Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

sabato 30 giugno 2012

Girovagando sotto al Pizzo Arera

Dall’autostrada A4 usciamo a Bergamo e seguiamo le indicazioni per la Valle Seriana, arrivati a Ponte Nossa svoltiamo a sinistra risalendo la Valle del Riso. Oltre il Passo di Zambla scendiamo a Zambla Alta e dopo pochi minuti svoltiamo a destra in Via Plassa, proseguiamo ora seguendo le indicazioni per il Camping Arera. Oltrepassato il campeggio, continuiamo lungo la strada asfaltata "non collaudata" fino agli impianti di risalita dismessi, dove c'è un'ampia area per parcheggiare 1600 m.
All'inizio del parcheggio nei pressi di un pannello del Parco delle Orobie Begamasche seguiamo la sterrata che prende quota gradatamente, lasciando sulla sinistra alcuni vecchi edifici, proseguiamo seguendo i segnavia bianco rossi, davanti a noi vediamo l'Arera con le nuvole che già lo ricoprono… Continuiamo sull'ampio sentiero fino a incrociare la strada sterrata di servizio al rifugio che tralasciamo per svoltare a destra su una stradina inerbita, su un sasso troviamo i segnavia 237-244.
Continuiamo in leggera salita lungo una vecchia pista da sci, passiamo tra due muretti in cemento su uno dei quali vediamo la scritta Camplano Leten, piegando a sinistra proseguiamo su un sentiero tra i prati.
Continuando a mezzacosta con lievi saliscendi ci immettiamo su una stradina che scende dal Rifugio Capanna 2000, andiamo verso destra alternando alcuni brevi tratti in leggera salita, sulla sinistra possiamo osservare l'Arera sempre più coperto dalle nuvole mentre davanti il Grem e sulla destra l'Alben.
Raggiungiamo la Baita Zuccone 1800 m che consta di due edifici affiancati, proseguiamo in discesa e poi, con minore pendenza, arriviamo ad una vasca in cemento che raccoglie l'acqua di un piccolo torrente che scende ripidamente da sinistra. Continuiamo in falsopiano seguendo i bolli bianco/rossi, in questo tratto ci fermiamo sovente ammirando e fotografando alcune splendide fioriture che Piergiorgio pazientemente ci illustra, tra cui alcuni bellissimi esemplari di Giglio di San Giovanni, mi domando dopo tanto tempo che lo conosco come fa ha ricordarsi il nome di tutti i fiori e piante che incontriamo....potrò mai diventare bravo come lui???
Costeggiamo una gola che scende ripidamente alla nostra destra e in fondo alla quale scorre un torrente, proseguiamo in discesa e dopo pochi minuti guadiamo il torrente. Torniamo a salire raggiungendo un bivio, andiamo verso sinistra tralasciando il sentiero verso Zambla, in breve giungiamo in una valletta. Dopo un breve tratto in piano passando accanto a una grossa pozza, riprendiamo a salire seguendo una delle tante tracce in cui si è diviso il sentiero arrivando alla Bocchetta di Camplano 1840 m, davanti sulla destra a poca distanza la Baita Camplano.
Proseguiamo quasi in piano mantenendoci sulla sinistra, il sentiero si divide in varie tracce ma è comunque ben intuibile, poco dopo in basso sulla destra vediamo una valletta attraversata da un torrente con la solitaria Baita di Valmora.
Rimanendo a sinistra e seguendo i segnavia ora più radi, iniziamo a scendere con poca pendenza, dopo un tratto in falsopiano attraversiamo il torrente che poco prima vedevamo dall'alto. Pieghiamo ora a destra iniziando a percorrere un tratto in leggera salita oltrepassato il letto di un torrente in secca dopo un breve consulto decidiamo che per oggi può bastare, il rifugio Luigi Santamaria in Leten una delle nostre probabili mete dovrà aspettare. Ritornati sui nostri passi arriviamo nuovamente alla baita Zuccone, decidiamo di andare a bere qualcosa al rifugio Capanna 2000 che vediamo in alto sulla destra. Davanti alle baite seguiamo il sentiero contrassegnato da segnavia bianco/rossi e da alcune frecce rosse. Dopo un primo tratto ripido, proseguiamo a mezza, arrivati sotto al rifugio riprendiamo nuovamente a salire piegando leggermente a sinistra e in breve arriviamo in località Pian Cansaccio dove sorge il rifugio 1960 m. Prima di consumare la tanto sospirata bevanda refrigerante, saliamo a monte dell'edificio dove possiamo osservare alcuni interessanti itinerari che mettiamo in nota nelle cose da fare, oltre alla salita al Monte Arera, vi è anche l'interessantissimo "Sentiero dei fiori" che attraversa a quota 2000 metri i ghiaioni della Val d'Arera e del Mandrone, offrendo un ricco panorama montano e sfiorando alla base le maestose pareti dell'Arera, e della Corna Piana fino a raggiungere il passo Branchino.
Purtroppo tutto e avvolto nelle nuvole, ma proprio nel momento in cui decidiamo di scendere al rifugio, una folata di vento per alcuni secondi ci permette di ammirare le spettacolari pareti dolomitiche dell'Arera. Dopo la pausa per la via del ritorno seguiamo la strada sterrata che scende direttamente al parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto. Luoghi affascinanti dove sicuramente faremo ritorno magari in una giornata un po' meno afosa…!!!
Malati di Montagna: PG (Piergiorgio), Danilo e Fabio



 Baita Zuccone 1800 m


Paradisea liliastrum - Giglio di monte


Giglio di San Giovanni


Baita Camplano 1830 m


Baita di Valmora


Achillea moschata - Millefoglio muschiato


Gymnadenia odoratissima - Manina profumata


Monte Arera


rifugio Capanna 2000

domenica 24 giugno 2012

Sui sentieri dei Celti

Dall'autostrada A4 prendiamo l'uscita di Pont-Saint-Martin, allo stop giriamo a sinistra ed imbocchiamo la SS26 fino a Bard. Dopo pochi minuti, giunti ad una rotonda svoltiamo a sinistra per Champorcher attraversando su un ponte la Dora Baltea. Arrivati ad Hône seguiamo la Strada Regionale 2 che risale la Valle di Champorcher, oltrepassato prima il borgo di Pontbozet giungiamo nel capoluogo. Nei pressi di Château andiamo a destra, seguendo le indicazioni per Mont Blanc, Lago Miserin e Dondena. Oltrepassiamo i borghi di Gran Mont Blanc e Petit Mont Blanc, lasciando la macchina nel grande parcheggio a sinistra prima di Cort 1695 m.
Dalla palina segnavia posta sulla destra all'inizio del parcheggio imbocchiamo il sentiero n. 11. Dopo pochi metri giunti ad un bivio trascuriamo la traccia a sinistra diretta al Lago Muffé, e proseguiamo diritto tagliando in quota gli ampi pascoli. Attraversato una folta macchia di abeti rossi, il sentiero prosegue in diagonale e s'immette nel sentiero proveniente da Cort. Continuando in falsopiano arriviamo ad un bivio dove svoltiamo a sinistra, aggirato un impluvio giungiamo ad un belvedere affacciato sui pascoli di Arcomy, oggi però causa le nuvole che salgono dal fondovalle si vede poco o niente… La pendenza aumenta e destreggiandoci tra alcuni tronchi caduti al suolo proseguiamo verso la cresta spartiacque, raggiungendo il Col Terre Rousse 2024 m. Tralasciando il sentiero a sinistra che segue l'ampio crinale, ci abbassiamo seguendo il sentiero 3D sul versante opposto tra gli ontani, il tracciato piega a sinistra e si porta al disotto del valico ovest, all'altezza di un torrente.
Non considerando il sentiero a destra che discende all'Alpe Brenva e ad Issogne, proseguiamo diritto seguendo il segnavia 3AF, stando attenti ai segni di vernice gialla e agli omini pieghiamo a destra in direzione Nord portandoci su di un basamento roccioso alla testata del Vallone di Brenva. Oltrepassato un ruscello, risaliamo a sinistra i dirupi di Cime Perche, a lato di una pietraia. Proseguiamo sulla sinistra di una caratteristica rupe salendo a sinistra del torrente che, a quota superiore, forma una cascata, sino ad immettersi nell'altopiano. Proseguiamo verso il grosso omino e passando alle spalle di una baita diroccata saliamo a destra seguendo labili tracce, abbandonato momentaneamente il sentiero principale risaliamo a destra e oltrepassato un dosso arriviamo al Lago Couvert 2293 m ridotto oramai a una torbiera. Poco distante su alcune grosse pietre con un omino sopra, si possono osservare diverse incisioni rupestri raffiguranti scale, volti e croci, risalenti al periodo celtico, c'è anche un menhir che però noi non abbiamo trovato?!?
Riprendiamo il sentiero principale giungendo in breve ad un bivio, tralasciamo il sentiero a destra verso il bivacco uso forestale e proseguiamo a sinistra seguendo i segnavia 3B-102 che, a svolte e con una diagonale giunge al Col de Pana 2319 m.
Continuiamo sull'ampio sentiero a destra attraversando a mezza costa il versante sud fino ad un sasso con una grossa freccia nera, da qui seguendo la ripida traccia arriviamo in cima al Monte de Panaz 2512 m, nelle giornate limpide si ha un'eccezionale panorama sul gruppo del Rosa e il Cervino, oggi purtroppo attorno a noi solo il bianco candore delle nuvole…ma che ha ugualmente il suo fascino…altrimenti che MALATI DI MONTAGNA saremmo…!!!
Ritornati al bivio precedente proseguiamo fino al Col de la Croix, dove ci concediamo una pausa. Ripreso il cammino arriviamo in breve ad un grande omino, seguiamo ora il sentiero con segnavia 10C e senza particolari problemi arriviamo a incrociare la larga mulattiera che sale al Colle del Lago Bianco. Continuiamo a perdere quota giungendo al Bar Ristoro Muffè 2080 m, con accanto l'omonimo lago, entrati in un bel bosco continuiamo a scendere costeggiando il torrente sulla destra, dopo averlo attraversato su un ponticello in legno, usciamo all'aperto passando a poca distanza da una baita, rientrati nuovamente nel bosco brevemente arriviamo sulla strada asfaltata, da dove in pochi minuti scendiamo al parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto al mattino.
Malati di Montagna: Danilo e Fabio
si inizia così...


nel bosco...


verso il Col Terre Rousse


i fiori non mancano di certo...


prima del pianoro...


a volte le prospettive ingannano!!!


le nuvole avanzano...


incisioni rupestri


quello che rimane del Lac Couvert 2293 m


si sale al Col de Pana 2319 m


cosa mai starà fotografando...?!?


la cresta che scende dal Mont de Panaz 2512 m


sul pianoro del Mont de Panaz...attorno il nulla...


o quasi...


Col de la Croix 2286 m


ristoro lago Muffé 2080 m


non poteva finire diversamente...


sabato 16 giugno 2012

Laghi artificiali, laghi naturali, stagni, pozze e torenti, insomma non manca certo l'acqua!

Le Alpi Orobie racchiudono al loro interno piccoli e grandi laghi alpini. Bacini naturali di origine glaciale splendidi per colore e suggestione. In alta Val Seriana, nella conca di Aviasco, fra i monti Cablanca 2601 m, Monte Madonnino 2502 m e Monte Pradella 2502 m, incontreremo i laghi di Aviasco, Cernello, Campelli, Succotto e il grande lago Nero, con il rifugio omonimo.
Tali laghi di origine naturale sono stati modificati, negli anni 20 dall’opera umana, quando le industrie Crespi ne innalzarono il livello creando il sistema di captazione, ancora attivo, utile alla produzione di energia elettrica. Un connubio apparentemente contrastante fra natura e storia dell’uomo che conserva tuttavia grande fascino e bellezza.

Dall'autostrada A/4 direzione Venezia prendiamo l'uscita di Bergamo, proseguiamo seguendo le indicazioni per la Valle Seriana, arrivati a Ponte Nossa svoltiamo a sinistra in direzione Valbondione. Proseguiamo sulla strada provinciale che attraversa i paesi di Villa d’Ogna ed Ardesio, per poi svoltare a sinistra verso Valgoglio. Arrivati in Piazza Tiraboschi continuiamo diritti verso la parte alta del paese, al secondo parcheggio sulla sinistra lasciamo l'auto, sul lato opposto un cartello in legno indica il sentiero dal quale faremo ritorno.
Ci incamminiamo sulla strada asfaltata verso la località Bortolotti, arrivando dopo circa 20/30 minuti 1142 m, per chi vuole accorciare l'escursione può arrivare fin qui con l'auto, oltre a un piccolo spazio da qualche tempo è stato costruito un parcheggio a pagamento dal comune, ovviamente da evitare se si vuole fare l'intero giro qui descritto! Imbocchiamo il sentiero 228/268 che si inoltra quasi immediatamente in un fitto bosco, costeggiamo e intersechiamo in alcuni tratti la condotta forzata proveniente dai sovrastanti laghi. La salita anche se in alcuni tratti risulta ripida è resa piacevole dallo splendido bosco che si attraversa, costeggiato brevemente un torrente sulla destra giungiamo ad un bivio su di una sterrata, tralasciando la deviazione a destra che useremo al ritorno, proseguiamo sul lato opposto seguendo le indicazioni per il lago Nero e Cerrnello. Dopo un tratto in falsopiano, riprendiamo a salire arrivando ad una fresca fontana, usciti definitivamente dal bosco ci ritroviamo in un'ampia radura, dalla palina segnavia proseguiamo a sinistra verso la Capanna Lago Nero, tralasciando la sterrata che sale davanti a noi e dalla quale faremo ritorno. Dopo un primo tratto in falsopiano, torniamo a salire ripidamente contornando una parete rocciosa, sulla sinistra la vista si apre e regala un'ampia veduta sulla vallata. Con una serie di tornanti raggiungiamo un grande masso piatto sulla sinistra, ottimo punto panoramico sulla cascata, riprendiamo a salire su alcuni gradini di pietra, in alto su di un promontorio scorgiamo la Capanna Giulia Maria. Dopo un tratto con fondo roccioso scendiamo leggermente verso i vari edifici di servizio alle dighe, dalla palina segnavia continuiamo seguendo il sentiero 268, costeggiamo la condotta forzata, per poi svoltare decisamente a destra, iniziando a salire in maniera decisa. Passiamo accanto ad una grande parete di roccia e continuando su una bella mulattiera selciata giungiamo a un bivio, tralasciamo il sentiero a sinistra che con una breve salita conduce alla Capanna Giulia Maria e seguendo invece le indicazioni su un cartello proseguiamo verso la Capanna Lago Nero che raggiungiamo in pochi minuti 1970 m. Ci fermiamo qualche istante dissetandoci alla fontana con accanto un pannello recante una cartina della zona, riprendiamo a salire dirigendoci verso il muraglione della diga del Lago Nero. Continuiamo seguendo le indicazioni per il Lago d'Aviasco, il sentiero prosegue in falsopiano regalandoci splendidi scorci sul lago Nero, riprendiamo a salire verso destra e perdendo leggermente quota arriviamo al Lago d'Aviasco con la su caratteristica diga che attraversiamo. Dopo aver gustato del magnifico panorama sul Monte Pradella, sul lato opposto dello sbarramento seguiamo il sentiero a destra che prosegue in falsopiano. rimanendo alti sul canyon sottostante dove scorre il torrente, volgendo nettamente a sinistra iniziamo a perdere quota, alcuni cavi assicurano il proseguimento in caso di ghiaccio, scendiamo ripidamente arrivando in una valletta. Riprendiamo a salire verso i laghi Campelli 2046 m, prima di arrivare alla diga deviamo a sinistra e passando su alcuni sbarramenti artificiali giungiamo in riva al lago dove ci concediamo una meritata pausa. Una volta ripreso il sentiero in breve arriviamo alla diga, dove accanto a un edificio scorgiamo uno stambecco, intento a leccare il salnitro. Iniziamo a scendere verso il lago naturale Campelli e raggiunto lo specchio d'acqua, lo contorniamo sulla sponda sinistra, dopo una breve salita iniziamo a vedere sotto di noi il Lago Succotto, il sentiero prosegue arrivando nell'unico tratto dell'intero percorso dove occorre prestare un minimo di attenzione, una ripida scala formata da alcuni gradini in cemento e pietra protetta da ambo i lati da alcune funi in metallo. Superato anche questo divertente tratto in pochi minuti giungiamo sulla diga del lago Cernello 1958 m e in breve al rifugio Baita Cernello. Negli anni 50 era una costruzione di servizio per gli operai che lavoravano nella realizzazione della vicina diga. in seguito venne utilizzato dai pastori come ricovero per le mandrie, infine nel 1978 è stato risistemato e trasformato in rifugio.
Dopo una breve pausa riprendiamo il cammino seguendo l'evidente sentiero, arrivati alla diga del lago Succotto1854 m, svoltiamo a sinistra rimanendo alti sugli edifici dai quali siamo transitati al mattino. Giunti ad un bivio tralasciamo il sentiero a destra che scende verso gli edifici e seguendo i segnavia bianco rossi iniziamo a scendere verso l'ampio vallone sulla sinistra. Il sentiero scende contornando il versante della montagna e arriva a incrociare la strada sterrata dalla quale in breve arriviamo al bivio incontrato al mattino. Rientriamo nel bosco e seguiamo il medesimo percorso fatto al mattino fino al bivio poco prima del ponticello in legno.
Tralasciamo il sentiero da cui siamo saliti al mattino e proseguiamo sulla strada sterrata seguendo le indicazioni per S. Antonio/Valgoglio, all'altezza di un tornante abbandoniamo il percorso principale e seguiamo il sentiero sulla sinistra contrassegnato da alcuni segni di vernice bianco/rossi. Perdiamo velocemente quota arrivando a incrociare una strada asfalta, proseguiamo a destra per qualche minuto fino ad un bivio, abbandonata la strada asfaltata svoltiamo a sinistra su sterrata seguendo le indicazioni dell'agriturismo Ca' di Racc. Dopo qualche metro riprendiamo il sentiero sulla destra che scende per poi continuare su una bella mulattiera selciata, continuando a seguire i segni di vernice bianco/rossi arriviamo su una strada asfaltata e in pochi minuti al parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto.
Escursione lunga e dal notevole dislivello ma molto appagante, i sentieri sono sempre ben segnalati anche se nell'ultima parte bisogna stare attenti ai segnavia....!!!
Malati di Montagna: Danilo e Fabio
nel bosco...


...fuori dal bosco


la diga del Lago Succotto


Lago Resentino


Capanna Giulia Maria


Capanna Lago Nero


verso il Lago d'Aviasco


Lago d'Aviasco 2070 m...con poca acqua...


Lago Nero


nuova prospettiva del Lago Nero


Laghi Campelli 2046 m


Lago Succotto 1854 m


chissà dove starà andando...


scala verso il paradiso...!!!


Lago Cernello 1958 m
Baita Lago Cernello


sulla via del ritorno


sulla via del ritorno...seconda parte

domenica 10 giugno 2012

La piramide del monte Tobbio tra Piemonte e Liguria

Dall'autostrada A7 direzione Genova prendiamo l'uscita Serravalle Scrivia, alla prima rotonda ci dirigiamo a sinistra transitando tra le case di Serravalle, fuori dal paese proseguiamo seguendo le indicazioni per Voltaggio. Arrivati nella graziosa cittadina di Voltaggio 342 m, importante centro della Val Lemme, parcheggiamo l'auto nell'ampio parcheggio in piazza Principe Gerolamo de Ferrari.
Ultimati i preparativi a lato del parcheggio ci incuriosisce una scritta su una meridiana omnes vulnerant, ultima necat, che tradotta letteralmente, significa tutte feriscono, l'ultima uccide, questo motto è attribuito a Seneca il Vecchio o il Retore. Dopo questa curiosità proseguiamo passando accanto all'Oratorio di S. Antonio Abate, da dove faremo ritorno e continuando per Via Cesare Anfosso in pochi minuti arriviamo in piazza Garibaldi dove è sita la chiesa parrocchiale dell'Assunta e dei Santi Nazario e Celso. Proseguiamo sul lato destro della chiesa e arrivati all'inizio di una scalinata troviamo i segnavia del Parco Capanne di Marcarolo, saliamo costeggiando un antico muretto a secco, oltrepassati i ruderi di una vecchia abitazione svoltiamo a sinistra raggiungendo in breve i ruderi dell'antico castello di Voltaggio. Proseguiamo all'interno di un bosco misto di latifoglie e conifere, questo tratto di percorso è caratterizzato dalla presenza di un percorso ginnico al termine del quale giungiamo ad un bivio, proseguiamo diritti sulla strada sterrata, tralasciando a sinistra il sentiero che utilizzeremo al ritorno. Seguiamo il percorso principale, continuando la salita in un fitto bosco di castagno che in questo tratto ricopre l'inizio della costa Cravara, giunti ad un bivio seguendo le indicazioni della palina segnavia pieghiamo a sinistra, seguendo un largo sentiero che man mano si restringe, con vari saliscendi attraversiamo una luminosa pineta, arrivando con una breve discesa in prossimità del Pulpito del Diavolo, luogo che sovrasta la valle dove scorre il rio Lavezze. Siamo all'interno di un bellissimo bosco di pino nero e alzando gli occhi riusciamo a intravedere la chiesetta sul monte Tobbio, arrivati ad un bivio continuiamo sulla destra verso il valico degli Eremiti, tralasciando il sentiero che sale al passo della Dagliola e che utilizzeremo al ritorno, in questo modo si ha la possibilità di compiere un bellissimo giro ad anello di ampio respiro. Perdiamo leggermente quota e dopo aver attraversato un torrente le cui acque scorrono sotto cumuli di rocce, iniziamo un bellissimo percorso in leggera salita che ci porta a incrociare il sentiero che sale dal passo degli Eremiti, tralasciato tale sentiero seguiamo le indicazioni a sinistra (cerchio sbarrato). Iniziamo a salire percorrendo una serie di tornanti, il panorami man mano si allargano offrendoci vedute fantastiche, piegando a sinistra oltrepassiamo una cengia rocciosa e in breve giungiamo a incrociare il sentiero che arriva dal passo della Dagliola e che utilizzeremo al ritorno. Dalla palina segnavia proseguiamo seguendo il sentiero principale e tralasciando le varie scorciatoie, la chiesetta è sempre più vicina e in breve eccoci in cima al monte Tobbio. Dai 1092 m della vetta, se la giornata è limpida, la vista spazia, partendo da sud, su: i laghi del Gorzente, la Madonna della Guardia e il Mar Ligure, distante soli 18 km in linea d'aria; il Beigua; le Alpi Liguri, le Alpi Marittime con ben riconoscibili Argentera e Matto, le Cozie con il Monviso; Gran Paradiso, Cervino e Rosa; più vicini, i colli Tortonesi, verso NE-E Giarolo ed Ebro, e la catena dell'Antola; le Rocche del Reo Passo; infine, a SE, i vicini Monte Leco, Taccone e Figne; in giornate di eccezionale visibilità, è visibile addirittura la Corsica. Il Tobbio è naturalmente anche un balcone di prim'ordine sulla pianura piemontese. 
Accanto alla bianca chiesetta, edificata nel 1899 e dedicata a N.S. di Caravaggio, è stato annesso un locale rifugio del CAI di Novi Ligure, dopo un breve pausa causa il vento e alcune nubi minacciose decidiamo di far ritorno. Scendiamo seguendo un sentiero che ci porta direttamente alla palina segnavia, proseguiamo a destra per il passo Dagliola, in un ambiente caratterizzato da radi pini e arbusti piegati dal vento, giunti al passo a 856 m seguiamo le indicazioni a sinistra per Voltaggio. Perdiamo velocemente quota sotto alle pendici del monte Tobbio arrivando al bivio per il passo degli Eremiti, da qui in poi seguiamo il percorso fatto all'andata, l'unica deviazione che ci concediamo è seguire il sentiero a destra al termine del percorso ginnico che ci riporta direttamente in paese, da dove svoltando a sinistra arriviamo in pochi minuti al parcheggio dove abbiamo lasciato l'auto.
Malati di Montagna: Danilo e Fabio

il Tobbio è ancora lontano...


iniziano i panorami


si sente e si vede che siamo a pochi km dalla Liguria


la vista spazia ovunque...

 

in ogni direzione...


dal Tobbio verso i laghi del Gorzente


la chiesetta in cima...


Danilo sulla costa Cravara...