Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male.
Renato Casarotto
Le montagne sono di tutti, ma non sono per tutti: sono per chi le ama e le rispetta, per chi vuole viverle e conoscerle, per chi non prevarica con il proprio io la loro esistenza e armonia.
Mario Rigoni Stern
martedì 31 marzo 2020
Alps in Light by Lorenzo Caccia
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Documentario
Vivere la montagna, come una passione che va al di là dell'aspetto sportivo, ricercando quelle emozioni nascoste dentro di noi...
domenica 29 marzo 2020
Relazione dell'Alta Via della Magnifica Terra
Per le foto, dettagli e traccia gpx, consultare il link
03 agosto 2018 da Legnano al “Rifugio Eita” (1.703 m)
Abbiamo pensato di organizzare questo breve giro di tre giorni alla scoperta dell’Alta Via della Magnifica Terra in un territorio per noi lontano di cui proviamo forte curiosità. Partenza programmata per le ore 6,00. Il punto di arrivo e di parcheggio è Arnoga (1.860 m.) all’ultimo tornante, sulla sinistra, della SS 301 del Foscagno che conduce al Passo di Foscagno per poi giungere a Livigno. Preso il sentiero 201 (Palina: Alpe Verva h.2,10, Passo di Verva h. 3, Rif. Eita h. 4,20, mentre il sentiero 291 indica Rif. Dosdé h. 2,10, Rif. Viola h. 3,20) che si addentra nel bosco piacevolmente ombroso verso il fondo valle nella Val Viola Bormina, seguiamo le indicazioni per il Rif. Eita. Riscontriamo la forte presenza di abeti rossi, di larici e del cirmolo. Stiamo percorrendo la Via Alpina che congiunge la Bocchetta di Forcola ed il lago di Cancano più a nord con Arnoga per passare poi da Eita e dalla Val Grosina Occidentale. Il sentiero scende leggermente con il torrente Viola alla nostra sinistra; giunti al bivio sulla strada sterrata per il Rif. Dosdé (che tiene la destra) ed il Rif. Eita, in prossimità delle Baite di Pauletta si scende ancora, si attraversa il ponte sul torrente Viola per risalire sulla strada sterrata verso la Val Verva dove a 2.110 m. troviamo le Baite di Verva. La Val Verva risulta ampia, verdeggiante con cartellonistica frequente lungo il percorso riportante le caratteristiche locali del pianoro e della flora ivi presente. All’inizio della salita per la valle troviamo il cartello che tratta la “Boscaglia ad Ontano verde”, più avanti la descrizione del “Pascolo Umido” e del “Rododendreto in fase evolutiva”. A sinistra vediamo il Corno delle Pecore, avamposto della più importante cima della zona, Cima de Piazzi, con i suoi 3.439 m. di altezza, mentre sulla destra troviamo la cima del Monte Verva, la Punta di Selva e poi la Punta di Dosdé con i suoi 3.280 metri. All’inizio della valle, sulla destra dovremmo trovare il sentiero che porta alla Cima Verva ma vediamo più sentieri poco segnati e senza paline. In tutta sincerità questa cima non ci attrae particolarmente, risulta un po’anonima, preferendo continuare per giungere in prossimità del Passo di Verva a 2.301 m. e risalire sulla sinistra verso la base della Cima de Piazzi che, con le sue cime vicine, mostra tutta la sua imponenza. La palina indica il sentiero per il Lago Nero e per Cima Piazzi Il sentiero è inizialmente tracciato lungo i pendii erbosi. Notando il colore particolare di alcuni rivoli d’acqua che tagliano il prato, risaliamo lungo il torrente per giungere ai piedi del Corno Sinigaglia, della Cima de Piazzi, del Colle dei Piazzi, della Cima Campaccia e del Sasso Maurigno. Qui troviamo lo splendido lago formato dalle acque di fusione per quel poco che resta del ghiacciaio aggrappato al Sasso Maurigno. Come di prassi in questi ambienti, siamo passati dall’ambiente soleggiato del passo alla copertura in prossimità di queste cime elevate con il conseguente sbalzo di temperatura. Il lago è caratterizzato dall’affascinante classico colore grigio/azzurro chiaro e anche da un cospicuo numero di capre che vogliono fare la nostra amicizia a tutti i costi, risultando quasi “invadenti”…o in realtà affamate. Torniamo verso il passo e sostiamo al Lago Nero a 2.600 m. circa. In prossimità dello stesso vediamo il sentiero che si stacca sulla destra della strada principale, risalendo in diagonale gli iniziali tratti di pendio erbosi, con direzione Monte Verva. Ormai è tardi e siamo in giro dalle 5 di questa mattina con la lunga trasferta in macchina sulle spalle. Scesi al passo si apre verso sud la vista della Val Grosina che passa per Eita, Fusino sino alla sua base di Grosio. La strada sterrata che stiamo percorrendo viene chiamata sulla mappa anche Sentiero Italia (variante). Puntiamo per Eita, sulla destra troviamo il percorso che sale in diagonale verso al Lago Calosso a 25 minuti, secondo la palina segnavia, mentre Eita dista a h.1,10. Il panorama dal lago ai piedi del Sasso Calosso deve essere interessante, anch’esso avamposto del più imponente Sasso di Conca con i suoi 3.150 metri, ma riteniamo più saggio scendere verso la meta finale della giornata.
Sulla strada troviamo la Madonna del Lago, riteniamo un punto di preghiera risalente al 2015, con una particolare campana posta su una struttura in legno, in prossimità di un lago dalle acqui verdi come i prati ed il bosco. Poi a sinistra vediamo il Rif. Falck (chiuso) per arrivare nel pomeriggio al Rifugio Eita a 1.698 metri. Il rifugio, ristrutturato nel 2012, è praticamente attaccato alla chiesa, con un caratteristico campanile, nel centro abitato di Eita. E’ gestito da una signora molte cortese che prepara un caffè espresso buonissimo. E’ difficile riuscire a bere una buona tazza di caffè espresso nelle località di montagna perché quasi sempre risulta “bruciato”. Siamo a 1.698 m in piena estate, temperatura gradevole che ci fa dimenticare il caldo afoso di casa, anche se Danilo ha quasi freddo ma lui fa parte di un altro mondo; il luogo è piacevole, con poche abitazioni, spazi aperti e verdeggianti. Sembra che la chiesa emani al di fuori delle proprie mura serenità e pace. Siamo gli unici clienti del rifugio oltre ad un gruppo di ragazze e ragazzi che devono essere ospiti della Comunità Pastorale di Grosio, Rovoledo e Tiolo. Riteniamo che questo posto meriti molto di più! Per cena abbiamo modo di apprezzare gli squisiti pizzoccheri dalle porzioni abbondanti, arrosto con contorni e dolce, oltre all’ottimo caffè a seguire. Franco apprezza talmente tanto i pizzoccheri da richiederne un secondo piatto, ancora più abbondante del primo, esponendosi alle critiche ed agli sfottò dei compagni di brigata, ma con la soddisfazione evidente della titolare e del cuoco.
Uno spettacolo!
04 agosto 2018 dal “Rifugio Eita” (1.703 m) al Rifugio Federico in Dosdé” (2.129 m)
Sveglia e colazione abbondante per affrontare la lunga giornata a piedi. Tempo ottimo, il che decisamente non guasta, e partenza per la prossima meta del Rifugio Federico in Dosdé. Dal rifugio scendiamo lungo la strada asfaltata per poi prendere sulla destra il sentiero che si inerpica nel fitto bosco. Puntiamo quindi verso la Valle di Avedo. In dialetto Avéd significa Abete. Sulla sinistra vediamo l’Alpe di Avedo, passiamo Stabine a 1.821 m. per toccare Vermolera e la sua piana a 1.927 metri. Seguono i Laghi di Tres ai piedi della più alta Cima Lago Spalmo (3.291 m.) a destra e poi seguita dalla più alta Cima Viola con i suoi 3.374 m., mentre sulla sinistra abiamo il Sasso Campana ed a seguire il Dosso Sabbione. Nel loro mezzo, partendo dai laghi di Tres, si stacca sulla sinistra il sentiero, parte del Sentiero Italia, che passa dal Lago Venere per giungere al Passo Vermolera e scendere dall’altro versante nella Valle Grosina Occidentale. Siamo nel cuore della Valle di Avedo la cui vista risulta corroborante per l’anima, cortese. Arriviamo al Lago Negro a 2.560 m. dove l’ambiente si è fatto più severo nel contesto montano affascinante ai piedi della Cima Viola alla nostra destra e la Scima da Saoseo a sinistra. Percorriamo il sentiero in parte sul perimetro del lago di origine morenica e risaliamo sino al Passo di Dosdé con la vicina Capanna Dosdé. L’ambiente è spettacolare e ci ripaga della fatica e del sudore. Per Danilo invece solo la fatica perché non suda. Mai! Io e Fabio, al contrario, siamo fradici. Scendiamo lungo il Val Cantone di Dosdé. Tra venerdì e la giornata di sabato abbiamo trovato pochissime persone mentre in prossimità del rifugio l‘ambiente è decisamente più frequentato dagli esseri umani. Il Rifugio Federico in Dosdé è sito al centro della vallata molto aperta in un ambiente di montagna spettacolare e affascinante, con vista sul versante nord della Cima Viola e della Cima Lago Spalmo ed i relativi bellissimi ghiacciai Vedrette di Dosdé. Il tutto in una giornata dal sole caldo, l’aria fresca, cielo terso ed una luminosità che mi costringe a chiudermi nel rifugio. Il rifugio è decisamente più frequentato, se non affollato più che altro da visitatori della giornata che dopo cena ripartono per recuperare le loro auto al parcheggio. L’ambiente, l’ospitalità e la cena sono gradevoli.
05 agosto 2018 dal “RifugioFederico in Dosdé” (2.129 m) al “Rifugio Val Viola” (2.314 m) – Arnoga
La sveglia ci porta alla domenica con quell’amaro in bocca per la consapevolezza dell’ultima giornata ed il rientro con la lunga trasferta in auto sino a casa. Foto di rito sui ghiacciai all’alba con la fortuna della giornata limpida e soleggiata, libera da nuvole. Dopo la buona colazione riprendiamo il sentiero che ci riporta verso la Val Viola Bormina, evitiamo la strada sterrata principale per risalire sulla sinistra lungo il sentiero che ci porta al Rifugio Val Viola a 2.315 m., poco sopra il Lago di Val Viola a 2.267 metri. In realtà troviamo più laghetti in ordine sparso in prossimità del rifugio. L‘ambiente circostante è “estremamente” verdeggiante, piacevole, riposante e molto frequentato. Il verde è così intenso da non esserne abituato. La costruzione del rifugio non si inserisce nell’ambiente circostante ed il suo colore è, a parere mio, assolutamente fuori contesto. Sicuramente ben visibile a distanza. Superato il rifugio, si risale la strada o lungo i prati, alla presenza di tante mucche al pascolo, per giungere al Passo Viola a 2.528 m. al confine con la Svizzera. Siamo affascinati dai laghetti sottostanti in territorio elvetico il cui principale si chiama Lagh da Val Viola dislocato a 2.159 metri. I tempi della discesa e risalita per il ritorno ci portano a desistere. Scrutiamo e giriamo in prossimità del confine per poi riprendere la strada del ritorno lungo la strada sterrata del sentiero n. 2 sulla mappa sino al parcheggio di Arnoga. La palina segnavia indica il sentiero n. 290. Sulla via del ritorno troviamo un numero impressionante di persone che risalgono verso il Rifugio Dosdé o verso il Rifugio Val Viola. E’ domenica. Passiamo per le Baite Altumera a 2.125 m. e Permoglia a 1.920 metri. Giunti ad Arnoga sotto il sole rovente di agosto, ripartiamo con pausa gelato a Tirano e poi via! Per fortuna non troviamo traffico o intoppi della viabilità. Nel mentre stiamo già rimuginando al prossimo giro per le montagne.
03 agosto 2018 da Legnano al “Rifugio Eita” (1.703 m)
Abbiamo pensato di organizzare questo breve giro di tre giorni alla scoperta dell’Alta Via della Magnifica Terra in un territorio per noi lontano di cui proviamo forte curiosità. Partenza programmata per le ore 6,00. Il punto di arrivo e di parcheggio è Arnoga (1.860 m.) all’ultimo tornante, sulla sinistra, della SS 301 del Foscagno che conduce al Passo di Foscagno per poi giungere a Livigno. Preso il sentiero 201 (Palina: Alpe Verva h.2,10, Passo di Verva h. 3, Rif. Eita h. 4,20, mentre il sentiero 291 indica Rif. Dosdé h. 2,10, Rif. Viola h. 3,20) che si addentra nel bosco piacevolmente ombroso verso il fondo valle nella Val Viola Bormina, seguiamo le indicazioni per il Rif. Eita. Riscontriamo la forte presenza di abeti rossi, di larici e del cirmolo. Stiamo percorrendo la Via Alpina che congiunge la Bocchetta di Forcola ed il lago di Cancano più a nord con Arnoga per passare poi da Eita e dalla Val Grosina Occidentale. Il sentiero scende leggermente con il torrente Viola alla nostra sinistra; giunti al bivio sulla strada sterrata per il Rif. Dosdé (che tiene la destra) ed il Rif. Eita, in prossimità delle Baite di Pauletta si scende ancora, si attraversa il ponte sul torrente Viola per risalire sulla strada sterrata verso la Val Verva dove a 2.110 m. troviamo le Baite di Verva. La Val Verva risulta ampia, verdeggiante con cartellonistica frequente lungo il percorso riportante le caratteristiche locali del pianoro e della flora ivi presente. All’inizio della salita per la valle troviamo il cartello che tratta la “Boscaglia ad Ontano verde”, più avanti la descrizione del “Pascolo Umido” e del “Rododendreto in fase evolutiva”. A sinistra vediamo il Corno delle Pecore, avamposto della più importante cima della zona, Cima de Piazzi, con i suoi 3.439 m. di altezza, mentre sulla destra troviamo la cima del Monte Verva, la Punta di Selva e poi la Punta di Dosdé con i suoi 3.280 metri. All’inizio della valle, sulla destra dovremmo trovare il sentiero che porta alla Cima Verva ma vediamo più sentieri poco segnati e senza paline. In tutta sincerità questa cima non ci attrae particolarmente, risulta un po’anonima, preferendo continuare per giungere in prossimità del Passo di Verva a 2.301 m. e risalire sulla sinistra verso la base della Cima de Piazzi che, con le sue cime vicine, mostra tutta la sua imponenza. La palina indica il sentiero per il Lago Nero e per Cima Piazzi Il sentiero è inizialmente tracciato lungo i pendii erbosi. Notando il colore particolare di alcuni rivoli d’acqua che tagliano il prato, risaliamo lungo il torrente per giungere ai piedi del Corno Sinigaglia, della Cima de Piazzi, del Colle dei Piazzi, della Cima Campaccia e del Sasso Maurigno. Qui troviamo lo splendido lago formato dalle acque di fusione per quel poco che resta del ghiacciaio aggrappato al Sasso Maurigno. Come di prassi in questi ambienti, siamo passati dall’ambiente soleggiato del passo alla copertura in prossimità di queste cime elevate con il conseguente sbalzo di temperatura. Il lago è caratterizzato dall’affascinante classico colore grigio/azzurro chiaro e anche da un cospicuo numero di capre che vogliono fare la nostra amicizia a tutti i costi, risultando quasi “invadenti”…o in realtà affamate. Torniamo verso il passo e sostiamo al Lago Nero a 2.600 m. circa. In prossimità dello stesso vediamo il sentiero che si stacca sulla destra della strada principale, risalendo in diagonale gli iniziali tratti di pendio erbosi, con direzione Monte Verva. Ormai è tardi e siamo in giro dalle 5 di questa mattina con la lunga trasferta in macchina sulle spalle. Scesi al passo si apre verso sud la vista della Val Grosina che passa per Eita, Fusino sino alla sua base di Grosio. La strada sterrata che stiamo percorrendo viene chiamata sulla mappa anche Sentiero Italia (variante). Puntiamo per Eita, sulla destra troviamo il percorso che sale in diagonale verso al Lago Calosso a 25 minuti, secondo la palina segnavia, mentre Eita dista a h.1,10. Il panorama dal lago ai piedi del Sasso Calosso deve essere interessante, anch’esso avamposto del più imponente Sasso di Conca con i suoi 3.150 metri, ma riteniamo più saggio scendere verso la meta finale della giornata.
Sulla strada troviamo la Madonna del Lago, riteniamo un punto di preghiera risalente al 2015, con una particolare campana posta su una struttura in legno, in prossimità di un lago dalle acqui verdi come i prati ed il bosco. Poi a sinistra vediamo il Rif. Falck (chiuso) per arrivare nel pomeriggio al Rifugio Eita a 1.698 metri. Il rifugio, ristrutturato nel 2012, è praticamente attaccato alla chiesa, con un caratteristico campanile, nel centro abitato di Eita. E’ gestito da una signora molte cortese che prepara un caffè espresso buonissimo. E’ difficile riuscire a bere una buona tazza di caffè espresso nelle località di montagna perché quasi sempre risulta “bruciato”. Siamo a 1.698 m in piena estate, temperatura gradevole che ci fa dimenticare il caldo afoso di casa, anche se Danilo ha quasi freddo ma lui fa parte di un altro mondo; il luogo è piacevole, con poche abitazioni, spazi aperti e verdeggianti. Sembra che la chiesa emani al di fuori delle proprie mura serenità e pace. Siamo gli unici clienti del rifugio oltre ad un gruppo di ragazze e ragazzi che devono essere ospiti della Comunità Pastorale di Grosio, Rovoledo e Tiolo. Riteniamo che questo posto meriti molto di più! Per cena abbiamo modo di apprezzare gli squisiti pizzoccheri dalle porzioni abbondanti, arrosto con contorni e dolce, oltre all’ottimo caffè a seguire. Franco apprezza talmente tanto i pizzoccheri da richiederne un secondo piatto, ancora più abbondante del primo, esponendosi alle critiche ed agli sfottò dei compagni di brigata, ma con la soddisfazione evidente della titolare e del cuoco.
Uno spettacolo!
04 agosto 2018 dal “Rifugio Eita” (1.703 m) al Rifugio Federico in Dosdé” (2.129 m)
Sveglia e colazione abbondante per affrontare la lunga giornata a piedi. Tempo ottimo, il che decisamente non guasta, e partenza per la prossima meta del Rifugio Federico in Dosdé. Dal rifugio scendiamo lungo la strada asfaltata per poi prendere sulla destra il sentiero che si inerpica nel fitto bosco. Puntiamo quindi verso la Valle di Avedo. In dialetto Avéd significa Abete. Sulla sinistra vediamo l’Alpe di Avedo, passiamo Stabine a 1.821 m. per toccare Vermolera e la sua piana a 1.927 metri. Seguono i Laghi di Tres ai piedi della più alta Cima Lago Spalmo (3.291 m.) a destra e poi seguita dalla più alta Cima Viola con i suoi 3.374 m., mentre sulla sinistra abiamo il Sasso Campana ed a seguire il Dosso Sabbione. Nel loro mezzo, partendo dai laghi di Tres, si stacca sulla sinistra il sentiero, parte del Sentiero Italia, che passa dal Lago Venere per giungere al Passo Vermolera e scendere dall’altro versante nella Valle Grosina Occidentale. Siamo nel cuore della Valle di Avedo la cui vista risulta corroborante per l’anima, cortese. Arriviamo al Lago Negro a 2.560 m. dove l’ambiente si è fatto più severo nel contesto montano affascinante ai piedi della Cima Viola alla nostra destra e la Scima da Saoseo a sinistra. Percorriamo il sentiero in parte sul perimetro del lago di origine morenica e risaliamo sino al Passo di Dosdé con la vicina Capanna Dosdé. L’ambiente è spettacolare e ci ripaga della fatica e del sudore. Per Danilo invece solo la fatica perché non suda. Mai! Io e Fabio, al contrario, siamo fradici. Scendiamo lungo il Val Cantone di Dosdé. Tra venerdì e la giornata di sabato abbiamo trovato pochissime persone mentre in prossimità del rifugio l‘ambiente è decisamente più frequentato dagli esseri umani. Il Rifugio Federico in Dosdé è sito al centro della vallata molto aperta in un ambiente di montagna spettacolare e affascinante, con vista sul versante nord della Cima Viola e della Cima Lago Spalmo ed i relativi bellissimi ghiacciai Vedrette di Dosdé. Il tutto in una giornata dal sole caldo, l’aria fresca, cielo terso ed una luminosità che mi costringe a chiudermi nel rifugio. Il rifugio è decisamente più frequentato, se non affollato più che altro da visitatori della giornata che dopo cena ripartono per recuperare le loro auto al parcheggio. L’ambiente, l’ospitalità e la cena sono gradevoli.
05 agosto 2018 dal “RifugioFederico in Dosdé” (2.129 m) al “Rifugio Val Viola” (2.314 m) – Arnoga
La sveglia ci porta alla domenica con quell’amaro in bocca per la consapevolezza dell’ultima giornata ed il rientro con la lunga trasferta in auto sino a casa. Foto di rito sui ghiacciai all’alba con la fortuna della giornata limpida e soleggiata, libera da nuvole. Dopo la buona colazione riprendiamo il sentiero che ci riporta verso la Val Viola Bormina, evitiamo la strada sterrata principale per risalire sulla sinistra lungo il sentiero che ci porta al Rifugio Val Viola a 2.315 m., poco sopra il Lago di Val Viola a 2.267 metri. In realtà troviamo più laghetti in ordine sparso in prossimità del rifugio. L‘ambiente circostante è “estremamente” verdeggiante, piacevole, riposante e molto frequentato. Il verde è così intenso da non esserne abituato. La costruzione del rifugio non si inserisce nell’ambiente circostante ed il suo colore è, a parere mio, assolutamente fuori contesto. Sicuramente ben visibile a distanza. Superato il rifugio, si risale la strada o lungo i prati, alla presenza di tante mucche al pascolo, per giungere al Passo Viola a 2.528 m. al confine con la Svizzera. Siamo affascinati dai laghetti sottostanti in territorio elvetico il cui principale si chiama Lagh da Val Viola dislocato a 2.159 metri. I tempi della discesa e risalita per il ritorno ci portano a desistere. Scrutiamo e giriamo in prossimità del confine per poi riprendere la strada del ritorno lungo la strada sterrata del sentiero n. 2 sulla mappa sino al parcheggio di Arnoga. La palina segnavia indica il sentiero n. 290. Sulla via del ritorno troviamo un numero impressionante di persone che risalgono verso il Rifugio Dosdé o verso il Rifugio Val Viola. E’ domenica. Passiamo per le Baite Altumera a 2.125 m. e Permoglia a 1.920 metri. Giunti ad Arnoga sotto il sole rovente di agosto, ripartiamo con pausa gelato a Tirano e poi via! Per fortuna non troviamo traffico o intoppi della viabilità. Nel mentre stiamo già rimuginando al prossimo giro per le montagne.
La relazione è stata scritta magistralmente da Franco
Malati di Montagna: Fabio, Danilo e Franco
lunedì 16 marzo 2020
mercoledì 11 marzo 2020
#Iorestoacasa
sabato 7 marzo 2020
Lago Sirio, Lago Pistono, Lago Nero e Lago Coniglio...il lago che non c’è più...
Il signore del Castello di Montalto Dora ammirava il suo regno fatto di meravigliosi specchi d’acqua, generati per il ritiro del ghiacciaio Balteo. I suoi sudditi erano talmente felici che danzavano sulle terre ballerine, uno strato di torba appoggiato su una superficie d’acqua, dove un tempo c'era il Lago Coniglio. Sulle sue terre transitavano anche molti pellegrini provenienti dal Nord Europa che percorrendo la Via Francigena si recavano a Roma.
Dall’autostrada A5 Torino-Aosta si esce al casello di Ivrea, per poi proseguire verso il centro città. Attraversato il centro storico, si continua sulla SS26 fino a raggiungere Montalto Dora. La macchina la si può lasciare nel parcheggio gratuito nei pressi della chiesa dedicata a Sant'Eusebio Vescovo. Dal semaforo si percorre l'acciottolata Via Mazzini fino a un incrocio, per poi svoltare a sinistra in Via Vallesa, arrivando in breve davanti al Palazzo Comunale. Si inizia a percorre verso destra Via Casana, lungo la Via Francigena e raggiunta la prima palina segnavia, si prosegue in direzione dell'Anello del Lago Pistono. Si risale l'ampia strada acciottolata e oltrepassato un cartello sul quale viene indicato un maestoso cedro dell'atlante, si arriva nei pressi della graziosa chiesetta di San Rocco, raggiungibile con pochi passi verso destra. Continuando si arriva nei pressi di un'area pic-nic con fontanella, da qui si può ammirare sopra alle nostre teste il Castello di Montalto Dora (privato), su un pannello ne viene descritta la storia. Subito dopo aver tralasciato la strada d'accesso al castello, nei pressi di un pannello sul quale viene descritta la "Linea insubrica", si abbandona la strada dalla quale poi faremo ritorno e si imbocca l'ampio sentiero a sinistra. Si sale in maniera decisa, raggiungendo una cappella votiva, a destra si può già ammirare il sottostante Lago Pistono. Il sentiero continua a salire fino a raggiungere un rudere, per poi scendere arrivando nei pressi di una palina segnavia. Seguendo l'indicazione a destra per la Variante del Maggio (punto panoramico), si riprende a salire nel bosco, fino alla cima del Maggio. Splendido il panorama verso il castello, sul lago Pistono, il lago Sirio e sulla città di Montalto Dora, se si ha la fortuna di poter trovare una giornata tersa, si può anche vedere in lontananza il Monviso. Dalla cima si scende lungo la dorsale opposta rispetto al castello, un cartello poco dopo indica che ci troviamo sull'Antica Via del Castello al Maggio. Continuando a seguire i segni di vernice verdi/rossi si perde velocemente quota, alcune aperture nel bosco regalano splendide viste verso l'inizio della Valle d'Aosta. Giunti a un bivio si svolta a sinistra e in pochi minuti si scende fino al Lago Nero (a destra si scende verso la strada). Nei pressi di una staccionata, si abbandona il sentiero principale che segue il periplo del lago e si inizia a seguire il sentiero a destra che costeggia la riva del lago. Dopo alcuni minuti il sentiero in piano termina e si inizia a salire ripidamente verso destra, questo tratto è un po' incerto ma con un minimo d'attenzione si riesce a vedere la traccia. Al termine della salita si piega verso sinistra e in breve si raggiunge una stradina. Volendo evitare la discesa fino al Lago Nero al bivio prima citato, si svolta a destra raggiungendo ugualmente la strada. Dalla palina segnavia si tralascia l'indicazione a sinistra per il Lago Pistono (rientro a Bienca - Tomalino) e si prosegue in discesa fino alla successiva palina segnavia. Tralasciata l'indicazione a destra per Montalto Dora da cui poi si farà ritorno, seguendo la stradina a sinistra in breve si arriva al Lago Pistono, nei pressi del quale sorge una ricostruzione fedele di un villaggio risalente al Neolitico. Si inizia a seguire l'indicazione "Anello del Lago Pistono" arrivando poco dopo al ristotrattoria "La Monella". Attraversato lo spiazzo sterrato adibito a parcheggio, si riprende a seguire l'anello del lago, durante il percorso non mancano alcune splendide vedute sul lago, con il castello che lo domina e sullo sfondo le montagne canavesane. Giunti a un bivio si scende per alcuni metri fino a raggiungere in breve una stradina. Si prosegue verso destra (a sinistra si farà ritorno) in direzione della Cappella di Santa Croce e del Lago Sirio e delle Terre Ballerine. Siamo nuovamente sulla Via Francigena, lo si può notare dai frequenti disegni bianchi raffiguranti il pellegrino. Arrivati alla Cappella di Santa Croce, la si costeggia sulla sinistra per poi proseguire in piano passando accanto ad alcuni giardini. Abbandonata la strada si segue a sinistra la stradina selciata che inizia a salire fino a raggiungere la Cappella di S. Pietro Martire. Dalla bacheca con raffigurata la cartina dei sentieri, si prosegue su stradina asfaltata sulla sinistra seguendo le indicazioni per il Lago Sirio. Oltrepassato l'agriturismo "La Perulina", si scende leggermente passando accanto ad alcune ville e case, fino a raggiungere le rive del bellissimo Lago Sirio. Dopo aver costeggiato il lago, si raggiunge la trattoria "Vecchio Cipresso", oltre la quale in pochi minuti si scende leggermente fino a raggiungere una palina segnavia. Abbandonata la strada si inizia a seguire sulla sinistra la mulattiera selciata in direzione delle Terre Ballerine. Si sale in maniera costante fino a raggiungere un bivio, si svolta a sinistra e in breve si arriva alla successiva palina segnavia. Si scende a sinistra seguendo l'indicazione "Alla ricerca del Lago Coniglio" (comune Montalto Dora). Lungo il percorso si incontrano alcune pannelli didattici il primo che racconta la nascita del "Bosco planiziale" e il successivo sugli "Uccelli del bosco", Arrivati nei pressi di una cappella, si prosegue a destra in direzione delle "Terre ballerine" (Lago Coniglio), che si raggiungono in pochi minuti con una breve deviazione a destra, segnalata da un pannello didattico. Questo curioso nome deriva da un singolare fenomeno, il terreno è così elastico che facendo solo un piccolo salto si rimbalza come su un materasso, muovendo al tempo stesso le piante vicine. La spiegazione è molto semplice, siamo su una torbiera dove in passato esisteva un lembo del Lago Coniglio. Dopo la divertente e curiosa deviazione, si prosegue lungo la stradina sterrata ritornando nuovamente al bivio per il Lago Pistono. Si ripercorre il medesimo itinerario e oltrepassato il lago, si prosegue prima su strada asfaltata e poi su selciato fino a ritornare all'area pic-nic. Da qui si scende nuovamente fino a Montalto Dora.
Malati di Montagna: PiGi, Deborah e il selvadego
si parte da Montalto Dora nei pressi della chiesa dedicata a Sant'Eusebio Vescovo
seguendo le indicazioni della Via Francigena si inizia a salire
durante la salita si può ammirare un grandioso cedro dell'atlante
con un diametro del tronco di 6.65 m e un'altezza di 30 m
la graziosa chiesetta di San Rocco
il Castello di Montalto, la sua presenza ci accompagnerà per tutta l'escursione
si sale verso il Monte Maggio
Monte del Maggio
seduti a sorseggiare una tazza di tè caldo....!!!
oggi anche il Monviso...che spettacolo...
ingresso in Valle d'Aosta
Lago Nero
Lago Pistono
Nei pressi del lago si può osservare una ricostruzione in scala reale di una parte del villaggio del Neolitico, circa 6500 anni fa
Via Francigena
Cappella di Santa Croce
Cappella di San Pietro Martire
Lago Siro
mulattiere ancora in buona stato...
Terre ballerine....provare per credere....
sulla via del ritorno
....e grande....
cartina
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