La partenza avviene da Mottaletta a 1380 m che si raggiunge in pochi minuti passando nel centro del grazioso paesino di Isola, durante recenti nevicate è consigliabile lasciare l'auto nel parcheggio all'ingresso del paese, la strada per arrivare è quella che da Chiavenna sale verso il Passo dello Spluga, dopo Campodolcino si trovano le indicazioni sulla sinistra.
Ci incamminiamo sulla carrareccia seguendo le indicazioni per la Val Febbraro, anche se la strada è innevata si riesce ugualmente a proseguire senza ciaspole, al primo tornate decidiamo comunque di indossarle in modo tale da poter tagliare dove è possibile la strada. Oltrepassiamo l'alpe Canto 1435 m e arrivati a Cà Raseri (Ca’ d’I’aser) svoltiamo a sinistra attraversando il ponte sul torrente Febbraro, su un pannello ci viene illustrata l'importanza dal punto di vista archeologico dei Piani dei Cavalli. Poco più a monte raggiungiamo una palina segnavia dalla quale proseguiamo seguendo le indicazioni. Continuiamo per lunghi tratti sulla carrareccia e dove ci è consentito passiamo in mezzo al bosco, per circa un'ora rimaniamo all'ombra ma girato l'angolo eccolo finalmente il sole. Un cartello ci da il benvenuto all'alpe Frondaglio 1760 m, passiamo sopra a una cappella raggiungendo in breve l'arrivo di un vecchio skilift in disuso da parecchi anni. Continuando sulla carrareccia con bella vista panoramica arriviamo ad un nucleo di baite ben conservate, accanto a una fontana c'è con una palina segnavia. Tralasciando l'indicazione a sinistra per Baituscio/Starleggia proseguiamo in salita verso il Pian dei Cavalli (C30). Puntiamo a un evidente intaglio alla cui fine svoltiamo a sinistra risalendo un dosso, il panorama attorno è splendido, sembra di stare all'interno di un grandissimo anfiteatro dove tutt'attorno ci sono altissime montagne, alcune delle quali come il Pizzo Stella, il Groppera e la Punta Timun che dominavano sull'abitato di Isola. Continuiamo per un breve tratto in falsopiano per poi riprendere a salire verso una vecchia baita sulla sinistra con accanto la stalla crollata. Siamo arrivati a quota 2000 m abbiamo davanti a noi l'ultimo ripido pendio, dopo una breve consultazione decidiamo di fermaci, la mancanza di una qualsiasi traccia, tranne quella di un paio di sci alpinisti e i numerosi salti di roccia ci fanno desistere nel proseguire.
Il vasto altopiano del Piano dei Cavalli si stende a una quota compresa tra i 2000 e 2300 m circa con una superficie di circa 3 km quadrati, ed è formato da rocce calcaree, dove il Prof. Francesco Fedele, ordinario di Antropologia all'Università di Napoli, ha portato alla luce reperti che testimoniano una ripetuta frequentazione umana riconducibile almeno a 7000 anni or sono, si tratta di poche e deboli tracce, sufficienti a confermare che le Alpi furono abitate e percorse da tempi antichissimi.
Dalla baita proseguiamo in piano verso sinistra fino a un pianoro dove facciamo una sosta osservando il panorama tutt'attorno. Da destra, ammiriamo i già citati Pizzo Stella 3163 m e Pizzo Groppera 2968 m, dove sono anche ben visibili gli impianti di risalita di Medesimo, ed il pizzo Emet 3208. Proseguendo verso sinistra, cioè verso nord-est, ci si presenta la compatta compagine che va dal pizzo Spadolazzo 2722 m al pizzo Suretta 3027 m.. A nord si impone l’elegante profilo delle cime gemelle del pizzo dei Piani 3148 m e 3158 m. Alle sue spalle, sulla destra, è ben visibile anche il pizzo Ferrè 3103 m.
Per il ritorno nel primo tratto ci divertiamo a scendere lungo i dossi e all'interno del bosco, giunti alle prime baite ripercorriamo il medesimo itinerario fatto all'andata. Ciapolata da fare in condizioni di neve stabile.
Ci incamminiamo sulla carrareccia seguendo le indicazioni per la Val Febbraro, anche se la strada è innevata si riesce ugualmente a proseguire senza ciaspole, al primo tornate decidiamo comunque di indossarle in modo tale da poter tagliare dove è possibile la strada. Oltrepassiamo l'alpe Canto 1435 m e arrivati a Cà Raseri (Ca’ d’I’aser) svoltiamo a sinistra attraversando il ponte sul torrente Febbraro, su un pannello ci viene illustrata l'importanza dal punto di vista archeologico dei Piani dei Cavalli. Poco più a monte raggiungiamo una palina segnavia dalla quale proseguiamo seguendo le indicazioni. Continuiamo per lunghi tratti sulla carrareccia e dove ci è consentito passiamo in mezzo al bosco, per circa un'ora rimaniamo all'ombra ma girato l'angolo eccolo finalmente il sole. Un cartello ci da il benvenuto all'alpe Frondaglio 1760 m, passiamo sopra a una cappella raggiungendo in breve l'arrivo di un vecchio skilift in disuso da parecchi anni. Continuando sulla carrareccia con bella vista panoramica arriviamo ad un nucleo di baite ben conservate, accanto a una fontana c'è con una palina segnavia. Tralasciando l'indicazione a sinistra per Baituscio/Starleggia proseguiamo in salita verso il Pian dei Cavalli (C30). Puntiamo a un evidente intaglio alla cui fine svoltiamo a sinistra risalendo un dosso, il panorama attorno è splendido, sembra di stare all'interno di un grandissimo anfiteatro dove tutt'attorno ci sono altissime montagne, alcune delle quali come il Pizzo Stella, il Groppera e la Punta Timun che dominavano sull'abitato di Isola. Continuiamo per un breve tratto in falsopiano per poi riprendere a salire verso una vecchia baita sulla sinistra con accanto la stalla crollata. Siamo arrivati a quota 2000 m abbiamo davanti a noi l'ultimo ripido pendio, dopo una breve consultazione decidiamo di fermaci, la mancanza di una qualsiasi traccia, tranne quella di un paio di sci alpinisti e i numerosi salti di roccia ci fanno desistere nel proseguire.
Il vasto altopiano del Piano dei Cavalli si stende a una quota compresa tra i 2000 e 2300 m circa con una superficie di circa 3 km quadrati, ed è formato da rocce calcaree, dove il Prof. Francesco Fedele, ordinario di Antropologia all'Università di Napoli, ha portato alla luce reperti che testimoniano una ripetuta frequentazione umana riconducibile almeno a 7000 anni or sono, si tratta di poche e deboli tracce, sufficienti a confermare che le Alpi furono abitate e percorse da tempi antichissimi.
Dalla baita proseguiamo in piano verso sinistra fino a un pianoro dove facciamo una sosta osservando il panorama tutt'attorno. Da destra, ammiriamo i già citati Pizzo Stella 3163 m e Pizzo Groppera 2968 m, dove sono anche ben visibili gli impianti di risalita di Medesimo, ed il pizzo Emet 3208. Proseguendo verso sinistra, cioè verso nord-est, ci si presenta la compatta compagine che va dal pizzo Spadolazzo 2722 m al pizzo Suretta 3027 m.. A nord si impone l’elegante profilo delle cime gemelle del pizzo dei Piani 3148 m e 3158 m. Alle sue spalle, sulla destra, è ben visibile anche il pizzo Ferrè 3103 m.
Per il ritorno nel primo tratto ci divertiamo a scendere lungo i dossi e all'interno del bosco, giunti alle prime baite ripercorriamo il medesimo itinerario fatto all'andata. Ciapolata da fare in condizioni di neve stabile.
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