L'escursione si svolge sul cupo e selvaggio versante destro della Valle Anzasca, il pendio è molto ripido e caratterizzato da fitti boschi di conifere. Anche se durante la salita non ci sono molti punti panoramici, se non sul versante opposto del vallone di Mondelli, è comunque interessante per la vista che offre dalle miniere d'oro, chiamate al tempo degli Albisini, miniera dei Valleri e Fornale.
Per tutta la settimana i mininatori risiedevano in questo piccolo villaggio operaio, poiché la distanza dal fondovalle non permetteva di raggiungerlo giornalmente. Il minerale veniva trasportato a Morghen con delle teleferiche, per poi essere convogliato a Pestarena, per il trattamento di cianurazione. Il filone di Lavanchetto era fra i più ricchi, rendeva fino a 45 grammi d'oro per tonnellata, basti pensare che nelle altre miniere la media era di 10/12 grammi.
Si percorre l'autostrada A26 fino a Gravellona Toce, per poi continuare seguendo la Statale del Sempione. All’uscita di Piedimulera, si imbocca la SS549 della Val Anzasca, dopo circa 25 km all’ingresso della galleria di Pestarena, si lascia la macchina nel parcheggio sulla sinistra.
Seguendo l'indicazione per Morghen si arriva poco dopo in località Ponte del Vaud (992 m). Nei pressi di un'abitazione privata si tralasciano le indicazioni per Pestarena/Staffa/Pecetto e si scende a sinistra seguendo la mulattiera per Morghen/Miniera del Lavanchetto. Dopo aver oltrepassato una recinzione ed un oratorio sconsacrato si scende al ponte del Vaud che si attraversa. La mulattiera prosegue in direzione del fondovalle ancora per un centinaio di metri, giunti alla palina segnavia si abbandona la mulattiera che prosegue verso Morghen e si imbocca a destra il ripido sentiero verso la Miniera del Lanchetto/Alpe Lavanchetto (B27). Si sale all'interno del bosco di conifere sotto a delle balze rocciose, arrivando in pochi minuti in un punto panoramico dove si vede la sottostante frazione Morghen. Il sentiero prosegue ripidamente ritornando con dei tornanti verso la parte rocciosa. Dopo un breve tratto in falsopiano si riprende a salire arrivando sul ciglio di un risalto, nei punti più esposti è stato messo un filo d'acciaio con dei paletti. Costeggiato un rudere di una baita, i tornanti si susseguono ripidi, lasciando poco tempo per respirare. Usciti dal bosco la vegetazione comincia a diradarsi e fra mirtilli e rododendri si raggiunge una baita con tetto in lamiera, dalla qui nelle giornate limpide si ha un panorama eccezionale sulla parete est del Rosa, la parete più alta delle Alpi. Appena sopra si arriva ai ruderi delle costruzioni che ospitavano i minatori, dove è anche posta una graziosa cappelletta (1674 m). Continuando sul sentiero che conduce al centro del vallone è possibile scorgere gli ingressi delle miniere oramai invase dalla vegetazione e le discariche di materiale. La discesa si svolge per il medesimo itinerario fino al bivio per la frazione Morghen, che si consiglia di raggiungere con una breve deviazione percorrendo la bella mulattiera (987 m).
Malati di Montagna: Lorenzo, Pg, Danilo e l'homo selvadego
Chi siete? Da dove venite? Cosa portate? Dove andate?
Si raccomanda estrema prudenza a chi avesse intenzione di avventurarsi in queste gallerie!
da Lavanchetto...
La graziosa cappelletta eretta nel 1988
Il sole anche la bufera
sian carezze per voi
che foste nella miniera
mulattiera per Morghen
per maggiori informazioni consultare
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