Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

venerdì 13 febbraio 2015

In ricordo di mio nonno Magon Silvio "Cavaliere dell'Ordine di Vittorio Veneto"

Se io sono nato è perché mio nonno è riuscito a ritornare vivo dal più grande conflitto mai visto, una carneficina che sconvolse il mondo, cambiandone il destino.
Ero troppo piccolo quando mio nonno Silvio è morto, ho avuto la fortuna di continuare a crescere con mia nonna che però non mi ha mai voluto raccontare niente.
Leggendo questo libro si può capire, attraverso gli occhi della gente comune che vi ha partecipato, la straziante avventura alla quale furono chiamati a partecipare migliaia di uomini, per lo più contadini, ignari di quello che avrebbero trovato una volta arrivati al fronte. Ricordare è il nostro compito e mai dimenticare che cosa hanno dovuto subire i nostri NONNI...!!!

La guerra dei nostri nonni
di Aldo Cazzullo


I protagonisti e della Prima Guerra mondiale non sono re o imperatori, ma sono fanti, contadini. Sono i nostri nonni.
Ascoltare i loro racconti era come discendere, per un attimo, negli inferi, rivivere le atrocità del conflitto, affondare nel buio di trincea. Ma oggi i preziosi testimoni di quel massacro non ci sono più e la responsabilità di tramandare la storia alle nuove generazioni tocca a noi.
Nell'ultimo libro 'La guerra dei nostri nonni', il giornalista Aldo Cazzullo, pone al centro del suo racconto gli eroi senza targhe e senza fanfare. Si tratta della "grande massa dei corpi sacrificati alle atrocità della guerra industriale - spiega Cazzullo - Sono i feriti, i mutilati, gli esseri rimasti senza volto, talora non in senso metaforico, come le gueules cassées, le facce deformate dalle schegge e dalle esplosioni".
Pertanto, “Il recupero della memoria della Grande Guerra, cent’anni dopo, è un dovere nei confronti dei salvati e più ancora dei sommersi. Perché il mare grande dell’oblio, talora, restituisce un frammento del grande naufragio – uno scheletro, una foto, un diario – da cui si indovina la storia di un giovane che un secolo fa era alto, bello e ben fatto, come sono oggi i nostri ragazzi”.

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