03 agosto 2018 da Legnano al “Rifugio Eita” (1.703 m)
Abbiamo pensato di organizzare questo breve giro di tre giorni alla scoperta dell’Alta Via della Magnifica Terra in un territorio per noi lontano di cui proviamo forte curiosità. Partenza programmata per le ore 6,00. Il punto di arrivo e di parcheggio è Arnoga (1.860 m.) all’ultimo tornante, sulla sinistra, della SS 301 del Foscagno che conduce al Passo di Foscagno per poi giungere a Livigno. Preso il sentiero 201 (Palina: Alpe Verva h.2,10, Passo di Verva h. 3, Rif. Eita h. 4,20, mentre il sentiero 291 indica Rif. Dosdé h. 2,10, Rif. Viola h. 3,20) che si addentra nel bosco piacevolmente ombroso verso il fondo valle nella Val Viola Bormina, seguiamo le indicazioni per il Rif. Eita. Riscontriamo la forte presenza di abeti rossi, di larici e del cirmolo. Stiamo percorrendo la Via Alpina che congiunge la Bocchetta di Forcola ed il lago di Cancano più a nord con Arnoga per passare poi da Eita e dalla Val Grosina Occidentale. Il sentiero scende leggermente con il torrente Viola alla nostra sinistra; giunti al bivio sulla strada sterrata per il Rif. Dosdé (che tiene la destra) ed il Rif. Eita, in prossimità delle Baite di Pauletta si scende ancora, si attraversa il ponte sul torrente Viola per risalire sulla strada sterrata verso la Val Verva dove a 2.110 m. troviamo le Baite di Verva. La Val Verva risulta ampia, verdeggiante con cartellonistica frequente lungo il percorso riportante le caratteristiche locali del pianoro e della flora ivi presente. All’inizio della salita per la valle troviamo il cartello che tratta la “Boscaglia ad Ontano verde”, più avanti la descrizione del “Pascolo Umido” e del “Rododendreto in fase evolutiva”. A sinistra vediamo il Corno delle Pecore, avamposto della più importante cima della zona, Cima de Piazzi, con i suoi 3.439 m. di altezza, mentre sulla destra troviamo la cima del Monte Verva, la Punta di Selva e poi la Punta di Dosdé con i suoi 3.280 metri. All’inizio della valle, sulla destra dovremmo trovare il sentiero che porta alla Cima Verva ma vediamo più sentieri poco segnati e senza paline. In tutta sincerità questa cima non ci attrae particolarmente, risulta un po’anonima, preferendo continuare per giungere in prossimità del Passo di Verva a 2.301 m. e risalire sulla sinistra verso la base della Cima de Piazzi che, con le sue cime vicine, mostra tutta la sua imponenza. La palina indica il sentiero per il Lago Nero e per Cima Piazzi Il sentiero è inizialmente tracciato lungo i pendii erbosi. Notando il colore particolare di alcuni rivoli d’acqua che tagliano il prato, risaliamo lungo il torrente per giungere ai piedi del Corno Sinigaglia, della Cima de Piazzi, del Colle dei Piazzi, della Cima Campaccia e del Sasso Maurigno. Qui troviamo lo splendido lago formato dalle acque di fusione per quel poco che resta del ghiacciaio aggrappato al Sasso Maurigno. Come di prassi in questi ambienti, siamo passati dall’ambiente soleggiato del passo alla copertura in prossimità di queste cime elevate con il conseguente sbalzo di temperatura. Il lago è caratterizzato dall’affascinante classico colore grigio/azzurro chiaro e anche da un cospicuo numero di capre che vogliono fare la nostra amicizia a tutti i costi, risultando quasi “invadenti”…o in realtà affamate. Torniamo verso il passo e sostiamo al Lago Nero a 2.600 m. circa. In prossimità dello stesso vediamo il sentiero che si stacca sulla destra della strada principale, risalendo in diagonale gli iniziali tratti di pendio erbosi, con direzione Monte Verva. Ormai è tardi e siamo in giro dalle 5 di questa mattina con la lunga trasferta in macchina sulle spalle. Scesi al passo si apre verso sud la vista della Val Grosina che passa per Eita, Fusino sino alla sua base di Grosio. La strada sterrata che stiamo percorrendo viene chiamata sulla mappa anche Sentiero Italia (variante). Puntiamo per Eita, sulla destra troviamo il percorso che sale in diagonale verso al Lago Calosso a 25 minuti, secondo la palina segnavia, mentre Eita dista a h.1,10. Il panorama dal lago ai piedi del Sasso Calosso deve essere interessante, anch’esso avamposto del più imponente Sasso di Conca con i suoi 3.150 metri, ma riteniamo più saggio scendere verso la meta finale della giornata.
Sulla strada troviamo la Madonna del Lago, riteniamo un punto di preghiera risalente al 2015, con una particolare campana posta su una struttura in legno, in prossimità di un lago dalle acqui verdi come i prati ed il bosco. Poi a sinistra vediamo il Rif. Falck (chiuso) per arrivare nel pomeriggio al Rifugio Eita a 1.698 metri. Il rifugio, ristrutturato nel 2012, è praticamente attaccato alla chiesa, con un caratteristico campanile, nel centro abitato di Eita. E’ gestito da una signora molte cortese che prepara un caffè espresso buonissimo. E’ difficile riuscire a bere una buona tazza di caffè espresso nelle località di montagna perché quasi sempre risulta “bruciato”. Siamo a 1.698 m in piena estate, temperatura gradevole che ci fa dimenticare il caldo afoso di casa, anche se Danilo ha quasi freddo ma lui fa parte di un altro mondo; il luogo è piacevole, con poche abitazioni, spazi aperti e verdeggianti. Sembra che la chiesa emani al di fuori delle proprie mura serenità e pace. Siamo gli unici clienti del rifugio oltre ad un gruppo di ragazze e ragazzi che devono essere ospiti della Comunità Pastorale di Grosio, Rovoledo e Tiolo. Riteniamo che questo posto meriti molto di più! Per cena abbiamo modo di apprezzare gli squisiti pizzoccheri dalle porzioni abbondanti, arrosto con contorni e dolce, oltre all’ottimo caffè a seguire. Franco apprezza talmente tanto i pizzoccheri da richiederne un secondo piatto, ancora più abbondante del primo, esponendosi alle critiche ed agli sfottò dei compagni di brigata, ma con la soddisfazione evidente della titolare e del cuoco.
Uno spettacolo!
04 agosto 2018 dal “Rifugio Eita” (1.703 m) al Rifugio Federico in Dosdé” (2.129 m)
Sveglia e colazione abbondante per affrontare la lunga giornata a piedi. Tempo ottimo, il che decisamente non guasta, e partenza per la prossima meta del Rifugio Federico in Dosdé. Dal rifugio scendiamo lungo la strada asfaltata per poi prendere sulla destra il sentiero che si inerpica nel fitto bosco. Puntiamo quindi verso la Valle di Avedo. In dialetto Avéd significa Abete. Sulla sinistra vediamo l’Alpe di Avedo, passiamo Stabine a 1.821 m. per toccare Vermolera e la sua piana a 1.927 metri. Seguono i Laghi di Tres ai piedi della più alta Cima Lago Spalmo (3.291 m.) a destra e poi seguita dalla più alta Cima Viola con i suoi 3.374 m., mentre sulla sinistra abiamo il Sasso Campana ed a seguire il Dosso Sabbione. Nel loro mezzo, partendo dai laghi di Tres, si stacca sulla sinistra il sentiero, parte del Sentiero Italia, che passa dal Lago Venere per giungere al Passo Vermolera e scendere dall’altro versante nella Valle Grosina Occidentale. Siamo nel cuore della Valle di Avedo la cui vista risulta corroborante per l’anima, cortese. Arriviamo al Lago Negro a 2.560 m. dove l’ambiente si è fatto più severo nel contesto montano affascinante ai piedi della Cima Viola alla nostra destra e la Scima da Saoseo a sinistra. Percorriamo il sentiero in parte sul perimetro del lago di origine morenica e risaliamo sino al Passo di Dosdé con la vicina Capanna Dosdé. L’ambiente è spettacolare e ci ripaga della fatica e del sudore. Per Danilo invece solo la fatica perché non suda. Mai! Io e Fabio, al contrario, siamo fradici. Scendiamo lungo il Val Cantone di Dosdé. Tra venerdì e la giornata di sabato abbiamo trovato pochissime persone mentre in prossimità del rifugio l‘ambiente è decisamente più frequentato dagli esseri umani. Il Rifugio Federico in Dosdé è sito al centro della vallata molto aperta in un ambiente di montagna spettacolare e affascinante, con vista sul versante nord della Cima Viola e della Cima Lago Spalmo ed i relativi bellissimi ghiacciai Vedrette di Dosdé. Il tutto in una giornata dal sole caldo, l’aria fresca, cielo terso ed una luminosità che mi costringe a chiudermi nel rifugio. Il rifugio è decisamente più frequentato, se non affollato più che altro da visitatori della giornata che dopo cena ripartono per recuperare le loro auto al parcheggio. L’ambiente, l’ospitalità e la cena sono gradevoli.
05 agosto 2018 dal “RifugioFederico in Dosdé” (2.129 m) al “Rifugio Val Viola” (2.314 m) – Arnoga
La sveglia ci porta alla domenica con quell’amaro in bocca per la consapevolezza dell’ultima giornata ed il rientro con la lunga trasferta in auto sino a casa. Foto di rito sui ghiacciai all’alba con la fortuna della giornata limpida e soleggiata, libera da nuvole. Dopo la buona colazione riprendiamo il sentiero che ci riporta verso la Val Viola Bormina, evitiamo la strada sterrata principale per risalire sulla sinistra lungo il sentiero che ci porta al Rifugio Val Viola a 2.315 m., poco sopra il Lago di Val Viola a 2.267 metri. In realtà troviamo più laghetti in ordine sparso in prossimità del rifugio. L‘ambiente circostante è “estremamente” verdeggiante, piacevole, riposante e molto frequentato. Il verde è così intenso da non esserne abituato. La costruzione del rifugio non si inserisce nell’ambiente circostante ed il suo colore è, a parere mio, assolutamente fuori contesto. Sicuramente ben visibile a distanza. Superato il rifugio, si risale la strada o lungo i prati, alla presenza di tante mucche al pascolo, per giungere al Passo Viola a 2.528 m. al confine con la Svizzera. Siamo affascinati dai laghetti sottostanti in territorio elvetico il cui principale si chiama Lagh da Val Viola dislocato a 2.159 metri. I tempi della discesa e risalita per il ritorno ci portano a desistere. Scrutiamo e giriamo in prossimità del confine per poi riprendere la strada del ritorno lungo la strada sterrata del sentiero n. 2 sulla mappa sino al parcheggio di Arnoga. La palina segnavia indica il sentiero n. 290. Sulla via del ritorno troviamo un numero impressionante di persone che risalgono verso il Rifugio Dosdé o verso il Rifugio Val Viola. E’ domenica. Passiamo per le Baite Altumera a 2.125 m. e Permoglia a 1.920 metri. Giunti ad Arnoga sotto il sole rovente di agosto, ripartiamo con pausa gelato a Tirano e poi via! Per fortuna non troviamo traffico o intoppi della viabilità. Nel mentre stiamo già rimuginando al prossimo giro per le montagne.
La relazione è stata scritta magistralmente da Franco
Malati di Montagna: Fabio, Danilo e Franco
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