Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 6 maggio 2012

Abbiamo preso le armi per la libertà di tutti

Ho deciso di intitolare il post scrivendo la frase che è riportata sul Sacrario ai Caduti del San Martino, è nostro dovere ricordare che uomini e donne hanno donato la loro vita per la nostra libertà, quella libertà che ancora in molti paesi del mondo non c'è...

Dall'autostrada A8 prendiamo l'uscita Azzate/Buguggiate e seguiamo la SP1 fino a Gemonio da dove proseguiamo sulla SS394, arrivati a Casalzuigno svoltiamo a sinistra per Arcumeggia che raggiungiamo dopo una lunga serie di tornanti.
Arcumeggia (570 m) è un piccolo borgo immerso nel cuore verdeggiante della Valcuvia, oltre ad essere il più noto paese dipinto in provincia di Varese, Arcumeggia è stata la prima esperienza di "Galleria all'aperto dell'affresco" in Italia.
È appena finito di piovere e le nuvole sembrano incollate alle montagne, ma siamo rincuorati dalle previsioni meteo che prevedono un miglioramento già a metà giornata. Seguendo i segni di vernice giallo/verde della 3V (Via Verde Varesina e dell'Anulare Valcuviano) passiamo accanto al lavatoio e in breve giungiamo ad un bivio con alcuni cartelli, seguiamo la mulattiera erbosa a sinistra che sale ripidamente in un bosco di castagni, il silenzio è interrotto solo dal gocciolare dell'acqua che scende dagli alberi, attraversiamo un torrente che nel suo scorrere verso valle forma alcune suggestive cascatelle, in questo ambiente fiabesco non potevano mancare due caprioli che appena ci sentono scompaiono come fantasmi nel fitto bosco. Raggiunte un gruppo di baite ristrutturate pieghiamo a sinistra raggiungendo in breve l'alpe Perino 750 m, da qui in poi continuiamo sulla carrareccia militare fin quasi sulla cima del M. San Martino. Guadagniamo quota lentamente con alcuni tornanti in un bosco più o meno fitto di querce, castagni,  faggi, betulle, noccioli e cornioli, senza accorgercene ci ritroviamo in mezzo alle nuvole che creano attorno a noi un'atmosfera quasi surreale. Dopo aver oltrepassato i tralicci di un elettrodotto abbandoniamo momentaneamente la sterrata per proseguire sulla sinistra, seguendo le indicazioni per San Michele (scritta bianca su un sasso), seguendo i segni di vernice bianco/rossi saliamo ripidamente nel bosco e arrivati alla base di alcune roccette proseguiamo sulla sinistra seguendo un'esile traccia che in pochi minuti ci conduce alla cima del Monte Colonna 1203 m. Purtroppo oggi i panorami non erano nemmeno auspicabili, ma la foto in vetta la facciamo comunque avendo come sfondo il bianco delle nuvole che ci circondano.
Ritornati sulla strada militare proseguiamo sulla sinistra seguendo le indicazioni per San Martino, incrociata la strada asfalta la seguiamo in salita raggiungendo in pochi minuti il Sacrario dei Caduti del San Martino.

LA BATTAGLIA DEL SAN MARTINO
L'8 settembre del 1943 il governo italiano sottoscrisse l'armistizio con gli anglo-americani, immediatamente Hitler ordinò alle sue truppe di occupare la penisola e di deportare in Germania quanti idonei alle armi non avessero accettato di arruolarsi nell'esercito della repubblica fascista costituita da Mussolini dopo che i tedeschi l'ebbero liberato dalla prigionia sul Gran Sasso. I più ardimentosi scelsero allora la ribellione per resistere al tracotante straniero e ai suoi alleati in camicia nera e diedero inizio alla guerra di liberazione.
Su questo monte San Martino si raccolsero duecento giovani in maggioranza militari sbandatisi dopo l'armistizio richiamati da un magnifico comandante il colonnello Carlo Croce che assunse il nome di battaglia giustizia e battezzò la sua formazione Gruppo Cinque Giornate, le popolazioni delle città e dei paesi vicini aiutarono i partigiani fornendo loro armi, munizioni, viveri raccolti e trasportati con il rischio di essere sorpresi dai nazifascisti e di subire gravi persecuzioni. Il colonnello Croce avrebbe voluto fare della montagna una fortezza inespugnabile in grado di resistere per lungo tempo agli assalti nemici. Il piano era ambizioso e coraggioso ma difficilmente realizzabile, invano superiori militari e rappresentanti del comitato di liberazione nazionale invitarono i ribelli del San Martino a scegliere una strategia meno rigida e rischiosa. Il previsto attacco tedesco ebbe inizio il 13 e si concluse il 15 novembre 1943 con la sconfitta del Gruppo Cinque Giornate, furono gli aerei a preparare con un nutrito bombardamento l'azione dei soldati germanici che i partigiani contrastarono eroicamente finché non furono sopraffatti dalla preponderante forza del nemico. L'esistenza di un sistema di gallerie costruite durante la prima guerra mondiale, consentì alla maggior parte dei combattenti italiani di riparare in territorio elvetico, ma due partigiani caddero durante il combattimento e altri catturati durante lo scontro armato, furono fucilati dai tedeschi. Duecento soldati germanici sarebbero caduti, secondo fonti ufficiali durante il combattimento. Il colonnello Croce entrato per ultimo nelle gallerie, riusci a riparare in Svizzera ma rientrato poco tempo dopo in Italia per riprendere il suo posto nella guerra di liberazione fu arrestato dai tedeschi e massacrato. Il combattimento del San Martino fu il primo fatto d'arme della resistenza italiana, se il suo risultato fu dal punto di vista militare a causa anche della mancanza di esperienza della guerra per bande, sfortunato esso ebbe un valore altissimo sul piano morale e convinse molti dubbiosi a contribuire la lotta contro i nazifascisti.

Un sentiero sul lato opposto da dove siamo entrati in breve ci conduce sulla cima del Monte San Martino 1087 m con l'omonimo oratorio del sec. XI, dedicato a Martino vescovo di Tours. All'alba del 15 novembre 1943, dieci partigiani della formazione - Esercito Italiano Gruppo "Cinque Giornate" Monte San Martino - guidati dal Ten. Alfio Manciaghi (Folco) spianano le loro armi contro il gruppo d'assalto tedesco proveniente da Arcumeggia, composto da circa 80 uomini del Reggimento di Polizia e contro il plotone della Guardia di Frontiera e i gruppi di polizia in arrivo da San Michele. Secondo il piano predisposto dal Comandante del Gruppo Partigiano, Ten. Col. Carlo Croce, l'azione del San Martino deve costituire motivo di disturbo nei confronti dei tedeschi al fine di rallentare la loro discesa verso le postazioni fortificate di Vallalta. Verso le ore 12, dopo un bombardamento aereo che non arreca danni né agli uomini né all'edificio sacro, i tedeschi attaccano la vetta. Nonostante l'eroica resistenza, i partigiani vengono sopraffatti e sei di loro catturati. I prigionieri saranno fucilati il mattino successivo insieme ai compagni rastrellati durante la battaglia, dopo aver subito sevizie e torture. L'Oratorio di San Martino, Monumento Nazionale, verrà completamente distrutto dai nazifascisti, senza alcuna giustificazione, nel pomeriggio di  giovedì 18 novembre 1943, per poi essere ricostruito fedelmente dopo la guerra.
Dopo aver bevuto un buon caffè nel vicino ristoro "San Martino" di proprietà della Provincia di Varese, aperto tutti i weekend e festivi, da marzo a novembre (cell. 338.9523480), riprendiamo il cammino ripercorrendo la strada asfaltata, arrivati nuovamente alla palina segnavia continuiamo a seguire la strada per poche decine di metri per poi svoltare sulla destra seguendo il sentiero contrassegnato dai segni di vernice bianco/rossi. Incrociata nuovamente la strada la seguiamo arrivando in breve ad uno slargo con una stradina sterrata sulla destra che seguiamo. In pochi minuti giungiamo all'alpe di Duno in località Cantonaccio 811 m. Dalla palina segnavia tralasciamo le varie indicazioni e scendiamo leggermente rimanendo sul lato destro del pascolo con alcuni cavalli e capre, attraversiamo un torrente su un ponte in pietra e seguendo la sterrata arriviamo in località Bisio 785 m con una baita ristrutturata. Dalla palina segnavia seguiamo le indicazioni per Arcumeggia, iniziamo a scendere ripidamente su una mulattiera costruita in un ambiente molto suggestivo, su un masso è incisa la data 1873, l'ambiente che attraversiamo a nostro avviso è semplicemente straordinario.
Oltrepassata una baita in breve arriviamo in località Croce 578 m alle porte di Duno, dalla palina segnavia seguiamo il "Sentiero degli innamorati", non fatevi illusioni, il percorso non è affatto semplice e oltre a essere prevalentemente in salita, in alcuni tratti bisogna porre un po' di attenzione. Giunti ad un bivio tralasciamo il sentiero a sinistra per continuare in salita seguendo le indicazioni per Arcumeggia, arrivati in località "le Cascine" 650 m con un alcune baite ben ristrutturate, ci fermiamo qualche istante ammirando finalmente il panorama che fino ad ora ci era stato negato. Dalla palina segnavia seguendo le indicazioni arriviamo  alle prime case di Arcumeggia, attraversiamo il suggestivo borgo caratterizzato dai dipinti collocati sulle pareti esterne delle abitazioni, consigliamo di non aver fretta in modo tale da poter osservare ogni suo angolo nascosto, in breve arriviamo al parcheggio dove abbiamo lasciato la macchina.
Malati di Montagna: Simeone, Danilo e Fabio

“il bocc” costituisce il simbolo di Arcumeggia 
e come tale è effigiato in più punti del paese


Art gallery "mother nature"




angoli suggestivi...by Simeone


manutenzione ordinaria...by Simeone


chissà cosa starà pensando...by Simeone


Danilo un vero malato di montagna...by Simeone


in cima al Monte Colonna...tra le nuvole...


Nessun commento:

Posta un commento