpino dalla famiglia di Ennio Cappelletti. Lasciato il paese alle nostre spalle proseguiamo verso il fondo del vallone in leggera salita e dopo alcune baite diroccate a circa 1423 m, tralasciato a destra il sentiero che sale verso il lago Boiret, scendiamo verso il torrente Cambrelle che attraversiamo portandoci sull'altro versante della valle. Da qui iniziamo a guadagnare quota percorrendo un tratto abbastanza ripido fino a raggiungere l'alpe Bianasso di sotto 1581 m, il percorso prosegue in ambiente aperto, fino a giungere all'alpe Bianasso di sopra 1682 m. Perdiamo nuovamente quota fino a un torrentello che attraversiamo e ripreso nuovamente a salire entriamo nel vallone di Pratofiorito, con l'omonimo alpeggio. Compiendo un largo giro, aggiriamo sulla destra le baite e in breve arriviamo alla fine della strada sterrata, da qui seguendo alcuni segnavia bianco/rossi svoltiamo decisamente a destra. Il sentiero prosegue a lato delle baite per poi salire leggermente un dosso erboso, oltre il quale appare con le sue limpide e ghiacciate acque, il lago di Pratofiorito 1793 m.
Volgendo lo sguardo a nord, possiamo ammirare sulla cresta spartiacque tra la Valle Orco e le Valli di Lanzo, l'Uja di Bellavarda 2345 m, l'Uja di Pratofiorito 2195 m e la Punta Marsè 2317 m, imbiancate dalla recente nevicata.
Per la via del ritorno si può ripercorrere la strada sterrata fatta all'andata, oppure seguire alcuni vecchi sentieri che collegavano i vari alpeggi, giunti a Cambrelle prima di far ritorno all'auto ci fermiamo a fare merenda al rifugio Santa Pulenta, l'ambiente interno sapientemente curato, la calda accoglienza e gli squisiti dolci rigorosamente fatti in casa, ne fanno un luogo assolutamente da non mancare.
Malati di Montagna: Patrizia, Giuseppe, Kiran, Silvio e l'homo selvadego
inizia l'inverno...
Lago Pratofiorito
Giuseppe, Kiran, Patrizia e Silvio
un omino per indicare sempre la giusta direzione...
uno sguardo fuori dalla finestra...
by Giuseppe
Homo Selvadego nel suo ambiente
l'Homo Selvadego socializza...
e vabbè, ti piace vincere facile.... :-)))) tre scatti bellissimi!
RispondiEliminamandi
e pensare che mi ero anche dimenticato di ricaricare la batteria...meno male che avevo quella di riserva...il rifugio santa pulenta è stata la classica ciliegina sulla torta...mandi, mandi
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