Un angolo di pace e silenzio nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, seguendo una delle antiche mulattiere reali di caccia costruite tra la fine del XIX e l'inizio all'inizio del XX sec. nella Valsavarenche. Oggi la fauna alpina in tutta quest'area è rigorosamente protetta e può così vivere senza timori. I suoni del fondovalle sono lontani, non c'è neppure la "concorrenza" di greggi o mandrie. Salendo ai piedi della Grivola e dell'Herbetet, abbiamo potuto vedere stambecchi e camosci nel loro ambiente naturale, in una tavolozza di colori autunnali che solo il bosco in questo periodo può offrire.
Percorriamo l'autostrada A5 Torino-Aosta, oltrepassata la barriera di Aosta est, usciamo al casello successivo di Aosta ovest. Proseguiamo verso Aosta e al semaforo svoltiamo a sinistra seguendo l’indicazione per Courmayeur. Superato l’abitato di Aymavilles deviamo a destra in corrispondenza dei cartelli indicatori per la Valsavarenche. Risaliamo la valle e oltrepassato il capoluogo di Degioz, continuiamo ancora per circa 3 km, fino al ponte che attraversa il torrente Savara, dove sul lato opposto c'è la frazione Maisonasse, proseguendo dopo poche centinaia di metri arriviamo a Eau Rousse 1666 m (il suo nome lo deve ad alcune sorgenti d'acqua ferruginosa), lasciamo l'auto nell'ampio parcheggio a destra in corrispondenza del cartello dell'Hostellerie du Paradis. Partiamo con una temperatura di 4°, il cielo è terso e sulle cime delle montagne sono caduti i primi fiocchi di neve, i presupposti per una giornata fantastica ci sono tutti… Risaliamo per pochi metri la strada asfaltata, per poi svoltare a sinistra attraversando il torrente Savara su un ponte in legno. Poco dopo giungiamo davanti a un grosso pannello della regione Valle d'Aosta con la descrizione dell'AV2, accanto un ulteriore cartello del parco ci informa che il sentiero che ci porterà alla meta fa parte di un percorso didattico dedicato allo stambecco, signore indiscusso di tutta l'area protetta. Risaliamo tra i campi tra due muretti a secco e da grossi mucchi di pietre, frutto di un paziente e faticoso lavoro di dissodamento. Oltrepassata una pista erbosa, iniziamo a guadagnare quota, attraversando prima una macchia d'abeti e in seguito con una serie di tornanti una conoide detritica ancora attiva, in parte ricoperta da arbusti. Arrivati in prossimità di una parete rocciosa, attraversiamo un grosso canalone franoso percorso da un torrente, che taglia perpendicolarmente la montagna, a inizio estate è possibile trovare ancora residui delle valanghe che cadono frequentemente durante l'inverno. Entrati in un bel bosco di abeti e larici, iniziamo lentamente a guadagnare quota con una serie di ampi tornanti, usciti dal bosco percorrendo un tratto in falsopiano, possiamo ammirare alla nostra sinistra lo splendido panorama sul versante opposto della valle, in particolare verso Punta Bioula 3414 m e la sottostante Casa di caccia di Orvieille, quest'ultima è una meta molto frequentata sia d'inverno che d'estate (mi permetto di consigliarla, avendola fatta per ben tre volte, raggiungendo anche il vicino lago Djuan). Dopo aver tralasciato il sentiero a sinistra proveniente da Tignet (ulteriore punto di partenza), aggirato un costone, ecco comparire l'edicola votiva e sullo sfondo le minacciose "Gorge della Grivola". Raggiunta la cappella con all'interno la Madonna Nera, in breve arriviamo alle baite di Levionaz inf. 2289 m, con il Casotto del PNGP, sulla destra poco più in alto sorge il rifugio privato Giorgio Rosenkrants. Proseguiamo per un breve tratto in piano, per poi perdere leggermente quota, fino ad avvicinarci al torrente, sul lato opposto un vecchio stambecco ci osserva. Continuando in falsopiano, dopo pochi minuti lasciate sulla nostra sinistra i ruderi di Levionz di mezzo 2366 m, iniziamo nuovamente a salire, tralasciamo momentaneamente a destra il sentiero dal quale poi faremo ritorno e dopo un lungo traverso arriviamo in breve a un piccola costruzione usata come presa d'acqua dal Casotto del PNGP. Attraversato il torrente su ponte in legno, con innumerevoli tornanti raggiungiamo un rudere, riprendiamo a salire e dopo un tratto di terreno friabile giungiamo a un bivio, lasciamo a sinistra il sentiero dell'AV2 che sale vero il Colle Lauson 3296 m e proseguendo a destra (rif. Chabod 10A) in breve arriviamo al margine del Vallone dell'Inferno, dove sono adagiate le baite di Levionz sup. 2648 m, suggestivo il panorama sulla Gran Serra 3552 m e sull'Herbetet 3778 m. Per il ritorno ripercorriamo il medesimo itinerario fino al bivio citato precedentemente, dal quale seguendo il sentiero a sinistra (nessun segnavia) ci riportiamo nuovamente a Levionz inf., dopo aver riempito le borracce alla fontana, iniziamo la discesa fino a Eau Rousse.
Malati di Montagna: Fabio, Pg, Danilo, Patrizia e Giuseppe
Come un equilibrista sul tetto del mondo, non temo di cadere, mi concentro sul mio andare avanti e intanto mi godo la vista di un incantevole panorama.
Anton Vanligt
Aggiungi un posto a tavola che c'è un amico in più
se sposti un po' la seggiola stai comodo anche tu,
gli amici a questo servono a stare in compagnia,
sorridi al nuovo ospite non farlo andare via
dividi il companatico raddoppia l'allegria.
autunno ti adoro...!!!
by Patrizia
i tre amigos...
qualcuno oggi ha deciso di oziare...
e qualcuno ha deciso di svegliarlo...
Mountains & friends....
RispondiEliminamandi
virtualmente anche a chi è lontano...mandi
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