Giornate come questa capitano una o se sei fortunato anche due volte l'anno, ho camminato per 7 ore di fila, facendo una pausa solo di 10 minuti per mettere sotto i denti qualcosa, ma se dipendeva da me sarei andato avanti a camminare ancora. Mentre tornavo a casa pensavo al titolo da mettere a questo post e credo che "Dove mi porta il vento" sia davvero azzeccato, ho scritto in inglese il parco perché oggi ho incontrato solo stranieri, abbiamo luoghi come il Parco Naturale Veglia-Devero che vengono presi d'assalto dagli stranieri e molti italiani non sanno nemmeno l'esistenza o forse fanno finta di non saperlo, cosi possono andare all'estero e al loro ritorno vantarsi di essere stati nel National Park di.... e che hanno visto questo e quello...
Sono le 9.00, dopo aver pagato i 5 euro di pedaggio e aver parcheggiato l'auto, mi avvio verso la conca del Devero. Per essere l'ultimo giorno di agosto fa decisamente freddo, c'è un forte vento gelido per cui parto già con il pile, praticamente non lo toglierò quasi mai. Attraversato il ponte proseguo seguendo le indicazioni a destra per Crampiolo, questo è il sentiero che preferisco, forse sarà anche un po' più lungo ma è senz'altro il più remunerativo. Dopo circa 35 minuti arrivo alla chiesetta di Crampiolo 1767 m, tutto tace si sente solo il vento che soffia tra le baite, seguo la pista che si alza sulla destra, sorpassato un muricciolo inizio a costeggiare il lago di Devero, alternando brevi salite a lunghi tratti pianeggianti. Dopo aver attraversato alcuni ruscelli arrivo all'alpe Spigher 1901 m, inizio a salire con bei tornanti, alle mie spalle il blu intenso del lago si allontana sempre più, entro nella magnifica valletta del Canaleccio, sempre di entrare nella tela di un pittore. Il vento mi accompagna oltre al cappellino di lana devo anche mettermi il cappuccio, devo essere matto ma sono al settimo cielo. Arrivato vicino ad alcuni ruderi inizio a salire la strada sterrata ad uso agricolo sulla destra, attorno è un susseguirsi di panorami, scatto foto a raffica ma è solo un pretesto per fermarmi qualche secondo a contemplare questo santuario della natura, alcuni fischi delle marmotte mi richiamano all'ordine manca ancora parecchia strada. Attraverso il torrente su un ponticello e continuando sulla sinistra arrivo in breve all'alpe Forno inf. 2222 m, poco più in alto su una palina segnavia trovo le varie indicazioni, proseguo salendo per magri pascoli le marmotte mi corrono attorno, mi osservano mi scrutano, sembra quasi che si chiedano che cosa ci faccio li a casa loro!!! Entro in una vallecola, la neve caduta il giorno precedente rende l'ambiente affascinante fuori dal tempo e dire che siamo all'ultimo giorno di agosto ma non è la prima volta che mi capita e spero nemmeno l'ultima, davanti mi appare un laghetto, è delizioso, splendido, le acque increspate dal vento lo rendono ancor più bello.
Sulla sinistra seguendo i segnavia bianco/rossi inizio a salire in mezzo a una pietraia, il percorso è facilitato anche da alcuni ometti, dopo alcuni tornanti che mi fanno guadagnare quota, il sentiero compie una lunga diagonale arrivando ben presto al passo di Scatta Minoia 2599 m, sulla sinistra è posto il rifugio Ettore Conti, di proprietà del SEO-CAI di Domodossola, dispone di 10 posti letto, all'interno si possono trovare, coperte e un fornellino a gas, l'acqua si trova nelle vicinanze raccolta con dei tubi in un bidone di plastica, il rifugio è sempre aperto. Costruito tra gli anni 20, venne inaugurato nel 1923, dedicato al Seno Ettore Conti pioniere dell'industria idroelettrica anche in Valdossola. Fu dato in gestione alla SEO-CAI di D0modossola, ma alla fine della seconda guerra mondiale cadde in oblio e non venne più utilizzato, con l'impegno e la volontà della sezione fu ristrutturato e reso completamente agibile, i lavori furono terminati nel 1989.
L'origine curiosa Scatta Minoia è controversa, una leggenda fa risalire il nome Minoia ad un intrapprendente mercante che passò per primo con bestie da soma, mentre alcuni esploratori di fine 800 si attennero alla forma Minojo, che vuol dire semplicemente monte. Su una carta sarda datata 1856 viene riportava la dizione di Colle di Vanin, poi corretta nella successiva stampa del 1875, nell'attuale toponimo. Dopo queste note informative che spero possano interessare a qualcuno ritorno alla descrizione, sono circa le 13.15 quando decido di intraprendere la via del ritorno, arrivato all'alpe Forno inf. abbandono il percorso dell'andata e seguo le indicazioni per l'alpe Satta, inizia così la mia lunga attraversata nel "Grande Est" di Devero, sicuramente una delle più belli escursioni del parco. Il sentiero è contrassegnato dai segni bianco/rossi e da alcuni pali segnavia, alcuni dei quali ho provveduto io stesso a rimettere in piedi, a farmi compagnia c'è il vento che accarezza le immense praterie alpine, increspa i laghetti dalle acque cristalline e poi le montagne imperiose e severe. Dopo aver attraversato un torrente arrivo all'alpe la Satta 2200 m, dalla palina segnavia seguo le indicazioni per Crampiolo, il sentiero scende lungo un intaglio accanto al rio Satta, alcune lastre di pietra sapientemente collocate ne facilitano la discesa, il panorama sul lago di Devero è superbo. Dopo un lungo tratto in diagonale arrivo nei pressi di un ruscello che attraverso sotto a una fresca cascata, mi ritrovo ben preso all'alpe della Valle 2074 m, continuo ora seguendo le indicazioni per l'alpe Devero, ora il sentiero scende ripido e in breve mi ritrovo di nuovo sul tragitto fatto alla mattina Arrivato a Crampiolo mi fermo per qualche minuto a salutare gli amici Fiorella e Adolfo dell'Agriturismo Alpe Crampiolo, poi visto l'ora decido di scendere al parcheggio seguendo la strada sterrata che transita davanti alla locanda "Punta Fizzi", la giornata volge al termine, salgo in macchina e dopo aver preso del buon formaggio alla latteria di Crodo mi dirigo verso casa...
Malati di Montagna: Fabio
il lago di Devero
Scatta Minoia 2599 m e il bivacco Conti
31 agosto 2010 l'estate chiude le porte
Crampiolo 1767 m
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