Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto

Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern

domenica 13 maggio 2012

Testa del Mater a cavallo tra due mondi

Mentre salivo sul crinale da solo, con l'aria gelida che mi colpiva il volto mi son chiesto...ma cosa mi spinge ad alzarmi alle 6.00 di domenica con un cielo plumbeo e camminare facendo fatica per ore...credetemi la risposta me l'ha data proprie lei la MONTAGNA...giornata che ricorderò...

Dall’autostrada A26 si prosegue lungo la superstrada per il Sempione (SS33) fino all’uscita di Masera/Val Vigezzo, seguendo ora la strada della Val Vigezzo (SS337) e oltrepassata Santa Maria Maggiore in breve si raggiunge Malesco. Lasciata la strada principale, che svolta a sinistra per Re e per la Svizzera, si entra in paese e seguendo le indicazioni per Finero e la Val Cannobina dopo circa 3 km si arriva al Passo Scopello 965 m, l'auto la si può lasciare nei pochi posti disponibili a lato della strada, alcuni pannelli dittatrici illustrano l'ambiente circostante.
Per il momento le previsioni meteo sono a dir poco ottime, dal passo torno indietro lungo la strada asfaltata raggiungendo l’inizio di una stradina sterrata che si stacca sulla sinistra, su una palina segnavia vengono indicati le varie destinazioni con i tempi per raggiungerle (M16). Dopo pochi minuti eccomi ad un bivio, tralascio la stradina sulla sinistra per Testa Durone/Monte Oro e subito dopo arrivo ad un ponticello con una sbarra, un cartello avvisa che la strada è ad esclusivo uso agro-silvo-pastorale, un cancello permette comunque a chi è a piedi di proseguire. La strada sale con lunghi tornanti arrivando alle baite dell'alpe Laurenzo. Dopo circa 30/40 raggiunte le ultime baite dove la strada sterrata termina risalgo il pendio erboso a destra su un'esile traccia, raggiungendo alcune baite diroccate poste poco più in alto, oltrepassate le costruzioni sulla sinistra riprendo il sentiero. Dopo un breve tratto nel bosco esco in un radura con alcune baite diroccate a poche decine di metri in alto sulla destra, entrato nuovamente nel bosco il sentiero inizia decisamente a salire, alcuni segni di vernice bianco/rossi sulle rocce e qualche bollo in metallo sugli alberi consentono di rimanere sul giusto percorso. Dopo un breve tratto in falsopiano poco prima di attraversare un torrente, tralascio la traccia che prosegue diritta e che conduce dopo pochi minuti in una radura con delle baite diroccate e svoltando decisamente a destra seguo il sentiero che si innalza ripidamente. Uscito dal bosco mi fermo qualche istante per rinfrescarmi ad una fontana formata con tre tronchi di legno, proseguo a destra raggiungendo alcune baite ormai destinate solo come ricovero per animali, piegando a sinistra rientro nuovamente nel bosco e dopo un lungo traverso raggiungo la cappella del Group 1671 m, la vista sul Val Vigezzo e sulle montagne circostanti e splendida...       
Soffia un'aria gelida che mi costringe a coprirmi, dalla palina segnavia seguendo le indicazioni proseguo verso "La Cima", oltrepassato un breve tratto di bosco inizio a salire sull'evidente cresta, il percorso salendo gradatamente da la possibilità di poter ammirare il panorama attorno. Superato un tratto con un cavo di sicurezza in caso di neve o ghiaccio, in pochi minuti scendo alla conca del Pianzà, si tratta di un alpeggio da tempo abbandonato, un pannello didattico della Comunità del Parco Nazionale della Val Grande ne racconta la storia. Dalla palina segnavia caduta a terra e che rimetto in piedi prontamente assicurandomi che ci rimanga, inizio a risalire l'erto pendio arrivando ad un'ulteriore palina su qui viene segnalata "la Cima" 1810 m, ma che in realtà è a pochi minuti sulla destra contraddistinta da una grande croce e che per ora tralascio.  
Il sentiero prosegue con qualche saliscendi e con un'ultimo strappo in breve raggiungo la Testa del Mater 1846 m, mi siedo qualche istante, immagini straordinarie mi circondano, da una parte la Val Vigezzo, Valle dei Pittori, degli Spazzacamini, tanti i nomi per indicare questa terra di confine tra Italia e Svizzera, limite fra Alpi Occidentali e Centrali, passaggio tra le montagne del Sempione e quelle del Gottardo e dall'altra parte il Parco Nazionale della Val Grande l'area selvaggia più vasta d'Italia, una vallata unica, fuori dal mondo, dominata dal silenzio, dove la natura è regina. All'improvviso un colpo di vento gelido mi scuote, come se qualcuno mi dicesse che è ora di far ritorno, non faccio tempo a scendere il primo tratto che in pochi secondi vengo avvolto dalle nuvole, non si vede più niente.... Ritornando sui miei passi inizio a ripercorrere il tragitto fatto all'andata, l'unica deviazione che mi concedo è la breve salita alla croce della "Cima", durante tutta la giornata l'unico essere umano incontrato è stato un giovane straniero diretto al bivacco dell'alpe Scaredi, poche parole ma una vigorosa stretta di mano...
Malato di Montagna: Fabio

alpe Laurenzo


la Val Vigezzo dalla cappella del Group


parte della cresta da percorrere


il Pizzo Ragno...bellissimo ricordo...!!!


in cima alla Testa del Mater verso la Val Grande...


...e dal lato opposto verso la "Cima"


"Berzelesk"


Il Basilisco è un essere mitico che in Val Vigezzo trova i suoi estimatori e non manca chi racconta di aver conosciuto qualcuno che lo ha incontrato per davvero. E mentre il cugino maggiore, il drago, lo troviamo rappresentato appeso a testa in giù sulla facciata della parrocchiale di Santa Maria Maggiore, lui, il basilisco, il piccolo re, fa bella mostra sulla fontana nel centro di Malesco.

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