Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

sabato 25 marzo 2017

Al Monte Stino, sui sentieri della grande guerra

La vetta del monte Stino, vera roccaforte naturale, si staglia in una posizione dominante sul lago d'Idro. Prima e durante il Primo Conflitto Mondiale venne pesantemente fortificata. Da qui dipartivano e son visibili tuttora varie trincee, distese su vari ordini e pronte per respingere attacchi provenienti della Val di Piombino. Le grotte scavate sotto la cima ospitavano due pezzi d'artiglieria di piccolo calibro (75), complete di riservette per le munizioni e realizzate seguendo i più moderni (per l'epoca) canoni di fortificazione, tendenti a realizzare opere incavernate il più possibile, rivelatesi le uniche resistenti ai calibri del nemico. Si possono inoltre notare piazzole in barbetta per ospitare altri pezzi all'aperto.

Lunga e bellissima escursione, oltre a una natura incontaminata che ovunque regala panorami eccezionali, le alture che fanno da corona all'altopiano di Capovalle, sono disseminate di resti di opere militari della prima guerra mondiale, in particolare sul Monte Stino, dove si può visitare un vero museo a cielo aperto. Il sentiero nella parte finale è a tratti molto ripido, da evitare in caso di pioggia.

Dall’uscita di Brescia Est lungo l'autostrada A4, si prosegue sulla SS45 bis in direzione di Salò e in seguito sulla SS237 verso Madonna di Campiglio, fino a raggiungere Pieve d’Idro. Abbandonata la statale si seguono le indicazioni per Capovalle e dopo aver attraversato la frazione Lemprato si svolta a sinistra per Crone, Vantone e Vesta. Si costeggia il lago oltrepassando alcuni campeggi fino a raggiungere la località Paröle (1 km circa  prima di Vesta), dove sulla destra ha inizio l'itinerario indicato da alcune paline segnavia, l'auto la si può lasciare poco più avanti in alcuni slarghi.
Si inizia a salire percorrendo una strada cementata per alcuni minuti, al termine della quale si raggiunge il cancello d'entrata di una casa. Si imbocca il sentiero sulla destra, iniziando a guadagnare leggermente quota in un bel bosco di pini silvestri. Arrivati a un bivio si tralascia il sentiero sulla destra per Mandoàl (455), da dove poi si farà ritorno e si prosegue seguendo il sentiero 454 per il M. Stino. Da qui in poi si inizia a percorrere una bella mulattiera ex militare, dove sono ancora visibili i muri a secco che la sostenevano. La mulattiera con un lunga serie di tornanti guadagna quota in maniera costante, insinuandosi tra pinnacoli e lambendo in alcuni tratti strapiombanti pareti. Arrivati al bivio in località Piazze (1028 m), si consiglia una breve deviazione verso lo sperone sulla destra, dal quale si può godere di una splendida veduta sul lago, sulla sponda opposta si può notare sulle pendici del Monte Censo la Rocca d'Ano che sovrasta l'omonimo abitato. Tralasciate le indicazioni a destra per Mandoàl (455), si svolta a sinistra iniziando a risalire il costone occidentale del M. Stino (456). Dopo qualche minuto si tralascia a sinistra il sentiero proveniente da Bocca Cocca (478) e dopo pochi metri anche il sentiero che scende a destra per  Mandoàl. Si prosegue con alcuni tornanti e dopo aver costeggiato un capanno di caccia in breve si raggiunge una grande galleria chiusa, dove fino a qualche anno fa era allestito un museo permanente con  numerosi reperti della prima e seconda guerra mondiale, ora trasferito a Capovalle. Risalita la scala a sinistra si raggiunge il panoramicissimo sperone del Monte Stino (1466 m), dove sventola permanentemente una bandiera italiana, sotto alla quale una meridiana ci aiuta a distinguere tutte le cime attorno, oltre alla splendida vista sul sottostante lago d'Idro o Eridio. Per il ritorno si segue in cresta il "Sentiero delle sentinelle", il percorso nei tratti più esposti è protetto con dei corrimano metallici. Raggiunta una seconda galleria, anch'essa chiusa, si inizia a seguire la strada sterrata sulla sinistra che proseguendo in falsopiano raggiunge in pochi minuti il rifugio Stino (1400 m). Dalla chiesetta alpina dedicata al Redentore si segue per alcuni metri la strada proveniente da Capovalle, per poi continuare con una secca curva a destra su una stradina sterrata contrassegnata con il segnavia 477. Si perde leggermente quota passando a valle di alcuni ripetitori fino a giungere nei pressi di una sbarra, da dove si abbandona la sterrata per proseguire sul sentiero a sinistra. Dopo aver costeggiato una lunga recisione metallica, si incrocia una carrareccia a poca distanza dal cancello d’entrata del F. le di Stino (1330 m). La si segue per un breve tratto, per poi proseguire sulla mulattiera a sinistra indicata da alcuni cartelli, che inizia a scendere con alcuni lunghi tornanti fino ad arrivare a un crocevia di sentieri. Abbandonato il segnavia 477 che scende a sinistra verso le case di Zumié, si prosegue diritti verso Mandoàl/Capovalle, poco dopo si tralascia anche il 478 che sale verso una selletta sulla destra, per continuare a mezza costa seguendo le segnalazioni bianco-rosse e nero-azzurre. Dopo un tratto a monte dei verdeggianti prati di Mandoàl, arrivati nei pressi di un tornante, si consiglia di seguire le evidenti segnalazioni, arrivando in breve ad un appostamento militare in posizione strategica, a picco sulla valle sottostante. Ritornati sui propri passi si continua a scendere seguendo i segnavia bianco/rossi fino a un bivio, tralasciato il sentiero contrassegnato bianco/rosso che piega decisamente a sinistra, si continua diritti verso un pino silvestre, dal quale si iniziano a seguire le strisce nero-azzurre, che ci accompagneranno fino a Mandoàl. Continuando a percorre la mulattiera, si passa per un lungo tratto accanto a un rete metallica (recinto prova cani), per poi scendere fino a incrociare la strada asfaltata, che si segue a destra raggiungendo la vicina area picnic di Mandoàl (953 m). Tralasciate le indicazioni a sinistra per Vantone/Crone di Idro (469), dalla palina segnavia si percorre un breve tratto in leggera salita su strada sterrata verso Piazze/Paröle (455). Arrivati nei pressi di una panchina in legno si abbandona la strada sterrata e si inizia a scendere seguendo il sentiero a sinistra per Paröle (455). Un consiglio, concedetevi qualche minuto seduti sulla panchina ammirando lo splendido panorama, non costa nulla e fa tanto bene allo spirito... Il sentiero scende ripidamente all'interno del bosco, attraversando le Valli Forzolo, d’Abbioli e Sassa. Dopo un lungo traverso si ritorna al bivio incontrato durante la salita, da qui si ripercorre il medesimo percorso fino al parcheggio.
Malati di Montagna: Pg, Danilo e l'homo selvadego

la giornata inizia così...



...poi salendo il panorama diventa ancor più bello....



I fiori della rosa di Natale, anche conosciuta come Elleboro, 
hanno dei delicati petali candidi come la neve.




Sentiero delle Sentinelle




dal Monte Stino 
Cornone di Blumone e l'Adamello


Appostamento militare e....


...punto panoramico


lungo la via del ritorno...


Grazie al lavoro encomiabile dei volanti del "Gruppo sentieri attrezzati Idro 95",
tutta la zona attorno al Lago di Idro è corredata da un'ottima segnaletica,
con l'indicazione della destinazione e il numero del sentiero.


Rifugio Monte Stino



domenica 19 marzo 2017

Dalla "Strà dul Canal" alla "Strà Granda"

Un anello che permette di percorre due antiche vie di comunicazione, sulla destra e sinistra orografica del Torrente Anza. L'escursione ha come luogo di partenza Pontegrande e permette di attraversare nel primo tratto fitti boschi, dove il silenzio e rotto solo dal passaggio di alcuni camosci e il tempo è scandito dal lento movimento di una salamandra. Dopo aver attraversato l'antico ponte romano a Ceppo Morelli, il ritorno avviene lungo l'antica mulattiera chiamata ancora oggi "Strà Granda", tracciata nel XV secolo con partenza da Piedimulera, per volere dei signorotti locali. Lungo il percorso si attraversano vecchi borghi ancora in parte rimasti nella loro struttura originale, bellissime chiese e cappelle, purtroppo in questo tratto l'asfalto ha sostituito in parte il vecchio tracciato.

Seguire l'autostrada A26 fino a Gravellona Toce, per poi continuare sulla Statale del Sempione. All’uscita di Piedimulera si risale la Valle Anzasca seguendo la SS549, raggiungendo dopo circa 12 km Pontegrande (526 m).
Dopo aver parcheggiato l'auto nei pressi della piazza intitolata recentemente ai caduti Bianchi Guido e Volpone Oreste, si segue la strada asfalta verso Bannio e subito dopo aver attraversato il ponte si abbandona la strada scendendo verso destra in corrispondenza dell'indicazione sentieristica per la Madonna della Neve/Bannio/San Carlo (S7). Si passa in mezzo alle abitazioni, per poi proseguire sul lato opposto di un parcheggio seguendo le indicazioni sulla palina segnavia. Terminata dopo pochi metri la stradina asfaltata, si segue un ampio sentiero fino a raggiungere una vicina cappella, tralasciato il sentiero B15 si svolta a destra seguendo il sentiero per il Sant. Madonna della Neve. Attraversato un prato e un torrentello si prosegue in salita nel bosco raggiungendo una seconda cappella e in pochi minuti il Santuario della Madonna della Neve (659 m). Tralasciato il sentiero per San Carlo, all'inizio della Via Crucis (fontana), si imbocca la traccia di sentiero contrassegnata da vernice bianca a terra. Si guadagna quota ripidamente fino a incrociare il "Sentiero della Salute Luigi Corti" proveniente da Bannio Anzino, se si vuole evitare questo tratto ripido bisogna seguire la Via Crucis fino a Bannio Anzino, allungando ulteriormente il percorso. Il sentiero che si sta per affrontare era la strada di servizio lungo il tracciato del canale di derivazione che, dalla diga di Ceppo Morelli arriva alla centrale idroelettrica di Battiggio, lungo questo percorso vi era addirittura una linea elettrica, per questo motivo è noto da sempre come "Strà dul Canal". Inaugurato nell'agosto del 2015, il sentiero è stato risistemato e messo in sicurezza e si svolge con un lungo mezza costa con diversi saliscendi,  attraversando suggestive pinete che lasciano scorgere bellissimi panorami sui sottostanti paesi e sulla parete himalayana del Monte Rosa. Arrivati alle porte di Ceppo Morelli si segue l'indicazioni per il campo sportivo raggiungendo in pochi minuti il “Punt prea”, antico ponte di pietra che sovrasta il torrente Anza. Dopo aver attraversato il ponte, dalla palina segnavia si inizia a seguire il vecchio tracciato della "Strà Granda" (B00). Si costeggia la parte bassa del paese fino a raggiungere la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista (Sec. XVI), da dove si prosegue seguendo seguendo per un breve tratto la strada asfalta, per poi abbandonarla seguendo sulla destra le indicazioni per il "Sentiero della pineta". Usciti dal paese si oltrepassata una cappella con portico e seguendo con attenzione i segnavia bianco/rossi e le indicazioni sulle paline segnavia si attraversano i paesi di Borgone, Canfinello, il santuario del Croppo, Valeggio e Vanzone. Raggiunta la “Torre di Battiggio” detta “dei Cani”, si prosegue verso San Carlo dove si può osservare il lavatoio costruito recuperando la macina di un mulino. Dopo aver oltrepassata la località Case Pucci, in pochi minuti si rientra al parcheggio di Pontegrande, chiudendo l'anello.
Malati di Montagna: Lorenzo, Silvio, Pg, Danilo e l'homo selvadego

Santuario Madonna della Neve
Il santuario è stato edificato tra il 1618 e il 1622 su una preesistente cappella del 1372, già dedicata alla Madonna della Neve e fu inaugurato il 5 agosto 1622. Al santuario è collegata la nascita della "Milizia tradizionale", un corpo nato nel Seicento con funzioni prettamente militari divenute, nel tempo, religiose.




Strà dul Canal o Sentiero della Salute

Il sentiero della salute Luigi Corti detto "Gigi" è un percorso che si sviluppa per 8 Km (12197 passi), attraverso i Comuni di Bannio Anzino, Vanzone con San Carlo e Ceppo Morelli, sulla destra orografica del Torrente Anza ad un'altitudine compresa tra i 650 e gli 800 metri s.l.m., a mezza costa, immerso in stupende pinete che lasciano scorgere bellissimi panorami sui sottostanti paesi e frazioni, lungo il tracciato del Canale di derivazione che, dalla diga di Ceppo Morelli arriva alla Centrale idroelettrica di Battiggio. Era quindi una strada di servizio, tanto che un tempo, lungo questo percorso vi era la linea elettrica che, partendo da Battiggio giungeva alla Diga di Ceppo Morelli, per questo motivo è noto da sempre come "Strà dul Canal" La continuazione verso Bannio, è stata realizzata per permettere di giungere in breve tempo a Valpiana, dove è collocato l'impianto di captazione sul Torrente Olocchia e sul Rio Rosenza, L'idea della sistemazione di questo tracciato era nell'aria da tempo, tanto che il sig. Renato Pedroli di Ceppo Morelli, dopo il pensionamento (dal 1992) si è dedicato alla sistemazione del tratto nel Comune di Ceppo Morelli denominandolo "sentiero della salute", e numerosi atleti, e amanti della montagna ambivano al recupero dell'intero percorso. Nel dicembre 2014 l'Alpino Luigi Corti "Gigi", grande promotore e sostenitore della Corsa in Montagna è "Andato Avanti", e il Gruppo Escursionisti Val Baranca unitamente al Gruppo Alpini di Bannio Anzino ha promosso l'iniziativa di recuperare il percorso, coinvolgendo i Gruppi Alpini della Valle Anzasca, i Comuni interessati e le Associazioni presenti sul territorio,e di intitolare questo sentiero, una volta sistemato a "Gigi".


tremila passi fatti e 9000 da fare...totale 12197...i conti non tornano...!!!











Strà Granda da Ceppo Morelli a Pontegrande
La strada della Valle Anzasca prima dell'avvento delle automobili, era una splendida mulattiera di rara bellezza. Era utilizzata dai mercanti per andare o venire dalla Svizzera attraverso l'altissimo passo di M. Moro o per i valligiani per recarsi nei mercati dell'Ossola, ma anche per disimpegnare il minerale estratto dalle miniere dei Cani o della Guja. La Strà Granda, una vecchia via di pietra dove si è consumata una pagina di storia di questa gente di montagna...







Torre di Battiggio
Fortificazione medievale caratteristica della Valle Anzasca. 
È costruita in pietre locali squadrate, ed è monumento nazionale.


Anemone dei boschi o Anemone bianca o Silvia
L'Anemone dei boschi contiene saponine tossiche amarissime che rendono l'intera pianta velenosa sia per l'uomo che per gli animali che la evitano favorendone la diffusione incontrastata.



domenica 12 marzo 2017

53 minuti...

...Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere. "Perché vendi questa roba?" disse il piccolo principe. "È una grossa economia di tempo", disse il mercante, "Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano 53 minuti a settimana". "E cosa se ne fa di questi 53 minuti?" "Se ne fa quel che si vuole..." "Io", disse il piccolo principe, "se avessi 53 minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana..." 
(da "Il piccolo principe" di A. Saint-Exupéry)

Corriamo, ci muoviamo freneticamente, ci siamo abituati ad avere tutto subito 
e per questo l’attesa a volte ci sembra quasi impossibile da sopportare.
Il tempo non cambia, non è né veloce, né lento. 
Il tempo è sempre uguale, siamo noi che lo vediamo andar via, 
a seconda del nostro stato d’animo. 
Ognuno di noi ha il suo tempo, che si trasforma in ritmo: 
il ritmo del cuore, il ritmo del respiro, il ritmo dei passi...
Cosa succede se rallentiamo? 
Ci accorgiamo di tutto quello che ci circonda, 
di tutto quello che la vita ci offre continuamente, 
silenziosamente, di ciò che è bello, di ciò che è brutto. 
Tutto acquista un colore, una luce, un significato, un’emozione.
Quando andiamo in montagna,
 ricordiamoci che il bello non è raggiungere a tutti i costi la meta, 
ma viverla come uno spazio-tempo plausibile. 
Come dice Annibale Salsa, 
“…non sempre il sentiero deve portare ad una meta…”

IO SE AVESSI CINQUANTATRÉ MINUTI DA SPENDERE, 
CAMMINEREI ADAGIO ADAGIO PER TERRE ALTE...il selvadego

sabato 11 marzo 2017

Il giro dell'Ocone

Percorrendo la dorsale dell'Albenza si raggiunge la modesta ma affascinante cima del Monte Ocone (1355 m). Da quassù lo sguardo spazia dai vicini laghi brianzoli di Olginate, Garlate, Annone e Pusiano, sulle Prealpi Lecchesi e Orobiche, sul gruppo del Monte Rosa fino agli appennini. Prima di raggiungere il M. Ocone si sale sul punto più alto dell'escursione il Monte Tesoro (1431 m), sulla cui cima nel 1985 sono stati eretti una croce metallica alta 15 metri ed un sacrario a ricordo dei soldati italiani caduti in guerra. Il territorio attraversato dall'itinerario è talmente ricco di emergenze da ospitare due itinerari ecomuseali: il "Percorso didattico-naturalistico del Pertus" e il "Sentiero della valle dei muratori". Escursione ad anello effettuabile per gran parte dell'anno, su stradelle e sentieri in gran parte ben segnalati, trova il suo tratto più impegnativo in corrispondenza dell'Ocone, dove i ripidi pendii richiedono la dovuta attenzione.

Da Milano seguire la SS36 direzione Lecco, per poi continuare sulla Strada Statale 342 direzione Bergamo. Arrivati a Calolziocorte si prosegue per circa 6 km fino Carenno, dove si lascia l'auto nel comodo parcheggio accanto al campo sportivo (615 m). Si percorre la strada per Boccio per circa 300 metri, raggiungendo l'inizio della mulattiera per Colle di Sogno  (811). Lungo la piacevole salita nella Valle del Cucco si passa a poca distanza da alcuni caselli e una cappella, all'inizio della primavera si possono ammirare splendide fioriture di bucaneve. Giunti alla frazione Colle di Sogno (954 m), dopo una visita tra i suoi stretti vicoli, dal bar si prosegue a sinistra raggiungendo una graziosa cappella collocata ad un bivio. Si svolta a destra seguendo le indicazioni per Combeli-Valcava/Cà Zanelli/Coldara (823) e dopo un tratto in falsopiano passando a valle di un ghiaione, si entra in un bosco, per poi iniziare a salire sino a giungere su una dorsale del Monte Tesoro. Con un lungo mezza costa in leggera salita si raggiunge la frazione Combeli e la strada asfaltata che si segue verso sinistra per un brevissimo tratto fino a raggiungere Cà di Magnà (1249 m). Dalla palina segnavia si inizia a seguire le indicazioni per il M. Tesoro/Passo del Pertüs e La Passata-Miniera (571-801). Passando in mezzo alle abitazioni si sbuca su una stradina, che si inizia a seguire verso sinistra in leggera salita. Ignorate alcune deviazioni a destra, si continua diritto fino a trovare un piccolo cartello con indicato a destra il sentiero per il Sacrario. Si inizia a salire e dopo pochi minuti incrociato il sentiero proveniente dal Passo di Valcava, si inizia a seguirlo verso sinistra (DOL - 571). Proseguendo lungo il crinale, dopo aver oltrepassano alcuni roccoli, si inizia a salire fino a raggiungere prima l'asta porta bandiera del Monte Tesoro e subito dopo il cippo dedicato alla memoria di Ettore Boschi (1431 m). A poca distanza si trova il Sacrario e il rifugio degli Alpini di Carenno. Si inizia a scendere seguendo il sentiero che passa accanto a un artistico altare simbolico, con 14 frammenti di roccia delle montagne cui si riferiscono le attuali sezioni della U.O.E.I. (Unione Operaia Escursionisti Italiani). Dopo aver attraversato una bella faggeta, si arriva al valico automobilistico della Forcella alta, detta anche del Laghetto (1310 m). Dalla palina segnavia si scende verso la grande pozza per l'abbeverata del bestiame, per poi proseguire in piano seguendo la strada sterrata verso nord/ovest. Dopo aver attraversato le distese erbose di Prà Picchetto, al comparire del bosco la sterrata lascia il posto a un comodo sentiero che attraversa in leggera discesa un bel bosco di faggi, sotto alle pendici del M. Picchetto. Arrivati alla radura del Pertusino, dopo aver ammirato nuovamente il panorama sui laghi prealpini della Brianza, si continua verso destra in leggera discesa fino a raggiungere il convento abbandonato del Pertüs (1183 m). Percorsi pochi metri la strada d'accesso, si devia a destra raggiungendo un bivio, tralasciato a sinistra il sentiero 801, si prosegue seguendo il 571 per il Passo del Pertüs, riprendendo in breve il crinale. Raggiunta una bella "passata" caratteristico impianto venatorio di foggia lineare, con relativo pannello illustrativo del percorso ecomuseale del Pertüs, in breve si scende al Pertüs uno stretto "pertugio" sormontato da un ponticello. Arrivati al Passo del Petrüs (1193 m) si abbandona il sentiero 571 che prosegue per il rifugio Alpinisti Monzesi/La Passata - miniera e si inizia a seguire il sentiero 588. Si inizia a salire ripidamente nel rado bosco, dapprima sul fianco di ponente e poi lungo la cresta sud, fino a raggiungere la cima del Monte Ocone, sormontata da una croce metallica (1355 m). Splendido il panorama che si apre ai propri occhi, in particolare verso ponente sulla Valle dell'Adda, sulle colline moreniche brianzole e sulle lontane cime alpine dominate dal massiccio del Monte Rosa, mentre a nord dietro alla Corna Camozzera e il Resegone spiccano le Grigne. Dalla cima si inizia a scendere seguendo l'affilata cresta occidentale, percorrendo un panoramico sentiero contrassegnato da alcuni bolli gialli. Tralasciato subito il sentiero a destra (588) per la Corna Comozzera si inizia a percorrere l'aereo tracciato, ponendo una minima attenzione nei tratti più ripidi. Dopo aver percorso un tratto in cresta il sentiero piega a sinistra fino a raggiungere una stradina sterrata, che si inizia a seguire verso destra (proseguendo a sinistra si ritorna all'ex convento del Petrüs). Dopo alcuni saliscendi, la strada sterrata inizia a scendere in maniera più decisa fino a raggiungere uno spiazzo con alcuni roccoli. Si continua seguendo per un breve tratto il sentiero a destra, per poi svoltare poco dopo a sinistra iniziando a percorrere un lungo tratto a mezza costa. Raggiunta una baita si svolta a sinistra iniziando a perdere quota rapidamente verso Carenno, il sentiero è sempre ben evidente e contrassegnato da bolli gialli/rossi e blu. Raggiunte le prime case di Carenno, ci si dirige in direzione del campanile della chiesa parrocchiale dedicata a S. Brigida v. e Immacolata Concezione, per poi continuare verso sinistra raggiungendo in breve il parcheggio nei pressi del campo sportivo, chiudendo cosi questo magnifico anello.
Malati di Montagna: Silvio, Pg, Danilo e l'homo selvadego

Leucojum vernum L. (Campanelle comuni)
oggi sembrava di camminare in un giardino botanico....


verso il...


...Monte Ocone


la pianura padana e in lontananza gli Appennini


verso il....


...Monte Tesoro


i laghi brianzoli e la catena del Monte Rosa


Monte Ocone, Corna Camozzera e Resegone


Grignetta e Grignone


Passo del Pertüs, stretto "pertugio" (da qui il nome) legato alla presenza di una faglia, in corrispondenza del quale un antico e un tempo frequentato valico. Gli storici raccontano che qui, nel 1528, avvenne uno scontro tra Spagnoli e Veneziani.


Colle di Sogno - Frazione di Carenno (954 m)




panorama verso il Colle di Sogno


faggio a candelabro


dettagli e traccia gpx