Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 3 febbraio 2013

Dove il tempo pare davvero essersi fermato...

Dall'autostrada a A26 proseguiamo fino a Gravellona Toce, per poi continuare sulla SS33 del Sempione, fino all'uscita di Piedimulera-Vogogna. Arrivati a Vogona percorriamo via Nazionale per alcuni chilometri, per poi lasciare la macchina nel parcheggio rialzato sulla destra, dietro alla Banca Popolare di Novara.
Vogogna si trova a 226 m slm ed è un antico paese immerso nel verde della Valle Ossola e a pochi chilometri dai magnifici laghi, Maggiore, Orta, Mergozzo. La giornata si presenta ventosa ma con un cielo azzurro che risalta le cime innevate attorno, ci dirigiamo verso il borgo medievale, rivalorizzato dalla pavimentazione in ciottoli di fiume, seguendo alcuni pannelli didattici raggiungiamo in pochi minuti il Palazzo Pretorio, sede fino al 1819 del Governo dell’Ossola inferiore, dalla chiesa del XVI sec. dedicata a Santa Marta, seguiamo sulla sinistra il vicolo, giungendo in pochi istanti al castello.
La sua costruzione è attribuita a Giovanni Visconti nell'ambito di un più ampio piano di rafforzamento della rete difensiva del Ducato di Milano contro possibili incursioni vallesane dalla Svizzera. Progettato con funzioni militari e difensive, venne inglobato nel sistema perimetrale che racchiude il Borgo.
Costeggiamo sulla destra per un breve tratto le mura del castello e attraversato il torrente su un ponte imbocchiamo la mulattiera che con ripida ascesa raggiunge la piccola frazione di Genestredo, 362 m.
L'antico villaggio agricolo sorge su uno splendido balcone a solatio, le case di pietra addossate le une alle altre e percorse da stretti vicoli ricordano la sua impronta strettamente rurale. Genestredo è uno dei tre nuclei rurali ancora abitati, tutelati dal Parco Nazionale Val Grande; gli altri sono Colloro e Cicogna, la "piccola capitale".
Dalla graziosa piazzetta con fontana tralasciamo l'indicazione per la Rocca da cui faremo ritorno e continuiamo diritti da dove siamo venuti arrivando al sovrastante parcheggio accanto alla chiesetta di S. Martino. Seguiamo la strada asfaltata per una decina di metri per poi proseguire a destra seguendo il sentiero contrassegnato su una pietra come A34, purtroppo non vi è nessuna palina segnavia che indichi dove porti…!!! Dopo un breve tratto in falsopiano costeggiando una casa, il sentiero si impenna bruscamente facendoci guadagnare velocemente quota, arrivati a un bivio deviamo a sinistra seguendo il sentiero per La Ca" segnalato da una grossa freccia rossa e dalla scritta "forza, coraggio, alegar".
Il nostro suggerimento è di intraprendere questo tratto di sentiero fino all'alpeggio senza fretta, il motivo sono gli innumerevoli piccoli cartelli collocati sugli alberi con proverbi e frasi alcuni in dialetto che fanno sorridere e al tempo stesso riflettere… Giunti a La Ca proseguiamo diritti arrivando in pochi minuti ad una cappella, continuiamo a salire nel bosco incontrando alcuni alpeggi ormai abbandonati, a ricordo di una vita passata che non tornerà più...o forse... Ben presto arriviamo ad un bivio nei pressi di un colletto, pieghiamo verso destra salendo alla base di un traliccio per l'alta tensione, il sentiero segue ora il profilo della dorsale facendoci guadagnare velocemente quota, a sinistra sul versante opposto si vedono le baite dell'alpe Marona e al centro del vallone i resti della cava della Cremosina, dove si ricavavano le beole. Il vento soffiando tra gli alberi crea strani rumori, talvolta alquanto sinistri, non per niente siamo nell'area più selvaggia d'Europa…!!! Giungiamo finalmente alle baite diroccate dell'alpe Pianoni (I Casai) 935 m, il sentiero prosegue in salita sulla sinistra delle baite per poi piegare verso destra arrivando a un bivio, tralasciando la traccia sulla sinistra verso l'alpe Sui e l'alpe Marrona, continuiamo invece diritti verso l'alpe Capraga. Il sentiero dopo un tratto in falsopiano scende lungo un canalino attrezzato con alcune catene, per poi proseguire più agevolmente arrivando a Bortual 951 m indicato sulle carte come Capraga (Cravaga in dialetto, luogo delle capre). Vale la pena visitarlo perché le case sono strette le une alle altre in un groviglio di viuzze e di passaggi coperti. Seguendo i segnavia raggiungiamo una palina segnavia accanto a una fonte, proseguiamo in direzione di S. Bernardo scendendo lungo la stradina asfaltata ad uso privato. Dopo una serie di tornanti in un tratto di strada pianeggiante in vista della chiesa, seguiamo il sentiero a destra che scende verso i rustici di Biogno 818 m (Biuagn), antico paese con belle case di pietra, in perfetta armonia con l'ambiente circostante. Volgendo ora a sinistra dopo aver attraversato il torrente, in breve arriviamo alla graziosa chiesa di San Bernardo del XV sec., dove ci fermiamo per la meritata pausa ristoratrice. Dalla palina segnavia accanto alla chiesa proseguiamo in direzione di Colloro, raggiunta una cappella ci soffermiamo qualche istante ammirando il panorama. Riprendiamo a scendere lungo la mulattiera entrando nel bosco, il percorso perde quota gradatamente e senza quasi accorgercene arriviamo nella piazzetta della frazione di Colloro, frazione del Comune di Premosello Chiovenda, adagiata su una solare terrazza che domina l'Ossola fino al lago Maggiore ed è punto di partenza o arrivo della famosa traversata classica della Val Grande.
Dalla Chiesa di S. Gottardo (XVI sec.) seguiamo sulla destra via Fontana, arrivati a una fermata del bus proseguiamo diritti seguendo le indicazioni per il torchio, ci inoltriamo tra le antiche abitazioni, su una delle quali troviamo l'indicazione per Vogogna, al termine del paese ci immettiamo sul sentiero, che all'inizio risulterà ampio ma che man mano che si prosegue si restringerà. Fino al bivio il percorso segue le curve della montagna senza particolari difficoltà, dal bivio proseguiamo a sinistra tralasciando la deviazione sulla destra per la palestra di roccia (noi siamo saliti fino alla base della parete dove abbiamo trovato alcuni ragazzi che si accingevano a percorrere alcune vie). Al bivio sulla sinistra dietro a una grossa roccia troviamo sul segnavia rosso/giallo/roosso l'indicazione per "la Rocca", un grosso ramo sbarra l'accesso a questo sentiero non sappiamo se è stato messo apposta per proibire il proseguimento o se involontariamente è caduto. Noi comunque l'abbiamo percorso fino alla Rocca e a nostro giudizio è sicuramente un sentiero poco frequentato con alcuni passaggi che richiedo cautela e l'uso delle mani, è comunque sempre segnato, da alcune frecce e da qualche bollo arancione, una curiosità che abbiamo incontrato su alcuni grossi blocchi di pietra, alcune piante di fichi d'india con annessi frutti e una piccola vipera che fuggiva sul sentiero…siamo agli inizi di febbraio…!!! Arrivati al bivio per la Rocca prima di ritornare a Genestredo decidiamo di seguire il sentiero a sinistra arrivando dopo pochi minuti alla Rocca. È sicuramente una visita che non può mancare anche perché da questa posizione il panorama sull'Ossola è davvero eccezionale. Ritornati al bivio proseguiamo diritti e attraversato un ruscello in breve ritorniamo a Genestredo da qui in poi ripercorriamo il medesimo sentiero fatto al mattino. In conclusione bisogna proprio ammettere che entrare in Val Grande è come varcare un mondo che forse non esiste più in nessuna altra parte d'Italia, non per niente è l'area wildrness più vasta d'Europa.
Malati di Montagna: Pg, Danilo e Fabio

by Danilo
chissà dove vuole andare...!!!


by Fabio
Castello Visconteo a Vogogna


Genestredo


sul sentiero per Capraga


verso la chiesa di San Bernardo


sul sentiero per Colloro


verso la "Rocca"


la Rocca di Vogogna

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